Scuolainsieme – giugno n.5/2012
“I voti a scuola. Chi li prende e chi li dà ?”
░ Riportiamo, in parte, una riflessione di Maurizio Muraglia, vicepresidente nazionale CIDI, esperto Tecnodid-formazione.
Quando gli insegnanti incontrano le famiglie nei tradizionali “ricevimenti”, si incontrano due mondi. Si tratta di una circostanza dall’indubbio valore “politico”, in senso lato, non solo perché è il momento in cui l’istituzione-scuola restituisce alla società civile gli esiti dei percorsi scolastici degli allievi, ma anche perché essa dice qualcosa di sé lasciando percepire ai genitori, sempre più avveduti e talora sospettosi, la qualità formativa delle mattine trascorse tra i banchi di scuola dai propri figli. L’orizzonte di attesa dei genitori è alquanto variegato. C’è chi è più interessato alla qualità complessiva dell’esperienza scolastica dei propri figli e c’è invece chi brutalmente va in cerca di risultati in termini numerici…. Che operazione concettuale e linguistica deve compiere un insegnante per poter dire in pochi minuti ad un genitore la posizione valutativa dell’alunno? … “Suo figlio aveva sei, ora ha preso quattro, dunque….”. … Di cosa stiamo parlando? Di chi, soprattutto, stiamo parlando? Nello stereotipo sopra indicato sono presenti almeno due elementi di criticità. Il primo elemento riguarda la possibilità di dire con un numero una “cosa”. Si sa che il numero misura e che le misure espresse da un numero, agli occhi del senso comune, rappresentano qualcosa di assolutamente vero…. In ambito scolastico i voti numerici, per quanto gli insegnanti possano cercare di spiegare, interpretare, contestualizzare, tentano di dire la misura di qualcosa. Cos’è quel qualcosa? É il rendimento scolastico in una certa materia? Sì, in qualche modo è il risultato di un ragionamento misurativo sul rendimento… Durante l’anno scolastico all’alunno vengono assegnati dei numeri che costituiscono delle sequenze narrative: “suo figlio aveva….poi ha preso…..dunque oggi ha…..”. In queste sequenze può accadere che un ragazzo dalla sequenza sette-cinque-tre si ritrovi lo stesso “cinque” del compagno dalla sequenza “tre-cinque-sette”. Il genitore comprende che ciò è “giusto” perché in entrambi i casi quindici diviso tre fa cinque. Il secondo elemento di criticità è costituito dall’uso professionale del verbo “avere” o comunque di un verbo attivo per formulare proposizioni valutative: “L’alunno ha oppure ha preso o ancora è arrivato a”. Tali proposizioni hanno il vizio di fondo di considerare il processo valutativo, a scuola, come una partita tra l’alunno e il voto, come se l’insegnante assistesse da mero spettatore a questa dinamica. Si comprenderà facilmente come a una simile circostanza ne soggiaccia un’altra ancor più delicata, che riguarda il processo di insegnamento-apprendimento. Se la valutazione riguarda la capacità dell’alunno di “prendere” o di “arrivare” a un certo voto, il modello didattico implicito potrebbe essere così formulato: “Io ho fatto scuola, adesso tocca a te”, con una netta separazione tra processo dell’insegnare e processo dell’imparare che contrasta con tutte le più elementari conoscenze pedagogiche …. Ogni insegnante sa bene di aver “dato” lui quel voto; la proposizione valutativa più adeguata all’effettiva situazione didattica sarebbe quella che dice: “ho attribuito tal voto a questo mio alunno”… Tutto questo, si comprende bene, restituirebbe alla valutazione il suo spessore narrativo, descrittivo, interpretativo e, pertanto, umano, pienamente umano, tale quindi da potersi narrare ad un genitore come elemento capace di apportare qualità formativa alla discussione tra scuola e famiglia. Lo stereotipo numerico, con l’aggiunta del fattore linguistico che abbiamo evidenziato - l’uso del verbo “avere” o “prendere” - finisce, infatti, spesso, per rendere caricaturale la discussione tra insegnanti e genitori…
www.governarelascuola.it – giugno 2012
“Da giugno a settembre”
░ Attingiamo al settimanale digitale diretto da Pietro Perziani, fonte molto qualificata in fatto di normativa scolastica. In questo ultimo numero di giugno (riprenderà le pubblicazioni in settembre) presenta, tra altro, uno studio sulle possibile conseguenze del dimensionamento del I ciclo, e dell’applicazione della L.183/2011, ove il Miur desse seguito trovando il modo di aggirare la sentenza n.147/2012 della Consulta.
Anche quest’anno siamo sulla stessa strada; ai soliti problemi si aggiungono quelli legati alle conseguenze del dimensionamento del primo ciclo e all’ applicazione della Legge 183/2011, per cui le scuole sottodimensionate non avranno né dirigente, né Dsga. La drastica diminuzione delle scuole sedi di dirigenza comporterà una serie di problemi di gestione delle istituzioni scolastiche e ripercussioni pesanti sulla situazione lavorativa dei dirigenti in servizio, mentre i vincitori del concorso rischiano di non essere nominati in molte regioni. Ugualmente pesante la situazione dei Dsga, che in diverse regioni rischiano il soprannumero. Da qui a settembre potrebbe però succedere qualcosa di positivo; l’emanazione delle linee guida sulla costituzione delle reti, in applicazione dell’art. 50 della Legge 35/2012, potrebbe essere l’occasione, finalmente, per una riforma di natura strutturale, a più di dieci anni dall’autonomia scolastica. Dovendo trasformare tutti i Circoli Didattici e tutte le Scuole Medie in Istituti Comprensivi, per di più con un numero minimo di 1.000 alunni, è stato inevitabile procedere ad un dimensionamento alquanto pesante: le scuole del primo ciclo sono passate da 7.102 a 6.159, sono 943 in meno, il 13,28%. Va detto che la situazione in Italia è molto a macchia di leopardo, ma in gran parte delle regioni bisognerà senz’altro rimetterci mano, per il semplice fatto che sono “sopravvissute” 1.384 istituzioni scolastiche non a norma, nel senso che sono rimaste Circoli Didattici o Scuole Medie. Si tratta non di un semplice dimensionamento, ma dell’adeguamento dell’aspetto strutturale e istituzionale all’aspetto ordinamentale: se esiste un primo ciclo, le istituzioni scolastiche ne devono essere l’espressione, non ha più senso che esistano scuole che ne comprendono solo una parte, che si tratti di sola scuola primaria o di sola secondaria di I grado non ha importanza. Ancora più pesante del dimensionamento forzato del primo ciclo, è la questione delle scuole sottodimensionate; lo Stato sembra dire alle Regioni: fate pure quello che volete, io intanto taglio …… Per effetto dei due provvedimenti, più un piccolo dimensionamento nel II ciclo, il prossimo anno ci saranno 2.138 posti di dirigente e di Dsga in meno, quasi il 21% in meno rispetto ad oggi; questa drastica diminuzione di posti avrà effetti pesanti non solo sui dirigenti e sui Dsga in servizio, ma anche sui futuri dirigenti, coloro cioè che stanno oggi sostenendo le prove del concorso o le hanno già concluse. Anche tenendo conto dei pensionamenti, il prossimo anno 6 regioni presenteranno una situazione di esubero dei dirigenti in servizio: Campania (195), Sicilia (162), Calabria (93), Sardegna (35), Puglia (22), Molise (21). Ci permettiamo di dare un suggerimento: utilizzare per il prossimo anno scolastico i dirigenti in esubero nelle scuole sottodimensionate, dando per scontato che non si voglia procedere ad una mobilità interregionale d’ufficio o che si vogliano tenere i dirigenti in esubero a far niente. L’esubero verrebbe così riassorbito, solo in Calabria rimarrebbe una piccola sofferenza. In una situazione dove si registrano esuberi dei dirigenti, è chiaro che le nomine dei vincitori di concorso sono a rischio, almeno in alcune regioni; a livello nazionale i posti messi a concorso sono 2.286, i posti vacanti al primo settembre prossimo sono 472, ne mancano 1.814.
la Repubblica - 9 giugno 2012
“Scuole da disarticolare. Il ministero: anno scolastico a rischio”
░ I nodi dell’insipienza dell’ex ministro Gelmini vengono al pettine del ministro Profumo: una scena vista e rivista questa delle bacchettate sulle dita all’Esecutivo che sembra bisognoso di altre ripetizioni. Così, l’ANIEF farà da sponda al personale Dsga, Ata e docente in esubero nelle scuole dimensionate a seguito dei decreti assessoriali e regionali che razionalizzano la rete scolastica (10.213 scuole, meno 1800 scuole fantasma, uguale 8.017 scuole che certamente funzioneranno a settembre).
ROMA - La Corte costituzionale ha colpito al cuore della scuola: gli accorpamenti fra istituti sono illegittimi, ha sentenziato giovedì. Il sindacato Anief ora sostiene che sarà necessario disarticolare quasi duemila scuole, già accorpate secondo la regola «non meno di seicento studenti per istituto non più di mille». E annuncia che impugnerà tutti i «decreti assessoriali» riguardanti la cancellazione o l' accorpamento di istituti scolastici. Il Pd e l' Idv, Sel, la sinistra fuori dal Parlamento e i sindacati confederali attribuiscono la "sconfitta accorpamento" all' ex ministro Gelmini e in sottordine alle tredici Regioni che non si sono opposte al provvedimento. Molti chiedono al ministro Profumo un cambio di passo: «Deve fermare la cancellazione degli istituti e tornare a investire nell' istruzione». Dal ministero della Pubblica istruzione si segnala come non sia possibile mettere mano subito alla questione: «Non partirebbe l' anno scolastico». Le Regioni potranno chiedere cambiamenti per la stagione 2013-2014.
La Stampa.it - 11 giugno 2012
“Anticorruzione, la migliore riforma possibile”
░ La Camera dei deputati ha approvato la legge anticorruzione; si è concluso, con una buona soluzione, il lungo,contrastato iter legislativo.
La riforma non è, in astratto, la migliore possibile…. L’articolato proposto costituisce tuttavia uno dei testi «migliori» praticabili nell’attuale, difficile, contesto politico. Esso adempie, finalmente, agli impegni internazionali assunti dallo Stato italiano (Convenzione contro la corruzione delle Nazioni Unite, Convenzione di Strasburgo); rispetto alla legislazione vigente rafforza in modo rilevante gli strumenti di prevenzione e repressione contro la corruttela; sotto diversi profili si allinea ai meccanismi di contrasto utilizzati dalla maggior parte delle legislazioni europee Il ddl prevede d’introdurre, in attuazione dell’art. 6 della Convenzione delle Nazioni Unite e degli artt. 20 e 21 della Convenzione di Strasburgo, una «Autorità nazionale anticorruzione» deputata a realizzare attività coordinata di controllo e di prevenzione della corruzione e ad approvare un «Piano nazionale anticorruzione» in grado di programmare il contrasto dei fenomeni corruttivi; assicura trasparenza alle pubbliche amministrazioni prescrivendo la pubblicazione sui siti istituzionali delle informazioni relative ad ogni procedimento amministrativo; prescrive la pubblicità delle posizioni dirigenziali in modo da rendere palesi gli assetti decisionali delle pubbliche amministrazioni; prevede norme a protezione dei dipendenti pubblici che riferiscano condotte illecite; prevede norme di controllo delle imprese esposte al rischio d’infiltrazioni mafiose; prevede, novità davvero rilevante, l’adozione di norme in tema di divieto a ricoprire cariche elettive e di governo conseguente a sentenze definitive di condanna. In materia penale prevede a sua volta un aumento pressoché generalizzato delle sanzioni (ancorché non sempre adeguato alla gravità di ciascun illecito previsto); introduce (sia pure in modo perfettibile) alcuni nuovi reati, come il traffico d’influenze illecite, particolarmente importante per colpire indebiti arricchimenti di pubblici ufficiali sganciati dal compimento di specifici atti di ufficio, e (sia pure con una configurazione non del tutto adeguata alla pluralità degli interessi offesi) la corruzione tra privati; per effetto degli aumenti delle sanzioni determina un allungamento (sia pure non sufficiente) dei tempi della prescrizione di buona parte dei reati previsti. Nel ddl anticorruzione la «induzione» a dare o promettere utilità al pubblico ufficiale (oggi punita come concussione al pari della «costrizione» a pagare usando violenza o minaccia) viene estrapolata dal delitto di concussione e prevista come reato autonomo. Con questa innovazione s’intende trattare come vittima del reato (e pertanto come soggetto non punibile) soltanto chi paga la tangente perché «costretto», e punire invece chi si è lasciato semplicemente «indurre» a farlo. L’innovazione tende a rendere più incisiva la disciplina anticorruzione, evitando ampliamenti non giustificati dell’ambito d’impunità di chi, nella sostanza, è concorrente nel reato e non vittima dello stesso…
ASASi - La Letterina - n.327 – 14 giugno 2012
“Dimensionamento: oltre ai giochini politici e l’esibizione di muscoli tra Regione e Stato, pensiamo alle scuole !”
░ La redazione di “La letterina” pubblica, e noi riprendiamo, una documentata nota sulle conseguenze della recente sentenza della Consulta sul dimensionamento, firmata da Ninni Bonacasa, direttore del periodico digitale di informazioni scolastiche e commenti Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo..
Ok, sul dimensionamento decidono le Regioni, e siamo contenti tutti; ma perché adesso non pensiamo alle scuole? Le Regioni quali iniziative intendono prendere a breve e lungo termine? Se lo chiedono in tanti dopo la sentenza della Corte Costituzionale. Scontato che per quest’anno i Piani già varati difficilmente saranno messi in discussione nell’imminenza dell’avvio del prossimo anno scolastico, mentre si potrà intervenire (forse) dove ci sono ancora “lavori in corso” venendo meno, unitamente all’obbligo del “modello I.C.”, anche i limiti indicati per la consistenza delle Istituzioni definite normo-dimensionate. In ogni caso il Miur ha fatto già sapere che le Regioni potranno chiedere cambiamenti a partire dall’anno scolastico 2013/2014. È anche scontato che le Regioni dovranno attentamente considerare ciò che la Corte Costituzionale ha deciso rispetto alla piena legittimità della norma che prevede la non assegnazione del Dirigente Scolastico alle scuole che non raggiungono i parametri minimi di consistenza stabiliti nel comma 5 (500 alunni, ridotti a 300 in particolari situazioni, ricordando che tali parametri sono stati elevati, rispettivamente a 600 e 400, per effetto della legge 183/2011, art. 4, comma 69). Avendo la Corte confermato la legittimità del comma 5, rimane anche ferma la modalità di assegnazione dei Dsga ex comma 5-bis il quale rinvia esplicitamente alle Istituzioni scolastiche di cui al comma 5. Ma cosa dicono i commi 4 e 5? 4. Per garantire un processo di continuità didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione, a decorrere dall’anno scolastico 2011-2012 la scuola dell’infanzia, la scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado sono aggregate in istituti comprensivi, con la conseguente soppressione delle istituzioni scolastiche autonome costituite separatamente da direzioni didattiche e scuole secondarie di I grado; gli istituti compresivi per acquisire l’autonomia devono essere costituiti con almeno 1.000 alunni, ridotti a 500 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche. 5. Alle istituzioni scolastiche autonome costituite con un numero di alunni inferiore a 500 unità, ridotto fino a 300 per le istituzioni site nelle piccole isole, nei comuni montani, nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche, non possono essere assegnati dirigenti scolastici con incarico a tempo indeterminato. Le stesse sono conferite in reggenza a dirigenti scolastici con incarico su altre istituzioni scolastiche autonome. I limiti sono stati elevati a 600 e 400 dalla legge 183/2011, art.4 co.69. A questo punto ritorna la domanda iniziale: ok, sul dimensionamento decidono le Regioni, ma, con particolare riguardo alla Sicilia, perché adesso non pensiamo alle scuole programmando per tempo un nuovo dimensionamento che in forza della legge n. 6/2000, delle Norme di attuazione e della sentenza della Corte Costituzionale, consenta di varare un Piano certo e stabile per i prossimi anni assicurando la piena autonomia organizzativa e didattica alle scuole, ma anche prevedendo coefficienti di popolazione scolastica tali da assicurare i posti ai Dirigenti scolastici ed ai Dsga, magari non dimenticando che proprio nella nostra Regione sono in fase avanzata di espletamento ben due concorsi per Ds che saranno conclusi nel prossimo autunno/inverno ed ai vincitori vanno assicurati posti veri e stabili, oltre ogni giochino politico e esibizione di muscoli tra Regione e Stato?
Ufficio Stampa del MIUR - 14 giugno 2012
“Collegare filiere formative e filiere produttive per la crescita del Paese"
░ Il MIUR, lodevolmente intenzionato a favorire l’incontro tra la formazione professionale e il mondo della produzione, è attento al lavoro della Conferenza dei servizi istituita, d'intesa con la IX Commissione della Conferenza delle Regioni, dai ministeri dell’istruzione, del Lavoro e dello Sviluppo Economico. Dopo l’entrata in vigore delle norme sull’ordinamento degli Istituti Tecnici Superiori (d.P.C.M. 25/1/2008), dal 2011, si svolge la conferenza annuale dei servizi per l’integrazione degli interventi in materia di istruzione, formazione e lavoro.
Nel nostro Paese il deficit annuo di tecnici intermedi supera le 100 mila unità. La mancata possibilità per le aziende di trovare sul mercato del lavoro le professionalità tecniche di cui necessitano accresce la debolezza italiana nella competitività internazionale. Lo sviluppo della formazione tecnica è un fattore dunque che influenza, in modo significativo e misurabile, la crescita economica e sociale. Oggi esiste un forte disallineamento nel Paese tra: - filiere produttive, intese come insieme delle attività che comprendono tutte le attività che concorrono alla creazione, trasformazione, distribuzione, commercializzazione e fornitura di quel prodotto/servizio; - filiere formative, intese come insieme dei percorsi quinquennali degli istituti tecnici e degli istituti professionali, dei percorsi triennali e quadriennali di qualifica e diploma professionale realizzati dalle strutture formative accreditate dalle Regioni, dei percorsi di formazione tecnica post secondaria realizzati dagli Istituti Tecnici Superiori; - poli tecnologici, intesi come reti di strutture di ricerca industriale e trasferimento tecnologico, capaci di promuovere l’evoluzione delle filiere produttive verso una dimensione tecnologica; - cluster tecnologici, intesi come aggregazioni di imprese, università e altre istituzione pubbliche e private della ricerca e soggetti attivi nel campo dell’innovazione, importanti per la crescita economica sostenibile dei territori e dell’intero sistema economico nazionale. Per superare questa situazione di ostacolo alla crescita del Paese, le recenti disposizioni urgenti in materia di semplificazione e sviluppo, contenute all’articolo 52 della legge n.35/2012 in materia di istruzione tecnico-professionale, offrono gli strumenti per intervenire, a breve, con un nuovo disegno strategico, idoneo a collegare organicamente filiere produttive e filiere formative in modo condiviso con le Regioni e le Autonomie locali. … La conferenza dei servizi 2012 rappresenta lo start up di: a) un cambio di strategia per potenziare l’istruzione tecnico – professionale… b) la definizione di un’Agenda per la formazione tecnica, focalizzata sul ruolo centrale della programmazione delle Regioni in materia…
Corriere della sera giugno - 15 giugno 2012
“Si scrive merito, si legge docenti di qualità”
░ Il Ministro ha l’aria di credere davvero che premiare gli studenti è urgente per la Scuola e di aiuto alla crescita dell’intero Paese. Roger Abravanel, il guru della meritocrazia, spiega in che cosa il ministro ha ragione; trova anche il modo di precisare che la qualità dei docenti….
1.Il ministro Profumo sta subendo diversi attacchi alla sua proposta del «premio al merito», sulla base essenzialmente di due argomenti. Il primo, all'apparenza giusto, sostiene che non bisogna preoccuparsi solo dei mille giovani italiani eccellenti, ma anche della massa di studenti italiani che non hanno oggi scuole adeguate. Il secondo, più sfacciatamente antimerito, sostiene che è sbagliato promuovere la competizione, che non è giusto spingere i figli a «essere i primi della classe», che il successo nella vita si misura con «cose diverse dai buoni voti a scuola» eccetera. Alla prima obiezione il ministro ha risposto in modo sbagliato, sostenendo che oltre ai 30 milioni di spesa per il merito è prevista una spesa di un miliardo di euro per le scuole. La risposta è sbagliata perché il problema delle scuole italiane non sono i fondi. Avrebbe dovuto rispondere che i sistemi educativi migliori del mondo del nord Europa (che non costano più del nostro) dimostrano che sono possibili entrambi gli obbiettivi: favorire l'emergere di giovani eccellenti indipendentemente dalla loro provenienza, ma anche aumentare la qualità della formazione di tutti gli studenti alle «competenze della vita» (capacità di ragionare con la propria testa, risolvere problemi, capire ciò che si legge). E lo fanno unicamente grazie alla qualità dei loro insegnanti, che da noi scarseggia perché molte scuole sono diventate uno stipendificio che si preoccupa più dei «lavoratori» dell'istruzione (gli insegnanti) che dei «consumatori» (gli studenti). Il nostro sistema educativo, oltre ad avere distrutto le pari opportunità in un Paese dove i cittadini del Sud sono palesemente discriminati da scuole peggiori, ha creato una popolazione che secondo l'Ocse è all'80 percento analfabeta delle «competenze della vita». È ormai urgente un programma per migliorare la qualità dell'insegnamento, misurando la qualità delle singole scuole con standard nazionali e rendendola trasparente ad allievi e genitori. Tutto ciò non ha nulla a che vedere con il miliardo di euro promesso dal ministro. Ma ha a che vedere con la meritocrazia oggi inesistente nel mondo degli insegnanti italiani. Il premio al merito degli studenti eccellenti proposto dal ministro ha invece un altro, vero, difetto che ha attirato però pochissime critiche. Profumo intende selezionare i destinatari del premio al merito lasciando che il preside e i docenti di ogni scuola selezionino il loro miglior studente. Il problema è che, come ormai ben sappiamo, gli standard variano da scuola a scuola, come dimostra il fatto che al Sud i 100 e lode sono il doppio che al Nord. Premiare la vera eccellenza italiana richiederebbe invece di premiare magari anche il secondo o il terzo studente più bravo delle scuole migliori e non certo il primo di ciascuna scuola, offrendo ai migliori giovani italiani una generosa borsa di studio per andare nelle università migliori. E gli studenti migliori possono essere inizialmente selezionati dai presidi (magari i migliori 10 di ogni scuola) ma la selezione finale deve avvenire attraverso un concorso nazionale basato su «test Invalsi» standard. Il ministro non ha purtroppo risposto all'obiezione anticompetizione che è il vero credo della crociata antimerito ed anticrescita in Italia, che purtroppo alla fine mette tutti d'accordo. Studenti e genitori illusi che debba bastare il «pezzo di carta» e poi ci debba pensare lo Stato. Furbetti e privilegiati ai quali il «pezzo di carta» è più che sufficiente, perché poi ci pensano le raccomandazioni o la rendita di posizione di un papà protetto da un welfare famigliare antiproduttività. Imprenditori poco istruiti che sopravvivono grazie al «nero» e fanno concorrenza sleale a quelli più istruiti che vogliono competere secondo le regole. Sindacalisti che vogliono il lavoratore massificato che chiede stipendi uguali per tutti, negoziati dai sindacati medesimi. La mancata risposta del ministro della pubblica istruzione a questo tipo di obiezione è il simbolo della incapacità del governo Monti ad affrontare di petto i pregiudizi culturali anticrescita del nostro Paese, che stanno riesplodendo nel momento più delicato della nostra storia del dopo-guerra. Proprio quando l'Italia avrebbe bisogno di uno scatto d'orgoglio per riscoprire competizione e merito, per riprendere a crescere.
genitoritosti.blogspot.com - 15 giugno 2012
“Lettera aperta”
░ Alessandra Corradi, presidente di Associazione Genitori Tosti In Tutti I Posti ONLUS firma questa lettera aperta, che riportiamo parzialmente.
Siamo un'associazione di genitori, ci occupiamo della tutela dei diritti delle persone disabili nel nostro Paese. Nel seguire con estrema attenzione le svariate dichiarazioni nonché i provvedimenti che l'attuale Governo sta dispensando in materia di integrazione scolastica e sostegno, constatiamo la progressiva erosione dei diritti degli alunni e studenti con disabilità… In primo luogo ci riferiamo ai diritti all'istruzione e allo studio, esplicitati e normati dagli articoli 12-16 della legge 104/92, che in troppi (quand'anche "tecnici"), sembrano non conoscere o, peggio, disconoscere…. Nell'ambito del sistema scolastico, i nostri figli (che, secondo i dati statistici, ammontano a quasi 200.000 unità frequentanti la Scuola Pubblica Italiana) sono persone con bisogni educativi complessi; affiancare loro docenti non adeguatamente formati, preparati e motivati, oltre a costituire un reato per l'ignorare la Legge 104/92, deprime i valori basilari per la didattica di sostegno: qualità e continuità didattica…. Lo scorso settembre, abbiamo lanciato una campagna denominata “GLH in tutte le scuole, si può fare”. I Gruppi di Lavoro sull’Handicap sono sempre previsti dalla Legge 104: ancora nell'anno scolastico 2011-12 (e cioè a distanza di 20 anni dall'approvazione di detta legge), in molte scuole italiane i GLH, scandalosamente, non esistono. In tal modo le famiglie sono escluse a priori da quel concetto che è la base fondante della progettualità intorno all'alunno disabile; gli specialisti che dovrebbero seguirlo neanche si presentano (o interpretano la faccenda come uno dei tanti adempimenti burocratici connessi alla professione), continuando a stilare diagnosi funzionali lontane anni luce dal concetto di disabilità e dal modello progettuale dell'International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF) del 2001. … Le ore di sostegno, che dovrebbero essere assegnate secondo chiari e precisi criteri invece neanche rispettano l'indicazione standard del rapporto di 1 docente ogni 2 alunni ma addirittura abbiamo la prassi di un docente ogni 4 (Lazio, Lombardia, Sicilia)! Le famiglie ricorrono al TAR e tutte vincono e il MIUR è costretto a pagare tutte le spese di risarcimento…. Quei milioni sprecati ogni anno in questi modo quanti stipendi di docenti SPECIALIZZATI per il sostegno pagherebbero? Nessuno sceglie di nascere disabile. Accade. E accade indistintamente a chiunque, anche nel corso della vita. Una società civile e sana non fa differenze verso nessuna categoria, soprattutto quelle più deboli..
La tecnica della scuola.it - 17 giugno 2012
“Riconversione sul sostegno: Tutti contro il Ministero”
░ Sono tre le risoluzioni che la Commissione Cultura della Camera dovrà esaminare. Lega Nord e Italia dei Valori chiedono che il personale in esubero venga utilizzato per ampliare gli organici ordinari.
Sulla questione della riqualificazione sul sostegno dei docenti in esubero le forze politiche sembrano tutte d’accordo: i corsi previsti dal decreto direttoriale n. 7 del 16 aprile 2012 devono essere bloccati prevedendo anche modalità diverse di utilizzo del personale in eccedenza. L’argomento è all’ordine del giorno dei lavori della Commissione Cultura della Camera che lo discuterà a partire dal prossimo 19 giugno. In Commissione, infatti, sono depositate 3 diverse risoluzioni: una firmata da Erica Rivolta (Lega Nord), una seconda sottoscritta da Pierfelice Zazzera (Idv) e una terza proposta da Antonino Russo e diversi altri deputati del PD e dell’UDC. Pur con sfumature diverse tutti quanti sottolineano la “stortura” della decisione assunta dal Ministero che avrebbe come conseguenza la perdita della continuità didattica per migliaia di alunni disabili oltre che la perdita del posto di lavoro per moltissimi docenti specializzati, che da anni operano come insegnanti di sostegno, sostituiti da colleghi che verranno riqualificati con un corso on line che nulla ha a che vedere con il complesso percorso formativo universitario previsto fino ad ora. Il problema è noto: la riforma Gelmini-Tremonti ha determinato, soprattutto in alcune regioni e province, consistenti esuberi di insegnanti (10mila a livello nazionale) che, almeno a breve termine, no possono trovare collocazione sulle cattedre ordinarie. E così il Ministero ha deciso di riconvertire questi docenti sui posti di sostegno, con le conseguenze di cui si è detto. Ma ci sono soluzioni alternative ? Certamente sì, almeno secondo i firmatari delle tre risoluzioni. La Lega, per esempio, propone la mobilità intercompartimentale su base volontaria oppure l'utilizzo su organico funzionale tra reti di scuole e l'impiego in attività di incremento dell'offerta formativa delle singole scuole. Più radicale l’idea di Zazzera secondo il quale è necessario “rideterminare gli organici in base alle reali esigenze della scuola” e cioè facendo attenzione al numero degli alunni per classe, ripristinando le compresenze nella scuola primaria e rinunciando alla revisione delle classi di concorso nelle scuole superiori…
L’Unità - 18 giugno 2012
“Sotto esame 600mila studenti. Oggi è il giorno dell'Invalsi”
░ Gli studenti di terza media alle prese con la temuta prova Invalsi.
Sono quasi 600mila gli studenti che quest'anno stanno affrontando questo primo importante esame del percorso scolastico. Le prove scritte continuano a riguardare l'italiano, la matematica e le lingue straniere. A queste si aggiunge la prova nazionale messa a punto dell’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema d'istruzione e formazione). Dopo di che i ragazzi dovranno affrontare il colloquio finale che verte sulle materie di insegnamento dell'ultimo anno (esclusa la religione cattolica). …Conquistano la «licenza» gli studenti che ottengono una valutazione complessiva (media tra il voto di ammissione, il punteggio conseguito in ciascuna prova scritta, incluso il test Invalsi, e quello raggiunto agli orali) non inferiore a sei. Agli studenti superbravi che conseguono il punteggio finale di 10/10, la Commissione può assegnare all’unanimità la lode….
ScuolaOggi.org - 18 giugno 2012
“Bocciata la chiamata diretta”
░ La legge della regione Lombardia che prevede la chiamata diretta dei supplenti da parte delle scuole non ha superato l’esame del Consiglio dei ministri: viola la Costituzione ? Va impugnata dinanzi alla Consulta.
Un sonora bocciatura per la neo-assessora all’istruzione Valentina Aprea, ex parlamentare del Pdl ed ex presidente della commissione cultura della Camera. Una forte delusione dopo le iniziali e timide aperture che, magari in via sperimentale, lo stesso ministro Profumo aveva lasciato intravvedere …. Primo Obiettivo : favorire la privatizzazione, in nome della sussidiarietà e di un malinteso federalismo, condito in salsa padana (dote, bonus agli studenti delle private…). Secondo obiettivo : mettere le mani sul personale, partendo dai supplenti, in attesa del boccone grosso sugli organici. La battaglia ora si sposta all’Alta Corte, di fronte alla quale le “innovazioni del centro-destra”, vedi vicenda code graduatorie ad esaurimento e per ultimo la forzatura sul dimensionamento, continuano a ricevere sonore bocciature….
La tecnica della scuola n.21 - 20 giugno 2012
“Commento”
░ Una visione d’insieme, di Reginaldo Palermo, sulle opinione espresse dai sindacati e dalle associazioni professionali in merito alla revisione ministeriale delle indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia e per il primo ciclo che il Ministro intende portare a termine già nelle prossime settimane, per varare il testo definitivo prima del nuovo a.s.
Ha preso il via fra polemiche ed incertezze la revisione delle Indicazioni nazionali dell’infanzia e del I ciclo … Il Ministro potrà effettivamente rivedere le Indicazioni ricorrendo semplicemente ad un proprio decreto… Per intanto al Ministero prosegue il lavoro degli esperti che sono stati chiamati a redigere il testo delle nuove Indicazioni. Nelle scuole, peraltro con poca convinzione visto il particolare periodo dell’anno, docenti e dirigenti scolastici stanno cercando di dare un proprio contributo, ma i più attivi, nel criticare, suggerire e proporre sono sindacati, associazioni, ecc. Per esempio, il comitato promotore del “Manifesto per la riconquista dei programmi nazionali e la difesa della libertà d’insegnamento” ha programmato per i
prossimi giorni un incontro nazionale “d’urgenza” (così si legge nel comunicato). La questione che più di altre sta a cuore del “Manifesto” è quella che riguarda “l’impoverimento culturale, lo svuotamento dei programmi, e in particolare l’attacco alla storia e alla geografia”. Il Cesp (Centro studi per la scuola pubblica), legato soprattutto ai Cobas e ai movimenti di base, sta suggerendo alle scuole di chiedere esplicitamente la cancellazione, dal testo attuale della bozza, di questo passaggio: “alla scuola primaria sono assegnate quelle che riguardano il periodo compreso dalla comparsa dell’uomo alla tarda antichità; alla scuola secondaria le conoscenze che riguardano il periodo compreso dalla tarda antichità alla fine del XX Secolo”. L’obiettivo è proprio quello di “consentire nuovamente una maggiore libertà di scelta dei termini cronologici su cui sviluppare il curricolo di storia della scuola primaria”.D’altronde al problema del curricolo di storia sembrano interessati anche gli stessi sindacati. “Tra i nodi da sciogliere - sostiene Cisl- Scuola - rimane quello della storia: se prevedere o meno un ciclo unico dalla primaria alla secondaria (ovvero articolare l’insegnamento su fasi ripetitive)”. La Flc-Cgil chiede invece garanzie “sulle misure di accompagnamento per l’implementazione della nuove Indicazioni in tutte le scuole dell’infanzia e per il primo ciclo di istruzione, con l’indicazione dei tempi, modalità, strumenti e risorse”. “Particolarmente grave - sostiene il sindacato di Mimmo Pantaleo - è la situazione relativa alle risorse visto che non sono previsti specifici stanziamenti nel piano di formazione predisposto dal Miur e riguardanti i fondi della legge n. 440/1997”. Sia Flc che Cisl-Scuola contestano poi
l’impianto un po’ troppo disciplinari sta della parte relativa al primo ciclo, “testimoniato - sostiene la Flc - dall’eliminazione del riferimento alle aree/ambiti disciplinari previste dalle Indicazioni nazionali per il curricolo del 2007”. Qualche rilievo arriva anche dal Coordinamento nazionale per le politiche dell’infanzia di cui fanno parte le organizzazioni sindacali e rappresentative e numerose associazioni professionali. “Il Coordinamento - si legge in un comunicato diramato a seguito di un incontro avuto con il Ministero - considera positivamente la centralità del bambino quale protagonista dei processi di sviluppo continuo del curricolo dai tre ai quattordici anni, ma resta da compiere un ulteriore passaggio che colleghi il primo ciclo di istruzione al biennio obbligatorio del secondo, in ottica tre-sedici”. Ultimo nodo, messo in evidenza da diversi osservatori: come si potranno conciliare fra di loro l’impianto disciplinarista, l’uso della certificazione delle competenze e la valutazione numerica prevista dalla “legge Gelmini” dell’ottobre 2008 ?
Il Mattino - 20 giugno 2012
“De Mauro: Il governo dei Professori ha deluso proprio sulla formazione”
░ Una intervista al noto linguista, già ministro della P.I. nel 2000.
Professor De Mauro, qual è il suo giudizio sui testi Invalsi?
«Distinguiamo due livelli: come sono fatti questi test e in che condizioni vengono offerti. Buona o cattiva che sia, nell’ìdea c’è un dato positivo: che è quello di aver unificato le prove in tutte le scuole, secondo un target europeo, e che consente di capire l’andamento complessivo del sistema scolastico».
Servono alla didattica?
«No, la didattica è uno degli elementi valutativi, i test consentono di costruire altri tipi di valutazione».
Quali?
«Le risposte che è un grado di offrire una coorte di migliaia e migliaia di ragazzi di 14 anni. E ai fini di un indirizzo futuro di politica scolastica è davvero uno scenario credibilissimo».
Un elemento di novità, quindi?
«È troppo ottimista. Sulla scuola italiana c’è una gestione stanca di quel che resta del passato e la delusione dell’attuale Governo».
Ma è pur sempre un governo composto da molti Professori.
«Rispettabilissimi professori ma spesso slegati dal sentire comune sui temi della formazione scolastica pubblica. Molti di loro, infatti, arrivano dal mondo del’università privata».
Un professore che boccia i Professori?
«Sul tema della scuola sì. Sono stati una vera delusione»
Per quale motivo principale?
«In un tempo di crisi così profonda della società italiana, l’investimento maggiore sarebbe dovuto essere sulla scuola . È nella scuole, chi governa la crisi, avrebbe dovuto rifondare la nuova energia intellettuale e morale di un Paese in crisi».
Torna un problema di classe dirigente?
«Certo. Si può essere anche professori preparati e stimati ma si arriva sempre da un ceto dirigente, come quello italiano, salvo eccezioni, che non ha mai avuto un’attenzione positiva allo sviluppo della scuola e di tutte le istituzioni che possono corroborare la cultura e farla diventare anche etica civile».
Un pò pesante come giudizio, non le pare?
«Realistico. Scusi, ma se è dal 1969 che aspettiamo una riforma della scuola secondaria superiore? Cioè ,un’attesa di 43 anni? Una generazione di italiani. Un lungo lasso di tempo, tranne il tentativo purtroppo rimasto sulla carta dell’allora ministro Berlinguer».