www.governarelascuola.it – 9 luglio 2012
“La scuola nel decreto legge 95/2012”
░ Pietro Perziani, sul suo settimanale digitale, produce l’analisi testuale del Decreto, rimandando alla successiva valutazione politica.
ARTICOLO 5. L’art. 5 riguarda tutte le pubbliche amministrazioni, come indicato nella rubrica: “Riduzione di spese delle pubbliche amministrazioni”; le disposizioni applicabili alla scuola sono contenute in tre commi. Divieto di monetizzazione delle ferie, dei permessi e dei riposi non goduti-(Comma 8). Le ferie, i riposi ed i permessi spettanti devono obbligatoriamente essere fruiti dagli aventi diritto; in ogni caso, non possono dar luogo alla loro monetizzazione in caso di mancata fruizione. Quanto appena detto “si applica anche in caso di cessazione del rapporto di lavoro per mobilità, dimissioni, risoluzione, pensionamento e raggiungimento del limite di età.” … Divieto di conferire consulenze ai pensionati (Comma 9). Questo comma non riguarda la scuola, riguarda invece l’Amministrazione centrale e periferica. Valutazione organizzativa ed individuale (Comma 11)… Si vuole generalizzare l’applicazione del D.Lgs 150/2009, di cui è richiamato l’art. 18 che stabilisce i principi della valutazione. Come si ricorderà, il D.Lgs 150/2009 prevede che le norme sul merito e la premialità non si applichino al sistema-scuola e al personale docente se non previa adozione di una normativa ad hoc, normativa mai emanata; il DPCM previsto dal D.L. potrebbe essere l’occasione per fare quanto finora non fatto. Abrogazione della norma sulla vice dirigenza. Viene abrogato l’art.17-bis D.Lgs 165/2001, che prevedeva l’istituzione della Vice Dirigenza tramite contrattazione; niente di nuovo, l’articolo non era mai stato applicato….
ARTICOLO 7. L’art. 7 riguarda i Ministeri, come indicato nella rubrica:“Riduzione della spesa della Presidenza del Consiglio dei ministri e dei Ministeri”; i commi che riguardano la scuola sono diversi.
La riduzione di spesa delle Amministrazioni (Comma 12)… La norma parla di “Amministrazione Centrale”, ma per il MIUR il vero problema è l’Amministrazione periferica, legata a doppio mandato al rapporto con le Regioni, gli EE.LL. e le scuole autonome… La dematerializzazione delle procedure amministrative (commi 27-32)… Entro 60 giorni dalla conversione in Legge del Decreto, il MIUR deve predisporre un “Piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative in materia di istruzione, università e ricerca e dei rapporti con le comunità dei docenti, del personale, studenti e famiglie”. Inserimento delle scuole nel sistema di tesoreria unica (Comma 36). Le scuole vengono inserite nel sistema di tesoreria unica per enti ed organismi pubblici… Norme di contabilità (Commi 37-41)… dall'insieme delle misure di contabilità dovebbero derivare 30 milioni di risorse aggiuntive per le scuole.
ARTICOLO 14. L’art. 14 riguarda la riduzione della spesa per il personale. Utilizzazioni presso il MAE (Comma 12). Le utilizzazioni presso il MAE di cui all’articolo 626, comma 1 del D.Lgs 297/1994 sono ridotte ad un massimo di 70 unità, mentre quelle di cui all’art. 627, coma 4 sono ridotte ad un massimo di 624 unità. Norme per il personale inidoneo (Comma 13). Il personale docente inidoneo in modo permanete viene passato nei ruoli del personale ATA, come assistente amministrativo o tecnico; mantiene il maggiore trattamento economico “mediante assegno personale riassorbibile con i successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti”. Il personale docente temporaneamente inidoneo viene “utilizzato, su posti anche di fatto disponibili di assistente amministrativo o tecnico, prioritariamente nella stessa scuola o comunque nella provincia di appartenenza”. Norme per gli ITP (Comma 14)
Gli ITP appartenenti alle classi di concorso C999 e C555 passano nei “ruoli del personale non docente con la qualifica di assistente amministrativo, tecnico o collaboratore scolastico in base al titolo di studio posseduto”; anche costoro mantengono il maggior trattamento stipendiale a titolo di assegno ad personam riassorbibile. Docenti in esubero (Commi 17-20). Il personale docente in esubero viene utilizzato:
- in posti o classi di concorso per cui si possiede un titolo di studio valido, anche in mancanza dell’abilitazione; - in posti di sostegno, nel caso il docente possegga il titolo di specializzazione o abbia frequentato un corso di formazione; - frazioni di posto disponibili presso gli istituti scolastici, assegnate prioritariamente dai rispettivi dirigenti scolastici; - posti che dovessero rendersi disponibili nel corso dell’anno scolastico; - a copertura delle supplenze brevi e saltuarie. Le ultime tre operazioni sono di competenza dei dirigenti scolastici, sulla base di un piano delle disponibilità e delle utilizzazioni predisposto ed aggiornato dagli USR… Docenti non più vicari (Comma 22). Riportiamo il testo del Decreto, dato l’esercizio di autentico equilibrismo: “Il comma 5 dell’articolo 25 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, si interpreta nel senso che la delega ai docenti di compiti non costituisce affidamento di mansioni superiori o di funzioni vicarie, anche nel caso in cui detti docenti godano dell’esonero o semiesonero ai sensi dell’articolo 459 del decreto legislativo n. 297 del 1994.” Preso atto che le anticipazioni sull’abolizione dell’esonero e la drastica riduzione del semiesonero non sono state attuate, qualcuno dovrà pur stabilire qual è la veste giuridica del docente che sostituisce il dirigente, per assenze fino a due mesi; non si potrà più parlare di “Docente Vicario”, ma certo non si tratta di una semplice collaborazione. Comunque, al solito, il vero obiettivo è la riduzione della spesa: “Il docente delegato può essere retribuito esclusivamente a carico dei fondi disponibili per la remunerazione accessoria presso la specifica istituzione scolastica od educativa ai sensi dell’articolo 88, comma 2, lettera f), del Ccnl relativo al personale scolastico”. Viene legalizzata la prassi extra legem del MIUR, dato che vengono abolite le indennità di funzioni superiori e di direzione a carico della fiscalità generale, sia pure in modo implicito; si dice infatti che questi docenti possono essere retribuiti esclusivamente a carico del FIS, in base a quanto stabilito dal vigente CCNL di comparto. …. Visite fiscali (Comma 27). Il costo delle visite fiscali viene posto a carico del MIUR, per cui “Dal medesimo anno 2012, le istituzioni scolastiche ed educative statali non sono tenute a corrispondere alcuna somma per gli accertamenti medico-legali…”
www.larepubblica.it – 12 luglio 2012
“Cgil: "Oltre 500 mln di tagli alla scuola" Spostamenti forzati degli insegnanti"
░ (di Corrado Zunino). Il sindacato proclama lo sciopero generale e denuncia una sforbiciata alle risorse dell'istruzione: i diecimila professori in esubero saranno obbligati a prendere una cattedra anche se non sono specializzati per quella materia, o smettere di lavorare.
La Cgil scuola chiama allo sciopero generale a settembre, "contro queste politiche devastanti". …. La Cgil ha appena conteggiato "oltre 500 milioni di euro di tagli" sulla scuola, scuola reduce - va ricordato - dai famosi 8 miliardi del duo Tremonti-Gelmini (2008-2011). La questione più importante e contestata del pacchetto spending, sulla quale il Pd ha chiesto una forte revisione in Parlamento, sono i diecimila docenti in esubero perché nelle loro classi di concorso da un paio di stagioni non c'è più posto (la riforma Gelmini ha cambiato alcune materie, ha ridotto le ore per altre). Con il decreto spending i diecimila "prof" saranno immessi nelle classi scolastiche a prescindere dalle loro classi di concorso (in cui hanno preso un'abilitazione, ecco). Diecimila specializzati con contratti annuali, quindi, saranno spinti fuori dall'insegnamento. Alcuni di questi precari hanno accumulato anche dieci anni di anzianità. Per comprendere meglio, insegnanti di Lettere senza abilitazione in latino potranno insegnare il latino, ingegneri senza abilitazione specifica potranno insegnare materie affini, fisica, matematica. Insegnanti abilitati per le scuole medie, ancora, potranno insegnare alle superiori e viceversa. E torneranno a farlo per un anno intero, togliendo il posto ai supplenti precari. Va detto, l'anno scorso questi diecimila erano pagati anche se non esercitavano. Su questo punto - potranno insegnare docenti non qualificati, soprattutto non abilitati - , i dirigenti del ministero dell'Istruzione hanno sempre negato, anche a Repubblica, la fattibilità del passaggio. Con la spending review, ecco fatto. … Poi c'è l'articolo 5 sugli "insegnanti inidonei", che sono quelli colpiti da malattie, in alcuni casi gravi. Sono 3.565 in tutto. Oggi gli "inidonei" continuano a lavorare nell'area della conoscenza, in ruoli per loro possibili. Molti di questi curano le biblioteche scolastiche, per esempio. Bene, il decreto spending li passa ad altro ruolo, a un altro tipo di lavoro. Gli oltre cinquemila bibliotecari diventeranno Ata, ausiliari tecnici amministrativi (seicento avevano accettato volontariamente in precedenza, ora diventa un obbligo per tutti). …. Fa un risparmio di 78 milioni e una probabile condanna all'abbandono delle biblioteche scolastiche. Altri ottocento docenti, oggi, risultano "temporaneamente inidonei" e anche loro diventeranno amministrativi (altri 17,5 milioni di euro per alleggerire i bilanci dell'Economia).
www.neldiritto.it/appgiurisprudenza – luglio 2012
“Facoltà a numero chiuso e prove selettive”
░ Il periodico telematico riporta la ordinanza del Consiglio di Stato Sez. VI, 18 giugno 2012 n.3541; vi leggiamo chiarimenti in materia di prove preselettive, e suggerimenti agli atenei a tutela dei diritti dei candidati. Sarebbe auspicabile che il MIUR – paladino della meritocrazia - abbandonasse vecchie certezze, e avviasse una riflessione globale (estesa anche alla materia G.E. e concorsi) su come fattori casuali e affatto aleatori intervengano sull’esito delle prove preselettive, circostanza gravissima se si pensa quale condizionamento questi passaggi preselettivi costituiscono nella vita delle persone. Si aggiunga, ma questo è un nostro convincimento che nulla ha a che vedere col merito dell’ordinanza, che le prove preselettive strutturate cui sottoporre candidati in possesso di titolo di studio superiore, dovrebbero non essere del tipo a risposte multiple (in quanto, queste, spesso sono formulate in modo da non consentire l’interpretazione univoca, e verificano obiettivi tassonomici di basso livello). Rimandando il lettore alla pubblicazione dell’ordinanza, e riportiamo solamente l’introduzione.
La sesta sezione del Consiglio di Stato… solleva questione di legittimità costituzionale dell’art. 4, comma 1, legge 2 agosto 1999 n. 264, nella parte in cui, all’esito dello svolgimento delle prove preselettive per l’accesso alle facoltà a numero chiuso, non prevede la formazione di una graduatoria unica nazionale in luogo di graduatorie plurime per singoli Atenei, con riferimento agli artt. 3, 34, 97 e 117, co. 1, Cost. In proposito la Sezione osserva che, a fronte di una prova unica nazionale, con 80 quesiti, “l’ammissione al corso di laurea non dipende in definitiva dal merito del candidato, ma da fattori casuali e affatto aleatori legati al numero di posti disponibili presso ciascun Ateneo e dal numero di concorrenti presso ciascun Ateneo, ossia fattori non ponderabili ex ante. Infatti, ove in ipotesi il concorrente scegliesse un dato Ateneo perché ci sono più posti disponibili e dunque maggiori speranze di vittoria, la stessa scelta potrebbero farla un numero indeterminato di candidati, e per converso in una sede con pochi posti potrebbero esservi pochissime domande. Va poi evidenziato che, svolgendosi la prova unica nazionale nello stesso giorno presso tutti gli Atenei, a ciascun candidato è data una unica possibilità di concorrere, in una sola università, per una sola graduatoria (one shot), con l’effetto pratico che coloro che conseguono in un dato Ateneo un punteggio più elevato di quello conseguito da altri in un altro Ateneo, rischiano di essere scartati, e dunque posposti, solo in virtù del dato casuale del numero di posti e di concorrenti in ciascun Ateneo. Questo è del tutto contrario alla logica del concorso unico nazionale”. Secondo i giudici della sesta sezione un sistema siffatto “lede l’eguaglianza tra i candidati, e il loro diritto fondamentale allo studio…. Si determina, in definitiva, una ingiusta penalizzazione della aspettativa dei candidati di essere giudicati con un criterio meritocratico, senza consentire alle Università la selezione dei migliori; la scelta degli ammessi risulta dominata in buona misura dal caso. Sicché è violato anche il principio di ragionevolezza e logicità delle scelte legislative (art. 3 Cost.)”. Ed il Collegio ritiene non invocabili ragioni organizzative o di autonomia universitaria, che resterebbero incise dalla soluzione della graduatoria unica, in ragione del principio di ragionevole proporzionalità tra mezzi impiegati e obiettivo perseguito, sicché “esigenze organizzative non possono ragionevolmente penalizzare il diritto allo studio sulla base di un criterio meritocratico”. In proposito la Sezione non manca di osservare che, nei fatti, “neppure le ragioni organizzative sono effettive, atteso che sarebbe ben possibile che il concorso si svolgesse presso i singoli Atenei, e che i candidati esprimessero opzione in ordine decrescente per le varie sedi universitarie, e che poi le prove confluissero in un sistema di correzione unica e graduatoria unica nazionale, in cui tener conto del punteggio conseguito da ciascun concorrente e delle sedi da esso prescelte. Non si lederebbe in tal modo né il diritto allo studio, né il diritto alla vittoria dei più meritevoli, né il diritto dello studente a scegliere la sede universitaria (diritto di scelta che, come ben evidenziato nell’atto di appello, è recessivo rispetto all’interesse a entrare comunque all’università, ancorché in una sede meno appetita, a fronte dell’alternativa di non entrare affatto nella sede prescelta). Non si lede nemmeno l’autonomia universitaria, atteso che, in un sistema in cui le prove sono predisposte dal Ministero e dunque sono identiche per tutte le Università, e sono prestabiliti i posti disponibili in ciascun Ateneo, per i singoli Atenei è del tutto indifferente l’opzione tra graduatoria unica e graduatorie plurime, e, anzi, è più vantaggioso il sistema della graduatoria unica, che consente la selezione e l’accesso dei più meritevoli”.
Il Messaggero – 14 luglio 2012
“Ragazza down si laurea a Cassino. «Ora voglio lavorare e avere un’auto»”
░ La gioia di una ragazza. Una bella notizia, ogni tanto.
Manca poco al grande giorno. Meno di una settimana. La tesi è pronta, rilegata. Accanto ci sono ancora pile di fogli e di appunti. Una scrivania identica a quella di tutti gli studenti universitari: penne sparse, evidenziatori aperti, matite a fare da segnalibro dentro ai testi, computer acceso. Ma la storia di Chiara Birilli è diversa: è la storia di un'occasione vinta, di un traguardo raggiunto al di sopra dei pregiudizi. E’ la storia di una vittoria, un piccolo grande passo avanti per il nostro paese in fatto di diritti e di civiltà. Chiara è una ragazza down, ha gli occhi pieni di vita e di allegria, e giovedì diventerà dottoressa in Economia e Commercio. In famiglia sono tutti emozionati, ma lei dice: «Io? Sì che sono emozionata, ma non ho paura di niente, solo un po’ d’ansia». Chiara parla con entusiasmo della sua avventura universitaria, raccontandola semplicemente come una bella passeggiata fatta per crescere. «Ho studiato tanto - racconta - avevo un obbiettivo da raggiungere e mi sono impegnata per realizzare quello che volevo, non mi sono mai scoraggiata e ho sempre sentito dentro di me la grande forza della vita». …
Il CORRIERE DELLA SERA – 14 luglio 2012
“L'iPad con i manuali fai-da-te I rischi del liceo senza libri”
░ I testi saranno prodotti assieme da docenti e ragazzi.
L' Istituto Cobianchi di Verbania annuncia che da settembre partirà un progetto iPad che coinvolgerà 54 studenti di due terze del liceo di scienze umane e del liceo linguistico. Non è il primo e non sarà l'ultimo esperimento del genere, ma si presenta in modo del tutto originale rispetto agli altri, per la sua radicalità. Il progetto prevede, per l'intero triennio (dunque per alunni dai sedici ai diciotto anni), la sostituzione dei manuali di carta con il tablet Apple di ultima generazione. Con almeno un paio di vantaggi evidenti: gli zaini saranno più leggeri e i costi delle famiglie si ridurranno, poiché dai circa 700 euro sborsati nel triennio per i libri si passa a 400 euro, che è il prezzo dell'iPad. Basterà comperare la tavoletta digitale, perché i software saranno autoprodotti da docenti e discenti in una sorta di scambio «creativo» che ha come scopo la produzione e l'apprendimento di contenuti e di conoscenza: dal produttore al consumatore, è proprio il caso di dirlo. Prima considerazione: l'editoria, sia essa tradizionale o no, verrà del tutto superata. Secondo aspetto: viene a cadere con il tramonto del libro cartaceo anche il rapporto gerarchico tradizionale che pone l'insegnante in cattedra a distribuire sapere per gli allievi in ascolto sui banchi. Una relazione paritaria, come neanche l'utopia sessantottina osava auspicare. Terzo punto nevralgico: se, come pare, non verrà meno la valutazione finale ma cambierà solo (solo?) il metodo, l'eventuale responsabilità di aver approntato strumenti sbagliati, inutili, incompleti, ricadrà sulle spalle degli studenti? (Senza dimenticare che le terze sperimentali dovranno raggiungere gli stessi obiettivi didattici delle classi parallele che studieranno sui soliti manuali). Insomma, una bella sfida.
L’Unità – 15 luglio 2012
“Ricerca, Profumo si ribella al Tesoro”
░ Scaramucce. O il gioco delle parti ?
«Dobbiamo dare un contributo al Paese che è in grande difficoltà: siamo disponibili a farlo ma vogliamo essere noi a dire quali sono gli enti che hanno la possibilità di dare maggiori contributi. Il fatto che ci si dica dove tagliare non è la strada corretta». Lo ha detto il ministro della Pubblica Istruzione, Università e Ricerca (Miur) Francesco Profumo a proposito della spending review. Insomma, se c’è bisogno di risparmiare, che almeno non si spari nel mucchio. Il ministro, che nei giorni scorsi ha incontrato i presidenti dei 12 enti di ricerca controllati dal suo dicastero, si prepara dunque a lavorare su un doppio binario: con il Parlamento per ridurre il più possibile l’entità della “revisione” di spesa, e con gli enti stessi con i quali a settembre aprirà un tavolo per un percorso condiviso. Decidano i diretti interessati, questo il metodo giusto per procedere secondo Profumo che piuttosto che di tagli preferisce parlare di “razionalizzazione” finalizzata a una maggiore efficienza degli enti vigilati e a una maggiore competenza che permetta a loro e agli atenei di mettere le mani su fondi europei partecipando a bandi di gara che spesso vedono l’Italia assente. La partita del Miur è delicatissima. Gli enti in questione vanno dal Cnr all’Istituto di fisica nucleare, dall’Istituto di geofisica all’Agenzia dello Spazio. Da questi ed altri ci si aspettano risparmi per 33 milioni entro la fine dell’anno…
Il fatto quotidiano – 15 luglio 2012
“La scuola non attende la spending review, verso il taglio di mille istituti”
░ Una diminuzione di oltre mille istituti scolastici.
La scuola non dovrà aspettare l’approvazione definitiva del parlamento per applicare la spending review. Dal prossimo mese di settembre, infatti, scatterà il taglio di almeno il 20 per cento dei dirigenti. Dirigenti scolastici (i presidi) e dirigenti amministrativi. Un anticipo retaggio di una legge voluta dal tandem Gelmini-Tremonti, la 111 dello scorso anno, quella sul cosiddetto dimensionamento scolastico, in base alla quale le scuole dovevano obbligatoriamente contare su mille iscritti, e comunque non meno di 600. Contro questo provvedimento un gruppo di regioni aveva fatto ricorso alla Corte costituzionale che con una recente sentenza aveva stabilito la competenza di redigere i piani di dimensionamento alla regioni stesse, ma aveva tuttavia lasciato allo Stato il diritto di indicare i criteri sui numeri di iscritti da attribuire alle scuole. Tanto è bastato per dar modo all’attuale ministro Francesco Profumo di procedere senza indugi nell’adeguamento dei nuovi organici dirigenziali. Un suo decreto dello scorso 25 giugno detta il quadro da applicare sin dal prossimo settembre. Un quadro che la Cgil scuola ha così riassunto: le istituzioni scolastiche sono passate da 19.211 del 2011-2012 a 9.131 per il prossimo anno scolastico con una diminuzione di 1.080 istituzioni scolastiche a causa del dimensionamento. Ma non tutte le scuole potranno essere sede di dirigenza scolastica e direzione amministrativa con titolarità in quanto 1.141 sedi risultano sottodimensionate con 393 sedi al di sotto di 400 alunni (montagna) e 748 sedi al di sotto dei 600 alunni. Infatti, senza tali sedi sottodimensionate e senza i CPIA non attivati, l’organico dirigenti scolastici è pari per il 2012-2013 a 7.990 posti rispetto ai 10.211 del 2011-2012. Ben 2,221 posti in meno (1080 da dimensionamento e 1141 da sottodimensionamento) circa il 22% in un solo anno. Come potrà avviarsi, dunque il prossimo anno scolastico? Che i presidi superstiti dovranno accollarsi la reggenza delle scuole “decapitate”, con un’aggravante economica non indifferente: che, a differenza del passato, le reggenze saranno gratuite. E per di più i presidi non potranno ricorrere a dei vicari a pieno titolo. Più lavoro e più responsabilità. Sempre allo stesso prezzo. Una prospettiva pesante per le scuole stesse, i loro insegnanti e i loro allievi che in questo quadro dovranno fare i conti con strutture di gestione talora elefantiache e difficilmente controllabili.
ItaliaOggi – 17 luglio 2012
“Ferie, sfuma la monetizzazione”
░ Dove cercare denaro, per le casse dello Stato ? Nelle spettanze dei precari. Mi sovviene quella scena del film di Totò…. Anche il personale che va in pensione a settembre ci rimetterà.
I docenti precari, che hanno ottenuto la proroga del contratto per partecipare agli esami di stato come commissari, non potranno chiedere la monetizzazione delle ferie. Che può arrivare anche fino a 1500 euro se il docente lavora ad orario pieno. È uno degli effetti dell'entrata in vigore del decreto legge sulla revisione della spesa del 6 luglio scorso (n.95). Il provvedimento, al comma 8 dell'art. 5 , prevede infatti il divieto di corrispondere qualsivoglia indennizzo ai dipendenti pubblici che non abbiano fruito delle ferie nei periodi previsti dai contratti collettivi. E siccome è entrato in vigore il 7 luglio, si applica a tutte le cessazioni intervenute a partire da tale data. La preclusione, salvo correzioni in sede di conversione del decreto, vale anche per la scuola, per effetto del rinvio espresso all'art. 1, comma 2, della legge 31/12/2009, n. 196. Che rinvia a sua volta a un elenco di amministrazioni redatto dall'Istat , in cui rientrano anche le scuole, in quanto «considerate a fini statistici Unità Locali del Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca». Che rinvia anche all'art. 1 comma 2 del decreto legislativo 165/2001, che qualifica le istituzioni scolastiche alla stregua di pubbliche amministrazioni….. Il divieto di monetizzazione delle ferie si applicherà anche ai docenti e agli Ata, il personale ausiliario, tecnico e amministrativo, che cesseranno dal servizio per pensionamento con effetti dal 1° settembre prossimo. Il provvedimento, peraltro, prevede la disapplicazione espressa delle disposizioni contrattuali o di altra natura che prevedevano la monetizzazione. E quindi, in ultima analisi, decontrattualizza una materia che fino al 6 luglio scorso era regolata dal comma 15 dell'articolo 13 del contratto collettivo nazionale di lavoro…