ItaliaOggi - 14 agosto 2012
“Prima i docenti da ricollocare, poi si procede con i nuovi”.
░ Soprannumerari e neoimmessi in ruolo: come procedere alle nomine (di Antimo Di Geronimo).
Gli esuberi si mangiano le immissioni in ruolo. Prima di procedere alle immissioni in ruolo autorizzate, gli uffici scolastici dovranno verificare se le cattedre e i posti disponibili non siano utilizzabili per le utilizzazioni del personale in esubero incollocabile nella propria classe di concorso. E solo se non sarà possibile procedere in tal senso si potrà dare luogo alle nuove assunzioni…. Ma ciò non inciderà sul numero complessivo delle immissioni in ruolo. Perché le assunzioni che non saranno effettuate in una classe di concorso, perché il posto deve essere occupato da un docente in esubero altrimenti incollocabile, saranno recuperate in altre classi di concorso con più disponibilità. Lo prevede la bozza decreto sulle immissioni in ruolo e la circolare 6103 del 10 agosto scorso…. Gli uffici dovranno tenere conto «dell'eventuale utilizzazione di personale in esubero su determinate classi di concorso in attuazione dei criteri di cui all'art. 14, commi 17-20 del decreto legge n. 95/2012»… «ed all'art. 2 comma 3 dell'ipotesi di contratto integrativo sulle utilizzazioni del personale scolastico». Il decreto chiarisce, inoltre, che l'utilizzazione del personale in esubero in altra classe di concorso (anche senza abilitazione e sulla base dei soli titoli di studio posseduti) cancella la possibilità di disporre immissioni in ruolo nella classe di concorso dove viene utilizzato il personale in esubero. Sebbene solo in numeri pari alle utilizzazioni. Ma non fa diminuire il contingente complessivo dei posti autorizzati. E quindi il posto o la cattedra non più attribuibili ad immissione in ruolo nella classe di concorso di riferimento vengono assegnati in altra classe di concorso dove vi siano disponibilità a sufficienza. L'amministrazione ha spiegato inoltre che l'utilizzazione prioritaria deve essere effettuata anche a vantaggio degli insegnanti tecnico pratici destinati alla ricollocazione nei ruoli del personale Ata, prima di effettuare tale ricollocazione. La ratio di queste disposizioni è quella di evitare che le nuove assunzioni precludano la ricollocazione del personale in esubero. In ciò vanificando le regole contenute nel decreto sulla spending review (convertito in legge il 7 agosto scorso). Regole che prendono spunto da quelle contenute nella normativa sulle utilizzazioni, compresa l'ipotesi di accordo di quest'anno. E che ne chiariscono ulteriormente gli ambiti di applicazione, declinando tutte le ipotesi di ricollocazione in un elenco sequenziale e tassativo. Dalla lettura sistematica delle disposizioni contrattuali in itinere e le norme del decreto sulla revisione della spesa già in vigore la procedura per ricollocazione risulta così come segue. Prima di tutto si tenta di ricollocare il docente in esubero nell'ambito della classe di concorso di appartenenza (art. 2 , comma 3 lettera a) dell'ipotesi di contratto). Poi si prova ad utilizzarlo in altra classe di concorso dove abbia l'abilitazione (art. 2, comma 3 lettera b). Infine si tenta di ricollocarlo in altra classe di concorso dove abbia il titolo di studio di accesso, ma sia sprovvisto di abilitazione, secondo le richieste del docente interessato (art. 2, comma 3 lettera c) o, in assenza, d'ufficio (art. 14, comma 17 del d.l. 95/2012).
www.lastampa.it - 17 agosto 2012
“Ai test per i prof domande sbagliate. Passano tutti”.
░ Graduatorie TFA: la rabbia degli ammessi. Di Flavia Amabile.
Il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, era armato di ottime intenzioni quando ha deciso di ammettere gli errori commessi durante la realizzazione dei test per la preselezione al Tfa, il Tirocinio formativo attivo. Nel comunicato del 5 agosto, dove si chiedeva scusa per quanto accaduto, c’erano la voglia di trasparenza, il coraggio di non nascondersi, il desiderio di andare oltre e di garantire il funzionamento della macchina messa in moto. Tutto sacrosanto. Anche perché la media complessiva dei quesiti errati è stata del 18,8% e in alcune classi di concorso si arriva a oltre 4 quiz su 10 errati. È stato più difficile, però, per molti digerire il passo successivo, vale a dire la sanatoria che ha reso corrette le domande che una commissione nominata dal ministero ha considerato errate o, comunque, di ambigua interpretazione. All’improvviso il numero degli ammessi è cresciuto a dismisura, in alcuni casi addirittura decuplicato, facendo andare su tutte le furie chi aveva risposto in modo esatto alle domande. Il Sussidiario.net ha pubblicato una lettera dai toni molto duri firmata da «Un gruppo di aspiranti insegnanti che hanno superato la prova preliminare del Tfa». «Siamo indignati scrivono - di fronte a questo trattamento iniquo che mette sullo stesso piano la preparazione e la mancanza di preparazione, il merito e la buona sorte». «Con questa operazione - proseguono - si è squalificato una volta per tutte il valore della prova preliminare». Concludono chiedendo «con forza» le graduatorie precedenti o «l’attribuzione di un bonus aggiuntivo ai candidati così platealmente penalizzati». Altrimenti? Altrimenti un’azione legale collettiva. Lettere simili stanno arrivando a tutti i siti che si occupano di scuola, a indicare che non si tratta di un’iniziativa isolata. E quindi il sogno del ministro di garantire il funzionamento della macchina del Tfa dello scorso anno è piuttosto a rischio. Così come quello di dare un segnale di buona volontà a chi ha partecipato ai test e a chi dovrà partecipare in futuro. Le polemiche non si sono mai fermate. Nella classe 61 di concorso, quella dei futuri prof di Storia dell’arte, c’è chi ha contestato la correzione della seconda commissione, sostenendo che vi sono nuovi errori. Oppure la classe A111 di Lingua e Civiltà Cinese, dove denunciano «violazioni di regolamento». La confusione è totale mentre un altro fronte è pronto a scoppiare. In molti hanno chiesto di conoscere l’elenco dei responsabili degli errori. Si tratta di una commissione nominata con il Decreto Direttoriale numero 52 del 5 agosto 2011. Ma è inutile provare a cercare il documento sul sito del Miur, è stato secretato. Il ministro Francesco Profumo ha scelto di non dare in pasto a tutti il nome di persone che non ha nominato ma che comunque ritiene non elegante non difendere in un momento come questo. Da viale Trastevere si dicono certi di avere fatto il massimo intervenendo nel modo più tempestivo possibile garantendo la tenuta della selezione e assicurano che le prossime prove saranno svolte in modo molto diverso. Si sta pensando ad una prova unica nazionale mentre le commissioni saranno formate da docenti universitari ed esperti di test in grado di valutare le competenze dei futuri prof. Ma la spiegazione del Miur non ha convinto del tutto, a girare in rete lo scetticismo è molto. Ci si chiede come sia possibile aver affidato tutto ad un gruppo di persone nominato da un precedente ministro e non aver controllato nemmeno i testi di una classe di concorso in tutti questi mesi. Sul piede di guerra anche i decani della cultura umanistica. Ventisette grandi professori hanno scritto al presidente della Repubblica per denunciare lo scandalo delle prove di accesso al Tfa e per chiedere «modalità di valutazione davvero consone alla professione di insegnante».
Corriere della sera - 18 agosto 2012
“Nessun ateneo italiano tra i primi cento”.
░ Harvard è la numero uno. A Pisa e Roma le nostre università migliori.
Sono le Università di Pisa e La Sapienza di Roma i migliori atenei italiani: a sostenerlo è l'Academic ranking of world universities (Arwu), una classifica elaborata dalla Jiao Tong University di Shanghai, tra le più accreditate a livello internazionale insieme a quelle elaborate annualmente da Times higher education e QS World university rankings. La decima edizione della ricerca di Shanghai, che assegna ad Harvard il primo premio, elenca le 500 migliori università nel mondo: tra queste compaiono 20 istituzioni accademiche italiane, contro le 22 dello scorso anno, ponendo l'Italia all'ottavo posto tra le nazioni, insieme alla Francia. Tra le novità più importanti, la «scomparsa» dalla classifica delle Università di Siena e Pavia, e il cambiamento di posizione di due atenei: Palermo, che è andata peggiorando, spostandosi dal gruppo collocato tra il 301° posto e il 400° a quello tra il 401° e il 500°, e la Scuola Normale di Pisa, che invece ha migliorato le sue performance, passando dal gruppo 301-400 al gruppo 201-300. I due atenei di Roma e di Pisa (nel blocco 101-150) precedono invece come l'anno scorso Milano e Padova, tra il 151° e il 200° posto, e quelli di Bologna, Firenze, Torino, del Politecnico di Milano e della Scuola Normale, che si situano tutti tra il 201° e il 300° posto. Nella parte bassa della graduatoria, si piazzano Genova, Napoli (Federico II), Roma Tor Vergata, tutte tra il 301° e il 400° posto, per chiudere con il gruppo più corposo, quello degli atenei collocati tra il 401° e il 500° posto, dove troviamo la Cattolica, il Politecnico di Torino, l'università di Bari, Ferrara, Palermo, Parma, Perugia e la Bicocca di Milano…. La classifica Arwu dà grande importanza alla qualità delle performance, sia accademiche che di ricerca, considerando elementi come il numero di riconoscimenti internazionali ottenuti dallo staff accademico, il numero delle pubblicazioni e delle citazioni, i risultati conseguiti in relazione alle dimensioni dell'istituzione. Rischia di non essere obiettiva, come ipotizza la ministra francese all'Istruzione Geneviève Fioraso, secondo cui l'Arwu «non tiene conto della qualità dell'insegnamento e ignora in gran parte le scienze umane e sociali»? «Tutte le classifiche sono parziali, indicative, perché fanno riferimento solo ad alcuni indicatori — risponde il presidente della Crui (Conferenza dei rettori delle università italiane) Enrico Decleva —. E comunque in Italia o si assume un atteggiamento più responsabile, e cioè ci si rende conto che bisogna investire in alta formazione, oppure le università nostrane non potranno mai essere ai primi posti della classifica».
La tecnica della scuola - 20 agosto 2012
“Preselettive TFA tra decreti ministeriali e direttoriali”.
░ Chi ha nominato la commissione che ha elaborato i test Tfa? Mistero. Profumo dice che è stata Gelmini, ma Gelmini risponde che la nomina è direttoriale e non ministeriale.
Il ministro Profumo nel suo comunicato del 5 agosto 2012 dice “i test somministrati ai candidati sono stati elaborati da commissioni nominate dal Ministro il 5 agosto 2011 e secretati, per ovvie ragioni di sicurezza". L’ex ministro Gelmini risponde, sentitasi tirata direttamente in ballo, con un post dalla sua pagina di Facebook e dice “Nei giorni scorsi nuove polemiche hanno investito le commissioni che hanno redatto appunto i test del Tfa e si è fatta trapelare la notizia che le commissioni sarebbero state nominate da me lo scorso agosto. L'altro ieri, con un comunicato non troppo spontaneo, il Miur ha infine ricordato che il decreto di nomina delle commissioni è direttoriale e non ministeriale . Un decreto ministeriale nell'ordinamento giuridico italiano, è un atto amministrativo emesso da un Ministro nell'ambito delle materie di competenza del suo dicastero; non ha forza di legge e, nel sistema delle fonti del diritto, può rivestire il carattere di fonte normativa secondaria, laddove ponga un regolamento. Quindi l’ex ministro Gelmini afferma di non aver firmato il decreto n 52 del 5 agosto 2011, in quanto lo avrà concepito, sotto il suo mandato ministeriale, un direttore generale che al momento giace nell’ombra. Mentre si sta svolgendo questo balletto di mancata assunzione di responsabilità, i partecipanti al concorso Tfa osservano, le testate giornalistiche e i siti web di settore osservano, il mondo della scuola osserva, le famiglie di tutti gli operatori scolastici osservano, i cittadini più informati osservano, mentre la fine dell’attuale legislatura inesorabilmente si avvicina.
www.tuttoscuola.com - 21 agosto 2012
“Per l’Ocse sull’istruzione si può ancora tagliare”.
░ Riportiamo in parte due brevi note pubblicate sul periodico telematico.
Dopo anni di tagli alla scuola, applicati con particolare rigore dagli ultimi governi Prodi e Berlusconi, molti pensano - all’interno del mondo della scuola ma non solo - che il settore dell’istruzione abbia già “dato” abbastanza. E che quindi ora per eventuali ulteriori riduzioni della spesa pubblica, di cui si parla come passo necessario per una contestuale riduzione della sempre più asfissiante pressione fiscale, sia naturale guardare ad altri settori. Non tutti evidentemente la pensano così. Piercarlo Padoan, capoeconomista Ocse - l’organismo internazionale i cui studi (a partire dalle analisi comparative del progetto Pisa) hanno una grande influenza sulle politiche dei governi -commentando la smentita del governo italiano sul taglio del'Irpef, ha recentemente affermato: “I margini per tagliare le tasse vanno costruiti e consolidati. La riduzione della pressione fiscale va finanziata con tagli di spesa. I margini di guadagno attraverso la razionalizzazione di voci di spesa pubblica, come la sanità o l'istruzione, sono molto considerevoli, secondo alcune stime il 2% del pil, e soprattutto sono permanenti”. E ha concluso che sulla spending review “c'è ancora molta strada da fare”. Quindi l’istruzione sarebbe, con la sanità, uno dei settori dai quali secondo l’economista italiano si potrebbero ricavare significativi risparmi. Eppure l’incidenza della spesa per l’istruzione sulla spesa pubblica totale è passata in Italia dal 10,3% del 1990 a meno del 9%, e con gli effetti dei tagli degli ultimi anni scenderà ancora….. Se si vuole migliorare la competitività del paese, puntando anche sul capitale umano e quindi su una maggiore efficacia del sistema di istruzione, è necessario effettuare numerosi investimenti. Ne consegue che i risparmi derivanti dall’efficientamento (come si dice in gergo aziendale) del sistema dovrebbero essere reinvestiti, e a questi si dovrebbero sommare anche altre risorse da investire nella qualità della scuola: in strutture, reti, ricerca didattica, stabilizzazione e aggiornamento del personale. E poi in retribuzioni più dignitose per tutti, oltre a un percorso di carriera con meccanismi di incentivazione del personale che si vuole impegnare di più. Se inquadrate così, in un’ottica strategica e lungimirante, le ipotesi di ulteriori razionalizzazioni – intese come eliminazione di inefficienze o di spese improduttive – possono avere un senso, e le prospettive di innescare la crescita (forse nel medio termine) e con essa la riduzione delle tasse, appaiono più credibili. …
http://retescuole.net/- 22 agosto 2012
“I 103 milioni che vissero due volte”.
░ Riportiamo una puntualizzazione di Mario Piemontese, su quanto il Consiglio ha detto, parlando al Meeting di Rimini, sul finanziamento della fornitura gratuita dei libri di testo scolastici.
L'art. 27 della legge n. 448 del 1998 ha destinato, per l'anno 1999, 200 miliardi di lire per "garantire la gratuità, totale o parziale, dei libri di testo in favore degli alunni che adempiono l'obbligo scolastico in possesso dei requisiti richiesti, nonché alla fornitura di libri di testo da dare anche in comodato agli studenti della scuola secondaria superiore in possesso dei requisiti richiesti". Con il passaggio all'euro i 200 miliardi di lire sono diventati 103 milioni di euro. Ogni anno l'articolo 27 è sempre stato finanziato e continua ad esserlo. L'articolo 7 - quinquies del decreto legge n. 5 del 2009 ha istituito un fondo per "assicurare il finanziamento di interventi urgenti ed indifferibili, con particolare riguardo ai settori dell'istruzione e agli interventi organizzativi connessi ad eventi celebrativi". Per il 2011 e per il 2012 da questo fondo sono stati presi i finanziamenti per l'articolo 27. Cosa è accaduto negli ultimi mesi ? L'articolo 23 del decreto legge n. 95 del 6 luglio 2012, quello della "spending review", ha stabilito che dal 2013 l'articolo 27 tornerà a avere un finanziamento specifico che non sarà più prelevato dal fondo istituito dal decreto legge n. 5 del 2009. Il Governo Monti ha quindi investito almeno un euro in più, rispetto al solito, per la fornitura gratuita dei libri di testo ? No!.
CORRIERE DELLA SERA - 23 agosto 2012
“Tirocini nei ristoranti per gli studenti”.
░ La scuola del futuro va a braccetto col turismo, e con la formazione-lavoro. (Bianca Di Giovanni).
I ragazzi degli istituti tecnici e professionali alterneranno lo studio sui banchi di scuola a ore di lavoro e tirocinio in hotel, ristoranti, agenzie di viaggio. Tutto grazie ai nuovi «poli tecnico-professionali» disegnati dal ministero dell’Istruzione. «Siamo sulla buona strada per creare i poli turistici nelle regioni ad alta attrattività, e cioè Calabria, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Puglia, Sicilia e Campania—conferma il sottosegretario all’Istruzione, Elena Ugolini —. L’obiettivo è duplice: da una parte si colma il gap tra domanda e offerta di lavoro nel settore turistico, e dall’altra si rilancia il turismo nel nostro Paese ». Si punta anche sull’agro- business: in Basilicata è già stato stretto un accordo con l’associazione degli agronomi per la creazione di un polo ad hoc. Entro settembre saranno emanate le linee guida, ma in base alle prime anticipazioni per dare vita a un polo ci vorranno almeno due istituti tecnico e/o professionali collegati con un centro di formazione professionale e almeno due imprese della filiera produttiva di riferimento.….. Un altro progetto a cui si sta lavorando è l’alternanza scuola- lavoro, cioè la possibilità per gli studenti di tutte le scuole superiori (anche licei) tra i 15 e i 18 anni di alternare ore sui banchi a ore di tirocinio in azienda: da teoria ratificata da un decreto legge, rimasto inapplicato, l’alternanza punta a diventare realtà. Il ministero dell’Istruzione vuole aumentare del 10% all’anno il numero di studenti coinvolti. Attualmente su oltre 2 milioni e mezzo di ragazzi che frequentano le scuole secondarie solo 90 mila sono stati coinvolti in esperienze di lavoro: meno del 5%. E per chi dopo il diploma non vuole andare all’università, ci sono gli Its, ovvero scuole di alta formazione per diplomati, tutte legate ad aziende del settore, finanziate quest’anno per 14 milioni.
La Repubblica - 23 agosto 2012
“Il "caos calmo" per l'avvio del nuovo anno scolastico”.
░ Nelle province più grandi, gli insegnanti di sostegno potranno arrivare solo qualche tempo dopo l'inizio delle lezioni, per effetto delle recenti disposizioni burocratiche. (Salvo Intravaia).
E’ “caos calmo”, parafrasando il titolo di un film di Nanni Moretti, nella scuola. A poco più di due settimane dal ritorno sui banchi scolastici la macchina ministeriale si inceppa. E i supplenti, soprattutto nelle province più grandi, arriveranno in classe quasi certamente dopo l’avvio delle lezioni. I più penalizzati saranno gli alunni disabili che dovranno aspettare parecchio prima di avere accanto il docente specializzato. …. A determinare questa empasse una serie di contrattempi, ritardi e norme approvate a ridosso di ferragosto. Vediamo di che si tratta. Ogni anno, per assegnare tutti i docenti alle classi occorre espletare una serie di adempimenti, ormai “quasi automatici”. Il primo riguarda le cosiddette assegnazioni provvisorie e le utilizzazioni del personale docente di ruolo: coloro che chiedono il trasferimento in altra scuola, anche di un’altra provincia, o l’utilizzazione su un’altra cattedra per un solo anno. Ma quest’anno, contrariamente a quanto avvenuto sempre, l’ipotesi di accordo tra sindacati e ministero, sottoscritta a giugno, è stata bocciata dal ministero dell’Economia per una serie di rilievi ai quali stanno lavorando a viale Trastevere. Così, il ministero si è premurato di comunicare ai singoli provveditorati agli studi di provvedere sulla falsariga dell’accordo dello scorso anno. Ma in diverse realtà, per evitare inutile contenzioso, col conseguente balletto degli insegnanti che ne potrebbe conseguire, si sta ancora aspettando di conoscere la formulazione dell’accordo definitivo. Senza assegnazioni provvisorie e utilizzazioni non si può prevedere alle nomine in ruolo. … Una operazione, quella delle nomine in ruolo, che nelle province più grosse può durare anche diverse settimane e che non è ancora iniziata in nessuna delle realtà territoriali in questione. Nelle province più piccole le convocazioni scatteranno lunedì 27 agosto: la normativa imporrebbe di nominare tutti i fortunati neo insegnanti entro fine mese. Un’impresa quasi impossibile per tantissimi provveditorati e che farà slittare anche la nomina dei supplenti. Si calcola che quest’anno saranno occorrerà nominare almeno 8 mila docenti con supplenza fino al 31 agosto, un numero non ancora definito, ma che si aggira attorno alle 50/60 mila unità, di supplenti fino al termine delle lezioni, di cui almeno 30 mila di sostegno. Ma non solo. La definizione del personale da inviare nelle scuole, quest’anno, è ulteriormente complicata dalle norme contenute nel decreto sulla Spending review che dovrebbe collocare i quasi 10 mila insegnanti in esubero e i 3.800 inidonei nei posti attualmente liberi. E le cose andranno presumibilmente per le lunghe. … Per il personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari) è tutto in alto mare: il contingente di eventuali immissioni in ruolo era stato previsto dopo il ferragosto ma ancora tutto tace. E dire che a livello nazionale, ci sono oltre 8 mila posti vacanti, 5 mila e 300 dei quali di collaboratore scolastico, figure che oltre a provvedere a mantenere puliti i locali scolastici, servono a garantire la vigilanza degli alunni. Oggi pomeriggio, al ministero, si svolgerà un incontro conclusivo sull’avvio dell’anno scolastico. E trapela la notizia che anche per immissioni in ruolo conferite dopo il primo settembre il ministero garantirà lo stipendio dell’intero mese.