www.governarelascuola.it – 6 settembre 2012
“Contrattazione d’Istituto. Basta con le questioni di principio”
░ Dopo la pausa estiva la rivista telematica di Pietro Perziani riprende le pubblicazioni. Due gli argomenti, trattati con la consueta competenza e completezza: - Contrattazione d'istituto. - Cedolini dei dirigenti. Riportiamo parte della prima.
Nella scuola, il rapporto è tra dirigente ed organi collegiali, senza dimenticare che il dirigente risponde ad una pluralità di soggetti istituzionali e non istituzionali e che molta parte della sua azione trova fondamento in disposizioni di legge. … La contrattazione è intervenuta in modo pesante nella vita della scuola; per rendersi conto della situazione, basti dire che la Riforma Brunetta, che ha suscitato
tante polemiche ed un superlavoro per i giudici, riguarda l’ambito delle prerogative dirigenziali nella gestione del personale, ma nella scuola le invasioni di campo contrattuali sono andate ben oltre, entrando nel merito delle competenze degli OO.CC. ed investendo le modalità di funzionamento dell’istituzione scolastica. Comunque, gli ultimi anni sono stati dominati dalla querelle sull’applicazione del D.Lgs 150/2009; a nostro avviso, ormai le questioni sono chiare, soprattutto dopo l’emanazione del D.Lgs 141/2001. Ridotta all’osso, la questione si presenta così: le materie di cui alle famose lettere h), i) ed m) dell’art. 6, comma 2 del vigente CCNL attengono all’organizzazione degli uffici e connesse prerogative dirigenziali oppure al rapporto di lavoro? Se siamo nel campo dell’organizzazione degli uffici, allora queste materie sono oggetto di informazione preventiva, se invece siamo nel campo del rapporto di lavoro, sono materie di contrattazione….
Abbiamo parlato di Amministrazione, ma, tanto per complicare
ulteriormente la situazione, va detto che la Funzione Pubblica si è comporta in un modo, il MIUR in un altro. Relativamente all’a.s. 2011/2012, il MIUR ha sottoscritto con le OO.SS. il CCIN sulle utilizzazioni, ma la Funzione Pubblica non ne ha autorizzato la stipula per la parte attinente all’assegnazione del personale docente e non docente ai plessi/succursali, in quanto tali materie non sono più oggetto di contrattazione, ma di informazione preventiva, a norma del D.Lgs 150/2009. A fronte della presa di posizione della F.P., le OO.SS. hanno preferito non sottoscrivere in toto il contratto sulle utilizzazioni, pur di non avallare una posizione da loro non condivisa. L’Amministrazione del MIUR, Centrale e Periferica, ha allora esercitato le sue
prerogative, in applicazione dell’art. 40, comma 3ter, del D.Lgs 165/2001, normando unilateralmente le materie di sua competenza, cioè le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie del personale docente ed ATA, nelle more della sottoscrizione del contratto integrativo nazionale.
Fin qui, niente da dire: ognuno ha esercitato correttamente il proprio ruolo, pur in presenza di posizioni nel merito nettamente divergenti.
E’ chiaro che bisognava continuare su questa strada, perché quanto vale per utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, tanto più vale per l’assegnazione del personale docente e non docente ai plessi e alle succursali, materie che la Funzione Pubblica ha esplicitamente escluse dalla contrattazione. Ma chi doveva intervenire? La risposta dovrebbe essere semplicissima: gli organi della scuola, monocratici e collegali, per quanto di propria competenza. Il MIUR ha però operato una vera e propria invasione di campo, con la Nota 6900, pretendendo di dare delle “istruzioni” di livello nazionale su materie che inequivocabilmente sono riconducibili al livello della singola istituzione scolastica; la competenza è dei dirigenti, in rapporto con gli OO.CC. d’istituto, come
già detto…. Quest’anno la storia si è ripetuta, evidentemente l’esperienza non è maestra per il MIUR… A questo punto, le OO.SS. hanno cambiato posizione: in data 23/08/2012 hanno stipulato il CCIN, da cui però sono stati espunti gli artt. 4 e 15, riguardanti l’assegnazione del personale ai plessi, e l’art. 21, riguardante la riconversione pro
fessionale, in quanto materie rientranti nelle competenze/prerogative dell’Amministrazione e dei dirigenti che la rappresentano….
L’Unità – 7 settembre 2012
“Il concorso è l'unico modo per tornare alla normalità”
░ Davanti al palazzone di viale Trastevere un gruppo di precari protesta contro il concorso, all'interno, il sottosegretario Marco Rossi Doria, il maestro di strada concede un’intervista a Jolanda Bufalini. Una serie di risposte che potrebbero recare la firma di Jacques de La Palice.
Davanti al palazzone di viale Trastevere un gruppo di precari protesta contro il concorso, all'interno incontriamo il sottosegretario Marco Rossi Doria, il maestro di strada che oggi si trova dall'altra parte della barricata….. D. Siamo all'inizio dell'anno scolastico e quasi al primo compleanno del governo dei tecnici. Che voto si dà? «Con il ministro Profumo ci siamo dati obiettivi coerenti con la possibilità che questo governo ha di smuovere le cose e, al tempo stesso, sappiamo di avere una maggioranza formata da forze politiche fra loro avverse. Mi pare che stiamo riuscendo a rispettare le priorità: in primo luogo c'è l'obiettivo politico di cambiare il clima, siamo riusciti ad aprire un dibattito pubblico sul ruolo della scuola nella crescita del paese».
D. Ma siamo in tempi di vacche magre e di tagli, spesso gli istituti restano chiusi nel pomeriggio, ci sono classi di 30 e più allievi. «Facciamo i conti con il debito pubblico ma il paesaggio è molto variegato, ci sono regioni con tradizioni consolidate che riescono a tenere aperte le scuole, ce ne sono altre dove è importante il contributo comunitario degli utenti, come in alcune esperienze a Roma, ci sono esperienze nuove avviate con entusiasmo. I tagli penalizzano ma hanno mobilitato risorse della cittadinanza attiva. L'agenda politica impostata da Profumo ha il merito, chiunque vada dopo al governo, mano a mano che si aggiustano i conti pubblici, di considerare scuola e ricerca non una spesa ma un buon investimento». D. In concreto quali gli investimenti fatti? «C'è un bando pubblico di 25 milioni di euro per la lotta alla dispersione scolastica a cui si aggiunge l'iniziativa congiunta dei ministri Barca e Profumo in Europa per proseguire con politiche attive contro la dispersione scolastica fino al 2020. Ci sono 200 milioni per interventi nelle scuole del Sud e un miliardo per l'edilizia scolastica, c'è l'implementazione tecnologica delle scuole». D. I precari protestano contro quello che definiscono il concorso beffa. «Quando ho iniziato io, nel 1975, l'abilitazione consentiva di fare supplenze ma si entrava in ruolo solo vincendo un concorso. I concorsi si facevano ogni anno, per coprire i vuoti del turn over. La situazione che si è creata dal 1980 ha generato una grande aspettativa e un grande precariato, conosco le sofferenze e le fatiche dei colleghi precari. Abbiamo scelto di ripristinare il dettato costituzionale, dopo 12 e in alcuni casi 20 anni che non si facevano concorsi, ma non ci possiamo nascondere la situazione che abbiamo ereditato. Il compromesso è che l'ingresso in ruolo sarà al 50% per concorso, il che consente di aprire ai ragazzi che si stanno laureando, e al 50% attraverso le graduatorie fino a esaurimento». D.
Le graduatorie scorreranno più lentamente. «Lo scorrimento più lento ha due cause, una è la riforma delle pensioni, il picco dei pensionamenti è ritardato ma ci sarà. E, in alcuni casi, per le materie scientifiche, le liste delle graduatorie sono già quasi esaurite. L'altra causa è la scelta del concorso, sono convinto che il cerchio andava rotto, andava dato un segnale di svolta e ripristinato il dettato costituzionale. Per i precari non c'è penalizzazione, possono partecipare ai concorsi restando in graduatoria». D. Lei ha deleghe molto ampie, fra queste quella sui programmi della scuola di base. «C'erano le indicazioni dei ministri precedenti, Fioroni e Moratti, ma il curriculum della scuola di base non era definito. Abbiamo lavorato con le scuole, in due mesi di dibattito intenso, collegi e singoli docenti hanno mandato 10.000 osservazioni su ciò che non va, sulle sperimentazioni degli anni passati, poi c'è stato il voto quasi unanime del Consiglio nazionale. Si è chiusa un'operazione che era aperta da molti anni, definendo in modo rigoroso cosa devono sapere i ragazzi sulla base delle indicazioni che vengono dall'Unione europea e dalla tradizione italiana». D. Nella classifica Ocse l'Italia è penultima per risorse destinate all'istruzione. «È una classifica che comprende la ricerca e l'università, nella scuola spendiamo più della Germania». D. Ci sono sprechi? «Il vero spreco è nella vetustà degli edifici, spendiamo 8 miliardi l'anno di riscaldamento. È una cifra che si potrebbe dimezzare, ci stiamo muovendo, di concerto con gli enti locali, con il Cipe e la Cassa depositi e prestiti».
ItaliaOggi – 8 settembre 2012
“La gara delle beffe”.
░ Scuola, concorso per 12 mila prof? Sì, ma in tre anni: meno assunzioni dell'era Gelmini.
Doveva essere il segnale della svolta, della normalizzazione della scuola dopo gli anni dei tagli feroci inferti dal duo Gelmini-Tremonti e costati al settore 8 miliardi di minori finanziamenti, ovvero 120 mila posti di lavoro cancellati. Ma annuncio dopo annuncio, e smentita dopo smentita, quello che a tutti i costi vuole bandire il ministro dell'istruzione, Francesco Profumo, rischia di diventare il concorso delle beffe….. Dalla lettura del decreto di autorizzazione emerge che i circa 12 mila posti ci saranno, ma in tre anni: 6 mila nel 2013, 3 mila nel 2014 e un po' pià di 2.500 nell'anno successivo. Tanti sono le cattedre che il Tesoro, sulla scorta dei dati trasmessi dall'Istruzione, ha stimato si libereranno con i pensionamenti. Briciole rispetto a un precariato che nelle sole graduatorie a esaurimento conta 180 mila docenti. Briciole anche rispetto alle assunzioni che sono state fatte lo scorso anno e questo grazie al piano programmatico degli ex ministri dell'economia, Giulio Tremonti, e dell'istruzione, Mariastella Gelmini: 64 mila lo scorso settembre, 22 mila questo settembre… Le possibilità diminuiscono: 24 mila in tre anni, invece degli 86 mila di questi ultimi due. É vero che con la riforma Fornero i docenti che andranno in pensione saranno sempre meno, ma averlo messo già adesso nero su bianco per un triennio suona come un quasi blocco delle assunzioni nella scuola, che neanche il governo Berlusconi aveva avuto il coraggio di imporre. …
www.lastampa.it – 10 settembre 2012
“Contestato il ministro Profumo. Fischi e buu dai precari della scuola”
░ Precari della Cgil e Cobas contestano il Ministro Francesco Profumo, alla festa del PD di Modena. «Credo che si debba ascoltare queste persone». Il Ministro «crede»… Convincimento? Fede? Solo modo di dire?
Al fianco di Giuseppe Fioroni, a sua volta ex responsabile dello stesso dicastero, Profumo è stato attaccato, a suon di fischi, buu e interruzioni, da un gruppo nutrito di docenti precari dei coordinamenti Flc-Cgil di Modena, Reggio Emila e Bologna, altri insegnanti di diversi coordinamenti e esponenti dei Cobas. Uniti nel protestare contro il nuovo concorso, deciso dal Ministero… Alla Festa del Pd di Modena va in scena la contestazione. A subirla, in un'arena gremita - piena di gente accorsa per capire i nuovi scenari della scuola italiana - il ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca… «Buonasera ministro Profumo - hanno gridato - siamo i precari della scuola, chiediamo parola, facciamo domande attendiamo risposte… il concorso costa troppo per selezionare insegnanti che lo hanno già vinto». … Prende la parola una docente costretta in carrozzina. Lamenta il taglio delle ore di sostegno ai ragazzi disabili e in difficoltà, la paura di «essere trasformata in amministrativa», tra il silenzio dell'arena e l'attenzione di Profumo e Fioroni. Finisce con un giovane che si avvicina al ministro e grida «La facciamo noi la riforma della scuola: ritirate i tagli della Gelmini». Profumo ascolta e scende dal palco. «Credo che si debba ascoltare queste persone che esprimono il loro dissenso - sussurra ai cronisti - mantenendo aperto un canale di domanda e risposta».
www.tuttoscuola.it - 11 settembre 2012
“Gavosto (FGA): Ispezioni nelle scuole ogni 3-4 anni”
░ Un’intervista ad Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Giovanni Agnelli. Riportiamo la parte sul Sistema Nazionale di Valutazione.
D. Da zero a 10, quando conta, e perché, il Sistema Nazionale di Valutazione per il miglioramento delle attività didattiche e formative ?
R. Dieci. La valutazione è una condizione necessaria per il miglioramento della qualità complessiva della nostra scuola…. E’indispensabile che ogni scuola sia in grado di formarsi con regolarità un giudizio oggettivo sulla qualità del proprio lavoro e di capire come questo si collochi rispetto a quello degli altri…. D. Il problema non è far nascere il servizio di valutazione, ma realizzarlo e farlo finalmente decollare, dopo anni di progetti e sperimentazioni di cui sembrano non essere stati mai verificati i risultati. Come dovrebbe concretizzarsi? Quali i pericoli e le insidie? R. La Fondazione Agnelli sta lavorando proprio a una verifica indipendente di VSQ, una delle principali sperimentazioni promosse dal Miur. Per quanto riguarda il testo dell’articolato con la proposta di SNV, sono d’accordo sui principi ispiratori: non si valutano i singoli insegnanti, ma gli istituti scolastici, che così rendono conto alla comunità del proprio lavoro e delle scelte compiute sulla base della propria autonomia organizzativa e didattica; la valutazione si basa su misure oggettive e confrontabili, a partire da quelle sui risultati di apprendimento interpretate della prospettiva del ‘valore aggiunto’ (il progresso che ciascuna scuola ha fatto compiere all’allievo tenendo conto del suo punto di partenza) a cui si aggiungono altri elementi di giudizio raccolti dai team di ispettori nel corso delle loro visite. È, invece, sulle fasi del processo che alcuni punti restano da chiarire e forse da discutere. Il nodo è il ruolo dell’autovalutazione. E’ indispensabile e consente l’attivo coinvolgimento dei docenti e del DS della scuola sotto osservazione. Se, però, come a volte si è letto, tutto parte dall’autovalutazione e soltanto attraverso l’autovalutazione si arriva alla valutazione esterna, allora ho forti dubbi…. Esistono protocolli di prevenzione, che con regolari check up permettono di prendersi cura del maggior numero possibile di utenti e, nel caso, individuare la patologia e suggerire la terapia. Così per me dovrebbe funzionare un moderno SNV, prevedendo in modo esplicito che ogni 3 o 4 anni tutti i circa 10.000 istituti italiani abbiano il proprio check up, con la visita degli ispettori. Dando priorità alle situazioni più difficili, ovviamente, ma nell’ambito di una valutazione generalizzata.
www.scuolaoggi.org – 11 settembre 2012
“Corsi, concorsi e ricorsi”
░ Ivana Summa accenna alla magna confusione in cui sono coinvolti gli attori del preannunciato concorso a cattedre; poi va al problema: nessuno riflette su quale professionalità debba avere l’insegnante.
È' raccapricciante il dibattito di questi giorni sulla prossima emananzione di un concorso, dopo quasi un quindicennio, per reclutare circa 12.000 insegnanti. Sbalordisce il ministro che con la sua dotta ingenuità ci ripete che il concorso serve per reclutare dei docenti giovani e migliori, per ripristinare il merito e, soprattutto, per tener fede alla Costituzione. E, ovviamente, per migliorare la qualità dell'istruzione. Sconcerta la reazione dei sindacati di categoria e delle varie associazioni di insegnanti precari inseriti in graduatorie e in fasce di accesso al cosiddetto ruolo (ovvero contratto a tempo indeterminato), che stanno scatenando la guerra per difendere il territorio conquistato giorno per gorno, anno per anno, supplenza per supplenza. Stupisce il fatto che non si discuta su quale professionalità debba avere oggi un insegnante, ed anzi emerge con chiarezza la vecchia idea di docente erudito fino all'inversimile (si pensi alle domande poste nei test per l'accesso al cosiddetto TFA), riverniciato con un po' di informatica e di lingua straniera. Il Test preselettivo, poi, non è finalizzato ad intercettare i migliori, bensì a "scremare" la platea di concorrenti. Se lo scopo è questo, un sorteggio effettuato con una metodologia statisticamente testata costerebbe molto meno ed avrebbe gli stessi risultati casuali del test. Tanto per "scremare". … L'esperienza e la ricerca suggeriscono che i bravi insegnanti si riconoscono quando sono a scuola e in classe, a prescindere da come sono stati reclutati, se hanno la patente concorsuale o quella ope legis. Anche gli insegnanti che sono entrati in ruolo provenienti da qualche graduatoria (ogni anno ne avevo almeno un paio) a volte si sono rivelati eccellenti (alcuni provengono da carriere universitarie per loro impercorrebili, da concorsi superati qualche decennio prima, dalla abilitazione all'insegnamento conseguita in una SSIS, da anni di insegnamento nelle scuole paritarie…) e talvolta meno, ma posso fare le stesse affermazioni per gli insegnanti entrati in ruolo con un concorso. Insegnanti, gli uni e gli altri, che magari conoscono bene la loro disciplina ma che possono avere vistose carenze sul piano della relazione educativa o sul piano della didattica, per non parlare di aspetti quali le competenze valutative e la capacità di lavorare con gli altri docenti della stessa disciplina o con i colleghi dei consigli di classe, la capacità di fare ricerca-azione, di comunicare con le famiglie e via di questo passo. Per farsi un'idea di che cosa significhino tali competenze basta leggere l' art.23 del CCNL 26-5-1999 (poi ripreso da tutti i contratti successivi) che riportiamo per chi l'avesse dimenticato "il profilo professionale dei docenti è costituito da competenze disciplinari, psicopedagogiche, metodologico-didattiche, organizzativo-relazionali e di ricerca, documentazione e valutazione tra loro correlate ed interagenti, che si sviluppano col maturare dell'esperienza didattica, l'attività di studio e di sistematizzazione della pratica didattica". Forse, gli estensori della bozza di decreto per bandire il concorso non l'hanno letto… Se non si mettono a fuoco gli obiettivi da perseguire non si comprende neanche come perseguirli, e allora si antepone la soluzione (il concorso) per risolvere problemi che non sono stati "istruiti" inizialmente. E non ci vuole nè un astrologo nè un profeta per prevedere che si creeranno nuovi problemi: nuove spese (i concorsi costano!), nuovi precari, nuovo contenzioso e via di questo passo. Si rimanderà la valutazione di quelli in servizio ipotizzando chesiano già bravi e/o che non si possa fare nulla per coloro che manifestano carenze nell'esercizio quotidiano della professione docente?.... Che fare, dunque ? La soluzione sarebbe a portata di mano e migliorerebbe la situazione della scuola, tutelando il precariato e facendo, contemporaneamente, il concorso. Basterebbe porre mano alla normativa riguardante il cosiddetto "periodo di prova" e "l' anno di formazione " – risalente, peraltro, ai decreti delegati del 1974, aggiornata ed integrata di anno in anno con apposite circolari - si comprende subito che l'uno e l'altro sono mere formalità che, salvo casi eccezionali, si concludono con il passaggio in ruolo. Perchè, ad esempio, non si interrompe questa ritualità e si riorienta il servizio prestato nell'anno di formazione e di prova dai docenti precari annualmente immessi in ruolo, facendolo concludere con un vero e proprio concorso? …
www.larepubblica.it – 12 settembre 2012
“Concorsi per gli insegnanti”
░ Franco Buccino. Chiarissimo, impietoso. Se non cambia la classe dirigente c’è poco da sperare. Riportiamo integralmente.
L’insegnante lo vorremmo, oltre che preparato, giovane e magari di bell’aspetto. Potenza dei messaggi subliminali della pubblicità. Che Profumo riassume nel concorso, il quale come d’incanto restituirà spazio al merito, svecchierà la classe docente e riempirà le scuole di giovani operatori in competizione perfino con gli studenti. Un messaggio ingannevole, naturalmente. Perché i concorrenti saranno al 99% gli stessi che stanno nelle varie graduatorie: al più cambieranno di posizione. Non potranno partecipare alle selezioni i laureati degli ultimi dieci anni che non siano abilitati. Con alcune eccezioni, come i fortunati laureati in scienze della formazione primaria e quanti, non avendo i requisiti richiesti, si affideranno agli agguerriti uffici legali per essere “ammessi con riserva”. I dirigenti del Ministero, avendo collezionato una serie incredibile di pessime figure nella gestione di vari concorsi degli ultimi anni, da quelli per i dirigenti scolastici, a quello per l’ammissione ai tfa, a quello per gli ispettori tecnici misteriosamente scomparso, avrebbero dovuto dissuadere il Ministro dal “lanciare” il concorso per i docenti e consigliargli di approfondire le problematiche relative al reclutamento del personale della scuola. Che ha una storia semplice. Fino a cinquanta anni fa, c’erano solo i concorsi e un numero contenuto di docenti; poi con la “scuola di massa” i concorsi non sono stati più sufficienti e gran parte dei docenti necessari sono stati assunti da graduatorie e successivamente, già di fatto stabilizzati, sono stati “immessi in ruolo” con le famose leggi sul precariato. Dalla fine degli anni ottanta si è escogitato il doppio canale: metà passano di ruolo con il concorso e metà dalle graduatorie nelle quali si iscrivono gli abilitati. Il resto della storia è ben noto. L’ultimo concorso è del 1999, da esso ancora si attingono “vincitori”: quest’anno a Napoli per le immissioni in ruolo nella scuola dell’infanzia sono state chiamate persone che occupano il posto 3286 o addirittura 24585bis se fornite, nel frattempo, del titolo di sostegno. Le graduatorie del secondo canale erano aperte, poi sono divenute ad esaurimento, con spostamenti biblici a ogni scadenza tra una provincia e l’altra: sono note le guerre per guadagnare una posizione e poi difenderla armati fino ai denti, a suon di master e perfezionamenti e riserve per invalidità. L’Amministrazione scolastica non ha mai tenuto in grande considerazione il merito. Lo dimostra l’incapacità di gestire i concorsi a cattedra che dovevano essere biennali, mentre, come si è detto, l’ultimo è del 1999. E il penultimo del 1990. Lo dimostra l’incapacità di valorizzare quanti sono stati ammessi e hanno frequentato le scuole di specializzazione create proprio per formare gli insegnanti: cosa potrebbe esserci di più valido di una laurea e di una specializzazione biennale postlaurea per insegnanti, eppure gli specializzati sono stati inseriti nello stesso calderone delle graduatorie, nelle quali in termini di punteggio i servizi spazzano i titoli. L’ultima invenzione è il tfa, il tirocinio formativo attivo, attraverso il quale sognano di finire nel calderone di cui parlavamo, tanti laureati: quelli che hanno superati i quiz, quelli che sono stati ripescati e quelli che sperano ancora nei ricorsi.
L’Amministrazione scolastica non ha il coraggio di dire che nei prossimi anni non ha bisogno di insegnanti, anzi che il suo vero problema è di riconvertire quelli che ha in esubero, prima di licenziarli. Ciò grazie alle ultime pseudo riforme della scuola, immaginate soprattutto per tagliare posti. L’Amministrazione scolastica non ha il coraggio e la forza di dire che il lavoro docente è usurante, e che il ricambio è fondamentale. Anzi non ne è per niente convinta: il massimo che può fare è di retrocedere i docenti inidonei ad assistenti amministrativi! L’età media dei docenti è destinata inesorabilmente a salire. E non solo quella dei docenti di ruolo, ma anche quella dei supplenti. E, in ogni caso, non ci sono concorsi che possano modificare tale tendenza.
www.scuolaoggi.org – 13 settembre 2012
“Opporsi alla deriva”
░ Linee Guida e Indicazioni nazionali. Queste sconosciute.
Quest’anno per gli istituti superiori comincia la riforma del triennio: nuove linee guida per i curricoli, più centrate indicazioni metodologiche su competenze, laborialità, comitati tecnico-scientifici aperti al contributo di figure territoriali della cultura, del lavoro, dell’amministrazione pubblica. Se chiedete in giro, anche agli insegnanti più attenti e forse anche a qualche dirigente, la risposta che vi arriva è che “ sì, se ne è parlato forse in qualche collegio. Ma non siamo in grado di partire perché non siamo preparati”. Entrano anche in vigore le Nuove Indicazioni per il primo ciclo. Ma non si sente parlare di corsi di aggiornamento e formazione…. Ci rendiamo sempre più conto che il Ministero, anche nelle sue articolazioni territoriali, non è in grado di lavorare alle condizioni soltanto minime per assicurare fattibilità alle riforme che, disattese ormai per quanto riguarda gli aspetti innovativi, si stanno rivelando, almeno per le scuole del secondo ciclo, per quello che una classe politica miope e senza visione aveva forse messo nel conto come il vero obiettivo: tagliare risorse linearmente e ferocemente, vendendo tagli i indiscriminati e spesso insensati come misure per risparmi doverosi e necessari… E così, dare il giusto rilievo alle Linee guida (LG), che da quest’anno cominceranno a interessare anche il triennio degli Istituti Tecnici e Professionali, potrebbe permettere di recuperare un’ottica nuova che per molti può significare un modo diverso di approcciare l’insegnamento disciplinare. E non tanto per l’elenco, in ciascuna scheda delle LG, degli argomenti disciplinari (da assumere comunque, credo, come trama concettuale nella quale i vari argomenti avranno peso e collocazione diversi in rapporto alle finalità che si tenderà a privilegiare e alla tipologia di studenti), ma anche per le correlazioni con saperi e competenze con altre discipline della stessa area che si vorranno programmare all’interno di progetti comuni di corso o di classi parallele. Un discorso analogo penso si possa fare con le Indicazioni Nazionali per il primo ciclo. D’altra parte, parlare di una didattica per competenze obbliga in qualche modo a fare i conti anche con le metodologie di insegnamento in cui si intrecciano operatività e riflessività e con l’idea di laboratorio come spazio dell’apprendere in autonomia, guidata attraverso il fare. Che dire inoltre della necessità di mettere definitivamente in crisi il modello che fa dell’insegnamento frontale e trasmissivo la modalità più largamente diffusa nelle nostre aule - e finanche nei laboratori ?
Corriere della sera – 14 settembre 2012
“Un pc al posto dei maestri Ma la Cgil non ci sta”
░ Il riferimento normativo esiste, anche se è ancora in fase di elaborazione da parte dei tecnici del ministero dello Sviluppo economico: è la bozza di decreto Passera. (di Virginia Piccolillo).
La denuncia fa scalpore: si vorrebbero sostituire le scuole dei paesini con presidi scolastici digitali. Al posto delle maestre, personal computer, con scolaretti collegati in rete. A lanciarla è Mimmo Pantaleo, segretario FLC Cgil, in una lettera inviata ieri al titolare dell'Istruzione Francesco Profumo. «Non è mai stata sottoposta al ministro una simile proposta» si replica da Viale Trastevere.
Ma allora di cosa si tratta? Il riferimento normativo esiste, anche se è ancora in fase di elaborazione da parte dei tecnici del ministero dello Sviluppo economico: è la bozza di decreto Passera. … Dal ministero filtra sorpresa: l'intento dei tecnici sarebbe stato piuttosto il contrario di quello denunciato. Ovvero salvare grazie alla tecnologia le piccole scuole destinate alla chiusura. Ma Pantaleo non ci sta: «A noi pare — scrive — che si vogliano fare tre operazioni: un ulteriore taglio di organico del personale, ammantato dall'alone della modernità e dell'innovazione; lo stravolgimento dell'idea stessa di scuola pubblica, costituzionalmente garantita, che verrebbe privata della essenziale funzione di mediazione culturale e didattica degli insegnanti; una riduzione di risorse a territori già deprivati»….