Scuolaoggi.org – 17 ottobre 2012
“Modello tedesco. Bastone e carote italiane”.
░ Nel DDL Stabilità, quale il Governo ha consegnato alle competenti commissioni parlamentari, i risparmi per l’orario potenziato valgono 721 milioni nel triennio 2013-15. Non passerà; tra i più determinati a votare contro è l’On. Tonino Russo (PD) che ha dichiarato in modo inequivocabile che “La scelta del Governo di aumentare l'orario di servizio dei docenti da 18 a 24 oltre ad essere indecente, è inaccettabile. Su questo tema non ci sarà alcuna mediazione. La norma va semplicemente abrogata perché altrimenti la legge di stabilità non potrà essere votata…. Il governo non pensi alla furbesca scorciatoia della questione di fiducia perché credo saremo in molti a non votarla. Tra il destino del governo da un lato e quello della scuola, dei docenti e dei discenti dall'altro, non si possono avere dubbi da che parte stare”.
La Scuola, in particolare quella secondaria di 1 e 2 grado è chiamata dal Governo Monti ad ulteriori sacrifici!L’orario di lavoro destinato all’insegnamento viene innalzato per legge dalle 18 h. attuali a 24 h. settimanali, con decorrenza 1 settembre 2013. L’innalzamento dell’orario fino a 6 h già previsto, ma solo su base volontaria, adesso diventa obbligatorio. Le 6 h vengono così destinate all’interno dello stesso istituto di titolarità per la copertura di spezzoni orari e/o supplenze temporanee in sostituzione dei colleghi assenti, su qualsiasi tipologia di classe di concorso per cui abbia titolo, compreso il sostegno se in possesso di diploma di specializzazione. Anche i docenti di sostegno nella secondaria allungheranno l’orario a 24 h per rispondere in prima battuta a nuove esigenze orarie di sostegno e, in subordine, anche per coprire spezzoni orari d’insegnamento curriculari per i quali hanno titolo. Nel 2013/14 l’organico di diritto di sostegno sarà determinato in misura non superiore a quello del 2012/13. Per il sostegno i risparmi saranno 109,5 milioni nel 2013 (sett-dic), 328,6 nel 2014 e 328,6 nel 2015. Le diagnosi funzionali per gli alunni disabili, propedeutiche all’assegnazione dei docenti di sostegno, saranno affidate all’Inps e non più alle ASL! Si risparmiano inoltre sui posti comuni e sulle supplenze 128,6 milioni nel 2013 (sett-dic) che passano a 385,7 nel 2014 e 385,7 nel 2015. E ancora tagli ai distacchi e ai comandi del personale scolastico presso il Miur, enti e associazioni per altri 7 milioni.
In totale, nel triennio 2013-2015 si prevedono tagli alla scuola per 1.683 Mld di euro! Questo sono le bastonate di Profumo e di Monti alla scuola pubblica. Quanto alle carote, si regalano ai docenti della secondaria e solo a loro 15 gg. di ferie in più, mentre i docenti di ogni ordine e grado potranno fruire delle ferie anche nei giorni di sospensione delle attività didattiche (Natale, Pasqua,…). Più una presa in giro che una partita di giro a costo zero! Viene ripristinato l’elenco prioritario per docenti e ata precari, nella consapevolezza che rimarranno a migliaia privi di un incarico annuale nel 2013/14. A pagare questa ulteriore stretta saranno ancora una volta i precari, sui quali è stata scatenata una vera e propria caccia all’uomo e col bastone per giunta. Almeno 29mila posti saranno inghiottiti da questa manovra che contribuirà ad abbassare ulteriormente il livello qualitativo dell’insegnamento. Immaginiamo un docente della secondaria con 24h settimanali, con 25-30 alunni per classe che dovrà accollarsene 9-12 magari con 300 e più alunni, senza contare quelli diversamente abili o quelli di nazionalità non italiana! Quel docente è così condannato a peggiorare, non certo a migliorare, la propria condizione lavorativa con classi in più, alunni in più, con 6 h settimanali in più e per di più gratis! Profumo vuole copiare il modello tedesco coi fichi secchi italiani!Se il Parlamento lasciasse passare le norme contenute nel ddl stabilità così come le ha volute e pensate il governo Monti, a risultare destabilizzata sarà tutta la scuola italiana. Sarà un caso ma mentre si lasciano in mutande e senza contratto gli insegnanti, con scuole sempre più lontane dagli standard europei di qualità ed efficienza, alle scuole private non viene tolto un solo centesimo dei 250milioni di euro di finanziamento statale! Anche qui nessuna rottura ma piena continuità col governo precedente. Riuscirà la strana maggioranza che appoggia Monti in Parlamento a evitare il peggio in cui sta precipitando la scuola italiana? Le proteste nelle scuole e nelle piazze sono tante ma le speranze, senza un sussulto che scuota il Palazzo, sono ancora poche…
latecnicadellascuola.it – 19 ottobre 2012
“Profumo insiste con la politica degli spot: il prof sarà un direttore”.
░ Per il Ministro, i docenti italiani in futuro, lavoreranno in un sistema più flessibile: ci potrebbero essere persone che lavoreranno un po' meno e altre un po' di più.
Mentre centinaia di migliaia di docenti chiedono lumi sul loro destino professionale, il ministro Profumo continua imperterrito con la sua politica dei messaggi cifrati. Senza dare indicazioni chiare a chi lo incita a dare spiegazioni sull’innalzamento da 18 a 24 ore del piano orario settimanale dei docenti di scuola media e superiore, il responsabile del Miur replica con proiezioni e auspici di una scuola che non c’è. E continua a indicare il 2014 come l’anno della svolta, per via del rinnovo contrattuale. Come se non fosse scontata la caduta naturale del Governo Monti, e di tutto l’esecutivo, tra sei mesi circa. Intervistato da Rai News 24, specificatamente sull'aumento di ore lavorative per i docenti previsto nella Legge di Stabilità approdata in Parlamento, Profumo ha detto che le attività del docente nella scuola del futuro “saranno diversificate”, perché “il docente diventerà un direttore d'orchestra in un sistema molto più complesso”. Il problema è che nello stesso ddl si vuole introdurre questa regola senza investire un euro. Anzi, facendo risparmiare al Governo oltre 700 milioni. Non si possono fare riforme a costo zero. O meglio, risparmiando. … Ministro, è lei che ci costringe a riformulare la stessa domanda: basta con i giochetti dialettici, è ora che ci dica da che parta sta.
http://muraglia.wordpress.com – 20 ottobre 2012
“Educazione legalità cittadinanza”
░ Di Maurizio Muraglia, riportiamo una riflessione sul rapporto tra educazione, legalità e cittadinanza, come si configura oggi in Sicilia.
Non c’è azione più politica dell’azione educativa. L’etimo ci aiuta a capire perché. Si tratta, quando si educa e si educa pubblicamente, di un’azione che implica tempo, il tempo di compiere un percorso da una condizione ad un’altra. Il risultato di questo percorso è un essere umano capace di stare con gli altri, di rispettare le regole della convivenza civile, di servirsi di strumenti culturali per accedere alla realtà. E che questo risultato sia un buon risultato è un tipico interesse collettivo, e dove è in campo un interesse collettivo e non una convenienza individuale lì entra in gioco la politica. Educazione e istruzione sono interessi collettivi e come tali la politica li assume come spazi di intervento prioritario (…). Da quando l’hanno inventata gli ateniesi la polis, da cui trae origine la politica, è stata lo spazio della legalità condivisa e della cittadinanza. In quella stessa polis di Atene un educatore di nome Socrate è stato condannato a morte perché accusato di corrompere la gioventù. Quando l’educazione è ritenuta “pericolosa” vuol dire che la politica la prende sul serio, come un’azione pre-politica. E Socrate bevve la cicuta perché il rispetto delle leggi è sacro, anche quando le leggi non ci piacciono (…). Questa storia triste oggi ci insegna almeno due cose. Prima. Che c’è un rapporto stretto tra educazione e politica. La politica non può disinteressarsi dell’educazione, perché è l’educazione a garantire la formazione alla cittadinanza e alla cultura. Anzi alla cittadinanza culturale. Togliere risorse all’impresa educativa significa togliere risorse a tutto. Si può avere l’impressione che ci siano altre priorità, ma non è vero. Non bisogna confondere le urgenze e le emergenze con le priorità. L’educazione è prioritaria perché è formazione delle persone alla cittadinanza. Seconda. Che la legalità è un frutto dell’educazione…. La Sicilia soffre di mali antichi. Li abbiamo spesso rubricati con le categorie d’illegalità diffusa e di deficit di cittadinanza. La scuola siciliana a mio modo di vedere ha meriti incredibili, perché ha compiuto veri e propri atti di eroismo educativo soprattutto nelle scuole ad alto rischio. Ha cercato di combattere in ogni modo la dispersione scolastica e di praticare l’inclusione a tutti i livelli. Ogni mese al San Filippo Neri vandalizzano le scuole e il dirigente e gli insegnanti di quella scuola ricominciano daccapo (…). Il diritto allo studio e il diritto all’apprendimento sono violentati ogni giorno. Eppure esiste la scuola in Sicilia e se non esistesse saremmo al Far West, più di quanto già non siamo. La scuola ha una caratteristica che la famiglia non ha. La scuola persegue la cittadinanza, che è la madre della legalità, attraverso strumenti culturali. La scuola dispone dei saperi colti, delle chiavi di lettura che permettono di aprire le menti ed accedere in forma critica alla realtà. Possiede gli alfabeti, i codici, i linguaggi della cultura. Possiede gli strumenti per smantellare gli stereotipi, per aggredire i pregiudizi, per abbattere le subculture dove allignano la criminalità e l’illegalità. A scuola si sta insieme per raggiungere obiettivi comuni, per cooperare, per elaborare e rispettare le regole. La scuola è un microcosmo sociale e politico. Tutto vero. Ma la scuola è un sottosistema di un sistema più ampio che è quello sociopolitico, dove si gioca la partita del potere, della ricchezza e del consenso. Se il sistema sociopolitico è malato, malato di potere di ricchezza e di consenso, la scuola non può guarirlo. Può criticarlo, può interrogarlo, ma non può guarirlo. Non può guarirlo perché è il contesto scolastico è popolato da bambini e ragazzi le cui famiglie respirano quotidianamente l’aria emanata da quel sistema più ampio, aria appestata e avvelenata ma aria troppe volte necessaria per sbarcare il lunario e sopravvivere. Hai voglia, a scuola, di spiegare in che cosa consistono la legalità e la cittadinanza. Fino alle scuole elementari le maestre riescono ad avere una certa presa, perché le menti dei bimbi si entusiasmano davanti a ciò che è giusto e vero (…). Ma dalla scuola media in poi il setting educativo cambia, i professori diventano di più e tendono magari a fare meno educazione e più istruzione, mentre la famiglia comincia ad avere più influenza sui ragazzini e i modelli educativi cominciano a guastarsi, fino all’ingresso nella scuola superiore, quando si comincia a capire che da questa scuola si esce disoccupati ed è meglio fin da giovani cominciare a guardarsi intorno …. Questa spirale che imbarbarisce il tessuto sociale dovrebbe essere la politica a spezzarla. Lentamente, progressivamente, radicalmente, a partire da domani mattina, con un investimento convinto sulla scuola e sugli insegnanti, con un piano di azioni volto a ristabilire le condizioni logistiche minime per stare a scuola serenamente (…). La Repubblica rimuove gli ostacoli che impediscono il pieno esercizio della cittadinanza. Questo è il tema all’ordine del giorno di chi vuol mettere mano al rapporto tra educazione legalità e cittadinanza. …
Pubblico Giornale – 21 ottobre 2012
“Gli insegnanti pronti a proteste eclatanti: correzione dei compiti davanti alle Camere”.
░ Marina Boscaino dà conto di una forte mobilitazione degli insegnanti.
… Il dissenso è trasversale e la questione delle 24 ore sta finalmente facendo emergere anche l'altra insidia che minaccia oggi la democrazia nella scuola: la pdl 953, controriforma degli organi collegiali. Mentre scrivo, leggo che la Commissione Bilancio della Camera ha approvato all’unanimità alcuni emendamenti all’art.3 del ddl di Stabilità, ma nulla relativamente alla proposta indecente di aumentare di 1/3 l’orario di lezione dei docenti della secondaria senza incrementi di salario, prevista in quell'articolo, notizia poi smentita dal Pd. Bisognava davvero infierire ancora e in modo irrispettoso su chi, prendendosi cura dei nostri figli e nipoti, forma i futuri cittadini? Ce n’era bisogno, dopo la “cura da cavallo” di Gelmini, che ha tagliato 83mila cattedre? Dopo la caccia al fannullone inaugurata dai profeti del merito, ai quali Brunetta ebbe buon gioco di accodarsi, per ribadire la sua idea di scuola-caserma? Dopo le classi pollaio, dopo un concorso assurdo, umiliante e inutile? Avevamo già capito – e da tempo -che la scuola pubblica non è al centro dell'interesse di coloro che negli anni ci hanno governato, se non come fonte di risparmio coatto: in nome di un totem ideologico – il liberismo – travestito da esigenza “tecnica” e assolutizzato. Ma non stiamo a piangerci addosso, né a rivendicare il fatto che di ore noi, quasi tutti, ne lavoriamo ben più delle 18 previste dal contratto: parliamo piuttosto di diritti violati e indignazione. Trasversali sono le iniziative che si susseguono: dopo l'assemblea nazionale dei precari la scorsa settimana a Firenze (che ha deciso di ricorrere contro il concorso), mozioni di collegi dei docenti, presìdi, raccolte di firme, petizioni. Circolano sul Web lettere ferocissime, drammatiche, orgogliose…. «Le attività del docente nella scuola del futuro saranno diversificate, perché il docente diventerà un direttore d’orchestra in un sistema molto più complesso. Ci vorrà maggiore flessibilità, ci potrebbero essere persone che lavoreranno un po’ meno e altre un po’ più». Dopo il bastone e la carota, ecco un’altra perla di saggezza del Vate della Scuola, il ministro Profumo. Dalla trasformazione o sostituzione dell’insegnamento di religione cattolica, all’accorciamento di un anno di superiori, alle esternazioni sul concorso, al giovanilismo di maniera, al computer al posto degli insegnanti nelle classi con pochi alunni, non ne ha letteralmente azzeccata una. Come, ad esempio, l'ultima: un suo sito patinato, che nulla ha da invidiare agli spot dell’era Moratti, finora insuperato, must del millantato credito istituzionale. Che scuola sogni? Ci chiede il ministro con inopinata tempestività rispetto alla catastrofe che stiamo vivendo, dipingendo una scuola che hanno in mente solo lui e Vecchioni, che – testimonial inopportuno ci fa sempre più rimpiangere quando si limitava a cantare «Luci a San Siro». Chi paga per raccontarci una storia non vera, che parla di Lim, e-book, trascurando amianto e precariato? Abbiamo provato, alcuni di noi, a scrivere che il nostro sogno è che si dimetta e venga sostituito da un ministro che abbia un po’ più di rispetto per gli insegnanti. Ma non siamo stati pubblicati. Perché? Trasparenza è una delle formule retoriche passibili a deroghe di comodo. Eccone un'altra. Nonostante il risparmio sulla scuola pubblica continui a rappresentare la stella polare di questo governo (tanto che Giarda ha affermato che sono disposti a ritirare l'art. 3 del disegno di legge, quello relativo all'orario di lezione, purché si ottengano le stesse economie in altro modo) colpisce e offende che nello stesso provvedimento vengano previsti 233 milioni di contributo per la scuola non statale.
latecnicadellascuola.it – 21 ottobre 2012
“Titolo V mai attuato e già rottamato: ecco la fregatura per i pubblici dipendenti”.
░ Che il centralismo dello Stato avesse sempre fatto resistenza, non è un mistero. Adesso il Governo tecnico mette in campo addirittura una riforma (o controriforma) costituzionale con sorprese dirompenti per i dipendenti pubblici. Un articolo di Annamaria Bellesia su un tema complesso.
Il Governo Monti ha preso la palla al balzo della cattiva amministrazione che ha indotto dimissioni ed elezioni anticipate in alcune regioni d’Italia (ben distribuite fra Nord, Centro e Sud) e voilà ecco pronta in quattro e quattr’otto nientemeno che una riforma della Costituzione di vasta portata che riporta in capo allo Stato diverse materie prima devolute alla competenza regionale e sconvolge il Titolo V nella definizione approvata nel 2001. La notizia è stata data da Monti col suo stile felpato a margine del Consiglio dei ministri del 9/10/2012, mentre tutta l’attenzione era concentrata sulla legge di stabilità. Il comunicato di Palazzo Chigi ci dice che il CdM ha approvato un disegno di legge costituzionale di riforma del Titolo V, e che non sia un intervento lieve lo si legge fra le righe. Si parla di modifiche “significative” dal punto di vista della regolamentazione dei rapporti fra lo Stato e le Regioni, viene introdotta una “clausola di supremazia” dello Stato e si prevedono alcune “innovazioni particolarmente incisive”, inserendo nella legislazione esclusiva dello Stato delle materie che erano precedentemente oggetto della legislazione concorrente. All’annuncio di Monti ci sono state alcune reazioni positive da parte di chi spera in una riduzione degli sprechi ai quali abbiamo assistito in questi anni e che sono finiti in conto agli italiani, ma soprattutto si registrano reazioni negative: c’è di parla di restaurazione del peggiore centralismo romano, della fine del sistema autonomistico e di un ritorno alla situazione degli anni ‘70. Finora il dibattito non ha interessato il mondo della scuola, invece la fregatura sta proprio nella nuova versione dell’articolo 117, lettera g), per cui sono di esclusiva competenza statale non solo l’ordinamento e l’organizzazione amministrativa dello Stato, ma anche la “disciplina giuridica del lavoro alle dipendenze delle amministrazioni pubbliche”. La modifica è di importanza dirompente, perché rimette mano alla riforma introdotta col D.L.vo n. 29/1993, dimostrando l’esistenza di un disegno organico e preciso, nel quale troverebbe giustificazione anche la tanto discussa norma dell’aumento per legge dell’orario di lavoro dei docenti. Alla contrattazione infatti non resterebbe altro che la negoziazione delle risorse. Che Monti intenda fare sul serio e presto, lo ha detto chiaro e tondo: “Il ddl di modifica costituzionale al Titolo V il governo l'ha recentemente presentato non a futura memoria, ma vogliamo fare il possibile perché tutto quello che potrà andare in porto per la fine della legislatura vada in porto”.
Ora non si può negare che in questo decennio ci siano stati continui conflitti di competenza e sperpero di denaro pubblico, per cui una revisione sarà probabilmente necessaria. Va tuttavia ricordato che la riforma precedente, pur con i suoi limiti, è stata frutto di un lungo e approfondito lavoro di elaborazione nel senso del decentramento, con l’approvazione popolare nel referendum confermativo del 2001, che ha ottenuto il 64% di sì. Adesso la domanda è: quale legittimità può avere un governo tecnico, non espressione della sovranità popolare e chiamato solo per risolvere una situazione d’emergenza, di mettere mano al testo della Costituzione? Anche su questo i partiti della strana maggioranza dovrebbero fare qualche riflessione, perché si vanno ad intaccare equilibri appena faticosamente assestati, col rischio di provocare una conflittualità potenzialmente esplosiva.
Il Messaggero – 22 ottobre 2012
“Si parte da 700 milioni di tagli, per i prof 21 ore settimanali”.
░ L’ipotesi di compromesso è, in atto, una mediazione tra le 6 ore in più e qualche ora in più (…). Risparmi e numeri. Alle conseguenze didattiche dell’incremento di ore, nessuno pensa; nessuno neanche prova a pensarci.
Ammonta a 721 milioni di euro la cifra che il governo conta di risparmiare dai provvedimenti sulla scuola inseriti nella Legge di stabilità, dei quali l’aumento dell’orario di lavoro dei professori delle superiori da 18 a 24 ore la settimana è il dato più evidente, ma non l’unica norma che intende mettere a dieta il bilancio dell’Istruzione. Si sta pure ragionando su un’ipotesi di mediazione, cioè di salire da 18 fino a 20-21 ore. Si parla di «risparmi prudenziali», cioè frutto di una stima inferiore a quello che potrebbe ripercuotersi sotto forma di risorse, anche umane, sulla scuola. L’aumento dell’orario di lavoro degli insegnanti è inteso senza aumento di stipendio, al quale però corrisponderebbe un aumento ufficiale dei giorni di ferie in estate. Quindici giorni in più. Ma in realtà si tratta di giorni di riposo che nel lavoro dei docenti sono già previsti di fatto. E quindi la nuova normativa aumenta il lavoro, ma non offre reali vantaggi. La cifra di 721 milioni è il risparmio a regime, dal 2014 in poi. L’anno prossimo le economie sono stimate in 240 milioni. Cifre molto più pesanti di quelle previste dalla spending review (la legge di revisione della spesa) dell’agosto scorso dove, a regime, il risparmio sulla scuola era quantificato in 237 milioni. Secondo la relazione tecnica allegata al testo del ddl e predisposta dal ministero dell'Economia, l'aumento delle 6 ore andrebbe a incidere su quelli che sono chiamati «spezzoni di orario», in altre parole le ore di lezione che non sono sufficienti a coprire l’orario di un insegnante in più. Gli insegnanti in organico nella scuola sono 132 mila per le medie e 188 mila per le superiori (gli insegnanti di sostegno esclusi). A queste cattedre vanno aggiunti gli «spezzoni di orario» che esulano dalle cattedre di 18 ore: oltre 7 mila per le medie e oltre 13 mila per le superiori. Ora, con l’aumento di sei ore dell’orario di lavoro dei docenti, il risparmio sarebbe, secondo la relazione dei tecnici, di almeno 120 milioni di euro l’anno per l’eliminazione degli «spezzoni orari coperti con ore eccedenti strutturali». In altre parole si tratta delle ore coperte dai docenti già in servizio a tempo indeterminato che vanno a prestare un servizio di ore aggiuntivo alle 18 previste dall’attuale contratto e che per questo vengono pagati a parte. Secondo le stime della Banca d’Italia questi spezzoni sono costati, nello scorso anno scolastico, oltre 129 milioni di euro. A questo bisogna aggiungere gli spezzoni di orario coperti con le supplenze. Con l’aumento a 24 ore la «riduzione del fabbisogno» calcolata dalla relazione tecnica è di oltre 265 milioni di euro nel 2014. La legge di stabilità interviene anche sull’organico degli insegnanti di sostegno: dal 2014 scenderebbero di 11,4 mila unità contro le attuali 90,5. Tra le misure previste, sempre per quanto riguarda i prof, anche il blocco del contratto e dei gradoni, oltre l’indennità di vacanza contrattuale. Sembra essere confermato, inoltre, il divieto di monetizzazione delle ferie non godute previsto dalla legge della spending review. Dall’altro lato, invece, la legge riserva un comma ai docenti inidonei che, sempre per la spending review, sarebbero dovuti passare ai ruoli ATA (gli assistenti ausiliari e amministrativi). Per loro sarebbe prevista la possibilità di sottoporsi nuovamente a visita medico-collegiale per poter rientrare tra il personale docente. Contro il provvedimento del governo Monti, che ha sollevato non poche polemiche nel mondo della scuola, ieri è arrivato uno stop molto forte da Pier Luigi Bersani. Il segretario del Pd ha definito le misure «invotabili»…
ScuolaOggi.org – 23 ottobre 2012
“A proposito del DDL sull’autogoverno approvato alla Camera”.
░ Il testo di legge sull’autogoverno delle Istituzioni Scolastiche, elaborato in sede legislativa e approvato il 10 ottobre u.s. dovrà ancora essere discusso e approvato dal Senato, per diventare legge dello Stato.
…Il nuovo testo non presenta sostanziali novità rispetto a quello licenziato alla fine di marzo e su cui si è sviluppato il dibattito (in verità, piuttosto ristretto) nei mesi scorsi. Tra quelle più significative si segnalano le seguenti: - Una definizione meno burocratica della funzione del Consiglio dei Docenti. Il termine “tecnica” è sostituito da quello più appropriato di “didattico-educativa” - La presenza di una rappresentanza del personale ATA nel Consiglio dell’Autonomia (CdA) - Una presenza più marcata degli studenti nella vita degli OOCC (…) - Una più netta configurazione del Consiglio di classe (Cdc) “composto dai docenti di ciascuna classe, dai rappresentanti dei genitori e nella scuola secondaria di secondo grado dai rappresentanti di classe degli studenti”. … Un ripensamento salutare è stato inoltre quello che ha portato a ripristinare il testo prima versione dell’art. (11) della Rappresentanza istituzionale delle scuole autonome. Si ricorderà infatti che, nel testo del giugno scorso, la Commissione assecondava di fatto la posizione della Conferenza delle Regioni, tesa a considerare facoltativa, da parte delle stesse, la scelta di istituire o meno le Conferenze Regionali e quelle Territoriali. Posizione che, se accolta, avrebbe messo in discussione in modo radicale il valore della rappresentanza istituzionale delle scuole autonome e avrebbe compromesso la stessa unitarietà del nostro sistema formativo (…). Una soppressione positiva è anche quella del comma 2 dell’articolo 10 che, a proposito di reti e consorzi, prevedeva - come possibili partner - anche le fondazioni. Un rischio in meno. O no? Forse un qualche significato riveste una integrazione relativa ai compiti connessi allo Statuto. Si passa infatti dall’un po’ neutro “adotta lo statuto”, ad una formula più ricca e impegnativa: “redige, approva e modifica lo statuto”…. Sempre a proposito di Statuto, si registra però un vistoso passo indietro. È stato infatti soppresso la formula: “non è soggetto ad approvazione o convalida da parte di alcuna autorità esterna”, che figurava nel testo di partenza. … Continuo infine a non capire… il senso dell’autonomia “statutaria” sulla base dei contenuti che sono ad essa assegnati nell’art. 1 (c. 3): “Gli statuti delle istituzioni scolastiche regolano l'istituzione e la composizione degli organi interni, nonché le forme e le modalità di partecipazione della comunità scolastica. Per quanto attiene il funzionamento degli organi interni le istituzioni scolastiche adottano i regolamenti”. Qual è l’elemento di novità, connotante, rispetto a quanto prevedono le norme di autogoverno del testo approvato? (…). Sfugge qualcosa. Comunque …. Pur con questi limiti e ambiguità (sui quali la riflessione dovrà continuare), il quadro complessivo che emerge è comunque sostanzialmente positivo. L’idea di scuola che si prospetta è decisamente migliorativa rispetto a quella di oggi. Emerge, infatti, un’idea di scuola: a) che si interroga responsabilmente sull’efficienza, efficacia e qualità del proprio servizio, attraverso un apposito Nucleo di autovalutazione, b) che dà conto annualmente di quello che fa in una apposita Conferenza, detta appunto di rendicontazione, aperta a tutte le componenti scolastiche e ai rappresentanti degli enti locali e delle realtà sociali, economiche e culturali del territorio, c) che opera non più secondo logiche interne e autoreferenziali, essendo prevista, nei vari organismi, la presenza di soggetti esterni (un esperto e un genitore, nel nucleo di autovalutazione; membri esterni, rappresentativi di enti locali, mondo della cultura e del lavoro …, nel Consiglio dell’Autonomia), d) che è strutturalmente inserita in una rete di relazioni con le altre autonomie scolastiche e amministrative, i cui strumenti (Conferenza Regionale e Conferenze di ambito territoriale) – ma anche le modalità di rappresentanza e gli ambiti - sono definiti dall’Ente Regione.
l’Unità – 23ottobre 2012
Professori, il ministro ci ripensi o il PD dia battaglia.
░ I professori italiani guadagnano 1.200 euro al mese a inizio carriera. Dopo nove anni conseguono un primo scatto di circa 80 euro. Riportiamo una riflessione dell’ex ministro Luigi Berlinguer.
Dall’ultimo rapporto Ocse emerge che gli stipendi degli insegnanti in Europa sono aumentati, in termini reali, del 7%. In Italia sono diminuiti dell’1%. Gli scatti biennali sono fermi e, sempre in questi ultimi anni, sono stati tagliati molti posti di insegnamento. Contemporaneamente è aumentato il carico di lavoro per ciascun docente (con il disagio, per molti, di svolgere lezioni in più istituti). Da ultimo molti insegnanti di ruolo hanno perso la cattedra e sono diventati sovrannumerari. Alcuni andranno a fare gli insegnanti di sostegno. Ho citato alcuni elementi di forte criticità che evidenziano l’enorme disagio di una categoria. Le norme contenute nella legge di stabilità vanno a collocarsi in questo clima di altissima tensione che si intreccia con un profondo stato di frustrazione. Le attuali 18 ore settimanali di lezione frontale sono già un lavoro molto pesante (anche all’estero, laddove esistano, sono più o meno le stesse). Non è un caso che il lavoro docente sia stato considerato, dopo anni di discussioni, lavoro usurante. L’aumento delle ore di lezione frontale da 18 a 24, come ora ipotizzato, non è pertanto sopportabile. Aggiungo un’altra considerazione di merito: nell’organizzazione arcaica del sistema didattico italiano, col predominio della lezione frontale (dalla cattedra ai banchi) oggi abbandonata in tutti i Paesi evoluti, tale aggravio di lavoro (per di più senza miseri aumenti retributivi, anzi) non sarà tollerato. L’aumento dell’attività frontale prima che gli insegnanti danneggia la scuola. Eppure ci sono centinaia di straordinarie iniziative innovative nelle scuole che, dal basso, stanno cambiando la didattica in assenza del cambiamento dell’impianto educativo di cui pure tanto necessita l’Italia. Numerosi docenti che, nonostante il clima appena descritto, si sono rimboccati le maniche e hanno prodotto esempi straordinari di innovazione e qualità educativa (ne discuteremo a breve a Firenze in un seminario nazionale di www.educationduepuntozero.it). Il segretario del Partito democratico Pier Luigi Bersani, consapevole della gravità della situazione, ha affermato che i parlamentari del Pd voteranno contro quella proposta. E senza il voto del Pd quella proposta in Parlamento non passerà. So che il ministro Profumo, annunciando la possibilità di cambiare la norma, ha dato mandato ai tecnici del ministero di studiare l’ipotesi di spostare la ricerca dei risparmi dal costo del corpo docente a capitoli di spesa capaci, attraverso una revisione selettiva, di eliminare sprechi amministrativi. Personalmente mi sento di fare un appello alle autorità di governo affinché annuncino subito di accettare tali cambiamenti e al Pd di svolgere un’azione parlamentare risoluta per cancellare la norma. Il messaggio alle scuole deve arrivare chiaro come quello lanciato da Obama: se da un aereo troppo carico si deve buttare giù qualcosa di pesante per mantenere la rotta, l’unica certezza è quella che non si può gettar via il motore.
l’Unità – 23 ottobre 2012
Il ministro e quella visione arcaica dell'educazione.
░ Un articolo di Benedetto Vertecchi, noto pedagogista e docimologo; è il primo che leggiamo che consideri gli aspetti didattici della questione.
E’ probabile che nulla fosse più lontano dalle intenzioni di chi reca la responsabilità del sistema scolastico dell’idea di aprire un dibattito sullo stato della scuola e sulla necessità di una sua riforma (o di una refondation del’école, come in questi mesi si usa dire in Francia). Eppure, è ciò che è accaduto, tanto da far apparire irreale il ripiegamento sulla questione dell’aumento dell’orario settimanale di lavoro nelle secondarie dalle 24 ore annunciate alle 18 ore consuete. Non si può, dopo aver sollecitato un punto così sensibile com’è quello dell’organizzazione del lavoro, far finta di niente. Niente è come prima. L’incauta sortita sull’orario di lavoro ha sollecitato, implicitamente, gli insegnanti a riflettere su ciò che fanno prima, durante e dopo le 18 ore che costituiscono il loro impegno formalmente riconosciuto. Non si venga a dire che solo una parte degli insegnanti impegna un tempo aggiuntivo considerevole per essere in condizione di svolgere in modo adeguato l’attività didattica. Sarebbe il solito argomento sulla base del quale si apprezza, anche in modo enfatico, qualche caso specialmente virtuoso per criticare più pesantemente i comportamenti difformi. Il fatto è che quando si deve riflettere sui problemi di un gruppo professionale che conta molte centinaia di migliaia di addetti non ci si può limitare a considerare i casi estremi, nel bene e nel male, ma occorre capire quali siano le condizioni normali di lavoro della grande maggioranza degli insegnanti, le difficoltà che incontrano, il disagio che deriva dallo sbiadimento o dalla perdita di quei simboli sociali che in altri momenti hanno, almeno in parte, compensato la modestia delle retribuzioni. La proposta di aumentare di un terzo l’orario di lavoro, al di là degli aspetti strettamente sindacali, lascia emergere una sostanziale incomprensione non solo del lavoro degli insegnanti, ma del progressivo complicarsi della funzione educativa della scuola. Chi pensa che le risorse destinate all’educazione siano eccessive, e che riducendone l’ammontare sia possibile migliorarne la finalizzazione, mostra di avere come riferimento un modello arcaico di scuola, quello che nei paesi industrializzati ha caratterizzato la fase, generalmente superata, dell’espansione quantitativa dei sistemi d’istruzione. È proprio di un modello arcaico della scolarizzazione pensare a un’utilizzazione del personale centrata sull’orario delle lezioni. Da un lato (quello degli allievi) si è proceduto alla riduzione del tempo educativo, dall’altro (dalla parte degli insegnati) si è pensato di prolungare l’orario di servizio. L’organizzazione delle scuole si è ridotta a una semplice questione contabile, quella di far corrispondere il numero complessivo di ore di lavoro degli insegnanti al numero di ore occorrente per assicurare a ciascuna classe le lezioni previste. Quello che viene affermato è una sorta di minimalismo educativo che si cerca di nascondere sotto le fumisterie ideologiche della cosiddetta meritocrazia … Il fatto che ai nostri insegnanti sia stato prospettato con una gelida norma legislativa il passaggio da 18 a 24 ore, in assenza di un disegno volto a trasformare i modi dell’educazione scolastica, è un segnale estremamente negativo … Gli insegnanti subirebbero quanto gli allievi un tale disimpegno, in termini di ulteriore impoverimento della loro immagine professionale e sociale. Si capisce quindi perché il rifiuto delle 24 ore sia stato corale, e perché si sia aperto uno spazio di dibattito che investe non solo questioni contrattuali, ma di riassetto dell’intero sistema educativo.
Il Messaggero - 24 ottobre 2012
“Ragazzi, amate la scuola pubblica” ma lo spot è girato in una privata.
░ Un minuto di immagini e musica per dire ai ragazzi di amare la scuola statale, con tutte le sue difficoltà. Un video diffuso dal ministero dell’Istruzione che vorrebbe raccontare la scuola di tutti i giorni, con la voce di Roberto Vecchioni come sottofondo. Ma c’è il trucco becero.
Compaiono aule grandi e luminose con poco più di quindici studenti a fare lezione, file di banchi disposti su gradinate in stile universitario. E poi tablet estratti dagli zaini come se fossero quaderni, lavagne interattive, campi di pallacanestro immersi nel verde. Peccato che il video sia stato girato in una privata e nemmeno italiana: è la Deutsche Schule Mailand, la scuola tedesca di Milano, dove ognuno dei mille iscritti, dalle materne alle superiori, paga una retta di più di 5.400 euro per poter frequentare l’istituto. E sul web esplode la rabbia: una scelta «ipocrita», «scandalosa», «quantomeno inopportuna», fra le tante proteste pubblicate su YouTube. Con gli studenti a postare su Facebook le foto delle proprie classi sovraffollate e i cinguettii dei professori sulla mancanza di risorse base come la carta igienica. «Uno spot da Mulino bianco — è rimbalzato su Twitter — forse una scuola pubblica non l’hanno mai vista». Il ministero minimizza: «Abbiamo visto il prodotto finito e ci è piaciuto — fanno sapere da viale Trastevere — abbiamo affidato il tutto a un curatore esterno che ha scelto la scuola. In ogni caso, sono polemiche prive di fondamento: la scuola statale comprende la scuola pubblica e la privata parificata…». Una polemica «strumentale», secondo Roberto Vecchioni, verso il quale il web non ha risparmiato critiche. «Gli insegnanti sono giustamente arrabbiati — ha detto — ma ci sono motivi molto più seri per protestare. Questo video dice solo che la scuola va comunque amata e cambiata tutti insieme». E aggiunge: «La rabbia deve essere indirizzata piuttosto al ministro e alle leggi che sta facendo». Fra i commenti su Twitter, quello di un giovane che frequenta la scuola tedesca: «La nostra è una scuola privata, ma di sicuro non abbiamo venti iPad nelle aule di fisica, come si vede nel video». E dalla Deutsche Schule Mailand fanno sapere: «Abbiamo messo a disposizione a titolo gratuito solo i locali e il cortile. Il resto l’ha portato la produzione come da set: vale per i tablet ma anche per gli studenti». …
www.lastampa.it - 25 ottobre 2012
“Scuola, stop all’orario prolungato”.
░ Un emendamento di Pd, Pdl e Udc manda in soffitta la proposta Profumo.
La scuola non si tocca. Questo è chiaro. E non si tocca neppure la «produttività» degli insegnanti chiamati ad un aumento di ore di lezione che avrebbe comportato per il bilancio dell’Istruzione, un congruo risparmio sulle supplenze. Una nota giunta dalla commissione Cultura della Camera mette una pietra tombale sopra questa istanza contenuta nella legge di stabilità: «Dopo aver condiviso la relazione della presidente Ghizzoni alla legge di stabilità, stiamo predisponendo insieme ai colleghi dei rispettivi gruppi parlamentari, un emendamento per abrogare la norma che prevede l’aumento dell’orario, da 18 a 24 ore, delle lezioni frontali per gli insegnanti». La firma è di Maria Coscia (pd), Elena Centemero (pdl) e Luisa Santolini (udc). Si tratta delle tre capogruppo in Commissione dei tre partiti che sostengono il governo… Ieri sera, ancora a tarda notte, il ministero era in stand by: vediamo come evolve il dibattito. Un piano B non esiste: non si pensa, cioè, ad un «aumentino» di ore, del tipo tre invece di sei. Semmai - è la linea - si attende il confronto con le forze politiche perché chi si è preso il l’onere di respingere la proposta, si assuma anche quello di indicarne la copertura.