Corriere della sera – 25 novembre 2012
“Anonimo e senza carta. Ecco il tecno-concorsone”
░ Certamente si risparmierà il legno per le cartiere. Ed è un’ottima cosa. Procedura per l’iscrizione e prova preselettiva: tutto on line, anche la domanda di coloro che aspirano a fare parte delle commissioni.
Martedì i 321.210 candidati al concorsone per la scuola sapranno quando e dove si svolgerà la prova preselettiva….. Ciascun candidato conoscerà, collegandosi al sito del Miur ma anche connettendosi con la rete Intranet e con i siti degli uffici scolastici regionali, in quale delle due giornate dovrà sostenere il test, a che ora dovrà presentarsi e in quale sede. I test si svolgeranno in 1.130 istituti scolastici distribuiti su tutto il territorio nazionale (2.420 le aule attrezzate, in genere laboratori scolastici). Da martedì sarà anche possibile per i candidati esercitarsi con un simulatore online … ai 3.500 test complessivi, gli stessi che verranno somministrati il 17 e 18 dicembre. Sempre martedì anche chi vorrà far parte della commissione per la prova scritta che si svolgerà a fine gennaio potrà farlo, presentando domanda soltanto online. Sono i professori universitari, docenti Afam, dirigenti scolastici e tecnici da almeno tre anni, per il ruolo di presidente di commissione; i docenti di ruolo che hanno prestato servizio da almeno cinque anni o che sono stati immessi in ruolo da graduatoria di concorso per titoli ed esami, per i componenti della commissione. Tutti gli aspiranti commissari potranno iscriversi entro le 14 del 12 dicembre e andranno a costituire una banca dati dalla quale, entro il 28 dicembre, sarà selezionato con un algoritmo il numero di commissari necessario al proseguimento del concorso. … Per tornare alla prova preselettiva, il ministero ha voluto che non ci fosse nulla di cartaceo. Nessun foglio (al suo posto ci saranno i 48.241 computer) e nessuna correzione da parte di una commissione. Ogni candidato avrà un computer indipendente, scollegato dalla Rete ma con un software che gli permetterà di visualizzare e di rispondere con un clic a un solo blocco di 50 test, 18 di logica, 18 di comprensione del testo, 7 di lingua straniera a scelta, 7 di informatica.
Appena terminata la prova il responsabile tecnico di aula provvederà a scaricare i test terminati su un'altra chiavetta con l'indice di risultato finale. Si passa la prova con 35 risposte esatte su 50.
Il foglio di carta e la commissione ricompariranno nella seconda fase: alla prova scritta, il candidato dovrà rispondere a 4 o 5 domande inerenti le materie che dovrà insegnare e verrà valutato subito dopo, senza attendere giorni: la commissione apporrà il voto sul foglio stesso d'esame, per ciascuna risposta data. La prova è anonima, non ci sarà il nome del candidato sul compito ma un codice a barre. Un lettore a fibra ottica leggerà sia il codice sia i voti assegnati dai commissari.
www.latecnicadellascuola.it – 26 novembre 2012
“Monti: "Sulle 24 ore ha vinto il corporativismo"
░ Questa in sintesi la dichiarazione resa dal Presidente del Consiglio nel corso di "Che tempo che fa". Alla base della presa di posizione un dato sbagliato perché Monti parla di aumento di due ore non di 6.
Con poche, ma pesanti parole, il presidente del Consiglio Mario Monti commenta la vicenda delle 24 ore di cattedra… “… nella sfera del personale della scuola abbiamo riscontrato anche grande spirito conservatore, come per esempio la grande indisponibilità a fare due ore in più a settimana che avrebbe significato più didattica e cultura”.
Indisponibilità legata, secondo il presidente, alla difesa di “privilegi corporativi”.In questo caso ha poi concluso Monti “i corporativismi hanno usato anche i giovani per perpetuarsi e non adeguarsi ad un mondo più
Il Manifesto – 26 novembre 2012
“Tecnicamente la scuola fallisce”
░ Intervistata da il Manifesto, Benedetto Vertecchi evidenzia come questo sistema educativo, nel quale prevale una logica aziendale, produce frantumazione sociale.
Intervistatore: Il suo è un giudizio sul governo Monti?
Vertecchi: Semplice. La Gelmini non aveva la più pallida idea di cosa fosse la scuola, e il ministro Profumo, che una certa idea dovrebbe averla, visto che si spaccia per un «tecnico» e ha fatto pure il professore, dimostra di non sapere cosa significa sviluppare un sistema scolastico che è sull'orlo del fallimento. Al massimo si limita a bombardarci di luoghi comuni. Spacciano la tecnologia come fosse la palingenesi della scuola, per esempio. Mentre altri paesi si stanno interrogando sull'invasività di internet nella vita dei ragazzi, ad uso e consumo delle grandi aziende, noi enfatizziamo un uso delle tecnologie che non ha niente a che vedere con la cultura. I paesi con i sistemi scolastici più avanzati stanno imponendo l'idea che il grosso del processo educativo deve passare attraverso l'esperienza nella scuola, togliendo forza all'utilizzo di quei feticci tecnologici che in realtà portano alla distruzione di un altro tipo di tecnologia nelle aule…. La chiamano modernità, mentre stanno cercando di lasciare il segno con ben altri provvedimenti.
Intervistatore: Il tentativo di allungare l'orario di lavoro dei docenti?
Vertecchi: La questione degli orari è ridicola, il punto è che la scuola dovrebbe essere aperta tutto il giorno, ma non si può confondere l'orario di funzionamento della scuola con l'orario delle lezioni dei professori, io a scuola ci metterei gli orti per far restare i ragazzi fino a sera... La proposta di far lavorare i prof sei ore in più è da incompetenti in assenza di un nuovo patto per riorganizzare il funzionamento delle scuole in questa direzione, ma servono fondi e non tagli.
Intervistatore: Profumo si è felicitato perché quest'anno gli iscritti alle scuole professionali hanno superato quelli dei licei. Cosa ne pensa?
Vertecchi: Mah... Lui è contento anche davanti a centinaia di migliaia di precari che si iscrivono a un concorso che riserverà loro solo una manciata di posti di lavoro, ogni volta che parla mi vengono i dolori allo stomaco…. Le forze politiche democratiche, avrebbero il sacrosanto dovere di incanalare forme di proteste prepolitiche trasformandole in politica attiva, trasformando così il disagio in proposta di cambiamento effettivo. … Mai come nel mondo della scuola, nonostante il tanto agitarsi, si ha la sensazione che in realtà non si muova foglia…..
Latecnicadellascuola.it – 27 novembre 2012
“Orario docenti: non è il caso di smobilitare”
░ Mentre i sindacati scuola Cisl, Uil, Snals e Gilda si dicono soddisfatti degli “importanti risultati” raggiunti, a livello di opinione pubblica si continua a sparare sugli insegnanti. Il cliché che lavorino “solo 18 ore” è diffuso intenzionalmente e recepito con superficialità.
La cancellazione delle norme inserite nel disegno di legge di stabilità sull’aumento dell’orario di lavoro sembra proprio una vittoria di Pirro.
Monti, Grilli, Profumo e Fornero sanno dove vogliono arrivare. Ha cominciato Grilli, imponendo ai sindacati, contestualmente al recupero degli scatti 2011, una trattativa sulla “produttività” nella scuola”, concetto che lascia intendere una intensificazione quantitativa, l’unica economicamente vantaggiosa, con l’obiettivo finale dell’insegnante intrattenitore di ragazzi parcheggiati a scuola tutto il giorno.
Che il disegno “politico” e la “vision” sociale e culturale siano queste, è confermato dal pressing sempre più stringente sulla questione orario. L’opinione pubblica viene incalzata continuamente col cliché diffuso ad arte ed assorbito con superficialità degli insegnanti che lavorano “solo 18 ore”.Il presidente Monti, in una trasmissione televisiva assai seguita, ha dichiarato che nella scuola ha trovato “spirito conservatore e corporativismo”, esemplificando sapientemente con la “indisponibilità a fare due ore in più a settimana che avrebbe significato più didattica e cultura”. Chi sta nella scuola sa che non è vero, ma il messaggio voluto è passato agli italiani. L’affermazione di Monti non è un rispolvero casuale di “odiosi luoghi comuni”, ma risponde a un disegno preciso.
Ultimamente molti interventi sollecitano in questa direzione. Andrea Gavosto, presidente della Fondazione Agnelli, ha parlato sui media nazionali di “occasione perduta” riguardo alla cancellazione della norma sull’incremento di orario. La sua idea è quella del docente con “orario full time” di 40 ore settimanali, articolato nei compiti e differenziato nello stipendio. È di pochi giorni fa il comunicato dell’Associazione di genitori Age Toscana che riprende le stesse parole: “Professori a 24 ore settimanali: un’occasione perduta, tanta retorica pelosa e qualche sincero dubbio sulla nostra classe politica, ecco il parere di noi genitori, che avremmo dovuto gridare allo scandalo per tempo”. La convinzione è che i docenti facciano un part time pagato per intero. Un preconcetto pericoloso, perché in una Italia impoverita e spremuta alimenta la “guerra fra poveri”, mette gli uni contro gli altri, indirizza i rancori verso gli obiettivi sbagliati, facendo il gioco del manovratore. Mentre nella scuola la mobilitazione cessa da un giorno all’altro, con “soddisfazione” per lo scampato pericolo, il cliché dell’insegnante che lavora poco dilaga, echeggia nei media che contano a livello nazionale e nei luoghi dove meno te l’aspetti.
Corriere della Sera - 27 novembre 2012
“Monti e il caso degli «Insegnanti conservatori»”
░ L'indignazione degli insegnanti sul web. «Guardi i colleghi universitari». Intanto Napolitano ribadisce la valutazione di Monti sulla Scuola. (Mariolina Iossa)
Il premier Monti da Fazio a «Che tempo che fa» dice di aver trovato nella scuola, parlando degli insegnanti, «grande conservatorismo e indisponibilità a fare anche due ore in più alla settimana che avrebbero permesso di aumentare la produttività». Si rammarica, il presidente del Consiglio, che «i corporativismi spesso usano anche i giovani per perpetuarsi». Gli dà ragione il capo dello Stato Giorgio Napolitano, lo dice al Quirinale ricevendo i nuovi Cavalieri del lavoro, che nella scuola «non si può restare prigionieri di conservatorismi e corporativismi, come proprio ieri ha sottolineato il presidente Monti». …
Corporativi? Conservatori? Di qualunque idea politica siano gli insegnanti, ieri in massa, si sono rivoltati a queste parole. Come del resto hanno fatto sindacati e partiti politici, dal Pd al Pdl. Hanno scritto, indignati, i loro commenti sul profilo Facebook della trasmissione di Fazio. Hanno criticato duramente anche Fazio che non ha concesso un contradditorio, e pretendono adesso che questo torto venga riparato, chiedono di andare in studio a spiegare le loro ragioni. I commenti su Facebook sono un fiume in piena. Scrivono i professori che quelle di Monti sono «affermazioni false e diffamatorie: le ore pretese erano 6 e non 2, differenza non certo irrilevante». Inoltre, «quale categoria, per giunta mal pagata, con contratto nazionale e stipendi bloccati dal 2009 (e secondo la legge di stabilità resteranno bloccati fino al 2014), accetterebbe di lavorare 6 ore in più a settimana, ovvero il 33 per cento in più a stipendio invariato?». E ancora: «Come si fa a pensare di aver ragione quando si scavalca il contratto nazionale e si vuole cambiare il rapporto di lavoro unilateralmente, senza contrattazione…, con una legge d'emergenza?»….
Retescuole – 27 novembre 2012
“18 miliardi in 35 anni”
░ Mario Piemontese fa un’accurata, documentata, cronistoria dei conti, per noi amari, e conclude con un dato inoppugnabile: Affinché tutto torni alla normalità è necessario reperire 18 miliardi nel giro di 35 anni.
Blocco degli scatti. Il Governo Berlusconi nel 2010 decise che per i lavoratori della scuola gli anni 2010, 2011 e 2012 non sarebbero stati utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali
(co.23 art.9 dl 31 maggio 2010 n.78). Abitualmente si sintetizza il tutto parlando di blocco degli scatti. Con il blocco degli scatti il Governo Berlusconi aveva intenzione di risparmiare più di 18 miliardi in 37 anni.
La ricerca delle risorse finanziarie per superare il blocco degli scatti.
Il Governo Berlusconi… cercò di porre parzialmente rimedio al danno…. decise, senza scriverlo esplicitamente nella legge, che il 30% dei risparmi previsti dall’articolo 64 della legge n. 133/2008, destinati a “incrementare le risorse contrattuali stanziate per le iniziative dirette alla valorizzazione ed allo sviluppo professionale della carriera del personale della scuola”, poteva essere utilizzato per superare il blocco degli scatti. Col co.14 art.8 dl, tale parte dei risparmi fu svincolata dalla destinazione iniziale e fu destinata genericamente alla scuola.
I risparmi previsti dall’articolo 64 della legge n. 133/2008. L’articolo 64 della l.133/2008 ha previsto, attraverso la riduzione in 3 anni di 132.000 posti di lavoro nella scuola, i seguenti risparmi: - 456 milioni nel 2009; - 1 miliardo e 650 milioni nel 2010; - 2 miliardi e 538 milioni nel 2011; - 3 miliardi e 188 milioni all’anno a partire dal 2012. Di conseguenza il 30% dei risparmi utilizzabili per superare il blocco degli scatti dovrebbe essere così distribuito: - 495 milioni nel 2010; 761 milioni nel 2011; 956 milioni all’anno a partire dal 2012. Teoricamente il 30% dei risparmi potrebbe essere sufficiente a superare il blocco degli scatti, ma nella pratica questo non è stato possibile.
Certificazione dei risparmi previsti dall’art.64 della legge n. 133/2008.
La certificazione dei risparmi previsti dall’articolo 64 della legge n. 133/2008 non è mai stata trasparente. Leggendo il decreto interministeriale MIUR – MEF n. 3 del 14 gennaio 2011 si deduce che la quota parte di risparmi destinabile alla scuola, accertata nel 2010, è pari a 351 milioni, inferiore cioè di 105 milioni rispetto a quella prevista. Di questi 351 milioni, 31 sono stati destinati al finanziamento delle sperimentazioni sul merito “Valorizza”, per il momento sospesa, e VSQ, ancora in corso. I restanti 320 milioni sono stati destinati a ridurre di un anno il blocco degli scatti. Per continuare a garantire la riduzione di un anno del blocco degli scatti, per ogni anno dal 2012 al 2015 servono 320 milioni. Dal 2016 forse meno, ma fino la 2015 ne servono sicuramente 320 all’anno. Nel 2012 mediante un nuovo decreto interministeriale si sarebbero dovuti utilizzare 640 milioni, presi sempre dal solito 30% di risparmi, per continuare a ridurre di un anno e iniziare a ridurre di due anni il blocco degli scatti. Questo però non è accaduto perché la quota parte dei risparmi accertati nel 2011 destinata al recupero degli scatti non è sufficiente a tale scopo.
Seconda ricerca delle risorse finanziarie per superare il blocco scatti.
Il Governo Berlusconi si rese conto che la questione scatti non si sarebbe potuta risolvere esclusivamente con la quota parte dei risparmi previsti dall’articolo 64 della legge n. 133/2008, per questo inserì nella legge di stabilità 2012, all’articolo 4 comma 83, la possibilità di reperire, attraverso una sessione negoziale, altre risorse da destinare al superamento del blocco degli scatti. La sessione negoziale verrà avviata nei prossimi giorni a distanza di un anno da quando fu prevista. Il 22 novembre il Ministro Profumo ha infatti presentato alle OO.SS. lo schema di atto di indirizzo che il Governo invierà all’ARAN con l’obiettivo di giungere alla riduzione di due anni del blocco degli scatti, utilizzando parte delle risorse destinate al MOF. Il Ministro Profumo lo stesso giorno ha dichiarato alla Camera che, per questa ragione, a decorrere dal 2012 sarà necessario sottrarre al MOF 384 milioni, circa il 30%, e la sottrazione dovrà andare avanti per anni.
Molti lavoratori pensano che il sacrificio sia necessario solo per un anno e dopo tutto tornerà alla normalità. Affinché tutto torni alla normalità è necessario reperire 18 miliardi nel giro di 35 anni. Che sia chiaro a tutti.
Corriere della Sera - 28 novembre 2012
“Sì della Camera, ora i figli naturali hanno gli stessi diritti di quelli legittimi”
░ La legge interessa centomila figli, il 20% del totale. 366 sì, 31 no e 58 astenuti.
Mai più figli e figliastri. Finalmente anche in Italia i figli naturali sono equiparati ai figli legittimi, nati all'interno del matrimonio. Il disegno è diventato legge alla Camera con 366 favorevoli, 31 contrari, 58 astenuti ed è stato approvato in terza lettura. Sono centomila i figli naturali nel nostro paese, il 20% del totale. RISULTATO STORICO - «Abbiamo finalmente raggiunto un risultato storico in materia di diritti civili, archiviando norme odiose fondate su un anacronistico senso della morale. Spero che sia solo il primo di una lunga serie di provvedimenti coraggiosi, capaci di eliminare le profonde discriminazioni che esistono ancora nel nostro Paese» ha detto la portavoce di Fli, Giulia Bongiorno.
NUOVA CIVILTÀ - «Finalmente, dopo anni di discussione, è stata approvata una legge che costituisce un importante punto di innovazione: non esistono più i figli con aggettivi, cioè legittimi o naturali, ma i figli sono tutti uguali. È una nuova civiltà giuridica. Questo è uno di quei passi in avanti che fanno entrare il nostro Paese in un'altra epoca storica». ha affermato la senatrice Pd Vittoria Franco. BAMBINI TUTTI UGUALI - «La parentela è il vincolo tra le persone - dice la legge - che discendono da uno stesso stipite, sia nel caso in cui la filiazione sia all'interno del matrimonio, sia nel caso in cui è avvenuta al di fuori di esso, sia nel caso in cui il figlio è adottivo». Il figlio «nato fuori del matrimonio può essere riconosciuto» dalla madre e dal padre «anche se già uniti in matrimonio con altra persona all'epoca del concepimento» e il riconoscimento «può avvenire tanto congiuntamente quanto separatamente». La legge riconosce ai figli naturali un vincolo di parentela con tutti i parenti e non solo con i genitori. Il che significa che in caso di morte dei genitori può essere affidato ai nonni e non dato in adozione come accade oggi. Inoltre questa parificazione ha conseguenze anche ai fini ereditari. DIRITTI E DOVERI DEI FIGLI - «Il figlio ha diritto di essere mantenuto, educato, istruito e assistito moralmente dai genitori, nel rispetto delle sue capacità, delle sue inclinazioni naturali e delle sue aspirazioni. Il figlio ha diritto di crescere in famiglia e di mantenere rapporti significativi con i parenti. Il figlio minore (che ha compiuto gli anni dodici, e anche di età inferiore ove capace di discernimento) ha diritto di essere ascoltato in tutte le questioni e le procedure che lo riguardano. In tutti gli articoli del Codice le parole figli legittimi e figli naturali sono sostituite semplicemente da figli. DELEGHE AL GOVERNO - La revisione di alcune delle norme in materia viene affidata a una delega al governo da attuare entro un anno. Per questo è stata già istituita dal ministro Andrea Riccardi una commissione ad hoc guida dal professor Cesare Massimo Bianca che metterà a punto le norme di attuazione. Uno dei decreti attuativi riguarderà la disciplina delle successioni e delle donazioni, ai fini dell'eredità . I decreti di delega si occuperanno anche di prova della filiazione, presunzione di paternità del marito, azioni di riconoscimento e disconoscimento dei figli, dichiarazione dello stato di adottabilità.
FIGLI NATI DA INCESTO - Sul delicato tema dei bimbi nati da persone legate da vincolo di parentela (fino al secondo grado) viene riformulato l'art. 251 del codice civile e ampliata la possibilità di riconoscimento dei figli nati da queste relazioni. La scelta ha sollevato la protesta dell'Udc e in particolare di Paola Binetti secondo la quale «è stato sdoganato l'incesto». FIGLI CONTESI, DECIDE TRIBUNALE DI COMPETENZA: in base ad un'altra modifica del Senato, in caso di controversie tra i genitori, dei procedimenti di affidamento e mantenimento dei figli si occuperà, d'ora in avanti, il Tribunale ordinario.
Larepubblica.it – 28 novembre 2012
“La rabbia dei docenti per la frase del premier”
░ Ancora sul tema; ne riferisce Corrado Zunino.
L'ultima uscita del professor Mario Monti più che una gaffe sembra un intimo pensiero, ora pubblico… Gli insegnanti, ín 43 secondi di diretta Rai, sono diventati un esempio di freno alla modernizzazione e alla produttività, pronti a usare i loro studenti per mantenere privilegi. …
In tempi rapidi gli insegnanti italiani hanno costruito in rete un documento unitario. Questo: «La proposta del ministro Profumo era di aumentare le ore di lavoro frontale dei docenti da 18 a 24, il 33% in più. Di fatto, le ore richieste erano almeno dodici perché a ogni lavoro frontale corrisponde un lavoro sommerso di pari intensità. Senza essere tecnici della scuola è facile capire che se con un orario di 18 ore un docente ha quattro classi, con 24 ore ne avrebbe avute sei. Si continua impunemente a misurare il nostro lavoro in termini di presenza a scuola, come se si misurasse il lavoro degli avvocati solo con la loro presenza in tribunale, oppure il suo lavoro, caro Fabio Fazio hanno scritto rivolgendosi al conduttore di" Che tempo che fa" con la sua presenza in studio». Le sei ore plus, tra l'altro, «produrrebbero un importante taglio di posti di lavoro peri precari: naturale ci sia stata una indisponibilità dei docenti a questa stupidaggine economica». Un insegnante di una scuola superiore ha scritto: «Questa è una visione contabile della scuola, cominciata con la Gelmini e proseguita da presunti tecnici che odiano tutto ciò che è pubblico». Ancora: «Dopo più di trent'anni di servizio guadagno 1.800 euro a fronte dei 3.000 euro dei colleghi danesi e inglesi, che lavorano quanto noi». … Il sindacato della scuola, che da tempo ha disseppellito il conflitto (sostenuto da larga parte del Pd), è andato giù duro anche con Monti: «Il presupposto che i nostri docenti lavorino poco e male è falso. Nel suo governo c'è un carattere autoritario, espressione dei banchieri e dei poteri forti che intendono privatizzare l'istruzione pubblica», ha detto Domenica Pantaleo, segretario della Cgil-Flc: «I veri conservatori sono Monti e Profumo, stanno portando il sistema d'istruzione al fallimento sociale». La classe docente, che pesa sul voto, è schierata da tempo contro il governo Monti. Così gli studenti organizzati, di sinistra e di destra. I moderati della Rete degli studenti hanno detto: «Le parole del primo ministro, professore alla Bocconi, sono completamente scollegate dal mondo del reale».
Il Manifesto – 29 novembre 2012
“La politica miope di chi risparmia sulla scuola”
░ Vertecchi sottolinea il carattere socialmente regressivo delle politiche di contenimento della spesa per istruzione pubblica, e cita Deschooling Society (1971) di Ivan Illich.
IL SAGGIO in cui Ivan Illich tratteggiava uno scenario caratterizzato dalla progressiva riduzione della presenza della scuola nel mondo contemporaneo. All’educazione scolastica si sarebbero sostituite altre forme di comunicazione, tramite le quali sarebbe stato assicurato il passaggio dei repertori di conoscenze dalle generazioni più anziane verso quelle più giovani. Il libro di Illich suscitò un dibattito molto vivace, che periodicamente si riaccende quando le politiche scolastiche dei diversi Paesi lasciano intravedere scelte che vanno nella direzione della descolarizzazione o in quella della ripresa e dell’adeguamento dell’idea di scuola e delle pratiche dell’educazione al presentarsi di nuove esigenze. La prima posizione, quella favorevole alla descolarizzazione, trovò maggiore consenso dove prevalevano politiche di conservazione, o esplicitamente reazionarie. Le proposte di Illich furono considerate l’inizio di una nuova stagione educativa in Paesi (per esempio, nell’America latina) in cui il sistema scolastico era del tutto insufficiente, ma nei quali non c’era alcuna propensione ad un maggiore impegno di risorse per l’istruzione. L’atteggiamento nei Paesi che avevano compiuto scelte impegnative per lo sviluppo dei sistemi scolastici furono, invece, sostanzialmente negative. In Italia, due attenti interpreti delle trasformazioni in atto nell’educazione, come Lucio Lombardo Radice e Aldo Visalberghi, non esitarono a porre in evidenza il carattere intrinsecamente regressivo delle proposte di Illich, che privavano la scuola di una funzione essenziale, quella di collegare l’istruzione (ossia le pratiche volte ad assicurare il passaggio sistematico di repertori conoscitivi) alla socializzazione (consistente nel porre in comune elementi culturali non limitati a insiemi ordinati di conoscenze, ma capaci di consentire la condivisione di simboli che consente di esprimere il proprio pensiero e di comprendere quello espresso da altri). Va notato che i ritorni di fiamma delle proposte esplicitamente o implicitamente orientate alla descolarizzazione sono intervenute per sostenere politiche volte a ridurre la spesa per il funzionamento del sistema scolastico, per lo più amplificando, senza che fosse possibile riferirsi a esperienze obiettivamente verificate, la valenza a fini educativi dei nuovi mezzi per la comunicazione offerti dallo sviluppo della tecnologia. In altre parole, la descolarizzazione ha assunto implicazioni ideologiche, mediate da soluzioni rivolte in apparenza a modernizzare l’educazione. Si è trattato, e si tratta, di implicazioni centrate sulla contrapposizione manichea delle soluzioni che possono assicurare una riduzione dei costi a quelle che richiedono necessariamente investimenti di maggiore consistenza. Quello che ne deriva è un manicheismo miope, perché i risparmi che si ritiene di poter realizzare nell’immediato sono la premessa per perdite ben maggiori a medio e a lungo termine. L’asprezza che stanno assumendo i toni del dibattito educativo in Italia vede da un lato il governo schierato a favore di una descolarizzazione avvolta da fastosità modernizzatrici e dall’altro i sostenitori di un modello di educazione scolastica che ha le sue origini nell’affermazione del diritto all’educazione enunciato oltre due secoli fa, in piena rivoluzione, dall’Assemblea nazionale francese. La descolarizzazione corrisponde a un’ipotesi di disgregazione sociale, mentre il diritto all’istruzione corrisponde a un’assunzione di consapevolezza e di progettualità collettiva che investe il profilo culturale della popolazione. Gettare discredito sulla scuola, ridurne il tempo di funzionamento, svalutare il lavoro degli insegnanti, subordinare la didattica a operazioni di contabilità minuta sono passaggi preliminari che hanno come sbocco processi di descolarizzazione. Quel che i sostenitori di una modernizzazione funzionale solo a obiettivi di contenimento della spesa non considerano è che le politiche scolastiche hanno successo solo quando raccolgano consenso, almeno di parte della popolazione, sugli intenti da perseguire. Non starò qui a ricordare che la politica scolastica in Italia sta andando in controtendenza rispetto a quanto avviene in altri Paesi industrializzati. Voglio invece ricordare che l’obiettivo del contenimento del sistema scolastico costituiva un punto centrale nella riforma del 1923, che reca il nome del ministro Gentile. La parola d’ordine che si voleva affermare era «poche scuole ma buone». Il risultato fu che pochi anni dopo la sua emanazione la domanda sociale costrinse il governo fascista a rivedere proprio il criterio del contenimento.