Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 7 dicembre 2012

www.asas.sicilia.it - La Letterina n. 342 – 29 novembre 2012
“DDL sugli OO.CC., un decreto in mezzo al guado e alla protesta”.
░ Riportiamo parte di un’articolata valutazione di fonte www.diesse.org.
…La protesta dei docenti, nata inizialmente sulla questione delle 24 ore, si è intrecciata con quella sul ripristino degli scatti di anzianità e poi con il disegno di legge (DdL) sulla riforma degli Organi Collegiali, il cosiddetto ex-Aprea (C.953). Contro quest’ultimo è scattata in tutta Italia anche la protesta degli studenti. Così l’articolo che prevede la presenza di ben due rappresentanti esterni nel Consiglio dell’autonomia delle scuole è diventato il “mostro” contestato da tutti, indicato come il cavallo di troia con il quale i privati occuperebbero anche la scuola statale. … Vogliamo ricordare che il testo licenziato dalla Camera non è più l’originale DdL Aprea, in quanto da esso sono state stralciate diverse norme sulle quali c’erano posizioni molto distanti, sia in Parlamento che nel Paese (ad es., quelle sull’assunzione diretta degli insegnanti e sulla loro carriera)… Per molti aspetti il Ddl non sembra uscire del tutto fuori proprio dalla stessa logica della “partecipazione” che li aveva ispirati. Istituiti alla fine degli anni ’70, avevano rappresentato una forte apertura della scuola e si era parlato per la prima volta di “comunità educante”. … Se critiche si possono fare al DdL esse non riguardano la paventata apertura ai privati, il limitato potere dell’ex collegio dei docenti o l’introduzione dell’autovalutazione delle scuole. Queste non colgono, infatti, la vera questione in gioco: la scuola ha bisogno di meno Stato, di meno centralismo; anche la scuola, come tutta la nostra società, ha bisogno di norme che possano favorire il ruolo attivo, da protagonista, fatto di reale possibilità di esercizio di libertà e assunzione di responsabilità da parte di tutti i soggetti che “sono” la scuola, e cioè insegnanti, famiglie, studenti, dirigenti, personale. La scuola ha bisogno di potere essere davvero uno dei nodi in cui si intrecciano tutte le forze vive del territorio, dalle imprese alle associazioni culturali. Insomma anche la scuola ha bisogno davvero della sussidiarietà. Piuttosto, le perplessità sul DdL riguardano altri aspetti: siamo davvero sicuri che le attribuzioni e le modalità di funzionamento dei nuovi organi siano in grado di assicurare l’indirizzo e la gestione della scuola? … il vero problema è, però, che i passi appaiono ancora timidi e in alcuni tratti anche un po’ confusi.
C’è comunque da evidenziare che vengono introdotte novità importanti, come quella di lasciare in mano alla scuola autonoma la determinazione delle modalità della propria organizzazione e del proprio funzionamento e i passi da fare per stabilire legami con il territorio; tutti aspetti molto interessanti sia per favorire gli apporti interni ed esterni sia per promuovere la funzione di apertura della scuola al territorio.
Decisivo appare che «alle istituzioni scolastiche è riconosciuta autonomia statutaria, nel rispetto delle norme generali sull’istruzione». Non si tratta - come traspare da alcune critiche - di avere paura dello spazio di determinazione “concesso” alle scuole. Semmai è fondamentale che la libertà delle istituzioni scolastiche di realizzare sia esercitata fino in fondo e non si trasformi in autoreferenzialità; che sia coniugata con chiarezza di obiettivi e strumenti, trasparenza nell’orga-nizzazione e nell’uso delle risorse, rendicontazione dei risultati. …Si tratta di decidere se lasciare che la scuola diventi una riserva indiana, ben protetta dalla realtà e destinata a estinguersi, o se entrare a contatto, riconoscere, valo-rizzare e coinvolgere le diverse realtà presenti dentro la scuola e dentro la società e valutarne il contributo che possono dare al miglioramento dell’offerta formativa di ogni singola scuola e dell’intero sistema.

www.tecnicadellascuola.it – 30 novembre 2012
“Lettera aperta a Profumo sulla situazione della scuola”.
░ Dalla rubrica “I lettori ci scrivono”, riportiamo passi della lettera che un gruppo di docenti di scuole di Brindisi e di Ceglie Messapica indirizza al ministro Profumo.
… E' risaputo che la categoria degli Insegnanti è poco combattiva e con bassa autostima: conseguentemente, quando bisogna risparmiare, diviene facile bersaglio. Anche i più quieti, però, a volte, possono alzare la testa e dire ‘basta’! … Se la nostra professionalità deve essere distillata per i meno bravi e dilatata per gli eccellenti, se la nostra sensibilità deve guidare a non considerare nessuno ‘ultimo’ ma semmai unico, se questa, in definitiva, è l'essenza del nostro lavoro, allora provi Lei, signor Ministro, a lavorare in una scuola per più di diciotto ore settimanali. Per fortuna, quella malsana idea è rientrata, ma in molti temono che, prima o poi, altri la riprendano: è troppo allettante l’idea di un risparmio facile a danno di una categoria fragile, troppo qualunquistica la reputazione che rende gli insegnanti dei lavoratori con scarso impegno e con troppe vacanze…. Il presidente Monti ha indicato Lei, signor Ministro, quale “miglior Rettore d'Italia”. Sia consentita questa volta, una semplice considerazione: essere il miglior Rettore d'Italia non comporta, necessariamente, essere un buon Ministro… Lei non nel momento in cui le Sue scelte sono finalizzate soltanto a dannose sforbiciate e a nient’altro. Sforbiciate che non toccano la scuola privata, la quale viene finanziata con un contributo aggiuntivo di 223 milioni di euro. A suo dire, questo tipo di scuola fa risparmiare fior di quattrini allo Stato (quindi va anche premiata con l’esenzione dal pagamento dell’IMU!)…. Questo modo di operare, poco rispettoso della vita degli altri, non è altro che uno dei connotati della politica italiana alla quale pensavamo che Lei non avrebbe prestato il fianco…. Lo stipendio medio di un professore di scuola secondaria superiore in Italia dopo quindici anni di insegnamento è di 27.500 euro lordi annui. Un insegnante tedesco, allo stesso livello di carriera, guadagna 45.000 euro all'anno. Non faccia quindi paragoni con i nostri colleghi europei.

Il Messaggero – 1 dicembre 2012
“Italia analfabeta”.
░ Il trimestrale “Il Mulino” pubblica un’intervista di Bruno Simili a Tullio De Mauro. Ne riportiamo la seconda parte.
Possiamo contare su due indagini comparative internazionali, osservative, sui livelli di alfabetizzazione degli adulti; dall’anno prossimo dovremmo avere ogni tre anni i dati del programma Ocse sui livelli di alfabetizzazione. A costo di apparire troppo enfatico, devo dire che già adesso però il quadro è drammatico… Queste indagini vengono condotte osservando il comportamento dinanzi a sei questionari graduati e vedendo come gli interpellati rispondono, se rispondono, a richieste di esibire capacità di lettura e comprensione, scrittura e calcolo. I nostri dati sono impressionanti. Un 5% della popolazione adulta in età di lavoro – quindi non vecchietti e vecchiette, ma persone tra i 14 e i 65 anni – non è in grado di accedere neppure alla lettura dei questionari perché gli manca la capacità di verificare il valore delle lettere che ha sotto il naso. Poi c’è un altro 38% che identifica il valore delle lettere ma non legge. E già siamo oltre il 40%. Si aggiunge ancora un altro 33% che invece legge il questionario al primo livello; e al secondo livello, dove le frasi si complicano un pò, si perde e si smarrisce: è la fascia definita pudicamente ”a rischio di analfabetismo”. Si tratta di persone che non riescono a prendere un giornale o a leggere un avviso al pubblico – anche se è scritto bene, cosa tutta da vedere e verificare. E così siamo ai tre quarti della popolazione... Resta un quarto neppure della popolazione su cui la seconda delle due indagini infierisce, introducendo domande più complesse, di problem solving, cioè di capacità di utilizzazione delle capacità alfanumeriche dinanzi a problemi inediti. Così facendo, si arriva alla conclusione che solo il 20% della popolazione adulta italiana è in grado di orientarsi nella società contemporanea: nella vita della società contemporanea, non nei suoi problemi, beninteso»….Riuscire a comprendere quanto sia rilevante il problema della scarsa competenza alfanumerica degli adulti significa anche capire quanto la nostra scuola lavora, per così dire, in salita. L’insegnante che cerca di occuparsi del ragazzino o della ragazzina che viene da una famiglia in cui mai sono entrati un libro o un giornale fa una fatica spaventosa; così la scuola deve svolgere un compito immane….

www.tecnicadellascuola.it – 2 dicembre 2012
“Ancora ambiguità di Monti sulla Scuola: ma qual è l’obiettivo ?”
░ Monti dica finalmente il vero obiettivo del suo Governo per la scuola, e la smetta di colpevolizzare i docenti. (di Anna Maria Bellesia).
Il presidente Monti oggi a Verona torna a parlare di scuola, ambiguamente. Si dice disposto ad “ascoltare le istanze del mondo della scuola a patto che siano fatte in maniera costruttiva, senza strumentalizzazioni e senza corporativismo”. Il che significa ripetere la convinzione di avere a che fare con un mondo caratterizzato dal corporativismo e che si lascia andare a ciniche strumentalizzazioni. È stato inutile finora ricordagli che i veri corporativismi in questo Paese son ben altri, troppo forti evidentemente per scalfirli…… La ministra Fornero lo va dicendo da mesi. Nel privato si licenzia, e nel pubblico bisogna poterlo fare ugualmente, “per non fare discriminazioni” è la sua tesi, condivisa dal Governo. Questo è il concetto “tecnico” di equità…. Aggiunge poi Monti: “Mettersi in discussione è alla base di ogni sana evoluzione demografica: tutti devono mettersi in discussione. Lavoriamo tutti per uno stesso obiettivo”…. Il mondo della scuola, per condividere gli obiettivi di cambiamento, vuole sapere in che direzione va il cambiamento. Serve una visione chiara e chiaramente comunicata di quale scuola vogliamo nel futuro, come intendiamo investire se la riteniamo una priorità, e quale ruolo assegnare agli insegnanti come artefici del cambiamento. La scuola digitale è una bandierina per le allodole. Le tecnologie IC sono un mezzo di rinnovamento, non sono lo scopo. …

www.larepubblica.it – 4 dicembre 2012
“Lettera di un maestro al maestro Rossi Doria "Fino a 8 anni scuole libere dai computer"
░ Lo scrivente, Franco Lorenzoni, maestro elementare, classe '53 ha fondato con altri collaboratori la casa-laboratorio di Cenci ad Amelia, in Umbria: un luogo di ricerca educativa ed artistica che si occupa di ecologia, intercultura e integrazione. Attivo nel Movimento di cooperazione educativa, ha partecipato a progetti di gemellaggio e cooperazione internazionale in Guatemala, Colombia e Brasile. Con Alexander Langer, alla fine degli anni Ottanta, ha curato la sezione educativa ed artistica della fiera delle utopie concrete di Città di Castello. Negli anni Novanta ha promosso un gruppo che ha dato vita, a Palermo, a una ricerca sull'oralità che ha coinvolto decine di scuole intitolata "Arte del narrare, arte del convivere". Dal 1999 collabora con MEMO del comune di Modena e coordina un gruppo di insegnanti per la diffusione del cerchio narrativo nelle scuole.
Il Ministero dell'Istruzione progetta di portare in sempre più aule le LIM (Lavagne Interattive Multimediali), cioè schermi giganti collegati a un pc, in un momento in cui le classi si affollano sempre più di bambini - fino a 30 e 31 - e quando è assente un insegnante spesso si accorpano e il numero cresce. A partire dal prossimo anno, inoltre, i libri di testo cartacei saranno progressivamente sostituiti con supporti informatici da leggere su tablet.Tutto ciò avviene in un contesto in cui, con la diffusione di Iphone e cellullari dell'ultima generazione, genitori ed adulti sono ovunque e sempre potenzialmente collegati alla rete, dunque sconnessi o connessi solo a intermittenza con i bambini che hanno vicino. Ben prima del diluvio tecnologico, dilagato in ogni casa e ogni tempo, bambine e bambini si sono trovati a fare i conti con adulti distratti. Ciò che sta cambiando radicalmente e rapidamente è che ora, nel reagire alle consuete distrazioni adulte, bambini anche molto piccoli trovano facilmente anche loro attrazioni altrettanto potenti....Il risultato è che i bambini sono sottomessi, fin dalla più tenera età, ad un bombardamento tecnologico senza precedenti e si moltiplicano le ore che, anche da molto piccoli, passano davanti a schermi di ogni misura. La scuola, in questo contesto, deve affrontare con intelligenza e sensibilità la questione, rifiutando di appiattirsi sul presente e seguire l'onda. L'illusione che, di fronte a bambini sempre meno capaci di attenzione prolungata, li si possa conquistare lusingandoli "con gli strumenti che a loro piacciono" è assurda e controproducente....Faccio una proposta e un appello: liberiamo bambine e bambini, dai 3 agli 8 anni, dalla presenza di schermi e computer, almeno nella scuola. … I bambini hanno un disperato bisogno di adulti che sappiano attendere e accogliere le parole e i pensieri che affiorano, che siano capaci di ascoltarli e guardarli negli occhi. Hanno bisogno di tempi lunghi, di muovere il corpo e muovere la testa, di dipingere e usare la creta; devono poter essere condotti ad entrare lentamente in un libro sfogliandolo, guardando le figure e ascoltando la voce viva di qualcuno che lo legga. E cominciare a scrivere e a contare usando matite, pennelli e pennarelli, manipolando e costruendo oggetti per contare, costruire figure ed indagare il mondo. Hanno bisogno di guardare fuori dalla finestra il sole che indica il tempo e i colori della luce che cambiano col passare delle nuvole. Hanno bisogno di scontrarsi e incontrarsi tra loro in quel corpo a corpo con le cose e con gli altri, così necessario per capire se stessi...

www.tecnicadellascuola.it – 5 dicembre 2012
“Frenata sui libri digitali in classe: l’introduzione sarà graduale"
░ Un emendamento al dl Sviluppo stabilisce che nel prossimo a.s. saranno coinvolte solo le seconde classi della scuola secondaria di I grado e le prime della secondaria di II grado che aderiscono al piano "Scuola -digitale-Classi 2.0". Successivamente le altre.
L’introduzione dei libri digitali nella scuola media e superiore non può essere imposta da un anno all’altro. L'emendamento stabilisce che l’adozione dei libri digitali o misti verrà continuata anche nel 2013/14. Ma saranno coinvolte solo le seconde classi della scuola secondaria di I grado e le classi di quella di secondaria di II grado che aderiscono al piano "Scuola digitale-Classi 2.0". Nell'anno scolastico successivo, il 2014/15, i libri ‘informatici’ troveranno spazio anche nelle le seconde classi della scuola secondaria di I grado e nelle prime classi della scuola secondaria di II grado che non aderiscono al progetto nazionale. Dal successivo, 2015/16, toccherà alle classi rimanenti…

il Manifesto – 6 dicembre 2012
“Un miliardo di risparmi dalle assunzioni"
░ I precari nella scuola sono 136 mila, un record certificato dalla Ragioneria Generale dello Stato. Poco più della metà dei 260 mila che lavorano a termine per la pubblica amministrazione, iscritti alle graduatorie ad esaurimento, non saranno stabilizzati; lo ha sostenuto il ministro della Funzione pubblica Patroni Griffi (di Roberto Ciccarelli).
I precari nella scuola sono 136 mila, un record certificato dalla Ragioneria Generale dello Stato. Poco più della metà dei 260 mila che lavorano a termine per la pubblica amministrazione, iscritti alle graduatorie ad esaurimento, non saranno mai stabilizzati come ha sostenuto ieri il ministro della funzione pubblica Filippo Patroni Griffi. A suo avviso una stabilizzazione di massa sarebbe contraria «al dettato costituzionale» e annullerebbe la possibilità dei giovani di entrare nella scuola. Una proposizione che, ad avviso di Marcello Pacifico, segretario dell'Anief, non trova alcun fondamento nella Carta: «Nella scuola ci sono 136 mila persone che svolgono un servizio essenziale proprio come i docenti e il personale regolarmente assunto - afferma - per questa ragione lo Stato deve assumerli. Altrimenti continuerà a discriminare i diritti fondamentali di questi lavoratori rispetto ai diritti inalienabili dei cittadini». Inoltre, lo Stato italiano vive nell'illegalità da 13 anni perché l'esistenza del precariato nella scuola (e nella sanità) è stata sanzionata dalla direttiva comunitaria 70 del 1999 che impone la stabilizzazione. Una direttiva disattesa anche dal governo Monti, nonostante la deroga all'applicazione della direttiva europea per motivi costituzionali adottata dal Parlamento nella legislatura precedente. «I precari potrebbero chiedere alla Commissione Ue di aprire una procedura d'infrazione contro lo Stato italiano» aggiunge Pacifico. Anche l'idea che la stabilizzazione dei precari della scuola sarebbe economicamente ingestibile è falsa. Lo sostiene la Flc-Cgil secondo la quale la loro stabilizzazione costituirebbe un risparmio. Il costo per un docente precario della scuola secondaria di primo grado con contratto che scade il 30 giugno è di 30.286 euro, comprensivo di stipendio, 27 giorni di ferie, Tfr e disoccupazione per i mesi estivi. Se fosse assunto, costerebbe 29.580 euro, 706 euro in meno all'anno. Stesso discorso per i collaboratori scolastici: per un precario lo Stato paga 21.552 euro, se fosse assunto 21.020 euro, con un risparmio di 532 euro. Per entrambe le tipologie di contratto il risparmio sarebbe del 2,5%. La stabilizzazione permetterebbe un risparmio di 1 miliardo di euro che corrisponde alle spese di chiamata dei supplenti. Con questa cifra potrebbero essere assunti 40 mila docenti e Ata a tempo determinato. Esiste anche un'ulteriore variabile da considerare. Nei prossimi tre anni andranno in pensione circa 70 mila docenti con una fascia retributiva media di 28-35 anni. Il loro costo attuale è di circa 3 miliardi di euro. Se al loro posto fosse assunto un numero corrispondente di docenti, con una fascia retributiva inferiore, il costo sarebbe di 2,5 miliardi, con uno risparmio di 500 milioni. «Sono dati che dimostrano - afferma Domenico Pantaleo, segretario Flc-Cgil - che quella di Patroni Griffi è un'uscita estemporanea. Questo governo ha deciso che le graduatorie devono essere superate e il precariato storico si risolve con i concorsi. È un'assurdità come ha dimostrato il concorso bandito da Profumo. I governi devono rispettare la Costituzione e provvedere a stabilizzare i precari prima di fare nuovi concorsi. Ci sono tutti i margini economici per farlo».


La Repubblica – 7 dicembre 2012
“Io, maestra di frontiera continuerò a lottare qui perché lo Stato siamo noi”
░ Un episodio cruento, a pochi passi dalle classi di una scuola elementare, a Scampia.
…Maria Chiummariello è una solida signora, cinquant’anni. Responsabile della elementare “Il giardino di Montale”, che sta proprio di fronte all’asilo della paura, e a pochi metri dalle altre strutture del Quinto circolo: 1200 ragazzi, 120 docenti. … «Sono venuta a fare l’educatrice qui nel 1987, 25 anni fa. Poi ho preso casa a pochi metri, in uno di quei parchi dove c’è tanto sole, spazio e comfort. Dove, al di qua dei cancelli telecomandati, magari ci illudiamo di vivere bene e sicuri, in una Scampia che in fondo è un posto come un altro del paese: che deve guardarsi le spalle da solo…. Se non avessimo il contributo volontario di 11 euro all’anno da parte dei genitori, questi bambini non avrebbero l’assicurazione. Dipende, certo, dalle casse a secco di Comune e Regione, un enorme problema, soltanto da pochi giorni è partita la refezione, i riscaldamenti funzionano solo da poche ore. Ma non ci manca la motivazione dei bambini, non il rispetto delle famiglie, perfino di quelle segnate dal degrado… La povertà la vedo, sta peggiorando. Ma vorrei anche dirle che la dispersione scolastica sta diminuendo, e che le associazioni, i centri ai aggregazioni, come la palestra del campione di judo Maddaloni, qui fanno un lavoro sociale fantastico, davvero speciale ». Cosa le hanno detto i genitori, dopo la sparatoria? «Che erano preoccupati, ma che hanno bisogno di noi, della scuola. Ci riconoscono come uno dei volti dello Stato che tende la mano, che anzi cammina con loro. E noi, proprio per questo, abbiamo bisogno del loro sostegno ».
E lei, ora, può rispondere che non si deve aver paura? «Io stessa sono turbata. Mai avrei immaginato di affacciarmi una mattina nel vialone dove ogni giorno passano 200 bambini e di essere costretta a ritrarre lo sguardo da un cadavere. Ma, con la stessa franchezza, devo dire che mai come in questo periodo ho visto la presenza e la dedizione di poliziotti, carabinieri, finanzieri. Sono ovunque e non vincono loro. E di chi è la colpa? Sono presenti, ma forse non sono loro l’unico rimedio?». I problemi di una maestra a Scampia, faida a parte, perché sono diversi da quelli di altri educatori italiani? «Difatti, le differenze non sono
poi tante. Forse, un po’ di solitudine in più, certe volte...Mi dicono che l’altra sera, nello stesso giorno della sparatoria, c’era il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, all’inaugurazione della stagione lirica al San Carlo...». È un’immagine che ha turbato altri docenti e genitori. «In fondo, quanti chilometri separano il nostro quartiere dal teatro San Carlo? La nostra testimonianza, il mestiere di educatori è fatto soprattutto di presenza, anche fisica, e di ascolto. È fatto di piccoli esempi quotidiani. Il ministro non può certo risolvere la faida di Scampia con una visita, ma avrebbe dimostrato vicinanza, un piccolo ingrediente che serve a infondere fiducia. Qui siamo tutti assetati di fiducia. Ma mica a Scampia: nel Paese, intendo».