il Manifesto.it – 4 gennaio 2013
“Iscrizioni on line, ma la Rete non c’è”
░ Si evidenzia la difficoltà che le famiglie prive di collegamento web che dovranno iscrivere i figli a scuola per via telematica.
Dal 21 gennaio al 28 febbraio 1 milione 600 mila famiglie potranno iscrivere i figli a scuola registrandone i nomi sul sito www.iscrizioni.istruzione.it. È l'ultimo atto della «svolta digitale» impostata dal governo Monti con la spending review. Il taglio di tutti i costi della carta necessaria per sbrigare le pratiche amministrative sarà definitivo solo a partire dall'anno scolastico 2013/2014. Quest'anno invece ci saranno delle eccezioni che riguardano le iscrizioni alla scuola dell'infanzia, ai corsi per l'istruzione degli adulti, e alle scuole paritarie. In tutti questi casi i genitori dovranno presentare una domanda cartacea. Una volta completata l'iscrizione, il sistema «Iscrizioni online» invierà una mail in tempo reale per avvertire le famiglie della registrazione della domanda. Sarà inoltre possibile seguire le variazioni di stato della domanda dal pc di casa. Nel caso di genitori divorziati o separati, la domanda presentata online dovrà essere perfezionata presso la scuola prescelta entro l'avvio del nuovo anno scolastico…. La svolta tecnologica del Miur non sarà né facile, né scontata. La linea Adsl non è presente nel 22,3% delle case di fascia media e nel 43,1% delle case di fascia medio bassa e bassa. Capitolo nerissimo invece quello della connessione alla rete in fibra ottica. … Nel report «Cittadini e nuove tecnologie», l'Istat ha segnalato che il 45% delle famiglie non sono ancora collegate alla rete. Tra queste si presume ci siano anche quelle che dovranno iscrivere i figli a scuola per via telematica tra un paio di settimane. A sud la situazione è particolarmente difficile. Nei piccoli comuni le famiglie che non hanno accesso alla rete sfiorano il 30 per cento…
l’Unità – 5 gennaio 2013
“Consultazione nazionale per salvare la scuola”
░ Una riflessione di Benedetto Vertecchi sulle politiche attuate dai governi più recenti.
La politica scolastica della destra ha teso, nominalmente, a conferire maggiore efficienza al sistema dell’istruzione, a rendere più efficaci le decisioni a livello nazionale e locale, a ridurre i costi degli interventi attraverso il ridimensionamento della consistenza del servizio fornito dalle scuole pubbliche. È stato affermato il principio della parità delle condizioni d’intervento da parte delle scuole pubbliche e di quelle private, ponendo a disposizione di queste ultime risorse aggiuntive. Rispetto agli orientamenti prevalenti nel resto d’Europa (e, in genere, nei Paesi industrializzati), sono state compiute scelte in direzione contraria: in Italia è diminuito il tempo di funzionamento delle scuole (da distinguersi dalla durata delle lezioni), mentre altrove si è affermato un modello di scolarizzazione che organizza l’attività degli allievi dal mattino al pomeriggio avanzato e, talvolta, rende disponibili le dotazioni – edilizie e strumentali – anche di sera. In Italia, di fronte all’incalzare della crisi economica, si è ritenuto che il contenimento della spesa pubblica potesse essere ottenuto attraverso la riduzione delle spese per l’educazione, e (con un accostamento non privo di significato) per la sanità, mentre altrove si sono limitate o rinviate le spese in altri settori della vita pubblica, senza ridurre le risorse a disposizione delle scuole. Non si è proceduto sulla via dell’innovazione, che avrebbe richiesto una politica di sviluppo della ricerca, ma si è posta l’enfasi sulla modernizzazione strumentale (identificata con le apparecchiature digitali), trascurando gli interventi per la qualificazione del personale, iniziale e in servizio. … Sono stati utilizzati elementi di senso comune (come sono quelli dei benefici derivanti dalla modernizzazione tecnologica) per esibire una capacità educativa che si andava attenuando. Le nuove risorse finivano col cacciare quelle preesistenti, prevalentemente orientate a conciliate l’apprendimento teorico con la sua applicazione: si pensi al laboratori di scienze naturali, a quelli per la progettazione e realizzazione di oggetti, agli spazi specializzati, alle biblioteche e alla catalogazione del patrimonio librario, all’orticultura e al giardinaggio, alla musica corale e strumentale, alle attività teatrali e via elencando.
www.latecnicadellascuola – 6 gennaio 2013
“Il programma di Monti sulla scuola? Rendere orgogliosi dirigenti e docenti”
░ Alla trasmissione di Fabio Fazio, un mese addietro, Monti disse l’indicibile, del personale della Scuola; adesso, su Twitter….
Partecipando il 5 gennaio su Twitter, ad un botta-e-risposta con i 'follower' sui temi della campagna elettorale, Monti si è imbattuto nel quesito di un dirigente scolastico, Salvatore Giuliano. Che gli ha chiesto di far conoscere le sue proposte per migliorare la scuola "dovremo lavorare sulla scuola affinché un giorno dirigenti scolastici e docenti siano orgogliosi di esserlo". E poi? Basta. Evidentemente il programma approntato ad oggi da Monti non ha ancora toccato il tema scuola. Ma c’è almeno un recente precedente su cui vale la pena riflettere. La non certo esaltante competenza del professor Monti per le tematiche della scuola non sembra infatti una novità: qualche settimana fa, ospite di Fabio Fazio, sa RaiTre, il premier aveva condannato il “grande spirito conservatore” del personale scolastico a seguito della “grande indisponibilità a fare due ore in più a settimana che avrebbe significato più didattica e cultura”. E anche l'agenda Monti non sembra scevra di contraddizioni, sopratutto quando si entra le merito dell'operatività del piano…. Ed il voto di un milione di docenti può diventare l’ago della bilancia.
www.governarelascuola.it - 06 Gennaio 2013
“Le novità per la scuola nella Legge di Stabilità”
░ I provvedimenti per la Scuola sono nei commi dal 44 al 59 dell’unico articolo della legge di Stabilità. Si stabilisce, tra altro, la riduzione del FIS (in seguito alla vicenda della copertura degli scatti di carriera), e il criterio da osservarsi per il pagamento, al personale precario, delle ferie non godute (potranno essere pagate solo le ferie che risultano impossibili da fruire, in quanto il periodo di ferie maturato è superiore ai giorni di sospensione delle lezioni).
44. A decorrere dall’anno scolastico 2012/2013, l’articolo 1, comma 24, della legge 28 dicembre 1995, n. 549, trova applicazione anche nel caso degli assistenti amministrativi incaricati di svolgere mansioni superiori per l’intero anno scolastico ai sensi dell’articolo 52 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, per la copertura di posti vacanti o disponibili di direttore dei servizi generali e amministrativi. 45. La liquidazione del compenso per l’incarico di cui al comma 44 è effettuata ai sensi dell’articolo 52, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, in misura pari alla differenza tra il trattamento previsto per il direttore dei servizi generali amministrativi al livello iniziale della progressione economica e quello complessivamente in godimento dall’assistente amministrativo incaricato. 46. Il comma 15 dell’articolo 404 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, è abrogato. 47. Al presidente e ai componenti delle commissioni esaminatrici dei concorsi indetti per il personale docente della scuola è corrisposto il compenso previsto per le commissioni esaminatrici dei concorsi a dirigente scolastico stabilito con decreto interministeriale ai sensi dell’articolo 10, comma 5, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 10 luglio 2008, n. 140. I componenti delle commissioni giudicatrici non possono chiedere l’esonero dal servizio per il periodo di svolgimento del concorso. 48. A decorrere dal 1o gennaio 2014 il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca dismette la sede romana di piazzale Kennedy e il relativo contratto di locazione è risolto. Da tale dismissione derivano risparmi di spesa pari a 6 milioni di euro a decorrere dall’anno 2014. 49. L’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 870, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, è ridotta di euro 20 milioni a decorrere dall’anno 2013. 50. Nell’esercizio finanziario 2013 è versata all’entrata del bilancio dello Stato la somma di 30 milioni di euro a valere sulla contabilità speciale relativa al Fondo per le agevolazioni alla ricerca di cui all’articolo 5 del decreto legislativo 27 luglio 1999, n. 297, e successive modificazioni, a valere sulla quota relativa alla contribuzione a fondo perduto. 51. Le risorse finanziarie disponibili per le competenze accessorie del personale del comparto scuola sono ridotte di 47,5 milioni di euro a decorrere dall’anno 2013, per la quota parte attinente al Fondo delle istituzioni scolastiche. 52. Il Fondo di cui all’articolo 4, comma 82, della legge 12 novembre 2011, n. 183, è ridotto di 83,6 milioni di euro nell’anno 2013, di 119,4 milioni di euro nell’anno 2014 e di 122,4 milioni di euro a decorrere dall’anno 2015. 53. Il concorso al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica di cui all’articolo 7 del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, è assicurato dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca anche mediante l’attuazione del comma 15 del medesimo articolo. Il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, entro il 31 gennaio 2013, può formulare proposte di rimodulazione delle riduzioni di spesa di cui al primo periodo. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con proprio decreto, le occorrenti variazioni di bilancio. 54. Il personale docente di tutti i gradi di istruzione fruisce delle ferie nei giorni di sospensione delle lezioni definiti dai calendari scolastici regionali, ad esclusione di quelli destinati agli scrutini, agli esami di Stato e alle attività valutative. Durante la rimanente parte dell’anno la fruizione delle ferie è consentita per un periodo non superiore a sei giornate lavorative subordinatamente alla possibilità di sostituire il personale che se ne avvale senza che vengano a determinarsi oneri aggiuntivi per la finanza pubblica. 55. All’articolo 5, comma 8, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il presente comma non si applica al personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario supplente breve e saltuario o docente con contratto fino al termine delle lezioni o delle attività didattiche, limitatamente alla differenza tra i giorni di ferie spettanti e quelli in cui è consentito al personale in questione di fruire delle ferie». 56. Le disposizioni di cui ai commi 54 e 55 non possono essere derogate dai contratti collettivi nazionali di lavoro. Le clausole contrattuali contrastanti sono disapplicate dal 10 settembre 2013. 57. All’articolo 26, comma 8, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, e successive modificazioni, sono apportate le seguenti modificazioni:
a) al primo periodo, le parole: «trecento unità » sono sostituite dalle seguenti: « centocinquanta unità »; b) al terzo periodo, le parole: « cento unità » sono sostituite dalle seguenti: « cinquanta unità». 58. Sono fatti salvi i provvedimenti di collocamento fuori ruolo, già adottati ai sensi dell’articolo 26, comma 8, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, nel testo vigente prima della data di entrata in vigore della presente legge, per l’anno scolastico 2012/2013. 59. Salve le ipotesi di collocamento fuori ruolo di cui all’articolo 26, comma 8, della legge 23 dicembre 1998, n. 448, come da ultimo modificato dal comma 57 del presente articolo, e delle prerogative sindacali ai sensi della normativa vigente, il personale appartenente al comparto scuola può essere posto in posizione di comando presso altre amministrazioni pubbliche solo con oneri a carico dell’amministrazione richiedente.
l’Unità - 08 Gennaio 2013
“Scuola, il dilemma della valutazione”
░ Un intervento di Benedetto Vertecchi, autoritas in materia di docimologia e valutazione di sistema: commenta la norma, contenuta nella legge di Stabilità, per la quale l’assegnazione di fondi alle scuole avverrà, dal 2014, sulla base dei risultati che esse avranno conseguito.
A quale modello valutativo si farà riferimento, quali variabili saranno considerate ai fini della composizione del modello, quali conoscenze sostengano questa o quella interpretazione, quali procedure siano alla base della rilevazione dei dati e via discorrendo… In un quadro così dissestato il ricorso per i finanziamenti (non importa se su base premiale o su base compensativa) rischia di rafforzare ulteriormente proprio il condizionamento sociale, senza che ne derivino vantaggi apprezzabili sul versante della qualità del servizio. …. Sulla falsariga dello strumentario e della metodologia di elaborazione dei dati utilizzati da organizzazioni come l’Ocse e la Iea per le loro indagini comparative, sono state introdotte prove a carattere nazionale per la valutazione del livello degli apprendimenti conseguiti dagli allievi. La responsabilità di tali operazioni è stata conferita all’Invalsi (Istituto nazionale per la valutazione del sistema d’istruzione e di formazione). A differenza, tuttavia, delle organizzazioni prima menzionate, è stato deciso di non procedere nelle rilevazioni per via campionaria, ma di sottoporre a prova l’universo degli allievi iscritti a una certa classe. Si è trattato di una scelta che ha destato preoccupazione e sospetto, non ingiustificati. Che bisogno c’è, infatti, di procedere a rilevazioni sull’intera popolazione, se lo scopo è quello di valutare il sistema? Peraltro, se anche l’intento fosse quello di valutare il funzionamento delle singole scuole, lo strumentario finora usato sarebbe stato del tutto inadeguato. … L’esperienza di questi anni ha mostrato che le condizioni di rilevazione sono molto diverse fra una scuola e l’altra, e spesso nelle classi di una medesima scuola. Che si sia trattato di esibizioni di efficienza è dimostrato anche dal fatto che nulla ha fatto seguito alle cosiddette valutazioni nazionali. Sono molti gli insegnanti che temono che la complessa macchina della valutazione sia stata messa in modo solo per esercitare un condizionamento sulla loro attività…..
Altrove si stanno sviluppando e sperimentando procedure automatizzate in grado di fornire importanti flussi d’informazioni sullo sviluppo dei processi di apprendimento. In Italia, spiace doverlo constatare, non c’è alcun apprezzabile tentativo di definire una strumentazione originale, dalla quale possa derivare la conoscenza dei fenomeni educativi necessaria a sostenere l’attività del sistema ai diversi livelli in cui essa si manifesta, da quello immediatamente didattico a quello della decisione politica… Occorre innovare profondamente le pratiche valutative e ridefinirne sostanzialmente gli intenti. Ciò comporta un rilevante impegno nella ricerca, che certamente non può essere richiesto ad una struttura di servizio com’è l’Invalsi. La questione deve essere affrontata in una prospettiva di promozione complessiva della ricerca educativa. Quanto agli oggetti della valutazione, non ci si può limitare a raccogliere, anno dopo anno, gli esiti della somministrazione di prove strutturate per stabilire quali siano stati i livelli di apprendimento conseguiti. Occorre usare la valutazione per ciò che realmente è, e cioè come una strategia conoscitiva volta ad analizzare i fenomeni per come appaiono al momento e per come si sono modificati e, presumibilmente, potranno modificarsi in tempi di qualche consistenza. C’è bisogno di riferire l’educazione scolastica (o esplicita, perché intenzionalmente rivolta al passaggio di conoscenze e valori fra le generazioni) alle condizioni di vita, e rilevare le interazioni che si stabiliscono fra educazione esplicita e implicita (acquisita cioè nelle condizioni quotidiane di esistenza). È evidente che l’educazione implicita sta esercitando una forte azione concorrenziale nei confronti di quella esplicita, e che da essa derivano molti dei fattori di crisi (per esempio quelli valoriali e motivazionali) che sono alla base delle difficoltà che le scuole si trovano ad affrontare….
scuolaoggi.org - 09 Gennaio 2013
“Non esistono scuole migliori… e le piogge sono sempre salutari”
░ Sull’argomento sul quale abbiamo citato Vertecchi, riportiamo quanto pubblicato da Maurizio Tiriticco, anche questi autorità indiscussa. Però ecco ancora e sempre la tesi deweyana: le motivazioni subliminali intervengono a guidare il cervello umano nella comprensione ? Vertecchi e Tiriticco sono stati condizionati dal sospetto, dal pregiudizio, e hanno capito una cosa per un’altra ? O è il sottosegretario Rossi Doria ad essere condizionato dalla fiducia e dal cadreghino che occupa, e ha capito una cosa per un’altra ? Quando dice: "Scuole finanziate in base ai risultati? Sì, ma solo per quel che riguarda la loro capacità di adeguarsi alla disposizione che prevede che gli acquisti di materiali e servizi - dalla cancelleria all'assistenza tecnica per fotocopiatrici - vengano fatti attraverso il Mepa, il mercato elettronico della P.A. Non si tratta quindi in alcun modo di una norma tendente a premiare o a punire le scuole"(larepubblica.it - 10/01/2013). L’opinione di Tiriticco.
Il fattore tempo è una variabile fondamentale per un essere umano, un fattore che ha un’altra valenza, in genere determinabile, per quanto riguarda un oggetto: si pensi alle scadenze che riguardano i prodotti alimentari. Ma per un bambino – chiamato riduttivamente alunno nella scuola – è estremamente difficile fare predizioni per il suo futuro! Le variabili che incidono nel suo sviluppo/crescita e nel suo apprendimento sono infinite: in una data materia può andare oggi “malissimo” e “benissimo” domani, e non è sempre agevole comprenderne le ragioni: dipende dai contenuti di studio? Dal suo livello di maturazione? Dal suo stato di salute? Dall’insegnante? Dalla famiglia? Eppure, sembrerebbero oggetti semplici da valutare!... D’altra parte, è sacrosantamente vero che le scuole hanno bisogno di soldi “a pioggia” come si suol dire! Non è affatto riduttiva questa espressione, se i soldi “piovono” per il semplice e normale funzionamento! Sono anni che le scuole sono costrette alla sete! Che cosa significa, allora, dare soldi solo ai migliori? Non sarebbe invece il caso di darli ai peggiori, perché sono questi che hanno bisogno di essere sostenuti, rafforzati, incentivati? Con nuove strutture, attrezzature, strumentazioni didattiche, formazione continua del personale, ecc. In un Paese civile non si ricattano le scuole! “Se promuovi, ti premio! Se bocci, non ti finanzio!” In un Paese civile l’istruzione è e deve essere al primo posto! Con questa invenzione del premio ai migliori la Costituzione è carta straccia! “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica”: così recita l’articolo Cost. 9; ma si vedano anche gli articoli 2 e 3 e 34, che modificheremo così: “La scuola è aperta a tutti quelli che se la meritano”! …
l’Unità - 10 Gennaio 2013
“A che serve studiare se poi un Belsito...?”
░ Una incursione nella mente della gente per bene e sfiduciata.
Ora buca, sala professori. Cara collega che mi leggi, alzi la mano se è successo anche a te? Alla prima ora del 7 gennaio 2013 i ragazzi sono giustamente esagitati al rientro dalle vacanze. Tenti di chiamare l’appello, ma sono tutti che si scambiano risolini e chiacchiere, aggiornamenti su regali e fidanzatini, arrivi a Zito chiudi il registro e “dai ragazzi, adesso silenzio, raccontate anche a me quello che avete fatto? Cinque minuti e poi si comincia a studiare”. Andrea è il primo della fila sinistra, polemico, difficile, acuto. Tostissimo. “Studiare non serve a niente. Dopo la scuola media io il diploma me lo compro. Me lo faccio regalare. E intanto mi diverto. Studiare non serve a niente, tanto me lo danno lo stesso il diploma e lo stesso andrò avanti nella vita, perché vanno avanti ladri e ignoranti”. Ok. Un’ora intera se n’è andata a smontare il piccolo Andrea. Che non ripeteva, ovviamente parole sue, ma “verità” che stanno nell’aria. I ragazzi ci guardano e siccome non sono scemi, come invece molti adulti sono, fanno due più due subito.
Ieri sera tutta Italia ha visto Presa Diretta. O una buona parte. Ha visto come si ruba, come si arriva ad essere sottosegretario, come si diventa consigliere di una delle più grosse aziende di Stato, la Fincantieri, ..e tutto questo senza studiare. Anzi, beffandola la scuola.
Sono ragazzi che tornano in case che sono sacche di disperazione che non riguardano più solo i “soliti poveri”. Famiglie monoreddito con due o tre figli in cui il pomeriggio la casa si riscalda per un’ora soltanto. Tanto per dirne una. In cui i genitori, che hanno studiato tantissimo, cominciano a scannarsi sul nulla, quando i nervi sono scopertissimi…
Poi arriva Presa Diretta e in ogni casa le famiglie italiane vedono come i ladri possono diventare sottosegretari. E’ qualunquistico dirlo? Il problema è che è così. E’ la verità. Belsito, con un diploma comprato (in una di quelle scuole private, finanziate anche da soldi pubblici, che tutte noi conosciamo e che tutti voi vi ostinate a difendere), anche se non fosse stato ladro, solo per le frequentazioni e le conoscenze, è diventato sottosegretario, con un diploma comprato, è arrivato nel consiglio di amministrazione della FinCantieri (la FinCantieri!), con un diploma comprato, è stato tesoriere di un partito importante come la Lega, con un diploma comprato. Nessuna legge lo ha punito per questo, anzi, lo hanno premiato. “Prof, a che serve studiare?”. Cosa volete che dicano in una famiglia italiana media, manco poverissima, una famiglia media (quelle che un tempo stavano benino e oggi annaspano, il 50% delle famiglie italiane sotto i 50 anni), con entrambi i genitori laureati, uno precario e la mamma disoccupata, due bambini, di cui il maschio problematicissimo (lo abbiamo dovuto fermare un anno) e la bimba che è un fiore, e anche se ha tutti 8 è un po’ trascurata a casa, o forse perché ha tutti 8, e quest’anno non andrà in palestra perché non ci arrivano alla fine del mese? Ma lei è felice lo stesso quando le mettiamo in mano la pagella? Cosa volete che ascolti in quella casa Andrea? Cosa volete che pensi? I ragazzi ci guardano. A cosa serve studiare? … Un Direttore Regionale della Formazione della Regione Siciliana sottraeva tranquillamente milioni di euro e se li metteva in tasca. Secondo voi è in galera? No. E’ stato spostato ad un altro ramo della Ragioneria dello Stato. Sta là. Sic et simpliciter…. A che serve studiare poi, se la scuola è trascurata dalle agende politiche (se sono scritte da gente così… menomale) e quando invece ne è oggetto, lo è in modo superficiale, sbagliato, non competente e da persone che nulla conoscono o hanno studiato dei sistemi d’istruzione? Se alla scuola si destinano solo slogan e stereotipi di stile ottocentesco pronunciati per lo più da esperti di conti e non di educazione di che parliamo?
larepubblica.it – 11 gennaio 2013
“Arriva la scuola degli studenti-atleti iscrizioni al via in cento licei sportivi”
░ Il CdM vara il nuovo liceo “sportivo”: un quarto dell’offerta formativa sarà dedicata alle attività fisiche. (di Salvo Intravaia).
Sembra proprio fatta: dal prossimo 21 gennaio gli studenti dell’ultimo anno di scuole medie potranno scegliere anche il “liceo sportivo”. Oggi il Consiglio dei ministri approverà infatti decreto che istituisce il liceo scientifico ad indirizzo sportivo, ultima novità in termini di offerta formativa nel panorama delle scuole secondarie italiane. Una scuola a lungo sognata dai ragazzi e che adesso diventa realtà. In prima battuta, dal 2013/2014, il nuovo indirizzo dovrebbe fare il proprio esordio in non più di una scuola per provincia: un centinaio in tutto.
Si prefigura però una situazione a macchia di leopardo: alcune regioni e province si sono mosse per tempo e — se in Consiglio dei ministri non ci saranno sorprese — il liceo sportivo potrà partire dal prossimo anno scolastico. È il caso della Liguria, dove ne partiranno tre: al Martin Luther King di Genova, al liceo Giordano Bruno di Savona e al Liceo Colombo di Imperia. In provincia di Belluno sarà il liceo Leonardo da Vinci ad ospitare una sezione di liceo scientifico ad indirizzo sportivo e a Grosseto sarà attivato invece al polo liceale Pietro Aldi. Anche le private sperano di attrarre qualche studente in più con il liceo sportivo: i Padri Scolopi lo attiveranno presso Scuole Pie Fiorentine, in collaborazione con la società Viola.In altre regioni invece il liceo potrebbe partire soltanto dall’anno 2014/2015. Perché — dopo l’approvazione dell’esecutivo, il parere della Corte dei conti e la pubblicazione in Gazzetta — la parola passa alle Regioni che dovranno integrare il nuovo indirizzo nel cosiddetto Piano dell’offerta formativa regionale e individuare le scuole, cosa che alcune realtà hanno già fatto. Ma cosa si studierà al liceo sportivo? Sarà un diploma “di serie A” come quello del liceo o no? Sarà un diploma di liceo scientifico a tutti gli effetti, fortemente orientato all’attività sportiva, che nel proprio quadro orario settimanale sostituisce il Latino e la Storia dell’Arte con due nuove discipline: Diritto e Economia dello sport — dal terzo anno — e Discipline sportive. Ma che incrementa anche le ore di Scienze motorie — la vecchia Educazione fisica — da due a tre settimanali e di Scienze naturali. Per ospitare il nuovo indirizzo le scuole devono «disporre di impianti ed attrezzature ginnicosportive adeguate», cui possono provvedere anche attraverso convenzioni con centri sportivi specializzati. A fine percorso, tra le altre cose, il diplomato al liceo sportivo «avrà acquisito i principi fondamentali di igiene degli sport,
della fisiologia dell’esercizio fisico e sportivo e della prevenzione dei danni derivanti nella pratica agonistica nei diversi ambienti di competizione»….