Il Manifesto - 2/02/2013
“Cronaca di un disastro voluto”
░ Le strategie della politica scolastica e universitaria italiana messe in atto negli ultimi lustri danno adesso i loro cattivi frutti.
I nodi vengono tristemente al pettine… Negli ultimi dieci anni si è registrata una diminuzione di iscrizioni dei 19enni nelle Università italiane: meno 50 mila iscritti… L'Italia è l'unico Paese occidentale che, di fronte alla crisi, ha deciso di non investire ma di tagliare drasticamente sulla ricerca, l'università e la formazione. Una politica scolastica vecchia, da Paese vecchio e agonizzante che non ha nessuna fiducia in se stesso e nel proprio futuro. Le cause del calo dei laureati e delle immatricolazioni ? Le tasse sempre più onerose che in tempi di crisi pesano notevolmente sul budget familiare - la famosa classe media è ormai quella dei nuovi poveri. I mancati fondi per finanziare le borse di studio. Ma soprattutto l'imporsi di quell'ideologia per cui lo studio non serve, proclamato con diverse sfumature da tanti politici. Così, se la laurea non è più indice di sicurezza lavorativa, non ha quindi senso investire ulteriore tempo sugli studi. … I governi che si sono succeduti hanno saputo solo aggiungere tagli ai tagli, diminuendo in modo drastico l'offerta formativa: aboliti oltre 1000 corsi di laurea, scomparsi un centinaio di corsi tra laurea triennale e specialistica; diminuiti anche i professori; la media Ocse è di 15,5 studenti per docente, in Italia le media è 18,7; e le spese superano i fondi. Insomma, si sta andando allegramente verso il baratro. L'idea è quella di sempre: fare cassa maledettamente e subito, disperatamente, senza nessuna visione di investimento e di crescita nel futuro. I responsabili di tutto questo? Una classe politica vecchia ed egoista. Ma anche un'università incapace di rinnovarsi dove permangono clientelismi atavici. E' il risultato di un sistema scolastico costruito su misura di un mercato del lavoro e nient'altro, quando il mercato del lavoro non c'è o è latitante….
lastampa.it - 4/02/2013
“Che cosa c’entra la finanza con l’istruzione?”
░ Sullo stesso argomento dell’articolo precedente: I valori di cui l’università è depositaria non si scambiano con le esigenze finanziarie.
Assistiamo a un paradosso rivelatore. … Gli opinion maker corrono in soccorso dell’università applicando al suo caso il linguaggio della finanza. «Il rendimento del capitale per laurearsi è circa pari al 10%, molto maggiore del rendimento di un portafoglio medio di azioni e obbligazioni (3,6 %)». … L’applicazione al mondo universitario di questa logica finanziaria, di questo linguaggio da mutui subprime e da derivati, non lo soccorre ma gli assesta il colpo letale. Anzi, proprio questa colonizzazione dei territori del sapere (e della vita) da parte di una logica basso mercantile e speculativa è all’origine della loro desertificazione. … Il sapere deve essere desiderato come premio a se stesso perché il sistema universitario possa prosperare… Dovrebbe essere proibito per legge applicare all’università termini orribili e incongrui come «spendibilità». In un Paese povero di etica pubblica come il nostro c’è il dilagare linguistico del «market» …
Avvenire - 4/02/2013
“Si alla tecnologia in classe. No agli insegnanti-robot?”
░ C’è stata una improvvisa accelerazione: il MIUR è entusiasta delle innovazioni informatiche del corredo didattico strumentale (il solo capitolo per il quale non si bada a spese).Occorrerebbe considerare tutto
Le nuove tecnologie (computer, tablet, smartphone...) rischierebbero di soffocare negli studenti la capacità di approfondimento, lo spirito critico, l'abilità a strutturare ragionamenti complessi. Quando si parla di scuola e new media, c'è da tener conto anche di queste motivate riflessioni e analisi critiche e non solo delle valutazioni entusiastiche… Che la direzione del cambiamento sia di tipo tecnologico è certo. Si tratta di un mutamento inevitabile e per molti versi positivo. Ogni strumento che incontri il favore dei ragazzi, oggi tutti "nativi digitali", può servire a integrare e perché no? a migliorare l'insegnamento tradizionale. E bene però che l'amore del nuovo e per il nuovo non conduca, quando si parla di queste cose, a trascurare di evidenziare anche i limiti e gli "effetti collaterali" di un'accelerazione tecnologica troppo spinta. Se tutta l'attenzione è puntata sugli strumenti e non sulle persone, ciò che si rischia di mettere a repentaglio è l'elemento essenziale del fare scuola, cioè la relazione educativa tra docente e discente. … Il problema è che questa impostazione ipertecnologica si sta diffondendo sempre più anche nella scuola e rischia di impoverire quella relazione umana tra chi insegna e chi impara che è parte fondamentale del processo di apprendimento. … Ci piacerebbe che, almeno nelle nostre scuole, i rapporti tra maestri e allievi continuassero a essere un po' più genuini.
Left Avvenimenti - 4/02/2013
“Ministero, ripensaci”
░ Il Consiglio di Stato ha mosso non pochi rilievi critici al Regolamento ministeriale sul sistema di valutazione delle scuole.
Sono stati resi noti i gravi rilievi del Consiglio di Stato allo schema di Regolamento predisposto dal Consiglio dei ministri sul sistema nazionale di valutazione. Le critiche dell'organo consultivo confermano quanto nelle scuole italiane si denuncia da tempo: l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema scolastico (Invalsi) è un corpo estraneo introdotto a forza nei percorsi scolastici senza possibilità di migliorarne la qualità, dal momento che questo non è neanche un chiaro obiettivo dell'Istituto. Una delle osservazioni critiche più pesanti riguarda la fumosità sulle attività e sui procedimenti di valutazione che pervade il Regolamento, redatto essenzialmente, secondo il Consiglio di Stato, per disciplinare l'apparato del sistema di valutazione e la sua articolazione. Insomma, il Regolamento sul sistema nazionale di valutazione fornisce più di un indizio per sospettare che ci troviamo di fronte a un tipico caso di autoriproduzione della classe dirigente, ma tanto più grave e paradossale di casi analoghi perché qui la generazione dell'ennesimo ente da una costola della politica vorrebbe legittimarsi sull'idea del merito. In concreto, quindi, al ministero non interessa trovare un buon procedimento di valutazione, ma tenere in piedi un apparato nominalmente dedicato alla valutazione del sistema scolastico. Un altro rilievo di notevole importanza riguarda i rapporti tra il ministero dell'istruzione, università e ricerca (Miur) e l'Invalsi, che il regolamento in questione non chiarisce. Ci si chiede, pertanto, fin dove è previsto che si estenda l'autonomia scientifica dell'Istituto, che, recita il regolamento, si limita a "tener conto" della direttiva triennale del ministero sulle priorità strategiche della valutazione del sistema educativo, e che sceglie e forma gli esperti che dovranno comporre i nuclei di valutazione esterna. Secondo i giudici del Consiglio di Stato il Miur appare, in un ambito strategico rilevantissimo, quello della valutazione, eccessivamente emarginato rispetto all'Invalsi. Un altro appunto particolarmente grave riguarda la funzione ispettiva, la cui riorganizzazione, prevista dalla legge, è ignorata dal regolamento. E questo è solo uno dei casi in cui lo schema di regolamento non è coerente con la legge di riferimento, cioè il decreto legge 225/10… Il Consiglio di Stato chiede anche al Miur di stabilire in che cosa consista «concretamente» il supporto dell'Invalsi alle singole scuole e di riconsiderare il ruolo dell'Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa (Indire), una delle tre gambe del sistema secondo la legge, ma ridotto dal Regolamento ad un ruolo molto marginale nel procedimento divalutazione. Il parere del Consiglio di Stato pullula di inviti a «chiarire», «precisare meglio», «distinguere in modo più netto», «delineare in modo più preciso» e «indicare puntualmente» non aspetti marginali, ma questioni essenziali della materia, come gli obiettivi generali del sistema e le sue finalità, la sua articolazione strutturale e le fasi temporali in cui si scandisce l'attività di valutazione. Tante volte abbiamo dovuto constatare che l'unica funzione certa dell'Invalsi è quella di incitare la grancassa dei media per scatenare l'opinione pubblica contro i docenti e regalare all'amministrazione un pretesto per togliere alla scuola risorse vitali …
ItaliaOggi - 5/02/2013
“Valutazione sì, ma senza Invalsi”
░ La proposta contenuta nel documento «La valutazione: un tema cruciale, un impegno condiviso», pubblicato da 9 associazioni della scuola.
Una consultazione nazionale sulla scuola in tempi rapidi, con scadenze certe, per istituire un sistema nazionale di valutazione condiviso, dal forte valore politico. Abbandonando le prove Invalsi come «l'unico strumento per procedere alla valutazione tour court del sistema scolastico, degli istituti, dei docent». É la proposta contenuta nel documento «La valutazione: un tema cruciale, un impegno condiviso», pubblicato da 9 associazioni del mondo della scuola. Da Proteo Fare Sapere al Movimento di cooperazione educativa, passando per gli insegnanti del Cidi e della Fnism, fino a Legambiente Scuola. Ma ci sono anche i maestri cattolici del'Aimc accanto all'associazione “Per la scuola della Repubblica”. E i genitori democratici del Cdg con l'Unione degli studenti. Tutti a sottoscrive un documento per promuovere «un sistema di valutazione funzionale alla piena attuazione del diritto all'istruzione, che responsabilizzi i livelli istituzionali e i decisori politici, che attivi il coinvolgimento di tutti i soggetti che interagiscono con il sistema, che supporti le scuole nei processi di miglioramento. … In merito alla valutazione formativa degli alunni, denunciano le associazioni, le prove nazionali inserite negli esami conclusivi «pesano in modo distorto ed esagerato» sugli esiti del percorso individuale. Non solo…. una valutazione di sistema «deve occuparsi anche dei processi che determinano quegli esiti». …
l’Unità - 6/02/2013
“Scuola, in tre mosse il PD archivia Gelmini”
░ Francesca Puglisi, responsabile scuola del Pd, Manuela Ghizzoni, Maria Coscia, Maria Grazia Rocchi e Simona Malpezzi hanno presentato, nel corso di unaa conferenza stampa, il piano: al primo posto la lotta all’abbandono scolastico. Stop ai tagli per nidi e scuola d’infanzia. In agenda una consultazione con docenti e studenti.
Risorse, stabilità, fiducia. Si potrebbe sintetizzare così il programma del PD sulla scuola del futuro… Primo punto dell'agenda è il contrasto a tre emergenze che oggi colpiscono la scuola italiana: la sicurezza degli edifici scolastici, la dispersione e l'abbandono scolastico e il settore 0-6, cioè quello degli asili nidi e della scuola dell'infanzia. Sulla prima emergenza Pierluigi Bersani aveva già anticipato il piano straordinario per la manutenzione e la ristrutturazione degli edifici scolastici…. L'altra urgenza da affrontare è la dispersione scolastica che in Italia raggiunge livelli preoccupanti. Oggi i giovani che hanno deciso di lasciare la scuola prima della maturità sono il 18,8% della popolazione. L'obiettivo è portare questa percentuale sotto il 10% così come raccomandato dal documento Europa 2020. Combattere la dispersione scolastica significa anche investire maggiori risorse nelle situazione più problematiche come le grandi periferie urbane e il Mezzogiorno. …
Ma accanto a queste tre grandi emergenze il Pd ha preparato una serie di proposte dedicate alla risoluzione dei mille problemi quotidiani della scuola italiana. Nessuna riforma epocale in vista ma un intervento di vera trasformazione del sistema. Non è più il tempo delle riforme sempre «epocali e decisive», calate dall'alto e mai condivise dal tessuto sociale che ogni giorno fa vivere il sistema educativo italiano. Per il Pd la migliore riforma è quella che nasce dal basso, grazie all'autonomia, si tratta ora di metterla a sistema. La valutazione non dovrà quindi essere dei singoli docenti, né competitiva, ma dovrà indicare se gli investimenti fatti vanno nella direzione giusta. Dovrà essere restituita la fiducia agli insegnanti, anche grazie ad un nuovo contratto collettivo che riconosca loro l'enorme quantità di lavoro che fanno al di fuori delle aule scolastiche. Gli organici delle scuole dovranno essere stabili e non cambiare ogni anno. Solo in questo modo le scuole sapranno su quante risorse potranno fare affidamento così come le risorse finanziarie dovranno essere stabili e mai più tagliate. Il reclutamento dovrà essere anch'esso certo, senza cambiare ogni anno sistema e si dovranno esaurire le graduatorie dei precari. Il tempo scuola dovrà essere allungato, incentivando nuovamente il tempo pieno e le compresenze. Per quel che riguarda le scuole superiori il Pd propone un biennio unitario iniziale e la differenziazione dei percorsi solo a partire dal terzo anno. Gli istituti tecnici dovranno essere rivalutati e non abbandonati alla competenza delle regioni sulla formazione professionale. … Il primo passo del governo Bersani sarà una grande consultazione pubblica con tutto il mondo della scuola…
Il Messaggero - 6/02/2013
“Ma i precari protestano: il nostro turno non arriva mai”
░ Precari per sempre. Questo è il fantasma che toglie il sonno agli insegnanti delle GE, se si parla di un nuovo bando. E i sindacati ?
« La prima necessità è un piano per la stabilizzazione dei precari, altro che nuovo concorso » protesta Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil. «E poi - continua Pantaleo - bisogna trovare nuove regole per immettere in ruolo, perché il concorso, così come è stato concepito, è una lotteria». Anche Alessandro Natalini, docente di scuola media a Roma, tra gli animatori lo scorso autunno delle manifestazioni di piazza contro il concorsone e i tagli alla scuola, sostiene che prima di tutto vada sanata la situazione dei precari: «Hanno permesso alla scuola di continuare a vivere, facendo grandi sacrifici. Prima riconosciamo i diritti di chi ha dato tanto. Solo dopo possiamo discutere di come fare le selezioni». C’è poi chi ammette che sanare la situazione delle graduatorie come pre-condizione sia irrealizzabile. « L’assunzione dei tanti precari sarà un processo lungo. C’è troppo squilibrio tra domanda e offerta di posti di lavoro. Non possiamo paralizzare in eterno l’accesso all’insegnamento – incalza Francesco Scrima, segretario generale della Cisl scuola – ma non si può improvvisare come con l’ultimo concorso. Bisogna ragionare su regole di reclutamento serie e trasparenti, nel rispetto del diritto di tutti. L’urgenza non può diventare fretta ». Pantaleo, Scrima e Natalini, tutti criticano Profumo perché secondo loro, con le elezioni alle porte, l’iniziativa di un nuovo concorso dovrebbe essere lasciata per intero al ministro che verrà.
www.partitodemocratico.it/scuola -7 febbraio- 2013
“L'Italia giusta. Dove il futuro si prepara a Scuola”
░ Il programma elettorale per la Scuola, del PD. Ne diamo una sintesi, in abstract.
(di Francesca Puglisi, responsabile Scuola del partito).
…E’ la scuola che deve realizzare il “compito” che l’Art. 3 della Costituzione affida alla Repubblica, quello di rimuovere gli ostacoli di origine economica e sociale che si frappongono fra i cittadini e la loro piena partecipazione alla vita economica e sociale del Paese…. Vogliamo riportare gradualmente l’investimento almeno al livello medio dei Paesi OCSE (6% del PIL)… Vogliamo scuole aperte tutto il giorno, tutto l’anno e per tutta la vita. … Immaginiamo la scuola come luogo fondante di comunità, dove oltre ai necessari insegnamenti curricolari ci si può fermare il pomeriggio per studiare, da soli o in compagnia, trovando libri e computer che a volte gli studenti non hanno a casa, dove si può fare sport, suonare, recitare, imparare le lingue. Dove diventa un valore anche l’apprendimento non formale e informale…. Occorre promuovere una “costituente per la scuola”… avrà il compito di delineare un nuovo profilo per la popolazione del nostro paese e di indicare le condizioni che consentiranno di realizzarlo. Vogliamo assegnare un organico funzionale (dotazione di personale sia docente sia ATA) stabile per almeno un triennio ad ogni scuola. … Metter mano a graduatorie dove ci sono 200 mila persone non è semplice, ma lo faremo e certamente non sarà attraverso leggi finanziarie con tagli e smantellamenti. Certo è che per offrire maggiori opportunità ai nuovi docenti, occorre permettere il pensionamento di quanti (docenti e Ata) sono rimasti ‘impigliati’ nella riforma Fornero, in particolare sanando l’ingiustizia subìta dai lavoratori della scuola della cosiddetta “quota 96”…. Nell’anno scolastico 2008/2009, 175.778 alunni disabili potevano contare sul supporto di 90.026 insegnanti di sostegno – con un rapporto di 1,95 alunni per docente di sostegno. Nel 2011-2012, anno in cui Gelmini ha lasciato viale Trastevere- 198.672 alunni disabili sono stati affiancati da 97.636 insegnanti specializzati, con un rapporto che per la prima volta ha superato la soglia di 2 alunni per insegnante (2,03). Garantire un organico stabile significa garantire continuità didattica in un settore dove essa è strategica per promuovere il successo formativo e favorire l'inclusione scolastica dell'alunno con disabilità…
L'autonomia delle scuole, che è la più importante riforma degli ultimi 13 anni, è stata voluta da Luigi Berlinguer e dal governo di centro-sinistra: ben presto, però, il processo si è interrotto e con i ministri Gelmini e Profumo si è ritornati a un ruolo centrale del Ministero; inoltre non è mai stata data attuazione alla riforma del Titolo V della Costituzione, che prevede un ampio trasferimento di poteri alle Regioni… La soluzione preferibile, è quella di realizzare pienamente l'autonomia delle singole scuole in campo didattico, finanziario, amministrativo e gestionale, rafforzando al contempo la verifica dei risultati dal parte del centro. Il centro rinuncia quindi ai compiti di autorizzazione amministrativa a priori, ma mantiene il ruolo di valutatore a posteriori, oltre a fissare le indicazioni nazionali (i programmi) e le competenze richieste al termine di ogni ciclo scolastico. L’educazione e l’istruzione 0-6 anni: La legge dello Stato dice che tutti i bambini e le bambine hanno diritto ad avere un posto nella scuola dell'infanzia. Ma i vincoli posti dal patto di stabilità interno all’assunzione del personale e i tagli ai bilanci degli enti locali hanno fatto crescere nuovamente le liste d’attesa in tutti i grandi comuni italiani. … Per entrambi i segmenti 0-3 e 3-6 è quindi urgente escludere il personale dei servizi educativi dai vincoli posti dal patto di stabilità interno. … La scuola primaria: I modelli educativi del tempo pieno e del modulo con le compresenze degli insegnanti, sono considerati un’eccellenza a livello- europeo, e producono, proprio grazie al lavoro in piccoli gruppi, i più alti livelli di apprendimento degli alunni. … Obiettivo:“dispersione zero nel primo biennio della scuola superiore”: La sfida che si troverà di fronte il nuovo governo è quella di abbattere, in solo sette anni, il 18% di dispersione, (la media europea è del 13%). Il problema è particolarmente grave per i figli di famiglie immigrate, nati all'estero, che presentano i maggiori rischi di abbandono… L'allungamento del tempo scuola è il miglior antidoto alle disuguaglianze scolastiche legate all'origine sociale, che sappiamo iniziare nella scuola media ed esplodere alle superiori. Così come avviene nelle elementari, infatti, l'estensione della scuola alle ore pomeridiane permetterebbe al collegio dei docenti di pianificare l'attività didattica, di svolgere attività di formazione in servizio per i docenti (oggi il 44% dei docenti neoassunti ritiene di non aver ricevuto una sufficiente formazione per insegnare in classi multiculturali e il 46% non è stato addestrato a utilizzare le nuove tecnologie), di sperimentare con metodologie didattiche diverse dalla lezione frontale e di svolgere attività di sostegno e potenziamento degli allievi. Scuola Secondaria di Primo Grado. Il passaggio da un modello di scuola accogliente come quello della scuola primaria a uno strutturato rigidamente come quello della secondaria di primo grado, l'eccessiva frammentazione delle materie (11-12), l'assenza di tempo di insegnamento prolungato, le tecniche didattiche obsolete, l'età avanzata dei docenti si scontrano con un'età pre-adolescenziale (11-14 anni), che richiederebbe un'attenzione esclusiva e una didattica specializzata…. Sarebbe invece preferibile assumere, tramite un apposito concorso, una leva di insegnanti specializzati nella didattica per quella specifica classe di età (preadolescenza e adolescenza). Scuola Secondaria di Secondo Grado… Per elevare la qualità del capitale umano del nostro Paese, è necessario investire sull’istruzione tecnica e professionale… Istituire Poli per l’Istruzione Tecnica Superiore che tengano insieme l’istruzione tecnica / Professionale e la formazione professionale (sistema integrato), le imprese, l’università e il mondo della ricerca. L’IFTS va potenziata e gli ITS, istituiti come esperienze di formazione terziaria non accademica, devono rispondere sia alle esigenze imprenditoriali locali in continua trasformazione, sia ad un’offerta di eccellenza, da consolidare nei settori strategici dello sviluppo del Paese…. Un moderno sistema di valutazione per una scuola pubblica di qualità: La valutazione deve servire a far raggiungere a ciascuna scuola, il massimo del proprio potenziale, accompagnandola verso il miglioramento con l’istituzione di un unico Istituto Nazionale per la Valutazione e la Ricerca Educativa. Deve essere riferita alla scuola nel suo insieme e basarsi su indicatori di apprendimento degli studenti, osservazione diretta di esperti, analisi dell'efficacia della scuola per gli sbocchi educativi o lavorativi successivi: il tutto ovviamente depurando dalle condizioni di partenza degli studenti e dal contesto socio-economico in cui opera la scuola. La Formazione iniziale e il Reclutamento:… Profumo sceglie di reclutare il 50% degli insegnanti attraverso un nuovo concorso. Noi avevamo chiesto che il concorso fosse bandito esclusivamente sulle classi di concorso esaurite o in via di esaurimento. Così lo si trasforma in una lotta fra precari e non in una apertura di credito verso i giovani. Quello che serve davvero è un nuovo piano pluriennale di esaurimento delle graduatorie per eliminare la precarietà dalla scuola e offrire la necessaria continuità didattica agli studenti. Occorre un nuovo sistema che leghi la formazione iniziale al reclutamento selezionando tramite concorso i migliori laureati per l’accesso alla formazione iniziale, secondo numeri programmati al fabbisogno; anno di prova attraverso tirocinio e supplenze brevi accompagnati da un insegnante esperto, firma del contratto a tempo indeterminato. E' la proposta del Partito Democratico. Non costa un euro in più stabilizzare chi lavora su posti vacanti (50.000 secondo dati MIUR). Tra ferie non godute e disoccupazione, lo Stato non spende molto meno. Orario di lavoro: L'improvvido tentativo del ministro Profumo di portare a 24 ore l'orario di lezione frontale dei docenti rischia di far perdere di vista un tema importante per la scuola, che andrebbe affrontato nel rinnovo contrattuale del 2014. I nostri insegnanti lavorano come i loro colleghi europei. Per un insegnante coscienzioso l'orario di lavoro, incluso quello svolto a casa per la preparazione e la correzione dei compiti, si avvicina alle 40 ore settimanali su 10 mesi. Con il prossimo contratto nazionale di lavoro, vorremmo consentire agli insegnanti di scegliere fra due opzioni: la prima è quella attuale di 18 ore settimanali di lezione; la seconda è un orario per cui le attività svolte oggi a casa, come la correzione dei compiti, la ricerca didattica, ecc. vengono svolte direttamente a scuola nel pomeriggio.Chi sceglie la seconda opzione dovrà essere retribuito maggiormente, avvicinandosi ai migliori livelli europei, e dovrà avere accesso esclusivo agli sviluppi di carriera (le funzioni obiettivo o la posizione di dirigente scolastico). …
La scuola dei nativi digitali:… Il Pd è convinto che le tecnologie digitali possano migliorare la didattica della scuola italiana, ma occorre puntare sulla formazione iniziale ed in servizio degli insegnanti, perché altrimenti Lim e computer restano elementi puramente scenografici. Bene dunque le nuove tecnologie se servono a dare impulso ad una nuova didattica…. Piano straordinario per l’edilizia scolastica: Il patrimonio scolastico italiano vale circa 100 miliardi di euro, sui bilanci di Comuni e Province. Tuttavia è chiaramente inadeguato dal punto di vista della sicurezza… Oltre il 4% delle scuole deve affittare i locali da privati con un onere complessivo peri a 230 milioni. La spesa per la manutenzione degli edifici scolastici nel 2008 era pari a 2,8 miliardi di euro, di cui 1,2 a carico dei Comuni….. E’ urgente un piano straordinario per l'edilizia scolastica. Oggi il 64% delle scuole non rispetta le norme di sicurezza. E' una vera emergenza nazionale.
latecnicadellascuola - 8/02/2013
“Il formale impegno del Pd per i lavoratori della scuola di “Quota 96”
░ Una nota esplicativa di Giuseppe Grasso, tra i promotori del Comitato civico “Quota 96”, sull’impegno che il PD assume, nel programma agli elettori, sulla vicenda dei 3500 docenti che sono rimasti imbrigliati nelle strette maglie della riforma Fornero, per errore tecnico.
Ad essi, infatti, è stato negato il diritto, acquisito già dal settembre del 2011, di accedere alla pensione. Per questo motivo stanno lottando con tutti i mezzi (e su tutti i fronti) per far sì che il loro diritto a pensione venga riconosciuto. L’attuale esecutivo, infatti, nello stilare l’ultima riforma delle pensioni, non ha tenuto conto della specificità del Comparto Scuola – specificità riconosciuta da leggi mai abolite oltre che da precedenti revisioni normative in materia previdenziale – e ha assimilato del tutto improvvidamente le leggi speciali che regolano questo settore alle leggi generali di tutti gli altri settori della Pubblica Amministrazione. Il Comparto Scuola gode da sempre, per esigenze di continuità didattica, di una speciale decorrenza per il collocamento a riposo: il 1 settembre (e non il 31 dicembre) di ogni anno scolastico. Un fatto certo non irrilevante di cui ha tenuto conto il giudice del lavoro di Siena, nel suo provvedimento dello scorso luglio, quando ha ribadito a chiare lettere questa peculiarità statuita da leggi dello stato tuttora in vigore. Più precisamente, a detta dello stesso, l’art. 24 del decreto salva Italia non avrebbe distinto, rispetto alla data del 31.12.2011, con particolare riguardo al settore scolastico, il «dies ad quem della maturazione dei requisiti pensionistici secondo la normativa previgente».
… La responsabile Scuola del PD, Francesca Puglisi, oggi candidata al Senato, dopo aver incontrato una delegazione del Comitato Civico «Quota 96», ha difatti promesso formalmente di impegnarsi in prima persona per sanare la ben nota vicenda qualora il suo partito dovesse vincere le elezioni. L’impegno assunto è considerevole, fanno sapere dal Comitato Civico «Quota 96», e metterebbe la parola «fine» a una storia estenuante fatta di continui e sordi dinieghi governativi rispetto a ciò che non può né deve essere considerato un privilegio. La rappresentante democratica, inoltre, per avvalorare formalmente quanto promesso, ha inserito nel programma elettorale del Pd il riferimento testuale ai lavoratori interessati, quelli che hanno maturato, nell’anno scolastico 2011-2012, la cosiddetta «Quota 96» utile ad uscire dal lavoro secondo le norme antecedenti alla riforma Fornero….