www.governarelascuola.it – 16/02/2013
“Il FIS è in via di estinzione ?”
░ Dal settimanale digitale diretto da Pietro Perziani. Il governo taglia i finanziamenti destinati a remunerare le prestazioni aggiuntive del personale scolastico.
La parola definitiva ancora non è stata detta, ma ormai le cose sono abbastanza chiare, per cui possiamo andare ad alcune prime riflessioni e ad una prima valutazione di quanto successo. Preliminarmente, ricordiamo che le fonti contrattuali non sono ancora state stipulate in via definitiva. L’Ipotesi di CCNL del 12/12/2012 ha avuto il via libera del Consiglio dei Ministri, manca ancora quello della Corte dei Conti, che dovrebbe arrivare a breve; secondo la CISL, a marzo l’accordo dovrebbe diventare operativo e conseguentemente dovrebbe diventare operativa anche l’Intesa del 30 gennaio 2013. Nel frattempo, dovrebbe essere assegnato alle scuole un acconto e soprattutto dovrebbe essere comunicato l’importo complessivo spettante ad ogni scuola; comunque, ormai tutti si sono fatti un’idea dei tagli effettuati; la cosa preoccupante è che non si tratta di un taglio momentaneo, ma di un taglio strutturale. Senza impegolarci in calcoli minuziosi, facendo riferimento ai dati ufficiali, il taglio è pari a 381 milioni di euro, a partire dal 2013; il taglio strutturale è quindi pari al circa un terzo del FIS. Se ricordiamo che queste risorse sono state impegnate per la corresponsione degli scatti relativi all’anno 2011 e che il blocco permane fino al 2013, cosa succederà degli scatti maturati nell’anno 2012 ? Per finanziarne la corresponsione, si procederà ad un ulteriore taglio di un terzo delle risorse ? Se così fosse, il FIS si sarebbe praticamente estinto. … Primum vivere, deinde philosophari… Vanno privilegiate tutte le attività che sono essenziali al normale funzionamento della scuola, sia per quanto riguarda gli impegni dei docenti che del personale ATA, a cominciare dai compensi che vanno riconosciuti ai collaboratori del dirigente, dato che le indennità a carico della finanza generale sono state abolite. Concludiamo, ricordando che va coinvolto in modo forte il Consiglio di Istituto; questo è vero sempre, ma lo è tanto più in una situazione dove è in gioco la stessa funzionalità delle scuole.
ScuolaOggi.org – 17/02/2013
“In medio stat virtus”
░ Il discorso della contesa elettorale ha ignorato scuola, università e ricerca, se non per sparate e promesse generiche (di Fabrizio Dacrema).
'Ignorance tax, non possiamo più permettercela!' è con questo slogan che il Comitato promotore degli Stati Generali della Conoscenza (29 sigle, sindacali, professionali e studentesche) invita le forze politiche per riposizionare al centro del dibattito elettorale e politico i temi della conoscenza. In una campagna elettorale avvitata attorno ad oniriche restituzioni fiscali, l'appello avverte che se continua l’attuale disinvestimento nella conoscenza nei prossimi anni pagheremo una tassa pesantissima derivante dalla minore crescita economica e dai maggiori costi sociali (il fattore istruzione è infatti determinante per aumentare l'occupazione e il reddito, migliorare i livelli di salute, aumentare la partecipazione civile e sociale, ridurre il tasso di criminalità,...).
Inoltre il Comitato Nazionale annuncia il secondo Forum nazionale per il prossimo mese di aprile in modo da potersi confrontare con il nuovo Parlamento e il nuovo Governo per poter dare il proprio contributo alle riforme strutturali che il mondo della conoscenza in Italia attende.
Decisamente rilevante anche il documento di intenti sottoscritto da CGIL, CISL, UIL e Confindustria sulla formazione per la crescita economica e l'occupazione giovanile… Favorire la crescita delle competenze dei giovani, potenziare le capacità del sistema produttivo di impiegare giovani qualificati, ridurre il mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, far crescere l'interazione tra sistema formativo e sistema produttivo, potenziare e diffondere l'alternanza scuola-lavoro: questi i punti chiave del documento. Le proposte avanzate riguardano:
- orientamento e tirocini, costruzione del sistema nazionale dell'orientamento permanente e diffusione dei tirocini durante i percorsi formativi; - rilancio dell'Istruzione Tecnica e Professionale anche attraverso una razionalizzazione della filiera tecnica e professionale;
- valorizzazione della funzione docente; - promozione dei poli tecnico-professionali in relazione a piani di sviluppo territoriali e/o settoriali; - sviluppo degli Istituti Tecnici Superiori nel quadro di una valutazione della qualità dell'offerta e degli esiti occupazionali;
- diffusione e realizzazione di esperienze innovative di alternanza scuola-lavoro; - riconoscimento delle competenze comunque acquisite attraverso la costruzione del sistema nazionale di certificazione delle competenze e l'azione delle Parti Sociali; - diffusione dell'apprendistato e valorizzazione della sua componente formativa anche attraverso il non computo nel patto di stabilità interno degli stanziamenti pubblici per l'apprendistato post obbligo di istruzione;
- promozione dell'apprendistato di alta formazione, in particolare per favorire l'assunzione nelle piccole e medie imprese di laureati e ricercatori; - utilizzo dei Fondi Interprofessionali nel quadro del sistema dell'apprendimento permanente per il sostegno all'innovazione produttiva e la crescita professionale dei lavoratori anche con iniziative rivolte ai giovani e agli apprendisti. Il Documento, infine, indica come strategico lo sviluppo sul territorio di reti tra scuola, università e impresa per il miglioramento della ricerca industriale e delle competenze….
l’Unità – 18/02/2013
“Gli studenti contro il decreto Profumo”
░ Si tratta del decreto di riforma del diritto allo studio; gli studenti di tutti gli schieramenti hanno chiesto al ministro profonde modifiche.
Dopo le critiche delle regioni e le proteste nelle facoltà, arriva lo stop anche dei rappresentanti del Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari…. Venerdì è arrivata anche la notizia che la conferenza Stato-Regioni, convocata per il 21 febbraio anche per discutere del decreto sul diritto allo studio, è stata posticipata al 28 febbraio, accogliendo in parte le richieste degli studenti. Ed in quella seduta sarà ancora più difficile per il Miur procedere con l’approvazione della contestata riforma. Le regioni sono indispettite anche dal fatto che, per il 2014 ed il 2015, il ministero abbia stanziato per il diritto allo studio solamente 13 milioni di euro l’anno. Un taglio del 90% rispetto al 2013 che impedisce agli enti locali qualsiasi politica integrativa per gli studenti universitari. Se rimanesse il taglio, per garantire l’attuale copertura delle borse, largamente insufficiente, le regioni sarebbe obbligate ad un esborso inaccettabile. …
Tgcom24 19/02/2013
“Scuola del futuro: digitale e a misura di studente”
░ Un gruppo di dirigenti scolastici (primo firmatario l’ideatore di “Book in Progress”, l’iniziativa attraverso la quale dirigenti ed insegnanti creano libri scolastici multimediali a cui le scuole possono attingere a prezzi irrisori e talvolta gratuitamente) ha dato vita al “Manifesto sulla scuola”, una serie di proposte, rivolte alle forze politiche che si troveranno a governare dopo le elezioni, in cui si spiega come dovrebbe essere la scuola italiana.
…L’obiettivo è quello di rimettere la scuola e gli studenti a centro dell’attenzione del Paese: digitalizzazione, edilizia, alternanza scuola–lavoro e scuola intesa come centro di aggregazione, sono alcuni dei pilastri sui cui poggia l’idea del Manifesto.
LA SCUOLA DEVE FORMARE PROFESSIONALITÀ. … L’alternanza scuola – lavoro deve essere fondamentale nelle classi e tutti gli studenti dovrebbero iniziare le loro esperienze lavorative già dai banchi di scuola in modo da poterle inserire nel loro curriculum vitae. Questo risolverebbe il problema delle aziende che cercano personale con esperienza e dei giovani che, appena terminato il loro ciclo di studi, di esperienza ancora non ne hanno per niente. Per farlo, basterebbe che le aziende introducano la certificazione dell’esperienza lavorativa fatta dallo studente per un periodo come tirocinio lavorativo a tutti gli effetti.
SCUOLA 2.0, PREMERE START. Se gli studenti fanno parte di quella generazione di nativi digitali, la scuola deve stare al loro passo. … LIM, laboratori online, registri elettronici ed eBook, accanto ad un’adeguata formazione degli insegnanti, devono diventare la quotidianità per gli studenti e per i docenti stessi. Questo permetterebbe ai ragazzi di interessarsi maggiormente alle lezioni e di rispondere anche ad un mercato del lavoro che richiede un’accelerazione …e professionalità che abbiano competenze ed esperienze nell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione.
SCUOLE AD IMPATTO ZERO E DAVVERO SICURE. In questi ultimi tempi è diventato sempre più lampante il problema relativo all’edilizia scolastica. Obiettivo del Manifesto è riportare il problema al centro dell’attenzione dei governanti con un piano di interventi che possa portare alla risoluzione del problema… Si parla anche della necessità di costruire nuove scuole dotate di tutti quegli accorgimenti strutturali che la rendano verde, ad impatto zero rispettando tutte le norme sulla sicurezza e che abbia spazi adatti all’insegnamento e all’apprendimento….
SCUOLA APERTE H24. Una scuola intesa non solo come centro di formazione, ma anche di aggregazione. Strutture scolastiche aperte tutto il giorno che possano continuare a formare i ragazzi, ma che possano allo stesso tempo fornir loro un ampio ventaglio di opzioni a scelta. Sport, attività di volontariato, educazione alla legalità e alla tutela dell’ambiente …
Insomma, una scuola come “presidio dello Stato” in ogni quartiere”…
l’Unità - 20/02/2013
“Scuola: Basta con la politica dei piccoli passi”
░ La valutazione di benedetto Vertecchi sulla politica scolastica recente: Si procede all’insegna della casualità.
A dispetto del gran parlare che si fa dell’educazione scolastica come di un sistema, tutto si può dire dell’azione di governo tranne che sia sostenuta da interpretazioni di sistema. L’effetto è una crescente incertezza fra gli insegnanti e gli allievi, che vedono cambiare le condizioni del loro impegno senza che sia possibile individuare un disegno d’insieme. E non potrebbe essere altrimenti, se solo si considerasse che da troppo tempo alla base degli interventi di politica scolastica non c’è l’intento di sviluppare l’educazione adeguandola al mutare della domanda sociale, ma solo quello di fornire un livello minimo di servizio che realizzi il massimo beneficio col minor impegno di risorse. Sarà bene essere chiari. Adeguare l’educazione alla nuova domanda sociale non significa necessariamente abbracciare qualunque proposta incontri un diffuso consenso, senza chiedersi se tale consenso sia il risultato della generale consapevolezza della necessità di conferire certe caratteristiche al profilo degli allievi (un tempo solo bambini, ragazzi, giovani, ma ora, e sempre più, anche adulti), oppure se non si tratti di una convergenza frutto di un senso comune prevalentemente condizionato da logiche di utilità a breve termine (e non è questa l’ipotesi peggiore) o da condizionamenti operati attraverso gli apparati della comunicazione sociale. Un nuovo senso comune è quello che vorrebbe ottenere una migliore qualità dell’educazione riducendo le risorse a disposizione delle scuole. Se nel caso dell’adeguamento alla domanda c’è, anche se in modo parziale e deviato, una qualche attenzione all’evoluzione dei quadri d’intervento, quando si pretende di mettere sullo stesso piano la riduzione della spesa e il miglioramento della qualità ci si limita a esibire un’ideologia gradita a chi propugna tale riduzione in sede di decisione politica. Da troppo tempo ci siamo abituati ad affermazioni che non meriterebbero alcuna attenzione se non fossero riprese e riproposte in sede politica. Basti pensare alla disinvoltura con la quale si sostiene (ci sono forze politiche che hanno ritenuto di farne un punto qualificante della loro proposta programmatica in vista delle elezioni) l’esigenza di affermare criteri meritocratici nella valutazione degli allievi, degli insegnanti e delle scuole. … Si mostra di non capire quanto siano vari i fattori che concorrono a determinare gli effetti dell’educazione, e come tali effetti non siano da considerarsi realizzati una volta per tutte, ma costituiscano solo l’approssimazione raggiunta in un momento determinato, modificabile in momenti successivi. La politiche di contenimento della spesa per l’educazione, pur imbellettate con esibizioni ideologiche dalle quali si dovrebbe rifuggire se appena le si conoscesse, sono rivelatrici della mancanza di una cultura dell’educazione. …
Il Manifesto - 21/02/2013
“Precari e sottopagati, ecco i diplomati: il 44% dice di aver «sbagliato scuola»”
░ Una delle piaghe evidenziate da ISFOL, Unioncamere e da un rapporto AlmaDiploma. (di Roberto Ciccarelli).
L'apprendistato come unica soluzione alla precarietà giovanile? Un fallimento. Per l'Isfol i contratti di apprendistato sono crollati del 17% tra il 2009 e il 2011. Una tendenza confermata da un rapporto Unioncamere di inizio febbraio secondo il quale gli imprenditori preferiscono utilizzare la formula più semplice del primo contratto a tempo determinato e non l'apprendistato esteso fino ai 29 anni dalla riforma Fornero. Una realtà ribadita anche dal nuovo rapporto AlmaDiploma sulla condizione occupazionale dei diplomati a uno, tre e cinque anni dalla maturità. Tra i diplomati 2011 che risultano impegnati esclusivamente in un'attività lavorativa (il 31% degli intervistati) la tipologia contrattuale più diffusa non è l'apprendistato, ma il contratto a tempo determinato. Tra i ventenni la quota degli assunti con contratti formativi è del 27%, mentre il 13% dei diplomati nei tecnici e nei professionali non ha un contratto regolare. Una quota che sale al 19% tra i liceali, cioé i ragazzi che hanno studiato materie scientifiche, linguistiche o umanistiche e hanno preferito non iscriversi all'università. Solo 15 su 100 sono assunti stabilmente…. I diplomati nei professionali, invece, valorizzano maggiormente ciò che hanno appreso a scuola: il 22,6% dichiara di utilizzare le competenze acquisite durante gli studi. Questo dato diventa ancora più interessante se si considera che il 90% dei diplomati nei professionali ha già effettuato uno stage in azienda, dandone peraltro un giudizio largamente positivo. … In media i neodiplomati guadagnano 925 euro mensili netti, dopo 5 anni il guadagno sale a 1.169 euro, uno stipendio simile ad un laureato assunto da un anno. Quasi nessuno lavora nel «pubblico»: dopo un anno 12 diplomati su cento. Dopo tre anni sono 8, dopo cinque 6 su cento. Il campione analizzato da AlmaDiploma (29.231 diplomati del 2011, 12.339 diplomati del 2009, 6.786 diplomati del 2007) rappresenta la platea a cui si rivolgono la riforma Fornero, la triplice dei sindacati che ha sottoscritto un «documento d'intenti» con Confindustria, lo stesso Pd che vuole estendere l'apprendistato per tamponare la disoccupazione giovanile (al 32% tra i 15-24enni secondo AlmaDiploma, il 36,6% per l'Istat)… Precari, pagati poco di più di un salario di sussistenza, che non svolgono un lavoro coerente con gli studi effettuati, il 44% dei diplomati 2011 sostiene di avere sbagliato scuola. Nel 40% dei casi si dichiara pentito della scelta. …
www.sinergiediscuola,it - 21/02/2013
“Un’altra tegola sui dipendenti pubblici”
░ La Riforma Fornero ha modificato la materia di tutela della genitorialità, ma il Dipartimento della Funzione Pubblica ritiene di escludere dai benefici i pubblici dipendenti. L’articolo è di Francesca Romana Ciangola, di Sinergie di Scuola, il giovane periodico – inizialmente mensile a stampa – ora distribuito con successo on line.
L’art. 4 comma 24 legge 92/2012 aveva introdotto delle norme di favore per i neo genitori lavoratori dipendenti, disponendo: - che il padre lavoratore ha diritto ad un giorno di congedo obbligatorio (retribuito) per la nascita del figlio, e a due giorni facoltativi (da scalarsi dal rispettivo congedo obbligatorio della madre); - che la madre lavoratrice può fruire di un contributo dell’INPS, o di voucher, per retribuire le strutture, o i privati, che si occupino dei figli qualora le stesse decidano di convertire il congedo parentale con tali misure. La norma in questione, suffragata dal conforme Decreto Ministeriale pubblicato pochi giorni fa sulla Gazzetta Ufficiale, ha disposto delle agevolazioni evidenti per i lavoratori; nulla di eclatante, ma una possibilità di scelta, oltre all’indubbio vantaggio per il lavoratore padre di godere di un giorno di congedo retribuito per la nascita del figlio. Un diritto inequivocabilmente diretto ai lavoratori dipendenti, senza alcuna differenziazione tra gli stessi, non contenuta nella legge di riforma né nel decreto attuativo richiamato. Ciò nonostante, a ricordare (qualora ce ne fosse bisogno) che i dipendenti pubblici sono evidentemente figli di un dio minore, è intervenuto il consueto parere del Capo Dipartimento della Funzione Pubblica, che esclude i dipendenti pubblici dalla platea dei beneficiari della normativa. La motivazione dell’esclusione sarebbe riferita a due commi della medesima legge 92, art. 1, questi: “7. Le disposizioni della presente legge, per quanto da esse non espressamente previsto, costituiscono principi e criteri per la regolazione dei rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni, in coerenza con quanto disposto dall’articolo 2, comma 2, del medesimo decreto legislativo. Restano ferme le previsioni di cui all’articolo 3 del medesimo decreto legislativo. 8. Al fine dell’applicazione del comma 7 il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, sentite le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei dipendenti delle amministrazioni pubbliche, individua e definisce, anche mediante iniziative normative, gli ambiti, le modalità e i tempi di armonizzazione della disciplina relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche”. Secondo l’interpretazione ministeriale, la mancanza di misure applicative da parte del Ministero per la pubblica amministrazione escluderebbe l’applicabilità della normativa ai dipendenti pubblici. Una interpretazione singolare…. Sovvengono alcune brevi considerazioni. Ovvero: - il comma 7 dell’art. 1 si riferisce all’intera legge 92, estremamente articolata e variegata, contenente la riforma del lavoro; - il medesimo comma dispone che la legge intera costituisce principio generale per i lavoratori pubblici “per quanto non espressamente previsto”. Proprio le nuove norme sulla genitorialità (a differenza di restanti punti, assai discussi, della riforma) sono chiarissime, suffragate peraltro da un decreto ministeriale applicativo con allegata relazione illustrativa; - comunque, anche quando si trattasse di una normativa ancora oscura, l’intervento del Ministero è previsto come obbligatorio (non eventuale), e sarebbe diretto all’armonizzazione della disciplina, non alla sua applicazione. Una precisazione ulteriore. Come più volte sostenuto in Sinergie di Scuola a proposito delle variegate interpretazioni ministeriali anche contrastanti con la normativa ordinaria (vedi il caso emblematico del divieto della monetizzazione delle ferie), il parere ministeriale non può sostituirsi alla norma di legge. …
ASASi – La Letterina n. 352 - 21 febbraio 2013 –
“Non chiamiamola scuola”
░ Riflessioni preoccupate di Mariangela Galatea Vaglio, sul presente e sull’avvenire della Scuola. Ma non siamo sicuri che i politici, eventuali destinatari di queste riflessioni, siano in condizione di capirle.
La scuola e il posto dove si va per imparare. E… i professori che
insegnano in essa sono specialisti della loro materia… Io che insegno italiano sono abilitata per quello e quello so fare. Non è nelle mie
competenze saper organizzare giochini e animazioni, o fare la baby sitter a torme di dodicenni in palestra o in giardino. Io insegno italiano. Il che vuol dire che se dovessi fare io un mese di lezioni in più, farebbero con me quello che fanno per il resto dell’anno: grammatica e letteratura, lezioni in classe e temi. … E ho bisogno, per programmare un corso serio, con lezioni ben organizzate, anche di sapere quanti alunni ho, e non che gli alunni mi arrivino, per esempio, “su base volontaria” delle famiglie…
Se il Senatore Monti mi dice che lui vuole tenere le scuole aperte anche d’estate per venire incontro ai desideri e ai problemi delle famiglie lavoratrici sono d’accordo: ci vorrebbe un progetto nazionale per fare
questo, e le attività di questo enorme “centro estivo” potrebbero tranquillamente essere organizzate anche nelle scuole (o nei parchi pubblici, o negli edifici dello Stato, o nei Musei, se e per questo). Ma questa roba, cioè organizzare delle attività per ragazzini che non hanno i genitori a casa perche lavorano e quindi hanno bisogno di un servizio di babysitter gratuito e pubblico non e scuola. E’ altro, un servizio pubblico alle famiglie, che va pensato autonomamente e con personale formato (animatori, educatori, etc.) per fare quel tipo di attività…. Se passa l’idea che il docente è quello che può fare l’insegnante d’inverno, ma anche il semplice baby sitter d’estate… ne fuori l’idea che la scuola in toto sia non una istituzione che deve istruire, ma un semplice
parcheggio dove lasciare i figli per tutto l’anno, ed il fatto che poi i figli imparino qualcosa o no diventa un particolare ininfluente.
Il Fatto Quotidiano - 22 febbraio 2013 –
“L’agonia dei supplenti; da tre mesi senza stipendi”
░ Sono circa 25mila persone, ad attendere di essere pagati per il lavoro fatto. (di Chiarta Daina)
…I supplenti delle scuole sono stremati. C'è chi non ha più i soldi per la benzina. Chi ha intaccato i propri risparmi per iniziare il mese. L'anno scorso è stato mobilitato un esercito di 75mila supplenti per sostituire gli insegnanti di ruolo. Di questi, circa 25mila hanno firmato un contratto annuale, gli altri hanno lavorato per molte meno ore, anche solo per un giorno. E quasi diecimila di loro non percepiscono lo stipendio da dicembre o addirittura novembre. Sull'altare sacrificale dei tagli, oltre i docenti precari c'è anche il personale Ata, segretari e bidelli. … Con la spending review dello scorso luglio il governo Monti ha previsto che dal primo gennaio del 2013 il pagamento dei supplenti saltuari diventasse di competenza del Ministero dell'Economia allo scopo di sgravare le scuole da oneri amministrativi. È la formula del "Cedolino unico". Però: a sei mesi di distanza regna il caos organizzativo e le scuole fanno la fame. … Oltre al danno, la beffa.
Il Miur aveva promesso che il 12 febbraio ci sarebbe stata un'emissione speciale dei rimborsi. Poi è saltata ed è stata rimandata a lunedì 18. Entro le ore 18 di quel giorno le scuole avrebbero dovuto caricare online i dati del singolo supplente. Ma il sistema informatico va subito in tilt: interruzioni, malfunzionamenti, tempi stretti per diecimila istituti che nelle stesse ore accedono allo stesso server. Un copione già visto tante volte, l'ultima per l'iscrizione telematica degli studenti. …
Millantare l'innovazione per la scuola e non garantirla è la conclusione.