Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 1 marzo 2013

 Il Messaggero – 23/02/2013
“Le scuole migliori? Quelle multietniche”
░ Una ricerca (dati Invalsi) segnala i pregi delle classi multietniche.
La scuola migliore ha tanti colori e tante culture. Sono gli immigrati l’energia vincente delle classi italiane, cenerentole tra i grandi Paesi d'Europa sul piano delle risorse economiche, ma sorprendenti quando sanno valorizzare la ricchezza della presenza multietinica. È quanto sta emergendo dalle ultime analisi che mettono a confronto diversi dati statistici. Come quelli dell’Invalsi, l’Istituto nazionale di valutazione del sistema di istruzione. Una ricerca della fondazione Agnelli già poco più di un anno fa aveva dato la sua sentenza: le scuole migliori d’Italia sono quelle dove maggiori sono le diversità. I ricercatori hanno messo a punto un indicatore che misura il grado di varietà all’interno delle classi divise per provincia, e l’hanno confrontato con i test Invalsi che servono a quantificare il livello di preparazione di tutti gli studenti (italiani e non). Le province con classi più eterogenee in Italia sono Trieste, Mantova e Varese. Più mirato sulla multietnicità è uno studio di Tuttoscuola (96 indicatori utilizzati per l’anno scolastico 2010/2011). Premia Torino come prima tra le grandi città per il livello medio degli istituti. E Torino è la prima anche come multietnicità: nei suoi banchi sono rappresentate 130 nazioni diverse, mentre la media di alunni stranieri è di quasi 3 punti più alta di quella italiana (11,8%). Così come i molti stranieri delle scuole di Milano (12,8%) corrispondono a un settimo posto di qualità. Roma, che è nella media (9,5%) è 71ma nella classifica qualità…. I test fatti su quasi tre milioni di studenti nel 2012, hanno evidenziato che lo scarto medio tra italiani e non si sta riducendo sempre più al punto che gli stranieri di seconda generazione (quasi trecentomila) sono praticamente allineati agli italiani. In terza media, in italiano, la differenza è di sette punti. Mentre in matematica di appena tre. Quello che sorprende è che questa differenza si riduce nelle regioni che hanno una maggiore presenza di alunni stranieri. Tanto per fare un esempio, nel Veneto (la seconda regione in Italia per numero di alunni stranieri con 89.367 presenze) i risultati degli studenti nelle prove di matematica sono superiori di 35 punti rispetto alla Sardegna (solo 4.741 alunni stranieri, quart’ultima nella classifica nazionale) che è la regione con gli esiti più bassi. … Gli studenti immigrati sono il 9% del totale, circa 756mila. Ci sono quasi mille scuole che arrivano ad una concentrazione che supera il 40% del totale degli iscritti. Poco più di 400 quelle dove gli italiani sono in minoranza. Tra queste 40 sono istituti record con gli stranieri che superano l’80%. L'Italia, poi, ha un primato europeo: è il Paese più multiculturale, non come quantità, ma come differenze (con alunni di 80 lingue diverse). …

larepubblica.it – 25/02/2013
“Niente pagelle e laboratori se non paghi” così il contributo volontario diventa tassa.
░ A Scuola, luogo deputato alla formazione dei cittadini, alcuni dd.ss. assumono comportamenti illegali. Lo scrive l’Unione degli Studenti, e del resto, tutti abbiamo potuto vedere le riprese nascoste realizzate e trasmesse dalle Iene: protagonista assurda una preside. Non vorremmo che, oltre che il discredito sulla Scuola, ci sia anche da vergognarci.
Era un contributo volontario, introdotto nel 2007 da una scuola già in declino. Serviva per ampliare l’offerta formativa: una didattica più larga, più gite, più visite…. Sei anni dopo molti istituti professionali e licei lo chiedono obbligatoriamente…. L’Unione degli studenti ha aperto un dossier sulla questione raccogliendo centinaia di casi ed evidenziando
«ricatti e ritorsioni su studenti e famiglie» da parte delle autorità scolastiche. … Tutto illegale, e contro le direttive ministeriali fatte circolare lo scorso marzo.

ItaliaOggi.it – 26/02/2013
“Elezioni 2013, ora si parla di scuola ”
░ Uno dei punti sui quali si impegneranno i parlamentari grillini neoeletti sarà il rilancio della scuola pubblica (riportiamo, da ItaliaOggi, il programma), insieme al taglio dei costi della politica.
Abolizione della legge Gelmini
• Diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole con l’accesso per gli studenti
• Graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con l’accessibilità via
Internet in formato digitale
• Insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall’asilo
• Abolizione del valore legale dei titoli di studio
• Risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica
• Valutazione dei docenti universitari da parte degli studenti
• Insegnamento gratuito della lingua italiana per gli stranieri (obbligatorio in caso di richiesta di cittadinanza)
• Accesso pubblico via Internet alle lezioni universitarie
• Investimenti nella ricerca universitaria
• Insegnamento a distanza via Internet
• Integrazione Università/Aziende
• Sviluppo strutture di accoglienza degli studenti.

larepubblica.it – 27/02/2013
“Tre milioni di under 18 a rischio povertà”
░ Eurostat segnala che, in Italia, sono un terzo del totale.
Tre milioni di bimbi e ragazzi italiani sotto i 18 anni sono a rischio di povertà o esclusione sociale. In pratica, uno su tre. In Europa è uno su quattro. … Peggio di noi, nella preoccupante classifica diffusa ieri da Eurostat, solo Bulgaria, Lettonia e Romania, dove quasi la metà dei minori conosce gli stenti. …. Nell’Europa a 27 Paesi, dice Eurostat, i giovanissimi sono i più fragili e dunque i più esposti al rischio che la crisi li dirotti nell’indigenza. La media del 27%, calcolata sul 2011, è difatti tre punti sopra quella relativa agli adulti nello stesso periodo e ben sei punti sopra la categoria degli anziani. A peggiorare la situazione, due fattori: educazione e provenienza della famiglia d’origine. Un ragazzo su due è candidato alla povertà o all’emarginazione se i suoi genitori hanno un titolo di studio basso. Uno su tre, se un genitore è immigrato. A questo si aggiunge il lavoro che manca e che giorno dopo giorno porta a «gravi deprivazioni di beni». … Il legame tra rischio povertà e Pil, dunque politiche sociali, è indubbio. In Germania e Francia il tasso sui minori è al 19%. Nei Paesi del Nord Europa siamo attorno al 16% (Svezia, Danimarca e Finlandia). Percentuali basse anche in Slovenia (17), Paesi Bassi (18) e Austria (19). I Pigs, già nel pieno della recessione nel 2011, hanno invece pagato pegno alla crisi anche sulla pelle dei più piccoli, meno protetti e tutelati: Irlanda con il 37,6%, Grecia al 30,4, Spagna al 30,6 e Portogallo con il 28,6. L’Italia, come detto, presenta un conto ancor più amaro: tre milioni dei suoi nove di under 18, un terzo pieno, soffre stenti, sopporta sacrifici, incassa privazioni. E rinuncia a un pezzo di futuro.

larepubblica.it – 28/02/2013
“Scoperte solo sul web” L’ultima rivoluzione è la scienza gratis per tutti”
░ Adesso anche gli Usa non faranno più pagare le riviste, ma è ancora poco rispetto a quel che chiedono i ricercatori (di Elena Dusi).
L’accesso gratuito agli studi scientifici finanziati con le tasse degli americani avverrà infatti solo un anno dopo la pubblicazione. Per i primi 12 mesi gli esperimenti potranno essere letti a pagamento. Dal giorno successivo entrerà in vigore quel regime di libera circolazione delle scoperte che i ricercatori cominciano a chiedere con una voce che ormai assomiglia a un boato. In Europa un provvedimento simile a quella della Casa Bianca è stato preso l’anno scorso dalla Commissione ed entrerà in vigore gradualmente a partire dal 2016. Ma prima di arrivare alla decisione è stata necessaria una petizione firmata da 13mila scienziati che si sono impegnati al boicottaggio di una delle più esose fra le case editrici di riviste scientifiche. La pressione dei ricercatori contro tariffe a volte decisamente sproporzionate (gli abbonamenti arrivano a 40mila dollari e quasi sempre le riviste non possono essere acquistate singolarmente, ma in pacchetti) sta diventando sempre più dirompente. Da un lato ci sono gli editori, aggrappati agli introiti degli abbonamenti e alle regole della proprietà intellettuale. Dall’altro gli scienziati sono desiderosi di scrivere e farsi leggere, firmano petizioni, fondano nuovi giornali ad accesso libero, stirano le regole del copyright e pubblicano i loro studi sulle pagine web personali o su siti internet senza barriere. Quella per la libertà e la gratuità della scienza sta diventando una battaglia mondiale. La decisione di smantellare il muro delle tariffe — sia pure con 12 mesi di ritardo dalla pubblicazione — è stata presa dalla Casa Bianca a seguito di una petizione di 35mila cittadini. Le 19 agenzie federali che finanziano la scienza Usa con almeno 100 milioni di dollari l’anno avranno tempo fino al 22 agosto per decidere come rendere pubblici gli esperimenti. Ogni anno, calcola l’ufficio della Casa Bianca specializzato nelle politiche per la scienza e la tecnologia, 180mila articoli scientifici potranno essere letti senza pagare. Un analogo provvedimento preso in Gran Bretagna nel 2012 diventerà efficace il prossimo primo aprile. Parallelamente alle decisioni ufficiali, cresce il lavoro di quelle riviste che dell’ “open access” fanno il loro ideale. Fra i pionieri ci fu, nel 2003, la prestigiosa “Public Library of Sciences” (nata sempre a seguito di una petizione, questa volta avviata da un buochimico di Stanford). Ieri dal suo sito la rivista cantava vittoria: “La decisione della Casa Bianca è il segno che il principio del libero accesso si sta affermando con forza”. L’anno scorso, sull’onda della petizione europea dei 13mila scienziati, sono nati altri giornali liberi, fra cui “eLife”, finanziato dalla fondazione britannica Wellcome Trust. Le riviste gratuite vivono grazie a istituzioni non profit (è il caso di eLife o delle case editrici universitarie), alla pubblicità o a un contributo che si aggira tra i 500 e i 3.500 dollari pagato dagli autori degli articoli. La comunità di fisici e matematici ha creato un proprio sito (www. arxiv. com) su cui ognuno è libero di pubblicare le proprie ricerche e di leggere le altrui. L’abitudine è ormai talmente consolidata da non essere nemmeno più osteggiata dalle case editrici. Su un totale di quasi due milioni di articoli scientifici pubblicati nel mondo ogni anno, uno su cinque oggi è gratuito. Il giro d’affari degli editori è ancora enorme: 10 miliardi di dollari, pagati in gran parte da università ed enti di ricerca per gli abbonamenti. Ma la scienza libera, con l’aiuto un po’ titubante anche dei governi, sembra destinata a guadagnare posizioni.

http://www.tecnicadellascuola.it – 27/02/2013
“Indennità di vacanza contrattuale: cancellata o bloccata ?”

░ ItaliOggi (26 febbraio) ne aveva già scritto; ora Lucio Ficara riporta la stessa preoccupante notizia (come da confermare): il governo uscente potrebbe decretare che il comparto Scuola non fruisca della indennità di vacanza contrattuale. Governo che sta per andarsene; per sempre, spero.
La scuola ha un contratto scaduto il 31 dicembre 2009, si tratta del CCNL 2006-2009, che non verrà rinnovato, come appare ormai chiaro, prima del 2015. Dal primo gennaio 2010 siamo entrati in regime di indennità di vacanza contrattuale, un esercizio provvisorio in attesa del rinnovo del contratto collettivo della scuola. Per essere precisi l'indennità di vacanza contrattuale è un elemento provvisorio della retribuzione previsto dal protocollo sulla politica dei redditi e dell'occupazione, sugli assetti contrattuali, sulle politiche del lavoro e sul sostegno al sistema produttivo del 23 luglio 1993, al fine di tutelare i lavoratori nel caso di ritardi nella stipula dei rinnovi contrattuali.
Il predetto protocollo individua le decorrenze, le misure percentuali e gli elementi della retribuzione che vanno a comporre l'indennità di vacanza contrattuale, stabilendo , con estrema precisione temporale, che dopo 3 mesi di vacanza contrattuale deve essere corrisposto, al lavoratore privo di rinnovo contrattuale, il 30% del tasso di inflazione programmata applicato ai minimi retributivi e, nel caso in cui si dovessero oltrepassare i 6 mesi di vacanza contrattuale, al lavoratore deve essere corrisposto il 50% del tasso di inflazione programmata applicato ai minimi retributivi. L'istituto dell'indennità di vacanza contrattuale è stato corrisposto a tutto il personale della scuola dal 2010 per il mancato biennio contrattuale 2010-2012, come previsto dalla legge finanziaria 2009, che all'articolo 2, comma 35, ne ha reso obbligatoria la corresponsione, ed anche ai sensi del decreto legislativo n. 150/2009 che ha previsto chiare misure di tutela retributiva nei confronti dei dipendenti pubblici in caso di ritardo nella stipula dei contratti collettivi di lavoro. In questo caso il termine ritardo è un semplice eufemismo, in quanto la scuola è entrata in un vero e proprio tunnel di vacanza contrattuale, destinata a durare almeno un lustro. Tra le altre cose stiamo parlando di stipendi minimi molto bassi e di tassi di inflazione programmata del 1,5%, percentuali lontane dall’inflazione reale. L’indennità di vacanza contrattuale corrisposta nei nostri cedolini sotto il codice 888/K78 oscilla per tutto il personale scolastico dagli 8 ai 20 euro. ora, secondo i Cobas Scuola questa indennità di vacanza contrattuale verrà tolta dalla busta paga del personale della scuola. Infatti la Legge di stabilità appena varata dal Governo Monti, incalza ancor di più sulla riduzione delle retribuzioni. Il blocco dei rinnovi contrattuali è stato prorogato fino a tutto il 2014, e dulcis in fundo (sempre secondo i Cobas), da febbraio 2013 l'importo dell'indennità di vacanza contrattuale non potrà essere aggiornato o incrementato.

TUTTI DICONO “BLOCCO”
░ Che il Governo stia disponendo il congelamento degli stipendi per il pubblico impiego, era stato anticipato, martedì 26 febbraio, da ItaliaOggi. Il giorno dopo, La tecnica della Scuola aveva rilanciato: i vertici del dicastero della Funzione pubblica e dell'Economia stanno preparando il decreto. La Uil Scuola dava la notizia in forma meno allarmata: il blocco contrattuale preannunziato non riguarda il pagamento degli anni di anzianità per chi ha maturato gli scatti; riguarda gli anni a venire. Oggi, primo marzo, tutti i maggiori quotidiani nazionali parlano del “blocco” come di provvedimento tutto ancora da decidere. Riportiamo parte degli articoli da La Repubblica, da Il Messaggero, e da Il corriere della sera.
larepubblica.it– 01/03/2013
“Blocco degli stipendi fino al 2014 stangata in vista per 3 milioni di statali?”
Stipendi bloccati fino alla fine del 2014 e contratti al palo, senza rinnovo, fino al gennaio 2017: un potente colpo di scure si sta abbattendo sui lavoratori pubblici. Sul tavolo del governo è arrivato un decreto destinato a tenere inchiodata ai livelli del 2010 la busta paga di tre milioni e mezzo di statali. Il testo sarà discusso al Consiglio dei ministri della prossima settimana (lo ha ammesso anche la Funzione Pubblica) anche se l’Economia (che assieme al ministero di Patroni Griffi firma il decreto) si è affrettata a precisare che «nulla è stato ancora deciso». Che il recupero del pareggio di bilancio passasse attraverso una dura «spending review» della pubblica amministrazione è noto, ma il testo arrivato a Palazzo Chigi peggiora quanto già previsto. La legge di stabilità varata dal governo Monti comprendeva infatti la proroga fino al 2014 del congelamento degli stipendi, ma lasciava intendere che per il 2013 e 2014 fosse prevista l’indennità di vacanza contrattuale. Salvo revisioni della bozza in circolazione così non sarà: l’indennità contrattuale scatterà solo dal 2015-2016 e di nuovi accordi si potrà parlare solo dal 2017. E il blocco degli stipendi (già in vigore dal 2011) sarà esteso di un altro anno, fino alla fine del 2014…. Tutto fermo fino al 2015 quindi, poi il calcolo dell’indennità contrattuale per altri due anni e di rinnovi, adeguamenti non si parlerà che fra quattro anni. Per i lavoratori della scuola tutto ciò si traduce in un blocco degli scatti di anzianità per tutto il 2013, prorogando il fermo già messo
in atto per gli anni 2010-11-12….
Il Messaggero.it– 01/03/2013
“Blocco stipendi nel 2014 allarme pubblico impiego”
Il governo prepara una proroga al 2014 del blocco degli stipendi nel pubblico impiego e degli scatti di anzianità nella scuola? … Il governo si è limitato, con una nota serale del ministero Economia, a precisare che «nulla è stato deciso» e che della questione si occuperà il prossimo consiglio dei ministri, previsto per la prossima settimana. In verità, la situazione è complessa perché l’intervento del governo sarebbe tutt’altro che discrezionale ma espressamente previsto dal primo decreto sulla spending review, convertito in legge nel luglio 2012. Tuttavia, per attuarlo si starebbe valutando la possibilità di ricorrere a un Dpr, come quello previsto dalla manovra Tremonti dell’estate 2011. In quel decreto si prevedeva infatti la possibilità, non l’obbligo, di prorogare di un ulteriore anno il blocco degli statali con un Decreto del Presidente della Repubblica (Dpr). Questa formula avrebbe se non altro il vantaggio di trasferire al nuovo governo la scelta definitiva. Infatti, la procedura prevede un primo passaggio in consiglio dei ministri, poi la consultazione del Consiglio di Stato, quindi un passaggio alle Camere e infine l’approvazione definitiva del provvedimento con l’invio al Quirinale. Tempi? da 4 a 6 mesi, del tutto compatibili con il blocco esistente, che resterà in vigore fino al 2013…. Quanto all’indennità di vacanza contrattuale per il triennio 2015-2017 verrebbe erogata a partire dal 2015 con nuovi criteri di calcolo. Infine, il testo stabilisce il blocco degli scatti di anzianità, a valere sul 2013, per tutti i dipendenti della scuola (docenti e non)…
Corrieredellasera.it – 01/03/2013
“Statali, stipendi congelati per due anni”
Rischio di stipendi congelati fino a tutto il 2014 per gli oltre 3 milioni di dipendenti pubblici. Lo stabilisce un decreto ministeriale (Economia e Funzione Pubblica) che dovrebbe essere pubblicato a giorni. … Nel provvedimento vengono fissate anche le modalità di calcolo relative all'indennità di vacanza contrattuale per gli anni 2015-2017 e ulteriori misure di risparmio, razionalizzazione e qualificazione della spesa delle amministrazioni centrali. Il decreto ministeriale prevede anche il blocco degli scatti di anzianità per il 2013 per i lavoratori della scuola (personale docente, amministrativo, tecnico e ausiliario). Interpellato nel pomeriggio, il ministero della Funzione Pubblica aveva detto di non saperne nulla…

Il Sole 24 Ore – 01/03/2013
“Ridurre di un anno la durata della scuola. Ecco il lascito
di Profumo al nuovo Governo”
░ E’ l’esito del dibattito interno al gruppo di lavoro costituito ad hoc. In sostanza, dopo i tagli della Gelmini all’offerta formativa, Profumo torna alla casella di partenza (il berlingueriano Riordino dei cicli), come nel gioco dell’oca. Il riordino berlingueriano dei cicli contemplava il taglio di un dodicesimo di spesa per l’istruzione accorpando i cinque anni delle elementari con i tre delle scuole medie: 5+3 avrebbe fatto 7. Anche la Moratti tentò, ma le contingenze partitiche erano sfavorevoli. La Gelmini fu molto accorta (Berlinguer ci aveva rimesso le penne): perché togliere una classe su tredici ? Basta togliere un tot di offerta formativa in ogni classe ! Totale: il MIUR ha risparmiato 120mila posti in organico (più di un tredicesimo) senza dare nell’occhio. Chiariamo: chi alimenta questi progetti è convinto che meno scuola sia sufficiente. Liberissimo di crederlo. E liberi noi di sperare che i decisori della politica scolastica abbiano il convincimento opposto. Riportiamo parte della notizia, da Il Sole 24Ore.
Al termine del proprio mandato - il ministro dell'Istruzione, Francesco Profumo mette nero su bianco una delle priorità per il prossimo Governo.
Quella cioè «di superare la maggiore durata del corso di studi in Italia procedendo alla relativa riduzione di un anno». Le risorse così liberate - si legge nell'«Atto d'indirizzo 2013» appena pubblicato dal ministero di Viale Trastevere - potranno essere destinate «per il miglioramento della qualità e della quantità dell'offerta formativa, ampliando anche i servizi di istruzione e formazione».

Completare il sistema nazionale di valutazione
Il ministro Profumo indica poi, tra le altre priorità, quella di «completare l'attuazione del sistema nazionale di valutazione», e quella di «potenziare l'istruzione tecnico-professionale sino a livello post secondario per il rilancio della cultura tecnica e scientifica, l'occupazione dei giovani e lo sviluppo del territorio».