Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 22 marzo 2013

 

Ilsole 24Ore – 15/03/2013

Agli statali niente indennità di vacanza contrattuale

░ Gianni Trovati spiega come questo governo riesca a fare arenare le misure economiche a copertura dei diritti contrattuali degli statali.

Niente indennità di vacanza contrattuale aggiuntiva per il pubblico impiego, nemmeno se il provvedimento che la congela espressamente insieme ai rinnovi contrattuali non dovesse arrivare entro il mese di aprile. L'unico fattore di urgenza per il Governo, in questo quadro, sarebbe legato al riconoscimento contabile degli scatti di anzianità nella scuola, che in mancanza del blocco entrerebbero nei tendenziali di finanza pubblica. Il blocco di fatto delle retribuzioni pubbliche anche dopo la scadenza di quello "di diritto" a fine 2012 emerge dalla lettura combinata delle regole sulla «tutela retributiva» dei dipendenti pubblici. Il blocco di rinnovi contrattuali e stipendi individuali introdotto con la manovra estiva (articolo 9 del Dl 78/2010) è scaduto a fine 2012, e la sua estensione al biennio 2013-2014, prevista nella prima manovra estiva 2011 (articolo 16 del Dl 98/20n), ha bisogno di un Dpr per essere applicata. Il Dpr è già stato predisposto, ma si sta incagliando anche per ragioni legate all'opportunità o meno per un Governo uscente di assumere un atto di forte peso simbolico. I sindacati nei giorni scorsi sono passati all'attacco, e non è ancora stata presa una decisione sul suo approdo o meno al prossimo consiglio dei ministri. Anche senza il Dpr che congela le intese rimane in pagamento la tutela economica relativa al 2010-2012 Qui si innesta il problema dell'indennità di vacanza contrattuale per i dipendenti pubblici. Introdotta per il primo biennio dalla Finanziaria 2009 e prolungata fino al 2012 dalla manovra 2010, l'indennità è stata resa strutturale dalla riforma Brunetta, che l'ha introdotta nel Testo unico del pubblico impiego (articolo 47-bis del Dlgs 165/2001). L'indennità andrebbe pagata a partire da aprile dell'anno successivo alla scadenza del contratto nazionale di riferimento, ma la sua partenza non è automatica: l'attribuzione deve infatti avvenire «entro i limiti previsti dalla legge finanziaria in sede di definizione delle risorse contrattuali ». E qui sta il punto. Nella sua prima versione la legge di stabilità bloccava per il 2013-2014 sia i rinnovi contrattuali sia l'indennità di vacanza contrattuale, con una previsione che è poi stata espunta per essere trasferita nel Dpr sul tema. Ovvio, quindi, che nella stessa legge non sia stato predisposto alcuno stanziamento per l'indennità, e nemmeno per i rinnovi contrattuali che quindi non possono partire senza risorse. In questo quadro, rimane in vita solo l'indennità che copre la prima vacanza contrattuale, quella del 2010-2012, senza aggiunte per l'ulteriore stallo dei rinnovi. "

 

laRepubblica.it – 18/03/2013

Scuola, ricerca shock dell'Ocse sui voti:"I prof favoriscono ragazze e ceti alti"

░ Intravaia segnala che qualcuno è rimasto scioccato; noi segnaliamo che c’entra il vecchio (Thorndike, 1920) Effetto di alone. Eche le ragazze sono brave da sé, per ragioninon indagabili con le “correlazioni” cstudiate dall’OCSE XXVI approfondimento OCSE sui test PISA). Inoltre, ricordiamo a tutti che valutare, a scuola e fuori scuola, è rognoso di per sé; se così non fosse, Dewey (autore di circa trecento scritti) e Einstein (premio Nobel) non avrebbero avuto a scuola i guai che ebbero.

Gli insegnanti favoriscono le ragazze e gli studenti benestanti o provenienti da ambiti socio-culturali più favorevoli. A parità di performance, in buona sostanza, studenti maschi e alunni provenienti da ambienti deprivati vengono penalizzati dai propri insegnanti al momento di assegnare le valutazioni finali e i voti nel corso dell'anno scolastico. La "denuncia" non arriva da una associazione studentesca e neppure da un gruppo di genitori intenti a difendere i propri figli, ma addirittura dall'Ocse: l'Organizzazione (internazionale) per la cooperazione e lo sviluppo economico. … "Gli insegnanti - si legge nella ricerca - tendono ad attribuire alle ragazze ed agli studenti provenienti da ambiti socio-economici più favorevoli migliori voti a scuola, anche se non hanno una migliore performance, rispetto ai ragazzi e agli studenti provenienti da ambiti socio-economici svantaggiati". Gli esperti dell'Ocse non esitano a definire questo trend "preoccupante" perché può penalizzare gli studenti anche nelle scelte future. Le ricadute negative possono essere di due tipi con conseguenze a lungo termine per i meno fortunati. Ecco quali. "Da una parte, gli studenti - spiegano dall'Ocse - fondano sovente le loro aspirazioni, in termini di studi e di carriera, sui voti che ottengono a scuola; da un'altra parte, i sistemi educativi utilizzano i voti nella selezione degli studenti per l'accesso ad un indirizzo di studi e, successivamente, per l'accesso all'università". Per valutare l'attendibilità dei voti espressi dagli insegnanti in Lettura, l'Ocse ha consegnato ai quindicenni una scheda in cui dovevano segnare il voto in Italiano - o nella lingua del paese in cui si svolgeva il test - loro attribuito dai professori. E, successivamente, ha determinato la correlazione tra il voto attribuito ai quindicenni dai propri prof con la performance in Lettura nel test Ocse-Pisa. Scoprendo che a parità di risultati nel test Pisa le ragazze e gli studenti più abbienti riescono a strappare ai propri insegnanti voti più alti. "Lo scopo principale dei voti - spiegano da Parigi - è quello di promuovere l'apprendimento degli studenti, informandoli dei loro progressi, attirando l'attenzione degli insegnanti sui bisogni educativi dei loro studenti e, infine, attestando il livello di competenza valutata dagli insegnanti e dalle scuole". Ma i docenti sembrano "anche basare le loro valutazioni su altri criteri"….

 

ItaliaOggi – 19/03/2013

Una scuola ancora più vecchia"

░ Con la riforma Fornero, prof in cattedra altri 5-7 anni. Le proiezioni confermano: si uscirà con il contagocce. Ipotecate le future assunzioni

Altro che svecchiamento. Con i nuovi requisiti della riforma Fornero, le prossime assunzioni nella scuola saranno fatte con il contagocce e l'età dei docenti italiani, già alta, continuerà a crescere: di almeno 5 anni, anche 7 per le donne. Le proiezioni sui pensionamenti 2013, trapelate in questi giorni, danno il segnale dell'inversione del trend: se lo scorso anno sono andati in pensione in 30 mila, quest'anno non si arriverà neanche alla metà, tra insegnanti, ausiliari, tecnici e amministrativi.

La situazione è destinata a peggiorare dal 2015, quando quasi tutti i dipendenti potranno accedere al trattamento previdenziale con i nuovi requisiti: chi poteva andare in pensione di anzianità con 35 anni di lavoro, dovrà aspettare di aver maturato i 42 anni di contributi, se uomo, o i 41 se donna; a pagare di più saranno le insegnanti interessate alla pensione di vecchiaia: se prima della riforma Fornero bastavano 61 anni di età e 20 di contributi, l'età dovrà essere di almeno 66, che cresce lentamente verso i 67. Come gli uomini, a cui prima servivano 65 anni di età. Insomma, una pesante ipoteca sulle prossime assunzioni: salvo un piano straordinario di investimenti, che svincoli il reclutamento dalla copertura dei posti lasciati disponibili dai pensionamenti, si assumerà poco. Il concorso in atto, con le sue 11 mila immissioni in ruolo, consentirà a tutti i docenti verosimilmente di essere in cattedra già il prossimo settembre, salvo non si decida diassumere sulla metà dei posti disponibili anche dalle graduatorie a esaurimento. Per non parlare del fatto che il dimezzamento dei pensionamenti si rifletterà negativamente anche sui posti disponibili per gli incarichi annuali. Insomma, si è innescata una reazione a catena che renderà molto difficile il ricambio.L'età media dei docenti italiani è di 50 anni, e nel tempo anche quella dei precari è salita: 39 anni. Insomma, i docenti arrivano in cattedra tardi e vi dovranno restare a lungo. Nel Regno Unito, soltanto il 32% degli insegnanti ha più di 50 anni. In Francia è il 30% e in Spagna il 28%. É pendente presso al Corte costituzionale un ricorso che potrebbe nell'immediato migliorare la situazione dei pensionamenti attesi per settembre. Si tratta di quanti avevano maturato i requisiti pre Fornero non al 31 dicembre 2011 -limite fissato dalla legge- ma al 31 di agosto 2012: chiedono di tenere conto che nella scuola l'anno di servizio si matura entro agosto e non entro dicembre. Se la Corte dovesse dire di sì, verrebbe loro riaperta la porta del pensionamento e ci sarebbero alcune migliaia di nuove cattedre da poter coprire….

 

Larepubblica.it – 19/03/2013

Test d'ingresso anche per i licei: "Così avremo gli studenti migliori"

░ Ci meravigliamo che una idea del genere possa essere condivisa da uomini di Scuola. E sorprende anche il candore della dott.ssaCarmela Palumbo, direttore generale del ministero dell'Istruzione, che commenta la questione con un consolatorio: "I test d'accesso per scremare sono discutibili, ma per ora limitatiBel più cindivisibile, invece la posizione della CGIL: “"Siamo pronti a denunciare le scuole che allestiscono test d'ingresso per le prime superiori. Siamo in piena scuola dell'obbligo e ogni criterio meritocratico, qui, è solo un danno per gli alunni".

test d'ingresso, che in alcuni casi preludono a un vero e proprio numero chiuso, entrano nelle scuole medie. Alcuni licei, linguistici, istituti tecnici, convitti hanno fissato diverse prove tra gennaio e febbraio (scorsi). Sono scritti di matematica e italiano, inglese e tedesco, di logica e di musica destinati a chi sta frequentando la terza media e con largo anticipo ha già scelto la scuola dove approdare. I risultati di questi test serviranno a presidi e rettori delle superiori per fare selezione basandosi sui meriti, le conoscenze e le attitudini. Il test "in età dell'obbligo" è un inedito pericoloso per la scuola pubblica italiana. Come per l'università, il test per le scuole superiori nasce per esigenze di sopravvivenza - poche classi, troppi alunni -, ma rischia di diventare una discriminazione per quattordicenni in piena evoluzione. Il liceo europeo Altiero Spinelli di Torino propone il test dal 2007. La struttura ha introdotto addirittura la prova selezionante per le medie: in quinta elementare, chi vuole entrare allo Spinelli, si deve sottoporre a test…. La logica del merito in età adolescenziale. La prova di ingresso non determina solo una graduatoria per l'ammissione, ma, si legge nell'offerta formativa della scuola, "fornisce uno strumento per la formazione delle classi". Intelligenze omogenee tutte insieme…. 

latecnicadellascuola.it – 20/03/2013

Test d’ingresso alle superiori, gli studenti insorgono: una follia incostituzionale"

░ Ancora sulla notizia precedente, intervieneLa Rete degli Studenti.

“Siamo inorriditi e molto preoccupati. – incalza Daniele Lanni, portavoce nazionale della Rete degli Studenti – Un qualsiasi test che ponga dei limiti alle iscrizioni alle scuole superiori che, lo voglio ricordare, sono scuole dell’obbligo è una follia e assolutamente incostituzionale”.

Lanni annuncia anche che se il progetto andrà in porto il sindacato studentesco che rappresenta è pronto “a fare ricorso. Il principio di libero accesso alla scuola è un principio sacro e non siamo disposti a cedere neanche mezzo centimetro. La scuola dell’obbligo dovrebbe accrescere le competenze di ognuno e non valutarle all’accesso senza lasciare secondi appelli”.

 

Il Messaggero – 20/03/2013

“Test di ingresso al liceo: il Ministero dice di no."

░ Sulla notizia precedente. Al MIUR si cerca di spegnere la polemica.

È l’ultima tendenza nel mondo delle scuole superiori: i licei che impongono veri e propri test d’ingresso agli studenti di terza media che vogliono iscriversi per l’anno successivo. Il ministero dell’Istruzione però fa sapere di essere assolutamente contrario a questa pratica. Perché la selezione delle domande di iscrizione in esubero rispetto alla capacità di accoglienza della scuola «non deve essere basata su criteri che puntano a scegliere i migliori». Così hanno ribadito ieri fonti ministeriali, sottolineando che «tutti devono essere rappresentati e accolti nella scuola pubblica» e per questo sono state diffuse circolari anche recenti (l’ultima del dicembre scorso) che hanno «raccomandato di scegliere secondo criteri non parziali». E dunque, «pur nel rispetto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, i criteri di precedenza deliberati dai singoli Consigli di istituto debbono rispondere a principi di ragionevolezza quali, a puro titolo di esempio, quello della vicinanza della residenza dell'alunno alla scuola o quello costituito da particolari impegni lavorativi dei genitori». Da evitare assolutamente anche il metodo dell’estrazione a sorte (adottato talvolta da qualche istituto): può essere utilizzato solo come estrema ratio quando due studenti che chiedono l’iscrizione risultano in parità in base a ogni altro criterio. Sono escluse in tutti i modi comunque le selezioni basate sulle capacità e la preparazione dell’aspirante alunno. 

 

latecnicadellascuola.it – 20/03/2013

Le nebbie del lavoro docente. Una proposta"

░ di Mila Spicola. Un’articolata analisi offerta alla riflessione di tutti. Ne diamo alcuni passaggi.

Nel 2014 scade il contratto nazionale collettivo dei docenti. In vista di tale scadenza vorrei in qualche modo attivare una riflessione sul tema, prima che si scateni la bufera, prima che arrivino le flotte dei “lavorate solo 18ore” e dall’altra “siamo degli eroi”. Entrambe foriere di nulla se non di guai. … Con l’accusa del “lavorate solo 18 ore” in realtà, l’ “eroe stupido”, arriva a lavorare anche 40-50 ore alla settimana, dentro o fuori scuola, e nessuno mai ci dirà grazie. Senza tutele, senza riconoscimenti economici o di carriera e con un prestigio collettivo che decresce giorno dopo giorno. Non va…. Un sistema complesso e strategico come la scuola non può fondarsi sulla discrezionalità e sul sacrificio. E se il nostro riconoscimento collettivo pretendiamo di averlo da un contratto che viene continuamente preso in considerazione a “ore”, a cottimo, e non a valore e tempo complessivo reale della professione fornita, non ne usciamo. …. Quella che vi sottopongo è una proposta sul lavoro docente che era comparsa qualche tempo fa sulla Rivista Scuola Democratica…. La vicenda delle ore di lezione in più da imporre ai docenti è stata emblematica della confusione e degli equivoci creati da un contratto che fino ad oggi è stato poco chiaro, fumoso e, per taluni aspetti, scritto in malafede. Nel non distinguere innanzitutto tra ore di lezione e tempo scuola. E sappiamo com’ è andata e come va: mentre definite sono le ore di lezione, 18 ore, luogo dell’indefinito rimane il tempo scuola (che va spesso oltre le famigerate 40 ore funzionali all’ insegnamento, lo sappiamo benissimo) come indefinito è il numero di alunni. Il “tempo scuola indeterminato”, che costituisce realmente il nostro lavoro, è privo di regolamentazione, di riconoscimento sociale ed economico, come anche di tutela. Le ore dedicate al lavoro e a scuola sono già oggi in media 30 ore la settimana. Con punte di 40 ore.Quella che segue è la bozza di una proposta di migliore definizione del lavoro di un insegnante elaborato dalla rivista Scuola Democratica.(http://scuolademocratica.blogspot.it/). … Il primo passo dovrebbe essere  un’adeguata quantificazione giuridicamente e contrattualmente definita della funzione e delle modalità organizzative in cui si esplica. Il secondo passo è quello di riscrivere il Contratto utilizzando la formula “Tempo scuola” comprendendo all’interno di questo le ”Ore di lezione“. Proponiamo un contratto con due inquadramenti:

1.Contratto a tempo pieno. Orario di servizio di 36 ore per i docenti che scelgono il tempo pieno (è in pratica il nostro attuale orario), così suddivise: diciotto ore di didattica (che sono le sole attualmente retribuite, mentre il resto, fumosamente determinato sotto la voce giuridicamente discutibile “obblighi di servizio”, continua ad aumentare di anno in anno); diciotto ore di altre attività istituzionali riconosciute e retribuite: alcune di queste saranno da trascorrere a scuola la mattina e/o il pomeriggio in orari indicati dal docente o concordati con gli altri interessati (es: progettazione di percorsi formativi, programmazione collegiale, valutazioni quadrimestrali e finali, dialogo con le famiglie, uscite didattiche, recupero, integrazione, ecc.); altre potranno essere svolte liberamente in altri luoghi (es: programmazione individuale, valutazione elaborati, ricerca, aggiornamento, ecc.). Dato che sull’argomento c’è molta confusione (orario di lezione confuso con l’orario di lavoro), occorre precisare con molta chiarezza che:buona parte dei docenti già svolgono di fatto il tempo pieno, anche se questo evidente dato (del resto, richiesto a chiare lettere dal Ccnl) non è per nulla riconosciuto e quantificato giuridicamente né tanto meno economicamente retribuito; non solo, essi sono i protagonisti principali, con la loro dedizione, di tutte le innovazioni che hanno in questi ultimi anni modificato profondamente il sistema formativo pubblico italiano, elevandolo già ora ad un notevole livello qualitativo;ancora, negli ultimi anni gli impegni connessi allo svolgimento della funzione docente sono esponenzialmente aumentati….

2. Contratto a tempo parziale (part time).Proponiamo inoltre l’istituzione di un orario a tempo parziale (part time) che si configuri sulla base della specificità della professione e per chi volesse sceglierlo e potrebbe essere organizzato in questo modo:nove ore di didattica; nove ore di altre attività istituzionali riconosciute e retribuite: alcune di queste saranno da trascorrere a scuola la mattina e/o il pomeriggio in orari indicati dal docente o concordati con gli altri interessati (es: progettazione di percorsi formativi, programmazione collegiale, valutazioni quadrimestrali e finali, dialogo con le famiglie, uscite didattiche, recupero, integrazione, ecc.); altre potranno essere svolte liberamente in altri luoghi (es: programmazione individuale, valutazione elaborati, ricerca, aggiornamento, ecc.)…..

3. Riconoscimento economico della professione.Occorre procedere ad un normale e dovuto adeguamento agli standard europei del lavoro docente, questo comporta unamaggiorazione retributiva generalizzata per tutti i docenti con contratto a tempo indeterminato di 36 ore, che abbiano superato il periodo di prova e scelgano l’orario di servizio a tempo pieno. In base alle tabelle di confronto che inserisco alla fine di questo articolo, tendenzialmente tale retribuzione dovrà essere pari circa al 30% in più rispetto a quella attuale per tutte le posizioni stipendiali, al fine di adeguare la retribuzione degli insegnanti italiani agli standard europei….. Si dovrà provvedere alla graduale estinzione di quelli che eufemisticamente sono definiti compensi delle attività aggiuntive, la cui soppressione è auspicabile poiché si configura come un veromonstrum giuridico offensivo per la categoria: evidentemente ciò di cui auspichiamo la soppressione è il cosiddetto “Fondo dell’istituzione scolastica”, dietro cui si nasconde un profilo di illegittimità: si tratta molto semplicemente di pagamento a cottimo, a prezzo da manodopera a bassissimo costo e dequalificata, di attività che il docente già svolge (anche perché fanno parte del suo profilo professionale), ma che non sono adeguatamente retribuite, non configurano progressione economica, non sono pensionabili, ecc…. Va detto che il “Fondo di incentivazione” fu introdotto come strumento transitorio per arrivare all’istituzionalizzazione contrattuale di un compenso accessorio per i docenti, che avrebbe dovuto avere ben altre caratteristiche di quelle che ora possiede il “Fondo”; ma si trattò di promesse che non hanno mai avuto attuazione…..

 

latecnicadellascuola.it – 22/03/2013

Firmato il decreto per il personale inidoneo e Itp"

░ Si apre un fronte di scontro importante. In prima linea non dell’ANIEFLa FLC darà mandato ai propri uffici legali di avviare il contenzioso.

Il ministro Profumo dispone il passaggio nei ruoli Ata del personale inidoneo e degli Itp. Consegnato ai sindacati il testo del decreto firmato dal ministro. Coinvolti 3.084 docenti inidonei, 460 titolari sulla C999 e 28 titolari sulla C555. Si attende la controfirma del Mef e della Fp. Il decreto, firmato dal ministro Profumo nella mattinata di oggi, dà attuazione al disposto della legge del 7 agosto 2012, la quale ha previsto il passaggio dei docenti inidonei fuori ruolo della scuola ed i titolari nelle classi di concorso C999 e C555 nei ruoli Ata. Dall’ultima rilevazione fatta dal Miur (del 13 marzo 2013) questo provvedimento riguarderà, ad oggi, 3.084 docenti inidonei, 460 titolari sulla C999 e 28 titolari sulla C555.