Rivista dell’istruzione – n.1 marzo 2013
“Lavorare da insegnanti sulle ‘motivazioni’”
░ Il periodico “Rivista dell’istruzione”, diretto da Giancarlo Cerini, (si legge on line da www.preview.periodicimaggioli.it/browse.do?id=45) reca un interessante contributo del collega Maurizio Muraglia, esperto di questioni educative e didattiche. Ne riportiamo alcuni passi.
Gli insegnanti hanno molto a cuore il tema della motivazione. Nelle prassi discorsive professionali esso si presenta costantemente, soprattutto quando si tratta di valutare il rendimento degli alunni all’interno dei consigli di classe o quando si discute con i genitori. …
Dal punto di vista di chi insegna, la fenomenologia dell’alunno demotivato sta dentro un campo semantico popolato da atteggiamenti quali disinteresse, distrazione, apatia, evitamento. Questi possono essere definiti atteggiamenti- spia della demotivazione scolastica… Qui è interessante chiamare in causa il concetto di motivazione ‘distribuita’, secondo cui l’idea che la motivazione appartenga sic et simpliciter all’allievo va superata a favore di un coinvolgimento delle altre variabili che incidono sull’orientamento motivazionale del giovane, dalla famiglia all’ambiente sociale di riferimento e al gruppo dei pari. … Sulla motivazione allo studio l’influenza della scuola, in positivo e in negativo, è di grande importanza…. Diventa necessario interrogarsi sul modo in cui la scuola, attraverso le sue pratiche didattiche, possa influire sull’orientamento motivazionale degli studenti. La domanda fondamentale, sul piano professionale, diventa allora questa: di quali risorse dispongono gli insegnanti per influire positivamente sulla motivazione ‘distribuita’ che segna il vissuto degli allievi ? Possiamo individuare risorse riconducibili a tre focus di attenzione: la risorsa culturale, la risorsa metodologica e la risorsa relazionale. … L’insegnante può incidere sulla motivazione degli allievi nella misura in cui coltiva i tre ambiti in modo non separato e crea le condizioni perché essi finiscano per non potersi più distinguere nella prassi didattica…. La risorsa culturale ha a che fare con il sapere insegnato e la sfida consiste nel suscitare interesse attraverso gli argomenti trattati a scuola. Su questo gli insegnanti concordano, ma concordano anche sul fatto che l’attivazione dell’interesse è legata al modo in cui gli argomenti scolastici vengono trattati nelle aule scolastiche.…. La sfida professionale consiste in altri termini nel tenere insieme vincoli culturali e vincoli psicologici quando si individuano le conoscenze da proporre. La risorsa metodologica è altrettanto essenziale in ordine all’attivazione dell’interesse e della ‘voglia di studiare’, e lo è non soltanto per la sua attitudine a ‘veicolare un contenuto’, ma anche perché essa stessa, in qualche modo, finisce per essere un ‘contenuto’. Pensiamo alla didattica laboratoriale… Si tratta indubbiamente di un modo di insegnare le cose, ma la laboratorialità può essere considerata anche una modalità di costruzione dell’ambiente di apprendimento capace di insegnare la cooperazione, la capacità di porre, affrontare e risolvere problemi, lo spirito di decostruzione e ricostruzione dei saperi…. Anche l’essenzialità della risorsa relazionale va sottolineata con forza se non si vuole ridurre a mera ‘tecnica’ tutto ciò che si è detto fin qui. L’esperienza mostra che la motivazione allo studio dei ragazzi trae grande beneficio da un atteggiamento di cura, di empatia, di incoraggiamento. Ma a quali condizioni professionali si possono attivare tali risorse? … Quando la relazione dell’insegnante con la propria materia non è convenzionale, ma originale, è alquanto probabile che i ragazzi siano ‘motivati’ a studiare quella materia perché è il loro rapporto con quel sapere che si colora emotivamente. E questo può avvenire perché l’insegnante ha ‘trattato’ il sapere in modo da fargli compiere una sorta di itinerario epistemologico: da oggetto di riflessione personale a oggetto di insegnamento e quindi a oggetto di apprendimento…. In tal modo, forse, è possibile pensare a un’incidenza positiva del ruolo degli insegnanti sull’attivazione dell’interesse, e quindi sull’orientamento motivazionale degli studenti. Il tema della motivazione, pertanto, lungi dal restare confinato alla sfera psicologica o sociologica, può accogliere anche la sfida culturale, che è quella più consona al background professionale degli insegnanti. In ultima analisi si può dire che la motivazione ad apprendere degli studenti ha a che fare col rapporto tra esperienza e cultura che la scuola è chiamata a istituire, e la creatività di un insegnante consiste proprio nella sua capacità di presentare la cultura come elemento di chiarificazione dell’esperienza.
http://interdependence.eu – marzo 2013
“Il Cristianesimo”
░ Una riflessione sul significato della scelta del nome Francesco.
È intrinseca al Cristianesimo una visione drammatica della vita, costantemente segnata dal problema del male. Il suo evento fondante, anch’esso duplice, è costituito dal nesso pasquale della Resurrezione e della Croce, e il senso stesso della Chiesa è dato dalla fede che ‘le porte degl’inferi non prevarranno’. In questa visione non è però concesso pensare che il male sia un fatto esterno all’uomo, perché anzi abita il suo cuore, e neppure alla Chiesa: la tentazione di pensarlo conduce a quell’autoreferenzialità di cui ha parlato il cardinale Bergoglio immediatamente prima dell’elezione, che vuol dire l’inaridimento della fede e della vita stessa; per cui la Chiesa è costantemente chiamata alla penitenza, a rinnovare quella rinuncia al mondo che è condizione imprescindibile perché nel mondo operi la Salvezza. È chiaro a chiunque che il nome di Francesco significa questo. Averlo scelto, o aver accolto l’ispirazione che lo suggeriva, significa aver posto un simbolo più eloquente di qualsiasi discorso. Poiché un simbolo è per sua natura portatore di una complessa stratificazione di significati, tra loro intimamente interconnessi, il Papa stesso ha esplicitato quelli più evidenti, che direttamente parlano al cuore di ogni uomo, cogliendo nodi profondi della sua condizione attuale: la povertà, la pace e la custodia del creato.
l’Unità – 30 marzo 2013
“Sapere, l’Italia è fanalino di coda europeo”
░ Secondo i dati Ue il nostro Paese è quello che ha tagliato di più per scuola e università . Gli stanziamenti sono tornati al livello del 2001.
Peggio di Cipro, Romania, Lettonia e Ungheria. Peggio di qualsiasi altro paese Ue… Nell'Europa in crisi, alle prese con le misure di austerità e di rigore finanziario, nessun paese ha ridotto, in termini reali, i finanziamenti a scuola, università e ricerca. Solo l'Italia ha attuato una politica così miope, riportando indietro le lancette a 10 anni fa. Il finanziamento per l'anno 2012 è infatti lo stesso previsto per l'anno 2001. A fotografare l'amara realtà è la Commissione Europea, che in una sua pubblicazione ufficiale, «L'impatto della crisi economica nel finanziamento all'istruzione in Europa», uscita da pochi giorni e liberamente disponibile su Internet, mette insieme per la prima volta dati, tabelle e statistiche di 31 diversi paesi europei. L'Italia è il fanalino di coda…. Mediamente nel decennio 2001-2011, i paesi europei hanno aumentato de110% la loro spesa in istruzione. L'Italia è invece rimasta ferma al palo. … In un terzo dei paesi presi in esame è stato ridotto il numero di insegnanti mentre spesso aumentava il numero degli alunni. Anche in questo caso il record negativo viene raggiunto dall'Italia, con 1' 8,5% in meno di insegnanti negli ultimi 5 anni. Una riduzione significativa che ha portato a risparmi nell'ordine di centinaia di milioni di euro solo per quel che riguarda la scuola primaria e secondaria. Nello stesso tempo i salari degli insegnanti rimasti in servizio sono stati spesso congelati con il blocco degli aumenti che ha fatto diminuire il loro potere d'acquisto….
www.pavonerisorse.it – 1 aprile 2013
“Il nuovo regolamento del Sistema Nazionale di Valutazione.”
░ Riportiamo alcune delle considerazioni, favorevoli e contrarie, formulate da Antonio Valentino.
Mi sembrano condivisibili le preoccupazioni, espresse da più parti, per alcune scelte francamente opinabili che costellano il Decreto. Sul modello, in primo luogo. Non convince, per esempio, l’attribuzione all’INVALSI del ruolo privilegiato di “coordinamento funzionale” dell’intero SNV. Non era più semplice prospettare una figura di raccordo e coordinamento che permettesse di cogliere il senso più proprio del SNV in cui le rilevazioni tendono a riguardare la vita complessiva delle scuole (criticità e punti di forza che condizionano i livelli di apprendimento) e sono finalizzate a interventi di sostegno e miglioramento ? Almeno ambigua - se non c’è qualcosa che mi sfugge - è la scelta di un INVALSI che, nel c.4 dell’art. 2, opera sulla base “di modalità di valutazione …. definite, (…) dal Ministro….”; e nel comma precedente si configura come soggetto cui spetta invece “la definizione delle modalità tecnico-scientifiche della valutazione ….”…. Una bruttura ben grossa è poi la commistione tra valutazione delle scuole e valutazione dei DS…. Provo ad elencare gli aspetti che in tanti considerano positivi e a richiamare gli articoli del Regolamento che ne parlano. Metterei al primo posto il procedimento complessivo di valutazione previsto: mi sembra ben pensata la scelta di valorizzare il ruolo delle scuole (sia nel processo di autovalutazione, sia anche nella individuazione e definizione di piani di miglioramento e nella rendicontaziune sociale prevista (art. 6). In secondo luogo richiamerei il tipo di strategia scelta per la valutazione della nostra scuola, che va oltre la mera somministrazione di prove di apprendimento. È chiara infatti la previsione di supporti alle istituzioni scolastiche nella definizione e attuazione dei piani di miglioramento dell’offerta formativa e dei risultati degli apprendimenti degli studenti, “autonomamente adottati” dalle stesse. A tal fine, si prevede, ad esempio, che l’INVALSI curi una serie di operazioni qualificanti che si rendano necessarie a seguito dei risultati delle rilevazioni (sostegno ai processi di innovazione centrati sulla diffusione e sull’utilizzo delle nuove tecnologie, interventi di consulenza e di formazione in servizio del personale, anche sulla base di richieste specifiche delle istituzioni scolastiche…) (art. 3). In termini ancora più precisi viene rappresentato in proposito il ruolo dell’INDIRE (art. 4)…. E ancora: La valutazione esterna non riguarda solo gli apprendimenti degli studenti. Le rilevazioni e le analisi riguardano infatti il contesto, le risorse, i processi ed i prodotti che permettono di formulare un giudizio più complessivo sull’attività della scuola (artt. 2 e 6, soprattutto).
L’articolazione del SNV in INVALSI, INDIRE, Ispettori, che si prevede interagiscano sulla base di ruoli definiti, ha il senso di distribuire le funzioni in modo chiaro. Le attività previste soprattutto per l’INDIRE, per esempio, suonano conferma, mi sembra, del fatto che il SNV si pone anche come risorsa per le scuole che, in base agli esiti delle rilevazioni effettuate, sono chiamate a obiettivi di miglioramento e sviluppo (artt. 3 e 4)….
la Repubblica.it – 3 aprile 2013
“Classi hi-tech, libri gratis e nessun bocciato ecco la via finlandese alla scuola perfetta”
░ Un istituto nella Finlandia che, dicono i rapporti Pisa, ha il miglior sistema scolastico del mondo: l’istituto superiore Meilahden Yläaste, modello di istruzione personalizzata e in cima alle classifiche Ocse.
… La struttura del sistema, in breve: la Meilahden Yläaste è una scuola media superiore, educa cioè i giovani tra i 14 e i 16 anni, il triennio conclusivo della scuola dell’obbligo, prima della scelta tra liceo o scuola professionale, triennali entrambi, che abilitano a università o politecnici. Tutto gratuito, rette universitarie o di politecnico 80 euro annuali e aiuti statali ai giovani dai 7.200 ai 9.000 l’anno, per fitto e altro, libri a disposizione. «Non bocciamo, non lasciamo cadere nessuno», dice la gentile Rouva Doktori (dottoressa) Riitta. «Niente esami veri prima dell’ammissione a università o politecnico, gli esami duri sono all’ateneo per gli aspiranti insegnanti». … Computer online e connessione wireless gratuita ovunque, anche nella fornitissima biblioteca al pianterreno. Nessun lusso: pareti imbiancate quando proprio è necessario. … Le scuole sono autonome dal ministero, scelgono da sole gli insegnanti con un bando, possono tenerli quanto vogliono. Per fortuna la spesa pubblica per l’istruzione è il 7,2 per cento del prodotto interno lordo…».
Il Fatto Quotidiano – 4 aprile 2013
“Scuola, dobbiamo tenerci ancora Profumo e le sue promesse”
░ Una circostanziata ricostruzione, a firma Marina Boscaino.
Il ministro Profumo continuerà… Il governo Monti si insedia il 16 novembre del 2011. Il seguente 22 dicembre, Profumo partecipa ad un forum di “Repubblica”, dove annuncia il seguente programma: gestione di un miliardo e trecento milioni di fondi europei per le scuole del Sud; prossima pubblicazione della sempre promessa e mai realizzata Anagrafe dell’Edilizia Scolastica (si ricorda che a tutt’oggi oltre il 60% degli edifici scolastici è a rischio); Innovazione e Scuola 2.0: classi digitali e banda larga negli istituti, con incremento delle Lavagne Interattive Multimediali; Matematica e laboratori di scienze; attuazione dopo anni di mora di concorsi pubblici per i docenti; ascolto degli studenti che da 2 anni scendono in piazza (ascolto di cui è stato dato un saggio eloquente con le manganellate della manifestazione del 16 novembre scorso); rivalutazione dell’immagine dei professori, depressa “dalle recenti scelte politiche e culturali” (nell’autunno dell’anno successivo… il ministro si farà promotore di una proposta indecente: aumento di 6 ore di lezione frontale a settimana senza riconoscimento salariale); valutazione. … Nell’estate prendono definitivamente corpo 2 provvedimenti. Il primo: la spending review, DL 95/12. In coerenza con i tagli lineari della gestione Gelmini, sono sottratti alla scuola 15mila posti e 360 milioni, colpendo in particolare gli elementi più deboli del sistema: i docenti inidonei all’insegnamento per ragioni di salute e coloro che sono andati in soprannumero… A ciò si aggiunge la drastica riduzione delle supplenze per docenti, personale amministrativo, collaboratori scolastici. Si annuncia infine trionfalmente che “A decorrere dall’anno scolastico 2012/2013 le istituzioni scolastiche e i docenti adottano registri on line e inviano le comunicazioni agli alunni e alle famiglie in formato elettronico”. … Più o meno contestualmente è emanato il bando di concorso, annunciato come il più clamoroso “largo ai giovani” degli ultimi decenni. In realtà fanno domanda coloro che sono in possesso dell’abilitazione, quindi che abbiano portato a termine la Siss o che addirittura siano vincitori del precedente concorso del ’99. Sempre in realtà, vengono messi a concorso una parte dei posti destinati al turn over, 11.452, per gli a. s. 2013/14 e 2014/15. I candidati, spesso in cattedra da diversi anni e muniti di titoli culturali e scientifici, vengono sottoposti ad un’umiliante preselezione sotto forma di test, ad assecondare la quiz-mania, altro connotato del mandato Profumo. Il 12 settembre 2012 una dichiarazione del ministro si allinea con i proclami primaverili in salsa 2.0: “Un piano per 30 milioni di euro. Un tablet per ogni insegnante del Sud. Messe in campo risorse: 24 milioni di euro per i computer in ogni classe scuole secondarie di I e II grado”. L’8 ottobre Profumo rincara la dose: ”Un tablet per ogni studente entro quest’anno”. Dispositivi tecnologici – per docenti e studenti – di cui non c’è tuttora traccia nelle scuole italiane…. Dicembre 2012: scioglimento delle Camere e annuncio delle elezioni di febbraio. Il Governo Monti è chiamato a svolgere funzioni di “disbrigo degli affari correnti”. Ma è proprio in quest’ultimo scorcio di mandato che Profumo sfodera un’insospettata grinta da fondista, allungando inaspettatamente nel finale e producendo…–una serie di interventi determinanti su temi “caldi” e oggetto di discussioni e contrasti, che avrebbero necessitato di ben altri riflessione, ascolto, mediazione. Innanzitutto il dpr sulla valutazione, che affida la valutazione stessa ad un organismo l’Invalsi, che è di emanazione ministeriale, nonostante sia definito indipendente… La questione annunciata della conversione dei docenti inidonei in personale Ata anticipata dalla spending review, è stata decretata dal governo dell’ordinaria amministrazione negli ultimi giorni. Un recentissimo decreto ministeriale, infine, ha forzato la mano sull’introduzione dei libri di testo digitali. …
latecnicadellascuola.com – 5 aprile 2013
“Banchi intelligenti per una scuola 2.0”
░ Il nuovo progetto Ict vede già coinvolti cinque Istituti Professionali italiani, uno di Trapani, uno di Palermo e tre di Roma, dove presto saranno sperimentati i prototipi: banchi informatizzati che sostituiscono libri e quaderni.
A lanciare la didattica del futuro è il progetto “Virtual desktop infrastructure” realizzato da AlmavivA, la società Ict già impegnata nell'ambito dell'istruzione e subentrata, a fine 2012, nella gestione del sistema informativo del Miur. Il progetto è stato sviluppato da AlmavivA nell'ambito del Network Scuola Impresa (Nsi) insieme con Consel-Consorzio Elis. Obiettivo del Nsi, avviato cinque anni fa e che ha il patrocinio del Miur, è di creare un network pubblico-privato tra aziende innovative e istituti di scuola secondaria sull'intero territorio nazionale, per portare le tecnologie emergenti nelle aule italiane. Il banco intelligente è costituito da uno schermo lcd touch collegato con un mini-computer, prodotto da una società inglese, della dimensione del palmo di una mano. L'architettura di questi mini-computer, veri cervelli del banco informatizzato, è 'open source' e permette quindi agli studenti oltre che di utilizzarlo come un normale Pc, di personalizzarne anche il codice creando infinite possibili applicazioni. I contenuti della didattica vengono caricati tramite chiavette Usb. I mini computer sono inoltre collegabili in rete verso un maxi computer per consentire operazioni più complesse e i contenuti realizzati da studenti e professori possono essere erogati in modalità 'cloud'. "E’ un progetto estremamente innovativo che ci rende molto orgogliosi" sottolinea Gianfranco Previtera, Direttore Commerciale AlmavivA….
la Repubblica.it – 6 aprile 2013
“Il Pese degli umiliati”
░ Riportiamo alcune delle considerazioni di Chiara Saraceno.
Tragedie come quelle di Civitanova Marche aprono improvvisi squarci su vite umiliate, dove la fatica della vita quotidiana, la difficoltà a fare fronte a bisogni minimi, fa perdere poco a poco la speranza. E la dignità rimane l’unico bene da salvaguardare a tutti i costi, al punto da non accettare di rivolgersi alla assistenza sociale. ….La Commissione europea ha segnalato come l’Italia sia il Paese in cui nell’ultimo anno vi è stato il maggior peggioramento relativo in tutti gli indicatori. All’aumento della povertà e del disagio dedica una sezione anche il rapporto sul Benessere equo e solidale Istat/Cnel. Fortemente voluto dal presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, uno dei “saggi” nominati da Napolitano, questo rapporto dovrebbe servire ai decisori per definire priorità e disegnare vie d’uscita dalla crisi meno effimere del periodico annuncio che la ripresa è slittata di altri sei mesi. Nel loro insieme, i dati mostrano che negli ultimi due anni sono aumentati la povertà e il disagio economico, la difficoltà a far fronte a bisogni essenziali come riscaldarsi adeguatamente (non ci riesce il 18%), avere una dieta adeguata dal punto di vista nutritivo (riguarda il 12,3%), pagare l’affitto e le bollette (il 14,1%). Il rischio di povertà e/o esclusione sociale coinvolge ormai più di un quarto della popolazione (28,4%). Tra i minorenni, raggiunge il 34%, toccando il 50% tra i minorenni stranieri — un dato altrettanto se non più grave di quello riguardante la disoccupazione giovanile, e che invece non riesce a sollecitare almeno una pari attenzione. L’aumento delle condizioni di povertà ha comportato un’intensificazione delle condizioni di disagio là dove tradizionalmente sono concentrate nel nostro Paese — nel Mezzogiorno, nelle famiglie numerose con figli minori, nelle famiglie con un solo percettore di reddito. Ha tuttavia comportato anche un allargamento dell’esperienza a gruppi che non le avevano fin qui sperimentate, come le famiglie di lavoratori dipendenti, a reddito fisso (o calante, in caso di perdita di lavoro o di cassa integrazione), le famiglie giovani, le famiglie che vivono in affitto. Anche tra i pensionati l’erosione del potere d’acquisto di pensioni sempre meno indicizzate ha fatto aumentare l’incidenza della povertà. Sotto i dati statistici ci sono le piccole e grandi rinunce ed anche umiliazioni quotidiane: la vergogna di non poter far fronte ai propri debiti, il timore che luce o gas vengano sospesi per morosità, non poter pagare la mensa scolastica per i figli, o la gita di classe. Spese all’apparenza minime diventano insostenibili, travolgendo bilanci famigliari in equilibrio precario, senza che vi siano riserve su cui contare (il 38,5% della popolazione vive in famiglie che non riuscirebbero a fronteggiare una spesa imprevista di 800 euro). …. Non c’è, a differenza che nella stragrande maggioranza dei Paesi europei, un reddito minimo di garanzia per i poveri. I Comuni che lo avevano introdotto con risorse proprie hanno sperimentato una riduzione drastica dei trasferimenti loro destinati, che mette a rischio le politiche di sostegno alle fragilità proprio quando aumenta il bisogno. I bilanci risicati delle scuole costringono a impoverire l’offerta didattica proprio là dove sarebbe più necessario arricchirla, per controbilanciare la carenza di risorse famigliari. I bisogni di cura di bambini e persone non autosufficienti rimangono insoddisfatti, o affidati solo alle, disuguali, risorse famigliari. … Di tutto ciò non si parla nelle diverse agende su cui si intrecciano le negoziazioni politiche, si delineano possibili programmi di governo, si ipotizzano o rifiutano alleanze. Singolarmente silente è il Pd, al di là della retorica sulla necessità di creare occupazione. Occorre che qualcuno si assuma la responsabilità di porre esplicitamente la questione della crescente povertà e disagio come una delle priorità da affrontare subito, che deve ispirare sia gli strumenti per la ripresa sia le decisioni sulla spesa pubblica. Non può essere sacrificata allo spread o al pareggio di bilancio, che non può essere raggiunto sulla carne viva delle persone, ignorandone la dignità offesa e le speranze negate.