Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 31 maggio 2013

 corrieredellasera.it - 25/05/2013

No all'inglese come lingua esclusiva. Il TAR ferma il Politecnico

░ ITar ha accolto il ricorso presentato dai decine di professori dell'ateneo milanese, ribadendo il primato, nell’insegnamento delle università italiane, della lingua italiana (sancito dalla Costituzione).

No all'inglese come lingua esclusiva all'università. Questa scelta «incide in modo esorbitante sulla libertà di insegnamento e sul diritto allo studio». Lo slancio in avanti del Politecnico di Milano, che l'anno scorso aveva annunciato «solo lezioni in inglese dal 2014», è stato fermato dai giudici del Tar … Il rettore Giovanni Azzone era pronto a escludere l'italiano dalle lauree specialistiche e dai dottorati, «per un ateneo internazionale», «per formare professionisti pronti per un mercato globale». È di un anno fa la delibera del senato accademico sull'uso esclusivo dell'inglese annullata ieri. E lo scontro era stato immediato. Subito gli appelli contro, firmati da trecento professori del Politecnico, un fronte trasversale da ingegneria ad architettura. Poi, a luglio, il ricorso al Tar. E ieri la sentenza che annulla la delibera di maggio 2012…., in un ateneo che conta già oltre venti corsi di laurea e altrettanti dottorati in inglese. …  La svolta del Politecnico incide sulla libertà di insegnamento e sul diritto allo studio, si legge nella sentenza dei giudici amministrativi… La centralità della lingua italiana è tutelata dalla Costituzione, l'altro principio ribadito dai giudici del Tar. Ora è tutto fermo, si va avanti con il bilinguismo. Dopo il triennio resiste il doppio binario dei corsi nelle due lingue, per le magistrali e per i dottorati. «E ci auguriamo che gli organi di governo dell'ateneo decidano di non presentare appello», dicono i ricorrenti.

 

latecnicadellascuola.it - 25/05/2013

Dirigenti scolastici: una decina di loro vuol tornare a insegnare

 Molto lavoro e, soprattutto, rapporti con gliEE.LL. difficili; pertanto, una decina di neo-dirigenti preferisce tornare in cattedra.

… La notizia, per ora ufficiosa, è molto attendibile e per nulla inattesa: già la scorsa estate, infatti, si erano verificate alcune rinunce di docenti che avevano superato il concorso , pur essendo utilmente inseriti nella graduatoria finale, non avevano accettato l’incarico. In Piemonte si era anzi verificato un caso clamoroso: una concorrente collocata nei primissimi posti della graduatoria aveva preferito continuare ad insegnare nel suo liceo di provincia…. Il fenomeno potrebbe essere legato soprattutto alle dimensioni delle scuole affidate ai neo-dirigenti che non si aspettavano di trovarsi di fronte a problemi gestionali e amministrativi di tale complessità. 
Nel Veneto, in particolare, le rinunce riguardano per lo più dirigenti assegnati a istituti comprensivi provenienti dalla scuola superiore. 
Quanto sta accadendo dovrebbe però far ripensare almeno in parte alle attuali modalità di reclutamento e di assegnazione dei dirigenti scolastici. Fino ad alcuni fa il concorso era articolato in due settori riservati al I e al II ciclo di istruzione; a ciascun settore si accedeva in relazione alla cattedra di provenienza. Il meccanismo garantiva che maestri di scuola elementare non andassero a dirigere un istituto agrario o che ingegneri docenti in istituti tecnici non si andassero poi ad occupare di scuola dell’infanzia. Con gli ultimi concorsi le modalità sono cambiate e le graduatorie sono uniche.

 

lastampa.it - 26/05/2013

Precari, stipendi più bassi del 25%

 I dati Istat: busta media alleggerita di 355 euro. Fra gli svantaggi, non ci sono scatti di anzianità. (di Luigi Grassia)

Sempre più precario e sempre meno pagato. È così che sta diventando il lavoro in Italia, dove lo stipendio di un dipendente a termine si ferma in media a poco più di mille euro, inferiore di circa il 25% a quello di chi ha un posto fisso. A certificarlo sono i numeri raccolti dall’Istat nel Rapporto annuale sulla situazione del Paese. Nel 2012, dice il rapporto, la retribuzione mensile netta di chi ha un contratto a tempo determinato è stata di 355 euro inferiore alla media: uno dei tanti «contro» dei rapporti di lavoro flessibili, su cui poi incombe anche l’incertezza per il futuro. Che le buste paga dei precari siano più leggere non è scontato; anzi, secondo logica la precarietà potrebbe essere compensata da qualcosa di più un busta (all’estero succede).
Il confronto dell’Istituto di statistica è limitato ai dipendenti full time, senza contemplare i rapporti ancora più deboli come i part time. Ma già così per il lavoratore a scadenza la perdita è di un quarto dello stipendio che nel 2012 si è fermato a 1.070 euro medi. Il divario a svantaggio dei precari è dovuto a più ragioni, anche se ormai può essere considerato una costante. In parte la distanza deriva da aspetti legati all’età o alla professione. Ma l’Istat osserva che «le differenze permangono anche a parità di caratteristiche» e aumentano fino ad arrivare a quasi 400 euro «al crescere dell’anzianità lavorativa», visto che il tempo determinato non prevede scatti di anzianità. Resta vero che in tempi di crisi pur di trovare un impiego si è disposti ad accettare retribuzioni più basse, basti pensare che i cosiddetti atipici nel 2012 hanno superato quota 2 milioni 800 mila. Il problema è che, spiega sempre l’Istat, «la crescita dei lavoratori a tempi determinato e dei collaboratori si accompagna a una diminuzione della probabilità di transizione verso lavori standard e a un aumento delle transizioni verso la disoccupazione». In parole povere chi lascia il lavoro precario finisce più facilmente disoccupato che occupato a tempopieno.

larepubblica.it - 27/05/2013

░ Il quotidiano dedica due articoli all’esito del referendum bolognese. Contraddittorio per quanto sia stato (perché “Articolo 33” vince ma senza il supporto di un numero congruo di votanti), si tratta di un esito di cui questaministro e questi sottosegretari dovrebbero sapere capire. Per non dire del governo: nel PD permane la linea Luigi Berlinguer, e sul PDL si fa sentire il pressing delle scuole paritarie.

“Articolo 33 esulta lo stesso per la vittoria “Davide ha battuto Golia, se ne tenga conto”

… Ecco il commento condiviso del Comitato Articolo 33. «Ha vinto Davide contro Golia, la scuola pubblica ha vinto il referendum, l’amministrazione dovrà tenerne conto, al paese diciamo che Bologna ha scelto la scuola laica e di tutti». Nonostante l’astensionismo, i referendari festeggiano con le lacrime agli occhi dalla gioia. «Per noi la partecipazione è stata buonissima, gli elettori superano di gran lunga gli interessati al voto: non solo nonni, mamme e papà, ma la cittadinanza ha capito il valore della battaglia», commentano ricordando il clima politico (il crollo dell’affluenza alle amministrative) e il fatto che all’ultimo referendum sulle farmacie votò il 36% dei bolognesi, ma in tre giorni. Il risultato arriva dopo una lunga giornata elettorale segnata da code in alcuni seggi e disagi, soprattutto di chi è stato costretto a vagare alla ricerca di quello giusto. In fila le mamme coi passeggini, tante suore e sacerdoti schierati per le paritarie. Il Comitato referendario ha inviato una diffida al Comune per denunciare l’assenza di stradari in alcuni seggi e dunque «file o rinunce per la difficoltà ad individuare la propria sezione».

 

In pochi alle urne, ma vince la A ha votato solo il 28% dei bolognesi

“I promotori del referendum festeggiano, ma la consultazione non sfonda e l’affluenza si ferma al 28,71%. Col 59% dei voti, a pochi seggi dalla chiusura dello spoglio, ha prevalso l’opzione che chiedeva di destinare i fondi comunali solo alle materne comunali e statali, contro il 41% dei voti all’opzione B (cioè per destinare fondi alle paritarie private), ma con l’affluenza più bassa in città della storia recente. Ha votato il 28,71% degli aventi diritto, per un totale di 85.934 mila elettori. In questo caso non è richiesto il quorum, ma il numero dei votanti si è fermato ben al di sotto del 50%. I promotori del Nuovo Comitato Articolo 33 si dicono ugualmente soddisfatti: «85.935 grazie, è una buonissima partecipazione, non hanno votato solo mamme e papà». Di tutt’altro avviso Rossano Rossi dellaFism, associazione delle scuole cattoliche che ha detto dagli schermi di èTv : «È chiaro che un referendum con questi numeri non può pesare per le scelte dell’amministrazione….”.

 

Corrieredellasera.it – 28/05/2013

Libri digitali. Editori contro Profumo

░ Gli editori ricorrono al Tar contro il decreto dell'ex ministro dell'Istruzione(prevede, dall'anno scolastico 2014-2015, solo manuali in versione digitale o mista per le prime e le quarte della scuola elementare, le prime delle medie, le prime e le terze delle superiori).

…E quanto annunciato in un comunicato dall'Aie, Associazione italiana editori, in cui il presidente del gruppo educativo dell'associazione, Giorgio Palumbo, chiarisce quali sono i termini della questione. «Non contestiamo i libri digitali — spiega Palumbonel comunicato — ma i tempi e i modi di realizzarne la diffusione». Infatti gli elementi contestati al decreto dell'ex ministro sono due, continua il comunicato: «L'adozione "forzata" di testi digitali imposta dal decreto per la prima classe della scuola primaria e secondaria, e, in secondo luogo, l'abbattimento previsto dei tetti di spesa del 20-30% già dal 2014-2015». «Insomma, non solo si impone — spiega Palumbo — il cambio di tutti i libri in adozione senza alcuna gradualità (va considerato che la forma mista cartaceo/digitale già esisteva). Ma con l'abbattimento dei tetti di spesa si crea un danno: i libri già realizzati secondo vecchi tetti di spesa, sulla base di un'aspettativa indotta dalla legge precedente, costituiscono ora una passività». Infatti, precisano gli editori, i tetti di spesa non sono cambiati solo per i nuovi libri digitali ma anche per quelli già in uso.

l’Unità 29/05/2013

“Per gli statali ancora fermi gli stipendi”

░ Unbuona notizia è quella del parere negativo formulato, al Senato, dalla Commissione Cultura (A darne notizia, una nota del Senatore Andrea Marcucci, Presidente della Commissione Istruzione a Palazzo Madama) "La commissione Istruzione pubblica del Senato ha dato all'unanimità parere negativo, per quanto di competenza, al regolamento presentato dal Governo sulla proroga del blocco della contrattazione per tutti i pubblici dipendenti. Oggi i docenti italiani hanno, a parità di orario di lavoro, stipendi più bassi rispetto ai colleghi europei..”. E però c’è da tenere conto del fatto che  la Commissione Cultura ha parere consultivo e non è la sola a doversi pronunciare al Governo; il parere prevalente, di solito, è quello della Commissione Bilancio. C’è poi e principalmente, da tenere presente che il Governo sembra orientato a dare seguito alla bozza di decreto avanzata da Monti; comelascia intendere il ministro Scalia.

Come i sindacati temevano, per gli statali il blocco dei rinnovi contrattuali viene prorogato anche nel 2014. E per il 2015 si vedrà: tutto dipende da come andrà l'economia del Paese. A confermare la linea d'austerità nei confronti degli statali è il ministro della Funzione pubblica Giampiero D'Alia: «Il blocco dei rinnovi contrattuali - dice - dobbiamo prorogarlo perché non ci sono risorse». Aggiunta: «In un periodo di crisi è più giusto tutelare chi il lavoro l'ha perso» e questo «dobbiamo farlo capire ai sindacati e ai nostri lavoratori». Parole che trovano la netta contrarietà dei sindacati, con la Cgil che chiede al Parlamento di esprimere parere negativo sulla proroga del blocco e dei meccanismi di adeguamento salariale, e al governo «di assumere le iniziative necessarie ad avviare la stagione dei rinnovi contrattuali a partire dal 2011'. Il ministro D'Aliaprosegue nel suo ragionamento: «Dobbiamo responsabilizzare il sindacato, oggi il tempo delle rivendicazioni è finito'', dice, e aggiunge che il blocco degli stipendi «non toglie che al tavolo con i sindacati, la prossima settimana, si possa discutere anche di questo per cercare un percorso che possa introdurre novità sul rinnovo. Possiamo cominciare a discutere della parte normativa del contratto». … I conti delle perdite salariali dei dipendenti pubblici li aveva fatti poche settimane fa la Cgil: circa mille euro l'anno dal 2010 fino a tutto il 2012 ma, con il congelamento delle buste paga anche per il 2013 e 2014, i 3 milioni e mezzo di dipendenti statali dovranno affrontare una perdita complessiva di 4.100 euro medi lordi. I sindacati già temevano la proroga del blocco degli stipendi, che fino al 31 dicembre 2014 era stato inserito dal governo Monti in una bozza di decreto. Il nuovo governo, dunque, non fa altro che ratificare una decisione già presa in precedenza.

 

tuttoscuola.com - 29/05/2013

I docenti di religione chiedono di indire un concorso

░ Indizione di un nuovo concorso ordinario per gli insegnanti di religione; istituzione della classe di concorso 'Insegnamento della religione'; e verifica dei posti liberi. Sono alcune delle richieste che il sindacato nazionale autonomo degli insegnanti di religione (Snadir) ha presentato oggi al governo in occasione di un incontro a Roma.

La religione cattolica è, secondo il sindacato, "una disciplina scolastica a tutti gli effetti e concorre alla formazione complessiva dell'alunno", al di là del credo. Per questo gli insegnanti di religione chiedono a gran voce l'istituzione della classe di concorso 'Insegnamento della religione', pienamente legittimata dall'attuale sistema di reclutamento che prevede l'accesso mediante pubblico concorso.

A questo proposito chiedono anche l'indizione di un nuovo concorso ordinario per gli insegnanti di religione nonché la verifica dei posti resisi liberi dopo le immissioni in ruolo dei tre contingenti per "predisporre le eventuali ulteriori immissioni in ruolo fino al raggiungimento del totale (70%) già autorizzato di 15.366 unità o di 16.426 unità previste dall'organico per l'anno scolastico 2012-2013".

I docenti di religione, che hanno avviato la sottoscrizione di una petizione per rafforzare le loro richieste, chiedono anche la trasformazione dell'attuale graduatoria di merito a seguito del concorso pubblico per l'insegnamento della religione cattolica in graduatoria ad esaurimento, cosi' come per le altre discipline scolastiche.

La graduatoria ad esaurimento, ha tra l'altro sottolineato il segretario nazionale SnadirOrazio Ruscita, consentirebbe di salvaguardare circa 2.778 docenti di religione che, pur vincitori di concorso non sono rientrati nella quota del 70% delle cattedre disponibili per l'immissione in ruolo nel triennio 2005-2007.Infine, i docenti di religione chiedono, come gli altri insegnanti, la possibilità di esprimere la "valutazione periodica ed annuale dell'insegnamento della religione cattolica secondo le modalità definite per tutte le altre discipline scolastiche", cioè di poter esprimere il giudizio sugli alunni con un voto anziché con un generico giudizio.

 

corrieredellasera.it 30/05/2013

Il compito impossibile del prof Leggere 1.610 pagine al giorno

░ Gian Antonio Stella svela un altro assurdo.Questo riguarda le commissioni per le idoneità negli atenei.

Se anche smettesse di mangiare, dormire, radersi, aprire la posta e lavarsi i denti, come potrebbe leggere 1.610 pagine al giorno? Marco Santagata, presidente di una delle commissioni ai concorsi di abilitazione dei docenti universitari, la vede dura. Sarebbe più facile risalire a nuoto le cascate dell'Iguaçù. Al professore, ordinario a Pisa, è stata affidata la mission impossible di presiedere la commissione di Letteratura italiana. Giorni faSantagata ha scritto al ministero avvertendo che non ce la faranno mai, lui e gli altri commissari, a consegnare entro il 30 giugno i responsi su tutti i candidati all'idoneità nella sua materia. Candidati che, una volta dichiarati idonei, potranno partecipare ai concorsi banditi da questo o quell'ateneo per assegnare questa o quella cattedra. I conti sono presto fatti e spiegano da soli, nella loro dimensione surreale, le difficoltà insuperabili del nuovo sistema avuto in eredità da Maria Chiara Carrozza: «Ci ritroviamo a valutare 655 concorrenti: 475 aspirano al ruolo di “associato” (molti sono ricercatori, molti docenti alle superiori, diversi giornalisti, un po' lavorano all'estero e vorrebbero rientrare) e 180 a quello di “ordinario”. I primi devono presentare un massimo di 12 lavori, i secondi 18. Totale: 5.700 più 3.240 lavori, che fanno insieme 8.940. Mettiamo ora che ogni candidato presenti in media (e posso assicurare che stiamo bassi: molti ti inondano di lavori sterminati) un totale di 300 pagine, cioè un paio di saggi brevi e un po' di pubblicazioni ancora più sintetiche. Complessivamente sono 196.500 pagine. Un incubo». La formazione delle commissioni nazionali, le domande di abilitazione, la raccolta dei lavori presentati, la valutazione e i risultati avrebbero dovuto essere completati, nelle illusioni originali di Mariastella Gelmini, entro il 2011. Anzi, c'erano 500 milioni già stanziati proprio nella presunzione che entro il 31 dicembre 2011 dovevano essere fatti anche i concorsi per le prime duemila assunzioni. Niente da fare. Il mastodonte burocratico messo in piedi era così mostruoso, pasticciato e complesso che di rinvio in rinvio la commissione di cui parliamo, una delle 185 (centottantacinque!) si è formata solo a gennaio di quest'anno Avuto il via libera, a Marco Santagata e agli altri quattro commissari (di cui uno obbligatoriamente straniero) rimanevano dunque da quel momento e fino al 30 giugno un totale di 122 giorni, compresi sabati e domeniche, Pasqua e Pasquetta. «Non so se mi spiego: calcolatrice alla mano, ognuno di noi dovrà stendere di ciascuno dei 655 candidati un giudizio analitico personale e poi collaborare a un giudizio analitico di gruppo. E questo dopo avere letto ciascuno tutti i lavori di tutti i candidati. Vale a dire 1.610 pagine al giorno»…. Sia chiaro: l'idea in sé di stabilire a livello nazionale quali siano le persone abilitate a contendersi poi nei successivi concorsi le varie cattedre messe in palio dai diversi atenei su un ventaglio di 370 settori scientifico-disciplinari, in linea teorica, potrebbe essere giusta. Come sottrarre sennò la potestà quasi assoluta di scegliere i nuovi docenti alle piccole camarille locali che in questi anni hanno messo in cattedra troppo spesso mogli, figli, figlie, cognati, amanti, cugini e famigli dei baroni più potenti? Dopo i numerosi scandali finiti in clamorose inchieste della magistratura, una svolta era assolutamente indispensabile. Il guaio è che, al di là della buona volontà, della serietà e della preparazione di questa o quella commissione nazionale, pare difficile che la selezione possa essere portata a termine senzaulteriori intoppi. 

 

Latecnicadellascuola.it - 31/05/2013

Fuma: Prevenzione a scuola

░ Nella giornata mondiale senza tabacco, il Dipartimento delle politiche antidroga avverte: " Nei bambini, in particolare è stato scientificamente provato che tanto più l'uso di tabacco è precoce tanto più aumenta anche il rischio che successivamente vi sia un uso anche di droghe ".

Lo dimostra un'indagine realizzata dallaCochrane Collaboration (progetto internazionalenoprofit nato con lo scopo di raccogliere, valutare e diffondere le informazioni relative all'efficacia degli interventi sanitari) sulla prevenzione del tabagismo nelle scuole presentata oggi all'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Analizzando i dati di 134 studi selezionati in base alla correttezza metodologica con cui sono stati realizzati, condotti in 25 diversi Paesi coinvolgendo quasi 500mila studenti fra i 5 e i 18 anni, è stato dimostrato che intervenire nelle scuole prima che i ragazzi inizino a fumare serve a ridurre l'incidenza del tabagismo. Tra gli studi considerati anche il lavoro condotto tra il 2006 e il 2007 nelle scuole toscane che ha visto la collaborazione tra la struttura di Riabilitazione Respiratoria Auxilium Vitae di Volterra, il Centro Antifumo dell'Istituto Nazionale dei Tumori e il Dipartimento Universitario Cardio-Toracico di Pisa. Questo studio ha dimostrato l'efficacia di programmi di prevenzione che coinvolgono personaggi dello spettacolo e dello sport popolari fra i ragazzi: tra gli studenti che avevano seguito un programma di prevenzione solo il 4% aveva poi iniziato a fumare. Tra le diverse attività nel corso del 2012 i ricercatori del Centro Antifumo dell'Istituto Nazionale dei Tumori hanno lavorato a un'iniziativa in collaborazione con il MIUR che ha coinvolto 277 ragazzi tra i 14 e i 17 anni e ha messo al centro dell'attenzione l'esperienza concreta, cioè il far ''scoprire'' ai ragazzi i danni del fumo, della cattiva alimentazione e di un ambiente inquinato attraverso laboratori in cui loro stessi erano coinvolti attivamente (www.lascuoladellasalute.it)