Latecnicadellascuola.it– 09/08/2013
“Nel Paese delle pensioni d’oro si pensa a bloccare i contratti degli statali”
░ In Italia ci sono persone che percepiscono 3008 euro al giorno di pensione, che si accumulano ai gettoni, anch’essi d’oro, di presenza. Ma il governo, oculatissimo nel bloccare i rinnovi contrattuali, non vede. Dai dati ufficiali dell’ Inps si contano centomila pensionati Paperon de Paperoni, che costano al sistema pensionistico ben 13 miliardi di euro all'anno, quanto un’intera manovra economica…. Mentre tutti si aspettavano un equo provvedimento, volto a ridimensionare queste mega retribuzioni pensionistiche, invece è arrivato, a sorpresa e alla chetichella, il provvedimento che, ancora una volta, blocca i contratti e i consequenziali scatti stipendiali… Ricomincia l’estenuante e stucchevole gioco del tira e molla, che vede da una parte il governo tirare verso il blocco contrattuale, al fine di risparmiare sulla spesa degli scatti stipendiali, e dall’altra i sindacati che invece chiedono lo sblocco di tali scatti e il rinnovo del contratto. Sembra di assistere al gioco delle parti, dove in una prima fase si solleva lo scontro tra governo e sindacati a causa del provvedimento di blocco degli scatti, poi in una seconda fase, fatta di minacce di scioperi generali e attacchi sindacali alle politiche di governo, si assiste alla cancellazione parziale del provvedimento e al recupero di qualche anno di blocco degli scatti. Così infatti è accaduto con il blocco dei contratti per gli anni 2010, 2011 e 2012, periodo in cui gli scatti di anzianità, unico strumento di avanzamento di carriera per i docenti, furono congelati da una legge del governo Berlusconi, adottata in pieno dal governo Monti…. Siamo certi che in autunno assisteremo alla replica del blocco precedente, dove i sindacati chiederanno, anche minacciando scioperi unitari, lo sblocco, almeno di qualche anno, degli scatti di anzianità. Sembra di rivedere un film già visto, dove gli attori sono gli stessi, mentre i pensionati d’oro, continuano a godersi la loro vita da ricchi epuloni che vivono in un Paese veramente strano.
Il Messaggero– 10/08/2013
“Statali. Con il blocco di scatti e retribuzioni persi 200 euro al mese”
░ E’l’importo calcolato dalla CGIL: le retribuzioni avranno perso, alla fine di quest’anno, 200 euro al mese in termini reali, a causa del mancato adeguamento rispetto all’indice dei prezzi.
La stima, per il costo del lavoro dei dipendenti pubblici, tra il 2011 e il 2014 parla di un calo di sette miliardi con il passaggio da 169 a 162 miliardi. E a questo si deve aggiungere, come ha fatto l’Aran, che nella fase interessata dal congelamento di stipendi e scatti, lo Stato, soprattutto a causa della stretta legata al mancato turn-over, ha perso 120 mila lavoratori. Una strategia che viene da lontano in quanto tra il 2007 e il 2011, secondo i dati del Conto annuale della Ragioneria generale dello Stato i dipendenti pubblici erano già diminuiti di 150 mila (da 3,43 milioni a 3,28 milioni) con un -4,3%. Adesso siamo a poco più di 3 milioni. Tradotto in soldoni, era dal 1979 che le casse pubbliche non spendevano così poco per finanziare i salari dei propri lavoratori. Dal 2010 ad oggi, gli statali e i loro colleghi delle Pubbliche amministrazioni territoriali hanno perso, sotto forma di mancati aumenti, circa il 9,2% dello stipendio…. E per chi si prepara ad andare in pensione nell’arco dei prossimi tre anni, le proiezioni dicono che con il passaggio al sistema contributivo le misure prese in questi anni dai governi Berlusconi, Monti e Letta bruceranno fino al 20% della pensione. Ad esempio, chi ha dovuto rinunciare a 7mila euro come mancati aumenti e andrà in pensione nel 2014-15 riceverà un assegno più leggero di 5 mila e 400 euro annui rispetto a quella che avrebbe ottenuto in condizioni normali. Può essere di consolazione per gli statali constatare che in tutta Europa si fa cassa mettendo sotto tiro il portafoglio dei dipendenti pubblici.
Dazebao.org – 11/08/2013
“Scuola, forze dell’ordine, medici sul piede di guerra. Contratti ancora bloccati”
░ Dati ufficiali sul pubblico impiego resi noti proprio mentre il Governo decide di non avviare la contrattazione.
La decisione presa dal Consiglio dei ministri colpisce tutto il settore pubblico ,un settore che,più di altri. Paga un prezzo molto alto in termini di occupazione, condizioni salariali e normative. Le decisioni del consiglio dei ministri, è il caso di dirlo, piovono sul bagnato. L’Aran conferma le difficoltà del settore pubblico…. Questo il quadro reso noto dall’Aran:La retribuzione media dei dipendenti pubblici nel 2012 è stata infatti di poco superiore ai 34.400 euro annui, lo 0,6% in meno rispetto all'anno precedente. Alla fine dello scorso anno gli occupati nella pubblica amministrazione erano circa 3.350.000, il 2% in meno rispetto al dato del 2011. In due anni la cifra è diminuita di 120mila unità,-afferma l’Aran- mentre la spesa (lordo contributi) e' diminuita di 6,6 miliardi di euro. In dieci anni, tra il 2001 e il 2011, l'età media della “popolazione'” della P.A è aumentata di più di 4 anni, passando da 43,6 a 47,8 anni. Al dato se ne aggiunge un altro altrettanto negativo: i dipendenti fino a 34 anni di età sono circa il 10%. In Francia e Germania la percentuale è superiore al 20%.
larepubblica.it– 11/08/2013
“Tagli a turn over e salari, statali verso lo sciopero”
░ Buste paga più leggere mediamente di quasi 3mila euro all’anno; l’età media dei lavoratori del pubblico impiego è in progressiva salita.
Cinque anni di salari fermi e blocco del turn over. Risultato: la spesa per il comparto pubblico crollata di dieci miliardi, l’età media dell’impiegato statale salita a cinquant’anni, lo stipendio accorciato in media di 250 euro al mese, 3 mila euro all’anno. Ovvero quanto l’adeguamento al costo della vita, sospeso ormai dal lontano 2010 dai governi Berlusconi-Monti e prorogato di un altro anno al 2014, qualche giorno fa, anche dal governo Letta. Di qui il malumore della categoria. … Il provvedimento (un Dpr), varato a sorpresa dal Consiglio dei ministri dell’8 agosto (doveva slittare a fine mese), è stato al centro di tensioni e tentennamenti nel governo. Da una parte il ministero dell’Economia (la Ragioneria), a favore della proroga del blocco. Dall’altra, il dicastero della Funzione pubblica, in frenata. Il rapporto semestrale sulle retribuzioni dei dipendenti pubblici, diffuso dall’Aran tre giorni fa, è disarmante. Il numero degli occupati diminuito di 120 mila unità dal 2010 al 2012 (quasi il 4% in meno). E gli stipendi in picchiata, non adeguati all’inflazione (7-8 punti persi fino ad oggi). Senza parlare degli oltre 100 mila precari della Pubblica amministrazione, altro nodo irrisolto, il cui contratto scadrà a fine anno e destinatari di un decreto fantasma (doveva entrare in cdm l’8 agosto). Lo Stato ha risparmiato, certo. L’ex titolare dell’Economia Grilli snocciolava nel marzo scorso al Parlamento le cifre del dimagrimento: dai 172 miliardi del 2010 spesi per il settore statale ai 163,5 del 2013, fino ai 161,9 del 2014 (blocco incluso). Appunto, dieci miliardi in meno. L’1,1% del Pil, quantificava l’allora ministro. D’altro canto, i tagli alla Pubblica amministrazione, in questi anni di crisi e di austerity, hanno rappresentato il cuore pulsante di tutte le ricette della troika (Ue-Fmi-Bce) imposte ai paesi del “club Med” - i cosiddetti Piigs (Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia, Spagna) per rimettersi in piedi e godere delle ciambelle di salvataggio dell’Europa. Ne parlava, come conditio sine qua non, anche la famosa lettera inviata dalla Bce all’Italia nell’agosto di due anni fa….
Corriere del Mezzogiorno – 12/08/2013
“Il concorso è una beffa» poche le cattedre vacanti”
░ Il pasticcio delle cattedre bandite e che, in qualche misura, non sono disponibili. Repentino e indistinto balugina alla mente il sorriso enigmatico dell’ex ministro Profumo.
L'avvio è stato fra i più tormentati della storia della scuola pubblica. E anche la fine non è da meno. In questi giorni i docenti che hanno partecipato al maxiconcorso a cattedra stanno ricevendo l'esito della prova. Per alcune discipline i risultati sono già noti. Eppure le maestre e i professori che sognano il posto fisso hanno poco da stare allegri. Vincere il concorso, persino con un punteggio alto, non significa spuntare l'immissione in ruolo. I posti messi a bando sono in numero maggiore rispetto alle disponibilità. … Sin dall'inizio i sindacati hanno definito «concorso beffa» la roulette che ha visto la partecipazione di decine di migliaia di partecipanti, da nord a sud dello Stivale. E il giudizio, ora che si è arrivati alla resa dei conti, non è cambiato….
La Stampa – 13/08/2013
Il piano per i dipendenti pubblici “Duecentomila in meno in tre anni”
░ Il ventilato piano di riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni sarebbe la prosecuzione, ad opera del Governo Letta, della “revisione di spesa” che è stato il segno distintivo del Gabinetto Monti. Una sforbiciata ulteriore agli organici ? No, assicura il ministro Giampiero D’alia : “Ciò che possiamo dire con certezza è che stiamo lavorando ad che prevede l’abbattimento di una serie di spese. E che stiamo cercando di individuare risorse per finanziare la contrattazione di secondo livello”. Dunque, esodi volontari, mobilità volontaria e prepensionamenti (in forme sostenibili dall’erario); spiega il ministro: “Le eccedenze di personale per circa 108.000 unità, per il 50% saranno riassorbite con procedure di mobilità, per l’altro 50% attraverso l’esodo volontario per quella parte di personale che è in possesso dei requisiti per andare in pensione secondo le norme precedenti alla riforma Fornero”.
Dando una generosa sforbiciata alle spese per auto blu e aerei ancora più blu, il governo guidato da Enrico Letta vuole fare una duplice operazione: da una parte dare il buon esempio cominciando a tagliare proprio in casa propria e proprio in quei settori che maggiormente catalizzano il risentimento collettivo verso «la casta», e - seconda aprendo la strada ad una serie di tagli di spesa che da settembre in avanti verranno messi in cantiere. L'intervento più rilevante riguarda i dipendenti pubblici - tutti: statali, degli enti locali, degli enti pubblici controllati e ha un obiettivo assai ambizioso: 200 mila persone in meno in tre anni. Come, dove, con quali modalità è il compito a cui stanno lavorando i tecnici dei tre ministeri investiti di questo incarico: Funzione pubblica, Lavoro e previdenza sociale e - ovviamente - Economia. L’ipotesi, che ancora non è stata formalizzata e che verrà sottoposta ai sindacati solo a settembre, dovrebbe essere quella di una serie di prepensionamenti agevolati ma non incentivati. Spieghiamo: i dipendenti pubblici che hanno almeno 57 anni potranno andare in pensione se lo desiderano, secondo le norme precedenti alla riforma Fornero, godendo dell’anzianità contributiva senza le penalizzazioni del caso. Non perderebbero niente, dunque, ma non avrebbero neppure incentivi di sorta sottoforma di buonuscite. Secondo i primi calcoli questa operazione porterebbe un risparmio di circa due miliardi da reinvestire (almeno in parte) nella contrattazione di secondo livello. I sindacati - non ancora coinvolti nella materia vorrebbero discuterne meglio e comunque propongono di trattare la cosa all'interno di un più vasto plafond di temi che coinvolgano anche le pensioni d’oro. Sulla strada del risparmio, si continuerà poi con la spending review: non solo il decreto del Fare ha istituito un comitato interministeriale permanente a questo scopo, ma si vuole estendere il campo di azione a tutte le società (quotate e non) a capitale pubblico (anche parziale), alle società di servizi degli enti pubblici (solo quelle dei comuni sfiorano la cifra di 7 mila) e insomma a tutta quella greppia di prebende e di riposizionamento di politici trombati che erano (e sono) le società pubbliche. Uno degli interventi più qualificanti, a questo proposito, dovrebbe essere l’introduzione dell’obbligo, da parte di queste società, di comunicare alla Funzione pubblica le spese sostenute per il personale a qualunque titolo impiegato. Va da sé che questo sarebbe solo il primo passo verso una revisione delle piante organiche e del loro ridimensionamento. Resta inoltre vigente il piano di chiusura di molte di queste società, già definito da Filippo Patroni Griffi (oggi sottosegretario alla Presidenza) quando era ministro del governo Monti. Una ulteriore sforbiciata dovrebbe riguardare le consulenze esterne: una vera manna per i politici che vogliono gratificare i loro sodali e che, a questo scopo, spendono oggi 1,3 miliardi di euro. Basta con tutto questo. Almeno questo è l’intento.
http://www.scuolaoggimagazine.org - 13/08/2013
“Stage o buccia di banana?”
░ L’accurata ricostruzione di una controversa iniziativa dell’INVALSI, un contributo in tema di valutazione di sistema e un appello che condividiamo: Procedere con stile condiviso e partecipato.
Ha fatto discutere e inquietare i sindacati, ma qualcuno dice anche i vertici ministeriali, la mossa “feriale” dell'INVALSI, il nostro istituto di valutazione, di promuovere una scuola estiva di valutazione (un Vcamp, uno stage, quasi per rinverdire gli allori dei campi estivi scout) e di rivolgerla a 100 fortunati partecipanti, convocati a Roma dal 25 agosto al 1° settembre 2013. Dove sta lo scandalo? Forse che un ente pubblico, con una sua riconosciuta autonomia istituzionale, amministrativa e scientifica, non può liberamente organizzare uno stage di formazione? Qualche approfondimento tecnico-scientifico? Qualche evento culturale ? Messa in questi termini la proposta dello stage non fa una piega, ma evidentemente c'è dell'altro se il 1° agosto u.s. i cinque sindacati più rappresentativi della scuola hanno preso carta e penna ed hanno esternato il loro disappunto al Ministro M.C. Carrozza per il modo in cui l'INVALSI si sta muovendo, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del 4 luglio 2013 del DPR 28-3-2013, n.80 che regolamenta l'avvio del Sistema Nazionale di Valutazione. E proprio qui sta la commedia degli equivoci. Il MIUR e le scuole (ed i sindacati) si aspettavano qualche segnale d'intesa, mentre l'INVALSI ha proceduto in modo unilaterale: l'iniziativa infatti, è giunta come un fulmine a ciel sereno, nel bel mezzo dell'estate, con procedure rapidissime per individuare i candidati ai corsi per valutatori. Nella comunicazione (riservata) inviata agli Uffici Scolastici Regionali con nota 5736 del 4-7-2013, l'INVALSI pur senza dirlo esplicitamente, fa balenare l'idea che i fortunati partecipanti al campo - stage (non a caso sottoposti ad una scrematura del 50% delle candidature, che già vedevano un tetto nazionale di 200 segnalati) sarebbero diventati i primi interpreti del novello Sistema Nazionale di Valutazione (SNV), cioè i membri di quelle equipe di valutazione esterna che avrebbero compiuto le visite alle scuole, in una sorta di audit pedagogico. Ma allora dov'è l'inghippo? Il nuovo sistema lo si sta sperimentando in anteprima tramite il progetto VALES (Valutazione e Sviluppo), che coinvolge 300 scuole autopropostesi nel corso del 2012 e che dovranno appunto “provare” in un triennio di lavoro i diversi passaggi in cui si articola il processo valutativo: - l'autovalutazione (già compiuta dalle scuole VALES, sulla base di dati però forniti dal centro); - la valutazione esterna (da realizzare nel prossimo autunno); - il miglioramento (con un ruolo incerto dei soggetti a ciò deputati); - la rendicontazione (da mettere alla prova nei prossimi due anni). Per far fronte a questi impegni l'INVALSI aveva pubblicato nei mesi scorsi un apposito Bando pubblico per reclutare le figure necessarie, scegliendole preferibilmente dal mondo della scuola, ma anche dall'esterno. Erano pervenute oltre 5.000 candidature, a riprova dell'interesse della scuola verso l'articolazione delle professionalità e la valorizzazione delle competenze acquisite. Un buon segno, che però aveva appesantito la macchina selezionatrice dell'Invalsi, che solo il 9 settembre 2013 (a scuola ormai chiusa), sarà in grado di pubblicare l'elenco dei selezionati (400 figure) e poi organizzare la loro formazione. Di qui il pasticcio: perché sono state attivate due procedure diverse per scegliere gli stessi profili professionali: a. esperto nell'area della dirigenza scolastica; b. esperto nell'area pedagogico didattica; c. esperto di ricerca qualitativa; d. esperto di gestione e funzionamento delle organizzazioni. Molti si chiedono: perché dare la precedenza alla procedura accelerata, non pubblica, tutta da consumarsi in pochi giorni d'estate, a scuole chiuse ?... Se i partecipanti così formati - come assicura l'Invalsi – non precostituiscono la prima “pattuglia” di valutatori reclutati dall'incipiente SNV, per cui ci vorrebbero altre garanzie di trasparenza, allora perché convogliarli in un impegnativo stage di fine agosto? L'INVALSI fa sapere che questo tipo di iniziative è utile per far crescere la cultura della valutazione, di cui pure c'è un gran bisogno nella scuola. Nulla questio, sed modus in rebus… La scommessa, infatti, è costruire un sistema di valutazione con la scuola e non contro di essa. Insomma, al di là del piccolo incidente di percorso per uno stage d'estate, ci stanno interrogativi più sostanziosi circa il posizionamento dell'INVALSI nel sistema dell'istruzione, del pluralismo della sua impostazione scientifica (l'Ente è commissariato e non c'è un organismo scientifico di indirizzo), della correttezza e pertinenza delle decisioni strategiche (manca la cabina di regia del sistema a tre gambe: Indire, Invalsi, Servizio ispettivo; manca una Direttiva del Ministro che rinnovi il mandato all'Invalsi, dopo l'approvazione del Regolamento con Dpr 80/2013)…. Dunque, il 1° settembre 2013 -con il nuovo anno scolastico- sarà necessario voltare pagina e aprire una nuova agenda della valutazione. In ballo non ci sono solo corsi e stage da fare (o non fare) ma molteplici aspetti della valutazione, che vanno oltre la portata dell'INVALSI che, ricordiamolo, dovrà occuparsi solo di un tassello della valutazione, quello relativo alla rilevazione strutturata degli apprendimenti. Valutazione è anche (e soprattutto) utilizzo quotidiano delle verifiche, rapporti con la didattica, procedure amministrative (voto o non voto...), certificazione delle competenze, valutazione/valorizzazione della professionalità, sistema degli esami, atti ispettivi, controlli di gestione, ecc. Si tratta di una pluralità di aspetti che interrogano una pluralità di soggetti, in primo luogo gli operatori scolastici che ne devono fare uso quotidiano per regolare le loro azioni didattiche. Una ragione in più per procedere con stile condiviso e partecipato.
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.- 13/08/2013
“Quali sono i primi passi da fare verso l’estero?”
░ Da qualche tempo il curatore di questa rassegna settimanale è tentato di inserire qualcuno dei pezzi pubblicati nel blog di “Italiani in fuga”. Abbiamo evitato ma è giusto (pur a malincuore, perché l’ANIEF è un’associazione da combattimento non da fuga)riconoscere che l’espatrio è una realtà presente nell’esperienza o anche solo nella prospettiva dei nostri giovani lettori; dunque, ne parliamo almeno questa volta riportando, in parte, le indicazioni dettate da un certo Aldo.
Una domanda che mi viene fatta sovente è 'quali sono i primi passi da fare per andare all'estero?' Spesso la domanda è collegata ad un desiderio di emigrazione verso una nazione per la quale c'è bisogno di un visto lavorativo. E altrettanto spesso la domanda viene seguita da una particolare attenzione alla ricerca lavoro nella nazione di destinazione come preoccupazione principale. … Senza possibilità di ottenere il visto, non serve a nulla preoccuparsi di cercare lavoro. Attenzione, non voglio dire che bisogna avere il visto prima di cercare lavoro. Intendo dire che dovete assicurarvi che siate idonei a ricevere un visto lavorativo e quindi potete presentarvi ai potenziali datori di lavoro stranieri dicendo "sono idoneo a ricevere il visto tal dei tali ed ho tutte le carte in regola per sottoporre la domanda al dipartimento di immigrazione domani." I requisiti che dovrete soddisfare variano da nazione a nazione in quanto ogni Paese ha la propria politica immigratoria. Per i Paesi più gettonati (Australia, Canada, Nuova Zelanda, Stati Uniti) i requisiti principali, generalizzando molto, sono: - professione richiesta con esperienza lavorativa certificabile (il lavoro in nero non conta); - età (ad esempio per l'Australia i 50 anni sono il limite oltre il quale è molto difficile essere presi in considerazione); - conoscenza lingua (di nuovo, certificabile ad esempio attraverso l'esame IELTS). Se vi accorgete che soddisfate alcuni ma non tutti i requisiti ed è possibile migliorare la vostra posizione nei rimanenti, potete dedicarvi al miglioramento delle vostre lacune (magari della conoscenza della lingua) e 'ripresentarvi' al Paese al quale ambite in una posizione con maggiori probabilità di essere accettati…. Una volta messe in ordine le scartoffie, tradotto i documenti, ottenuti i certificati in Italia, superato gli esami necessari, ottenuto il riconoscimento di titoli di studio ed esperienza lavorativa, allora siete pronti a cercare datori di lavoro che possano fare il caso vostro e viceversa.
Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.- 14/08/2013
“Precari, in migliaia passeranno il Ferragosto senza stipendio”
░ Comportamenti inqualificabili degli uffici, che gravano sul personale precario. Una puntualizzazione a firma Alessandro Giuliani: Non pochi supplenti hanno già provveduto ad inviare alle scuole un atto di diffida e messa in mora; ma per tanti la situazione non si sblocca.
A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico sono migliaia i docenti, amministrativi, tecnici e ausiliari della scuola che attendono di essere pagati dagli istituti dove hanno svolto supplenze cosiddette “brevi”: mancate autorizzazioni, ritardi negli stanziamenti, eccesso di burocrazia ed ora rallentamenti dovuti alla carenza di personale, stanno costringendo tantissimi supplenti a vivere l’estate senza il corrispettivo economico che avrebbero dovuto percepire. In alcuni casi anche da diversi mesi. Se la maggior parte di loro attende gli stipendi dei mesi di aprile, maggio e giugno, non mancano infatti i casi in cui i mancati pagamenti riguardano addirittura gli ultimi mesi del 2012…. Qualche giorno fa, però, i docenti hanno deciso di mettere on line una vera e propria “black list”, con tanto di nominativi degli istituti “morosi".