PavoneRisorse – 24 agosto 2013
“Quali tecnologie e quale formazione per questa scuola. Oggi”
░ Rodolfo Marchisio, esperto sull’uso delle TIC nella didattica e nella ricerca, in Piemonte, tratta delle dotazioni didattiche delle TIC e della loro funzione nell’Educazione alla cittadinanza democratica. Riportiamo la prima parte del lungo articolo.
La rete e le tecnologie dell’informazione e della comunicazione offrono a una didattica attiva della storia e dell’educazione alla cittadinanza consapevole sempre più: a)stimoli e opportunità… … b)possibilità di accesso a documenti, informazioni, iniziative… L’uso delle TIC nella scuola conosce una fase a macchia di leopardo in cui accanto a pochi poli particolarmente attrezzati.. si vive nella maggioranza delle scuole un riflusso nell’uso delle TIC… …. Questo avviene per un ritardo di aggiornamento: delle attrezzature,… della formazione culturale oltre che professionale dei docenti, dei progetti didattici…. Nelle scuole, a un’epoca di discreta autonomia di risorse sia dal punto della formazione sia da quello dell’acquisto di hardware, sono subentrati in seguito ai tagli, una fase di assenza di risorse pubbliche….L’Italia investiva nella Istruzione il 4,6 % del PIL quando la media dei paesi OCSE era al 6,4 %, le "manovre" ci hanno ridotto al 3,5%, e il Documento di Economia e Finanza approvato da questo governo prevede si riduca al 3,3 % nei prossimi 2 anni. … Per dare un PC a ognuno degli 8 milioni ca di allievi occorrerebbero 2,5 miliardi. Le azioni di cui consta il PNSD (“LIM in Classe”, “Cl@ssi 2.0“, “Scuol@ 2.0” , “Centri Scolastici Digitali”) non sono realisticamente realizzabili per tutti. Vista la situazione neanche auspicabili…
larepubblica.it – 25 agosto 2013
“Test assurdi, tasse record fare Medicina è una lotteria”
░ Di Salvo Intravaia
È BOOM di aspiranti camici bianchi, quest’anno. Ma tra la stangata sulla tassa per i test e le prove d’ingresso sempre più difficili, l’accesso alla facoltà di Medicina è una lotteria. Tra due settimane riparte la tornata del quizzone… Il 9 settembre, più di 84 mila aspiranti matricole si presenteranno negli atenei per affrontare lo scoglio più duro. Preceduto — il 3 e il 4 settembre — da quelli per Veterinaria e per le Professioni sanitarie… Le tante novità introdotte sul finire dello scorso anno scolastico dall’ex ministro dell’Istruzione Francesco Profumo — e poi riprese dalla collega Maria Chiara Carrozza — , oltre a scombussolare i piani di coloro che contavano di affrontare l’appuntamento come negli anni precedenti, hanno affidato al destino gran parte del risultato finale. Si parte da un numero di concorrenti di quasi un quarto superiore a quello dell’anno scorso: 84 mila, rispetto ai 68 mila del 2012, con un incremento del 23 per cento. Mentre i posti disponibili saranno sempre gli stessi: poco più di 10 mila…. Ci sono poi le incognite sulla diversa composizione del test, sul voto che cambia, sulla graduatoria nazionale … A settembre, il test di Medicina darà meno peso alle domande di cultura generale — soltanto 5 su 60, mentre l’anno scorso furono 20 su 80 domande — e premierà maggiormente chi darà le risposte corrette: un punto e mezzo per ognuna anziché uno. E al contempo penalizzerà più pesantemente anche di sbaglia a dare la risposta: 0,4 punti in meno quest’anno contro un quarto di punto in meno dell’anno scorso. C’è poi l’incognita della graduatoria nazionale, che esordisce proprio quest’anno… Quanti punti occorrerà racimolare adesso per essere ammessi — magari nella propria regione — con una graduatoria di 84 mila candidati? L’incognita più grossa è però quella del bonus-maturità — da uno a 10 punti — legato al voto di diploma. Un punteggio che si andrà a sommare al voto del test e varierà, anche con lo stesso voto di maturità — purché superiore a 80 centesimi — da commissione a commissione. In sostanza, lo stesso voto darà diritto a un bonus più consistente se nella commissione che lo ha dato i voti alti sono stati pochi e ad un bonus più basso se nella commissione sono fioccati voti molto alti. Un punteggio che sconvolgerà la graduatoria del test d’ingresso. Intanto, gli atenei sono alle prese con il calo delle immatricolazioni e delle entrate. Così, per raccogliere fondi, muovono la leva del contributo per sostenere il test…..
Il Sole 24Ore – 26 agosto 2013
“A rischio l'attività di laboratorio negli istituti tecnici”
░ Problemi seri per gli ATA aventi diritto all’assunzione
Il ministero dell'Economia blocca le assunzioni per il prossimo anno scolastico, il 2013-2014, di 3.730 unità di personale tecnico-amministrativo (gli Ata); e così a settembre si mettono a rischio le attività di laboratorio nelle scuole, soprattutto negli istituti tecnici. Una questione delicata; e connessa alla sorte dei circa 3.500 docenti inidonei all'insegnamento che dovrebbero transitare nei ruoli amministrativi, come previsto dalla spending review n. 95 del 2012. …
In ballo ci sono risparmi per l'Erario nell'ordine di centinaia di milioni di euro per effetto, appunto, delle mancate stabilizzazioni di nuovi Ata. Il piano di riduzione del personale amministrativo voluto dall'ex ministro, Giulio Tremonti, per contenere il numero di bidelli (in Italia si era arrivati alla cifra record di 250mila, ben 5 volte i bidelli delle scuole tedesche) è stato portato avanti con il meccanismo dei tagli lineari, che ha finito per penalizzare anche i tecnici di laboratorio, che negli ultimi anni si sono più che dimezzati …. I primi di agosto, dopo quasi un anno di trattativa, si è sbloccata la questione relativa alle nomine in molo 2012/2013 del personale Ata, con le autorizzazioni per le assunzioni di 5.336 unità (i contratti a tempo indeterminato avranno decorrenza giuridica dall'anno scolastico 2012/2013, mentre la decorrenza economica partirà dal nuovo anno scolastico, il 2013/2014). Ma anche questo nuovo contingente di assunzioni non risolve il problema nelle scuole…
ItaliaOggi – 27 agosto 2013
“Assunzioni, il 27% resta al palo”
░ Di Carlo Forte
… Secondo quanto risulta a Italia Oggi, il 73% delle procedure concorsuali dovrebbe andare a buon fine entro il 31/08; il 22% rischia di andare fuori perché le prove orali non sono ancora state terminate, mentre il 5% è già matematicamente fuori tempo massimo. I ritardi sono concentrati in massima parte in Toscana e Sicilia. Ciò non vuole dire che i neovincitori rimarranno fuori per sempre. Dal ministero dell'istruzione rassicurano che dovranno attendere solo il prossimo anno. … Le graduatorie dei nuovi concorsi, infatti, rimarranno in piedi 3 anni (sempre che dopo tre anni venga bandito un nuovo concorso un nuovo concorso, altrimenti la vigenza è sine die). E nei tre anni di vigenza, l'amministrazione garantirà comunque l'assunzione dei vincitori di concorso. Sempre che ci siano autorizzazioni ad assumere. Intendendo per vincitori coloro che, in quanto utilmente collocati in graduatoria, matureranno il diritto di essere immessi in ruolo fino alla concorrenza del numero dei posti o cattedre, che erano stati messi a concorso all'atto dell'emanazione del bando. Non è previsto il recupero per compensazione dalle graduatorie a esaurimento negli anni successivi, perché quest'anno (salvo esaurimento della vecchia graduatoria del concorso di riferimento) le immissioni in ruolo da concorso saranno effettuate comunque scorrendo la vecchia graduatoria (sempre che non sia stata approvata la graduatoria definitiva del nuovo concorso). Per quanto riguarda le procedure di utilizzo delle graduatorie, esse seguiranno la regola generale dell'alternanza. E dunque, il 50% delle immissioni in ruolo sarà effettuato traendo gli aventi titolo mediante lo scorrimento delle graduatorie dei concorsi (vecchie o nuove che siano). Il restante 50% verrà effettuato tramite lo scorrimento delle graduatorie a esaurimento. … In ogni caso, le immissioni in ruolo non potranno essere effettuate sui posti e sulle cattedre dove gli uffici scolastici abbiano disposto l'utilizzazione di docenti in esubero….
larepubblica.it – 28 agosto 2013
“Vuoi l'impiego? Nascondi la laurea”
░ Un articolo di Corrado Zunino che rinfocola il nostro acerbo dolore, e la indignazione al ricordo del Gabinetto Monti che vagheggiava di fare pagare agli studenti il fio del loro curricolo togliendo valore legale al titolo di studio.
Raffaella si è laureata in criminologia nel 2011. Da due anni cerca lavoro custodendo nello zaino due curricula: nel primo ha scritto tutte le sue qualifiche, nell’altro appare solo diplomata. Marta, laureata nel 2007 e con un master in didattica museale, racconta: «L’ultimo lavoro sfiorato è di pochi mesi fa. Ho risposto a un annuncio, una scuola di design cercava una segretaria. Contratto di due mesi, passando per un’agenzia interinale, e poi un anno direttamente assunta dalla scuola. Requisito fondamentale: un’ottima conoscenza dell’inglese. Ho superato tutti i test e alla fine mi sono sentita dire che non andavo bene perché avevo una laurea e un master». Nel successivo annuncio la scuola di design ha pubblicato la stessa richiesta specificando in calce: “No laurea”. Non solo non è più un ascensore sociale, il diploma di laurea. Sta anche diventando un problema, una zavorra, un risultato da nascondere. …. Già, nell’Italia della precarietà il lavoro che si offre è sempre più dequalificato: rispondere al telefono di un call center, occuparsi degli scaffali e della cassa nei supermercati, assolvere compiti di segreteria pura (ricevere telefonate, imbustare e inviare lettere, annotare appuntamenti, rispondere a email: basta una conoscenza di base del linguaggio dei computer per tutto questo). Imprese dove quattro titolari ogni dieci hanno la terza media (fonte Almalaurea) hanno sempre più bisogno di manovalanza e sempre meno di pensiero e conoscenza. In questo contesto la laurea diventa solo un ostacolo….. …L’ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero, capace di dire alla generazione Marta: «I giovani quando escono da scuola devono trovare un’occupazione, ma non devono essere troppo choosy (schizzinosi, sì)»…. Nel 2011 l’Istat ha condotto un’indagine tra i laureati del 2007 ed è emerso che il 71,5 per cento in quattro anni aveva trovato un lavoro, tuttavia il 31 per cento di questi non aveva un impiego corrispondente alle conoscenze acquisite in università. I più penalizzati, da questo punto di vista, erano i laureati nelle facoltà umanistiche…. In un blog sul Fatto quotidiano si legge questa testimonianza: «Pochi giorni fa in uno sportello lavoro della mia città mi hanno suggerito di omettere la laurea in Scienze politiche, quella presa con il vecchio ordinamento, quella tanto sudata e che è stato motivo d’orgoglio per miei genitori e per me prima ancora. Mi hanno spiegato con tono affabile e pacato che per trovare lavoro sarebbe meglio omettere percorsi formativi così elevati. L’ho trovato offensivo». … Laureati sotto mentite spoglie. La morale è: «Per lavorare devi dire bugie, se scoprono che sei titolato cominciano a farti pagare il fio del tuo curriculum». Lo scorso giugno per venti posti da scaricatore al porto di Ortona — 105 i candidati — il bando escludeva “donne e laureati”….
larepubblica.it – 30 agosto 2013
“Più docenti, libri meno cari e stop ai contributi dei genitori ultima rivoluzione in classe”
░ “Una mezza rivoluzione”, “…incendiare l’avvio dell’anno scolastico…”. Nelle parole di Salvo Intravaia, l’enfasi consentita a chi la scuola la vede dal di fuori. E allora, ciò che è scontato, acquisito e deciso nei tempi lunghi e dilatati della nostra povera Scuola prende veste di novità e si esorcizza la mazzata al personale precario dipingendolo incendiario. Vedremo martedì 3 settembre, se tanto zucchero (“più docenti” ! Ma sono andati in pensione 15mila e ne sono stati assunti 11.278) c’è davvero. Un altro conteggio che non comprendiamo, in questo articolo, è quello dei 10 mila nuovi docenti di sostegno che secondo il giornalista starebbero per essere assunti a t.i.; non lo comprendiamo perché, dal contesto stesso, tale numero per il Sostegno risulta essere di quasi 30 mila neo assunti.
Nuovi tetti alla spesa per i libri di testo, più assunzioni e finanziamenti alle scuole. Il governo sta per varare una mezza rivoluzione. Il provvedimento, ancora allo studio dei tecnici del ministro Maria Chiara Carrozza, andrà in Consiglio dei ministri martedì prossimo…. Le assunzioni di insegnanti e dirigenti scolastici daranno maggiore stabilità a tutto il mondo della scuola, ma alcuni provvedimenti sull’orario dei docenti rischiano di incendiare l’avvio dell’anno scolastico. Si lavora per ridurre la spesa complessiva delle famiglie per l’acquisto dei libri di testo. Il governo potrebbe introdurre un tetto di spesa, oltre che per i testi indicati come “da acquistare”, anche per i cosiddetti libri ”consigliati” e a corredo: vocabolari, manuali e atlanti. In arrivo anche un incremento dei fondi per le cosiddette “spese di funzionamento”… Il governo lavora all’ampliamento dell’organico (di diritto) di sostegno, fermo a 63mila unità. Lo scorso anno, per coprire le esigenze degli alunni disabili, il ministero ha assegnato altre 38 mila supplenze. L’idea ora è di incrementare fino a 90 mila i posti di sostegno in organico di diritto per avere la possibilità di assumere a tempo indeterminato almeno 10 mila nuovi docenti di sostegno. Col pacchetto-scuola dovrebbe anche arrivare una modifica legislativa al blocco degli organici, anche in presenza di incremento degli alunni, varato dal governo Monti, e un intervento sugli orari degli istituti tecnici e professionali, sfrondati dalla riforma Gelmini, che dovrebbero aumentare sfruttando una parte delle cosiddette “ore funzionali all’insegnamento” — le 80 ore annue dedicate alle riunioni e agli ricevimenti dei genitori — per attività di orientamento con gli studenti. Per il 2014/2017 si profila un nuovo Piano triennale di assunzioni a copertura dei posti lasciati liberi dai pensionamenti. Quest’anno sono state quasi 15 mila le uscite dal lavoro. Il nuovo Piano potrebbe quindi garantire 45 mila assunzioni a tempo indeterminato, 12 mila amministrativi, tecnici e ausiliari e 33 mila docenti, che si divideranno i posti tra vincitori di concorso e precari. Ma sarebbe vicino anche un nuovo concorso per dirigenti scolastici. Quello bandito nel 2011, nelle regioni più grandi si sta concludendo in questi giorni. Ma nel frattempo sono andati in pensione altri mille capi d’istituti e a settembre saranno oltre 1.300 le scuole affidate a un preside reggente, che già guida un’altra scuola. Il prossimo concorso dovrebbe mettere in palio non meno di 600 poltrone di capo d’istituto. E col decreto in arrivo si avvia a soluzione anche il caso Lombardia, dove il concorso di due anni fa è stato annullato agli scritti, lasciando 473 istituti a reggenti. L’idea maturata a viale Trastevere è di assegnare a una parte di coloro che hanno superato il test preselettivo dello stesso concorso del 2011 un incarico di un anno…..
Corrieredellasera.it – 31 agosto 2013
“Sorpasso vicino, il posto fisso sarà minoranza”
░ Secondo i dati Istat i lavoratori con contratto stabile sono solo il 53,6%. Di Federico Fubini
Fabio Tufilli sperava di aver risolto un problema, a marzo, quando la Sapienza di Roma gli ha comunicato che sarebbe stato assunto a tempo indeterminato. Ormai raggiunti i 33, da sei anni inanellava contratti da precario come “amministrativo” dell’università. Ciò che non aveva previsto, è che un lavoro che in genere viene definito “normale” sarebbe rimasto fuori dalla sua portata. Il contratto offerto era sì permanente, ma sarebbe passato da tempo pieno a part-time. Casi come questo stanno diventando talmente comuni in Italia che l’Istat ha dovuto trovare una nuova definizione: sono posti di lavoro “parzialmente standard”. Certo esistono anche diverse gradazioni di “non standard”, dagli autonomi con un solo cliente e turni vincolati, ai contratti a progetto, ai collaboratori. Ma le classi diverse da quella che un tempo era la normalità si stanno moltiplicando così in fretta da rischiare di rovesciare il significato delle parole: ciò che è “standard”, un posto di dipendente permanente a tempo pieno, in Italia sta diventando il suo opposto. La maggioranza dei lavoratori è in posizioni che di solito si definiscono in modi che sottintendono l’eccezionalità: “atipici” o, appunto, “non standard”. La soglia del sorpasso non è stata varcata, secondo l’Istat, ma si avvicina. I dati diffusi ieri dall’agenzia dicono che gli abitanti in Italia con contratti a tempo indeterminato e a pieno compenso sono dodici milioni, cioè un residente su cinque e il 53,6% degli occupati. È un gruppo che si restringe: erano il 57% nel 2005, da allora non hanno mai smesso di diminuire e nell’ultimo hanno perso più di circa 300 mila unità. Intorno a loro crescono i part-time, spesso involontari, e i contratti cosiddetti “atipici”, mentre l’esplosione da quattro a cinque milioni nel numero di partite Iva dal 2007 al 2012 spesso maschera forme di lavoro dipendente senza assunzione…. Se si guarda più da vicino ai dati dell’Istat, appare probabile che il sorpasso già oggi sia una realtà. Nel 2013 i lavoratori “standard” rappresentano una quota di minoranza una volta confrontati a tutti gli altri gruppi del mondo del lavoro. I dati Istat per esempio includono almeno 240 mila cassaintegrati fra i dipendenti con impiego “permanente” a tempo pieno, ma è lo stesso istituto a stimare che, in media, torna davvero al lavoro non più un cassaintegrato su tre. … Ovviamente non tutte le forme di lavoro “non standard” si somigliano: per esempio molti part-time, benché non a compenso pieno, godono delle stesse tutele contrattuali dei contratti permanenti. Ma la loro crescita negli ultimi anni indica che in molti casi non si tratta di scelte spontanee. E non sarà facile invertire la tendenza, che anzi accelera: l’Isfol, una struttura del ministero del Lavoro, nota che oggi solo il 16% dei nuovi contratti firmati sono a tempo indeterminato e molti non lo diventeranno mai….