tuttoscuolaNEWS – 29 agosto 2013
“Miur sui libri di testo: nessun aumento”
░ Tout va très bien, madame la Marquise: Parola di Miur. Il Ministro Carrozza ha deciso (“decisione specifica”) di confermare per l’a.s. 2013/2014, gli stessi tetti di spesa dell’anno precedente; non vanno incrementati in base al tasso di inflazione. Gli editori se la terranno ?
E allora perché anche quest’anno si parla di un ulteriore aumento della spesa destinata all’acquisto dei libri di testo? Carmela Palumbo, Direttore Generale per gli Ordinamenti,… smentisce “Le scuole che sforano in modo consistente i tetti non superano in genere il 5-10%”. Il Direttore fa presente che non sono previste sanzioni per i docenti che con le proprie scelte di adozione superano il limite, ma sottolinea che un “forte deterrente è stato introdotto dal decreto legge 176/2012 che ha previsto il controllo dei revisori dei conti sulla delibera collegiale di adozione dei libri di testo limitatamente alla verifica del rispetto dei tetti di spesa”. In questo modo “nei casi più gravi il Direttore dell’Ufficio Scolastico Regionale di competenza può valutare l’irrogazione di sanzioni disciplinari soprattutto a carico del dirigente scolastico che presiede il collegio e porta ad esecuzione le sue delibere”. Il Ministero sottolinea che gli Uffici Scolastici Regionali, che sono responsabili per la vigilanza sul rispetto dei tetti di spesa, devono inviare a Viale Trastevere “un report regionale che evidenzia gli sforamenti superiori al 10% dei tetti”. Infatti è prevista una soglia di tolleranza del 10%, a patto che sia adeguatamente motivata. Spetta poi al Direttore regionale “richiedere formalmente al dirigente scolastico le ragioni dello sforamento e ne valuta la congruenza”. Infine il Direttore Palumbo condanna la pratica dei cosiddetti testi consigliati, il cui costo non rientra ai fini della valutazione dei tetti di spesa. Si tratta “di una prassi accettabile qualora abbiano veramente funzione integrativa e di approfondimento, quando invece abbracciano parti rilevanti della materia allora si configurano come pratica elusiva della normativa sui tetti di spesa”.
l’Unità – 31 agosto 2013
“A Francesca, che da grande vuole insegnare”
░ di Mila Spicola
… Maria è una mia amica commercialista, laurea in Economia e Commercio. A ottobre ha tentato la preselezione dei test del concorsone di Profumo e li ha superati. «Hai presente la settimana enigmistica? Ecco, una minkiata». Ha studiato per due mesi Un bel programma zippato di quel tanto che basta ed ha avuto quasi il massimo nella prova scritta. Idem per l’orale…. Ha vinto. È seconda nella sua classe di concorso in Sicilia e mentre scrivo sta scegliendo la cattedra. Non ha nemmeno idea di cosa sia stare in classe. Il gap sarebbe minore se poi il sistema prevedesse un aggiornamento costante,obbligatorio e di qualità su scala nazionale dei propri docenti. E invece no. Deborah non la conosco ma mi ha scritto una bella e lunghissima mail ieri sulla questione dei Tfa, TirociniFormativiAttivi. «Per favore scriva qualcosa su questa vergogna? Come vengono assegnate le cattedre in Italia?Studio da quindici anni per diventare insegnante e ancora vago tra corsi, concorsi, master e perfezionamenti e adesso anche questa tragedia del TFA»….vTre sere fa invece ho fatto una rimpatriata in pizzeria con Emma, di Agrigento, e Fabiola, di Siracusa. Precarie storiche, grandi menti delle mobilitazioni per la scuola del 2008, una della scuola dell’infanzia e l’altra docente di educazione motoria. Fabiola a Palermo per il concorsone (finalmente ha ottenuto il ruolo, dopo aver superato tre concorsi) ed Emma. «Ma sei scema? Io non lo provo più, se mi arriva l’incarico bene, se non mi arriva andassero a quel paese. Ho 4 abilitazioni e due concorsi vinti». E come mai non è di ruolo? Sarà una scarsona, potrebbe pensare chi legge e non conosce quel girone infernale che è la selezione dei docenti in Italia. Può un sistema complesso e delicato come quello dell’Istruzione di una nazione affidare a cotante casualità, mediocrità organizzativa e discrezionalità la selezione e l’immissione in ruolo dei suoi docenti? Si passa da Maria - che non è mai entrata in una classe, non ha mai avuto nel suo percorso di formativo universitario o postuniversitario il piacere o il dispiacere di imbattersi in discipline pedagogiche, didattiche, relazionali, di gestione scolastica o di classe, valutative, etc... E lunedì sarà a scuola al suo primo collegio docenti -, a Deborah che queste cose le studia da 15 anni, a Emma che insegna da 22 anni, che ha superato due concorsi e 4 abilitazioni, è ancora precaria e non ci crede più. Come glielo spieghi al cittadino cosa accade se non lo capisco nemmeno io? …. Evitare le bolge attuali di precari, classi di concorso, precari di un tipo e altri di un altro tipo, sostegno, provenienti da Tfa, o dal concorso, o dalle Gae, o dalla Sissis, o dal giorper, o del ppiar, o con la somma di punteggi acquisti in scuole private, o statali, o per il vantaggio della 104... Per me insegnare non è una missione e nemmeno un talento, è una professione. Come tutte le professioni prevede una formazione specifica,un acquisizione di strumenti professionali, esperienza,aggiornamento continuo e una selezione adeguata alla delicatezza delle competenze necessarie…. Un sistema selettivo tra i peggiori al mondo. Chi ne ha colpa? Chi dovrebbe sistemare la faccenda? Siccome Sono certa che Francesca tra due anni mi riscriverà, sarò costretta a dirle: «Abbandona l’idea, diventare insegnante in Italia è una cosa da folli» oppure «Allora, devi fare così, così e così», perché avremo finalmente messo mano in modo efficace a questa vergogna?
Latecnicadellascuola.it – 1 settembre 2013
“Quota 96”. Pioggia di telegrammi al PD
░ Telegrammi a Epifani, Carrozza e Letta: “gli impegni si onorano.
Una forma di protesta civile per esprimere l’amarezza e lo sconforto, ma soprattutto la rabbia, per le mancate risposte che invece in campagna elettorale si erano date, promettendo la certa soluzione di una ingiustizia perpetrata nel confronti di alcune migliaia di lavoratori della scuola, costretti a rimanere in servizio sulle unghie della riforma delle pensioni di Elsa Fornero. …. Rimane infatti indecifrabile il motivo per il quale non si dà soluzione a una, universalmente definita da tutti i partiti: ingiustizia, adducendo come motivo la “copertura finanziaria” per la quale, è stato detto, basterebbero invece alcuni milioni di euro, dovunque reperibili, ma che, a quanto sembra, nessuno riesce a trovare.
L’attesa comunque si sposta ora al prossimo consiglio dei ministri, quando si parlerà del cosiddetto decreto scuola, dentro il quale si dovrebbe pure risolvere l’altra incredibile e incresciosa questione dei docenti inidonei che si vorrebbero mandare a coprire i posti Ata, col doppio risultato, terribilmente negativo e illogico, di non assumere oltre 3500 precari, in attesa nelle graduatorie, e di rigettare titoli e competenze particolari di tanti docenti, relegandoli negli uffici a passare carte.
Corrieredellasera.it – 2 settembre 2013
“Se un solo ispettore controlla 2.076 scuole”
░ Gian Antonio Stella presenta il dossier con cui Tuttoscuola propone sei direttrici per cambiare la Scuola, a partire dalla rottura del vecchio patto scellerato «ti pago poco, ti chiedo poco», e per passare a un altro: «ti do di più, ti chiedo di più».
Un ispettore ogni 13 scuole in Gran Bretagna, uno ogni 22 scuole in Francia, uno ogni 2.076 scuole nel Lazio. Bastano tre numeri per capire quanto il nostro sistema scolastico sia fuori controllo…. Che l'autonomia sia una cosa seria non si discute. … Il guaio è che la concessione di un'autonomia sempre più larga a partire da 2000 col riconoscimento anche della parità alle «non statali», denuncia Tuttoscuola, doveva essere parallela a un aumento dei controlli. È successo il contrario. «Prima» c'erano in organico 695 «ispettori», oggi 301. Solo sulla carta, però. In realtà, a causa di circa 200 vuoti, sono solo un centinaio: «In intere regioni, con centinaia di istituzioni scolastiche e migliaia di insegnanti, opera a volte un solo ispettore»… «Il concorso per reclutare nuovi dirigenti tecnici (con funzioni ispettive) è stato bandito quasi sei anni fa per coprire 144 posti vacanti, ma si è concluso solo nella primavera di quest'anno con circa 70 vincitori, che però non sono stati ancora nominati. … Tuttoscuola lancia sei idee “un po’ rivoluzionerie”…. Primo: basta con le scuole «chiuse agli studenti per molte ore al giorno durante i periodi di lezione e per mesi interi al di fuori». È uno «spreco enorme». Gli spazi scolastici potrebbero restare aperti al pomeriggio e anche fino a fine luglio per offrire agli studenti «servizi aggiuntivi» che oggi le famiglie pagano ai privati: dalle lezioni di musica ai «summer camp», dai corsi di lingue alla ginnastica artistica…
Secondo: per recuperare risorse servono tagli «chirurgici». Esempio? Ci sono 10mila «microscuole» primarie con meno di 50 alunni, «che costano in termini di personale il doppio delle altre (fino a 8 mila euro per alunno, contro i 3.500 euro di una scuola standard con 100 alunni)»…..
Terzo: occorre «liberare e premiare le energie degli insegnanti. Sono loro che "fanno" la scuola. Certo, guadagnano poco. ....«concentriamo le risorse e gli sforzi per premiare chi vuole dare di più»…
Quarto: guerra agli abbandoni con «corsi di recupero obbligatori e sistemi di incentivi e disincentivi d'intesa con le famiglie. Per esempio: se non hai concluso l'obbligo scolastico non puoi comprare/guidare il motorino o partecipare a programmi sportivi….
Quinto: più autonomia, ma anche più controlli, più trasparenza nei conti e una rigorosa valutazione dei risultati che premino le scuole virtuose…
Sesto: «digitalizzazione delle scuole (per tutti)». Non è accettabile che l'Italia abbia in totale solo 14 scuole statali «2.0», cioè digitalizzate, su oltre 9.000. Né che ci siano soltanto… 6 Pc ogni 100 studenti contro i 16 europei e il 6% delle scuole altamente digitalizzate contro il 37% del resto d'Europa. Insomma, «la scuola digitale può offrire un grande contributo al cambiamento del Paese…».
http://muraglia.wordpress.com – 4 settembre 2013
“Fuga dal classico”
░ Una riflessione del collega Muraglia, sulle risultanze dell’inchiesta, pubblicata da L’Espresso lo scorso 29 agosto, che documenta il declino di interesse per il glorioso “formativo” Liceo Classico.
Poiché da tempo ormai vado sostenendo, per lo più in ottima e autorevole compagnia, che l’antico stereotipo del Classico che risulterebbe di per sè formativo soprattutto per l’insegnamento della grammatica greca e latina è stato ampiamente dimostrato essere la più grande delle boutades, mi pare opportuno sottoporre quanto l’Espresso ha recentemente documentato per le conseguenti riflessioni. Val la pena aggiungere qui che la morte del Liceo Classico non è auspicabile. Come non è auspicabile la sua rubricazione a luogo della “perfetta formazione”. Le discipline classiche (che non coincidono con le lingue classiche e queste non coincidono con le grammatiche classiche) hanno la loro funzione formativa indiscutibile e grave sarebbe se venissero dismesse. Semmai ne andrebbe perorato l’insegnamento in tutti gli indirizzi di studio per la loro formidabile valenza identitaria. Il problema è che questa disseminazione della latinità e della grecità in tutti gli indirizzi non è mai stata pensata proprio perché si continuano a ritenere queste discipline luogo della selezione delle “migliori teste”, ed è qui che nasce il de profundis del Classico. Se, come dice l’Espresso, al Latino e al Greco devono essere associati “metodi da fine Ottocento, lezioni frontali dalla cattedra e nozionismo” e se la gran parte dei bravissimi colleghi che insegnano al Classico continueranno a snobbare pedagogia e didattica quali discipline utili solo a chi insegna agli sfigati, è inevitabile che il numero di studenti disposti a passare sotto le forche caudine dell’attuale Liceo Classico (fatte salve ovviamente non poche e luminose eccezioni che sanno rendere significativi questi studi) diminuirà sempre più. E ciò non avverrà, come molti coltissimi colleghi sostengono, per la “caduta di livello” dei nostri studenti e per la superficialità delle famiglie. Ma avverrà perché non c’è istruzione, per quanto di nobili tradizioni, che possa sopravvivere di fronte alle sfide della contemporaneità e alle mutazioni antropologiche che il trascorrere del tempo fatalmente determina. Le attuali Indicazioni per i Licei purtroppo non sembrano accorgersi di tutto questo.
corrieredellasera.it – 4 settembre 2013
“I 1.124 presidi mancanti. La scia di concorsi e ricorsi che blocca le assunzioni”
░ Nelle parole di Sergio rizzo, il disastroso esito del concorso a d.s., iniziato malissimo (ricordate i mille quesiti pronti per la preselettiva e ritirati dal MIUR qualche giorno prima della prova perché errati o docimologicamente inadeguati ?) e finito peggio.
….Le buste che accompagnavano i compiti, con dentro i dati anagrafici dei loro autori, erano trasparenti. E poco importa se erano state acquistate, come hanno fatto presente i legali del ministero, con regolare procedura Consip. Il fatto è che ci si vedeva attraverso, e chiunque avrebbe potuto leggere il nome del candidato dentro la busta. Così al giudice del Tar prima, e poi a quello del Consiglio di Stato, non è rimasto altro che annullare il concorso per i presidi della Lombardia, cui avevano fatto ricorso in 120 dei circa 500 partecipanti. E le scuole di quella Regione adesso sono nei guai. Perché fra quel concorso andato in malora due anni fa e gli altri buchi che si sono aperti mancano la bellezza di 392 presidi su 1.118 «istituzioni scolastiche», come si chiamano nel gergo burocratico ministeriale. Banalmente, il 35 per cento di posti vuoti….
In tutta Italia le poltrone vuote sono 1.124, il 12,4 per cento del totale (i presidi dovrebbero essere in tutto 8.047). Carenza da mitigare con le circa 500 assunzioni già decise dal governo, senza però che questo risolva le altre situazioni più spinose. L'Abruzzo, per fare un caso. Il concorso per 68 posti da dirigente scolastico bandito due anni fa è stato annullato dal Tar, e la sentenza è stata sospesa successivamente dal Consiglio di Stato. … Non vanno meglio le cose in Sicilia, dove i concorsi banditi quasi dieci anni fa, nel 2004, sono stati annullati: la conseguenza è che le poltrone vuote sono quasi il 21 per cento né in Toscana, dove il Tribunale amministrativo ha provveduto a cancellare l'esito del concorso del 2011. Ma neppure in Molise. Nel gorgo della giustizia amministrativa, insomma, ci sono finiti quasi tutti. Perché coloro che resistono alla tentazione di rivolgersi in ogni caso al Tar, qualunque sia il motivo della bocciatura, si contano sulle dita di una mano. E siccome le regioni sono venti, altrettanti sono i fronti con cui bisogna avere a che fare: in un delirio di carte bollate, fra annullamenti, sospensive, contro sospensive, appelli e controappelli….
Il ministro dell'Istruzione Maria Chiara Carrozza, parlamentare del Partito democratico, è convinta che sia arrivato il momento di riportare al centro tutti i concorsi, oggi gestiti a livello regionale. Consapevole che non sarà semplice privare i tanti potentati locali piccoli e grandi delle ghiotte prerogative che la macchina degli esami porta con sé. In futuro dovrebbe occuparsi di gestirli, con la formula del corso-concorso, la Scuola superiore di pubblica amministrazione…..
latecnicadellascuola.it – 5 settembre 2013
“E' quasi ufficiale: il fondo di istituto sparirà”
░ Se il fondo di istituto verrà di nuovo usato per gli aumenti, alle scuole rimarrà ben poco da contrattare. Di Reginaldo Palermo.
Ormai è chiaro come andrà a finire anche quest’anno la contrattazione di istituto. Nella giornata del 3 settembre il Ministero ha comunicato ai sindacati che ci sarà un modesto incremento delle risorse destinate al funzionamento delle scuole (ma solo per alcune voci particolari che non riguardano tutti). Ci saranno anche un po’ di soldi in più per le supplenze, ma questo è semplicemente un “atto dovuto” in quanto come avviene da alcuni anni anche per il 2013 la previsione iniziale su questa voce era stata sottostimata. Ma più interessanti di tutte sono le notizie su quanto si è detto in fatto di fondo di istituto… Evidentemente i sindacati hanno in mente di chiedere anche questa volta che i risparmi di sistema vengano utilizzati per pagare gli scatti stipendiali e siccome già si sa che non basteranno l’idea è appunto quella di tagliare ancora le risorse destinate al fondo di istituto. Oltretutto c’è da dire che la legge 133 prevedeva per il 2012 un risparmio di 3miliardi e 188 milioni, superiore di 650milioni esatti a quello calcolato per il 2011. Ora, se già lo scorso anno i risparmi sono stati risibili, è del tutto evidente che per il 2012 sarà anche peggio. Ciò significa che gli eventuali scatti stipendiali dovranno gravare pressoché interamente sul fondo di istituto che, in pratica, si ridurrà a poca cosa…. E’ quindi necessario che le scuole facciano molta attenzione a programmare le proprie attività e forse non sarebbe male se anche docenti e Ata prestassero maggiore attenzione agli incarichi assunti….
il Manifesto – 6 settembre 2013
“«L'esclusione dei docenti Quota 96 è uno schiaffo alla credibilità del Pd»”
░ La dichiarazione della Ghizzoni, membro PD in Commissione Cultura della Camera; la ha resa al quotidiano il Manifesto.
L'esclusione della "Quota 96" dal Decreto Scuola rappresenta un vulnus per la credibilità del Pd che alla soluzione del problema ha dato pieno avallo politico. Un anno e mezzo di battaglia vanificato. Questa decisione è uno schiaffo per chi chiedeva il riconoscimento di un diritto». La delusione di Manuela Ghizzoni, Vice-presidente Pd della Commissione Cultura alla Camera, è ancora viva ventiquattr'ore dopo la notizia dell'esclusione dei 9 mila insegnanti (stima dell'Inps) che non potranno andare in pensione a causa della Riforma Fornero. «Questa riforma - continua - non ha riconosciuto le specificità del mondo della scuola, l'unico comparto in cui si va in pensione solo il primo settembre, non ci sono altre finestre d'uscita. L'altro errore è stato l'approvazione dello scalone enorme che non ha tenuto conto delle persone che avrebbero risentito dei suoi effetti. La correzione era contenuta nel programma di questo governo. … Credo sia un errore anteporre alla scuola altre emergenze. Non riusciremo ad agganciare nessun tipo di ripresa economica, e soprattutto sociale, se non metteremo al centro il problema della conoscenza…. Spero che al congresso del Pd si discutano le linee programmatiche per orientare in maniera diversa alcune scelte rispetto a quanto fatto fin'ora.
larepubblica.it – 7 settembre 2013
“Il pasticcio dei test per l’università, da Pavia a Messina prove da rifare”
Quis fuit, horrendos primus qui protulit quiz a risposta multipla ? Quam ferus ille fuit. Quiz orrendi non in sé, badiamo bene, ma per l’uso che se ne fa il MIUR: in una oretta, seleziona aspiranti matricole, aspiranti professori, aspiranti dirigenti, che pagano. Ma quale competenza dei candidati accerta, il MIUR, con il quiz, se non quella accertata dal Bravo presentatore televisivo ? Cioè la performance della conoscenza dei dati (che nell’epoca delle banche dati è quasi del tutto superflua) ? Dunque, nessuna competenza che si collochi a un livello superiore nella tassonomia delle funzioni cognitive. E dire che prove “strutturate” (pertanto, possono essere valutate elettronicamente) che verificano competenze superiori, ce ne sono di numerosi tipi. Fin qui, il peccato originale dei quiz a risposta multipla che hanno portato al ridicolo il MIUR, fin dall’annullamento di mille quesiti su sei mila, pochi giorni prima del concorso a d.s. Il MIUR ha, poi, perseverato (concorso a cattedra, accesso ai TFA, e appunto iscrizioni alle università) senza mai porsi il problema dell’assurdo di fondo – la inadeguatezza docimologica di questo strumento. E si aggiunga – è l’argomento dell’articolo che riportiamo – che il MIUR inciampa anche sulla gestione delle prove.
Ci sono già quattro test per l’ingresso nelle facoltà a numero chiuso sospesi al quarto giorno di prove. Il ministero per l’Istruzione ormai da anni non riesce più a organizzare un concorso pubblico senza errori, contestazioni, ricorsi (spesso persi). E, in particolare, dopo i 250 esposti ai Tar d’Italia inviati nella corsa stagione sulle prove d’accesso alle università (sempre più facoltà utilizzano selezioni basate su test a risposta multipla), la stagione 2013-2014 si apre nuovamente nel caos. Ieri la Facoltà di professioni sanitarie di Pavia, ventiquattr’ore dopo l’esame, ha comunicato: “Prova annullata”. L’azienda esterna a cui l’ateneo aveva commissionato la produzione dei test aveva confezionato un clamoroso errore: le risposte possibili (tra cui il candidato avrebbe dovuto sceglierne una) erano quattro invece che cinque (come richiesto dal bando pubblico). L’università non poteva che appallottolare i test di 1464 studenti e buttarli nel cestino. Il giorno prima, 4 settembre, un altro sfondone era stato offerto – sempre da una azienda esterna non controllata dai funzionari accademici – alla facoltà di professioni sanitarie dell’Università di Parma. Sui fogli consegnati agli studenti ad alcune domande non corrispondevano le risposte possibili: non c’era la minima congruenza tra il quesito e le sue soluzioni. “Impaginazione errata”, ha messo a verbale il preside di facoltà e altri 1316 aspiranti infermieri e logopedisti hanno visto annullare i loro compiti. La prova si dovrà ripetere. Così a Messina, Farmacia e Chimica: errori nella somministrazione dei test. Alla Sapienza di Roma in due aule le domande delle prove di ammissione a Biologia erano state scambiate con quelle di Psicologia, la prova non è stata rimandata ma ritardata di un’ora. La novità di questo settembre è che le università si fermano autonomamente, scottate dalle precedenti esperienze in cui erano state fermate da un Tribunale amministrativo. Non è finita, però. All’Unione degli Universitari, sindacato studentesco che si è specializzato nella vigilanza sui test d’ingresso, stanno piovendo decine di segnalazioni. A Brescia, a Pisa, a Perugia e a Napoli gli esaminatori avrebbero violato l’obbligo di anonimato delle schede spalancando le carte d’identità sui tavoli a fianco dei codici assegnati alle singole buste (che contengono i test). Compiti riconoscibili, causa troppe volte di concorsi truccati.