www.associazionedocenti.it/ – 20 settembre 2013
“Decreto legge sulla scuola. Necessarie modifiche sostanziali”
░ L’Associazione Nazionale Docenti chiede che il D.L.n. 104/2013 (G.U. 12 settembre 2013, n.214), sia modificato in commissione parlamentare, nella previsione di affidare alla Scuola nazionale dell’amministrazione la selezione dei dd.ss., e nella parte in cui si connette la responsabilità degli esiti scolastici degli studenti, con l’aggiornamento dei docenti.
In una nota inviata al Ministro on. Maria Chiara Carrozza, e al Ministro on. Gianpiero D’Alia, il prof. Francesco Greco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti… sottolinea come “Dopo decenni di politiche di spoliazione di risorse, il decreto in oggetto segna, certamente, una positiva attenzione alla scuola”. Tuttavia – aggiunge Greco- è necessario, ad avviso dell’AND, intervenire su alcune criticità che si rinvengono in alcune parti del testo normativo… “Riteniamo –scrive Greco- del tutto inopportuno affrontare la questione della dirigenza scolastica limitatamente all’aspetto del reclutamento, per di più affidandolo ad un ente che per finalità seleziona e forma i dirigenti della pubblica amministrazione. Una modifica che dissocia ancor di più la figura del capo di istituto da quello che dovrebbe essere il suo profilo giuridico, culturale e professionale. …Da tempo sosteniamo che il capo di istituto, cosi come avviene per le università e i conservatori, deve essere eletto dalla comunità professionale che opera nella scuola e che la nomina deve essere a tempo”. … Altro punto di critico preso in considerazione da Greco riguarda l’art. 16 che dispone l’obbligo di formazione a carico dei docenti che svolgono servizio nelle “zone in cui i risultati dei test di valutazione sono meno soddisfacenti ed è maggiore il rischio socio-educativo… ” Tale obbligo non può certo prescindere da un’attenta valutazione del rispetto dell’autonomia e della libertà che ai docenti deve essere assicurata riguardo alla scelta dei contenuti, delle modalità e delle fonti che gli stessi intendano utilizzare per il proprio aggiornamento professionale. Inoltre, la previsione di un coinvolgimento, l’ennesimo, delle università nelle attività di formazione non potrà che operare una reiterata forma di trasferimento di risorse dalla scuola all’università….
il Manifesto – 21 settembre 2013
“«Test Invalsi», l'incompetenza regna sovrana”
░ Di Giuseppe Caliceti. La pensiamo esattamente alla stessa maniera.
Se uno studente a scuola non è bravo, di chi è la colpa? Risposta: dei docenti. Sì, certo. In parte può anche essere vero. Ma dipende anche da chi sono gli studenti. O no? Certo. Anche perché altrimenti non si spiegherebbe la differenza di competenza e di preparazione di studenti diversi che hanno lo stesso docente. Eppure chi ha scritto e pensato l'ultimo decreto-scuola pare non la pensi così. E si scopre, finalmente, il vero utilizzo dei famigerati test Invalsi: giudicare i docenti. Non era meglio il vecchio ispettore scolastico che entrava nelle classi e osservava i docenti all'opera di fronte alla classe? Ne seguiva l'interazione? La didattica? No. Meglio i test. … Dove i risultati dei test Invalsi sono scarsi, - e per scarsi si intende inferiori alla media nazionale, - i docenti sono rimandati e devono tornare a studiare… Chi sono i docenti peggiori? I penalizzati? I rimandati? Naturalmente quelli che lavorano in particolari contesti come le zone a rischio o a forte concentrazione di immigrati. Possibile che gli estensori di questo ridicolo articolo del decreto non intuiscano che se anche il miglior docente del mondo insegnasse in scuole che si trovano in aree particolarmente degradate della nostra penisola, sarebbe anche lui considerato un docente rimandato? Tra l'altro, le ore di aggiornamento che i docenti rimandati dovranno sostenere, sono un'aggiunta al normale monte ore di lavoro nella gestione delle classe. Non si può fare a meno che prendere atto dell'incompetenza che regna sovrana nel ministero dell'istruzione. … Valutate un docente attraverso le risposte chiuse che danno i suoi studenti? Invece di osservarlo lavorare dal vivo? Di giudicare la sua didattica? Ma di cosa state parlando? Di quale scuola? Di quali studenti? Ma da quanti decenni non entrate in un'aula scolastica? Vergogna! Ma tornate a scuola voi, per favore! I veri somari non sono nè i docenti nè gli studenti, siete voi! Non meritate nessun esame di riparazione: siete bocciati. Per inadeguatezza a gestire la scuola pubblica italiana.
latecnicadellascuola – 22 settembre 2013
“L’ora del nulla”
░ Una questione cruciale evidenziata su “culturacattolica.it” e ripresa su “Avvenire”. Anzi, due questioni: c’è anche quella delle assunzioni.
“In troppe scuole l’ora di religione viene collocata all’inizio o alla fine della giornata, lasciando agli studenti che non la frequentano la possibilità di entrare un’ora più tardi o uscire un’ora prima. In pratica, la scuola stessa sancisce l’esistenza di questa “ora del nulla”. Non è un comportamento accettabile da parte di una grande agenzia educativa. Chiediamo con forza al ministro Carrozza di intervenire, mettendo le scuole nella condizione di bene operare per evitare questo spreco di risorse”. La denuncia di culturacattolica.it. continua: “Ci stanno segnalando un comportamento di certi dirigenti che, se confermato, sarebbe senz’altro da sanzionare, perché fuorilegge. In pratica, in numerose scuole i presidi stanno convocando i ragazzi chiedendo loro di confermare o meno la scelta di avvalersi dell’insegnamento di religione. …. È un comportamento inaccettabile, perché la scelta di frequentare l’ora di religione va fatta al momento dell’iscrizione e non può essere modificata ad anno in corso”.
Ma c’è anche l’altro problema, denuncia Culturacattolica, quello della stabilizzazione dei docenti di religione, alla luce del fatto che, in tutta Italia, ci sono ancora 3.290 cattedre scoperte. “Il Miur bandisca quanto prima un concorso ordinario, su base regionale per coprire i posti vacanti nei territori dove ci sono cattedre scoperte”. La legge 186 del 2003 sullo stato giuridico degli insegnanti di religione, prevede due organici: il 70% delle cattedre di ruolo e il 30% di nomina annuale sempre d’intesa con l’Ordinario diocesano competente per territorio. In tante regioni, soprattutto del Nord, la quota del 70% non viene raggiunta e molte cattedre risultano non assegnate a docenti di ruolo. …
Larepubblica.it– 23 settembre 2013
“Spending review colpisce ancora la scuola: meno fondi per i libri alle famiglie in crisi”
░ Le logiche dell’attività di governo. Intravaia spiega come il taglio ai costi per la politica regionale, deciso da Monti e attuato da Letta, possa andare a danneggiare gli stanziamento per l'acquisto dei testi scolastici: il contributo pro-capite passa da 163 euro a 85 euro.
…Mentre con una mano il governo assegna alle scuole 8 milioni di euro per l’acquisto di volumi in comodato d’uso, con l’altra ne taglia 50 che fino al 2012/2013 andavano a rimpinguare il capitolo di spesa che serviva per assegnare un contributo alle famiglie con figli alla scuola media o al superiore per l’acquisto dei libri scolastici. Contributo che viene assegnato ogni anno attraverso le regioni, in base al reddito familiare. Ma per quest’anno le risorse si sono praticamente dimezzate e il contributo medio per studente in difficoltà passa da 163 euro – con cui era possibile acquistare da 6 a 7 libri – ad appena 85 euro a testa… Si tratta secondo le stime effettuate dallo stesso ministero dell’Istruzione di più di 647mila studenti, appartenenti a nuclei familiari “con reddito inferiore ad 15.493,71 euro”. Famiglie che abbondano soprattutto nelle regioni meridionali. Nell’anno scolastico 2012/2013 il ministero erogò alle regioni ben 103 milioni di euro che per il 2013/2014 diventano 53.560.000. Ma è la motivazione della sforbiciata che lascia perplessi. Nel 2012 il governo Monti emanò un decreto legge per tagliare i costi della politica nelle regioni. Una norma che, per il capitolo relativo all’acquisto dei libri di testo per gli studenti meno abbienti, rimase in stand by per qualche tempo. Poi arrivò il governo Letta che lo scorso 29 maggio, attraverso il suo ministero dell’Economia, ha operato un accantonamento di 49.440.000, effettuato in via cautelativa nelle more dell’applicazione dell’articolo 2 del decreto-legge sul taglio dei costi della politica regionale. Il decreto montiano che intendeva limitare vitalizi, indennità e gettoni di presenza degli amministratori locali finisce così per colpire gli studenti meno abbienti….
ItaliaOggi – 24 settembre 2013
“Lo straniero non mina la classe”
░ Emanuela Micucci, con riferimento a quanto è stato detto durante il seminario «Prove di futuro», all’Università Cattolica di Piacenza.
L'istantanea la scatta il ministro dell'istruzione Maria Chiara Carrozza: in base ai dati certificati dello scorso anno scolastico, «la scuola italiana conta 736.654 alunni con cittadinanza non italiana, quasi il 10% dell'intera popolazione scolastica. Il picco di presenze, 271.857, si registra alla primaria. Seguono le medie (180.515 alunni) e le superiori (169.963)». Numeri in crescita in 4 anni: +9% alla scuola dell'infanzia, +13% alla primaria, +10% alle medie e +3,4% alle superiori. E la metà degli studenti d'origine straniera, il 44,2%, è nata in Italia: le cosiddette seconde generazioni, che superano il 50% in Lombardia e Veneto mentre si fermano al 30% in Campania, Molise, Calabria, Basilica e Sardegna. E ieri, in occasione della cerimonia di apertura dell'anno scolastico al Quirinale, la Carrozza ha ribadito: «L'integrazione è un fattore di arricchimento per i nostri ragazzi e le nostre ragazze», sottolineando come siano sempre più forti «le esigenze di integrazione davanti a una società globale e in cui i flussi migratori verso il nostro paese, soprattutto dalle aree meno ricche del mondo spesso anche teatro di guerra, sono ogni giorno più frequenti». Una presenza in continua crescita quella degli immigrati nelle nostre scuole. Tanto che il Miur stima che quest'anno scolastico saranno circa 830mila gli alunni stranieri, a conferma del trend di crescita rallentata degli ultimi 3-4 anni. E secondo le previsioni dell'Anci nel 2029 i ragazzi stranieri minorenni saranno 2 milioni, il 20,7% dei minori. Del resto, in 6 anni le scuole con solo studenti italiani sono diminuite del -12,2%, passando dal 34,6% del 2006 al 22,4% del 2012. Nello stesso periodo gli istituti ad alta concentrazione di allievi migranti, con tassi dal 30% in su, sono quadruplicati: dal 1% al 4,3%. Tuttavia, «la percentuale di allievi in classe figura agli ultimi posti tra gli elementi predittori della riuscita scolastica – spiega Maddalena Colombo della Cattolica -: conta di più il livello di benessere, lo status dei genitori, l'essere femmine. Questa percentuale non è neanche tra gli elementi preditori delle tensioni tra pari». Anzi, l'indice di accettazione verso l'immigrazione «aumenta con il crescere della percentuale di immigrati in classe».
http://www.tempi.it– 24 settembre 2013
“Previsto nel 2014 un dimezzamento dei contributi dello Stato alle scuole paritarie”
░ Grande preoccupazione del sottosegretario Gabriele Toccafondi. Tempi.it riporta la notizia secondo la quale il sottosegretario all’istruzione, Toccafondi, auspica che “vengano scongelati 82 milioni di euro”.
«Sono fiducioso che vengano scongelati con urgenza 82 milioni di euro» previsti per quest’anno, afferma Toccafondi. I soldi, spiega il sottosegretario, «sono stati bloccati per effetto del decreto del governo Monti che li vincola all’adozione di misure di alleggerimento dei costi della politica da parte delle regioni, attraverso cui passano i finanziamenti». Il blocco delle erogazioni, spiega Toccafondi, porta «un danno non alle regioni, ma solo alle scuole paritarie» che hanno «approvato i bilanci sulle rette, già riscosse, e sul contributo pubblico che doveva essere di 500 milioni». Di conseguenza, se non avverrà lo sblocco, avverte, molte delle 13.300 paritarie rischiano di non poter pagare gli stipendi. Toccafondi ha «chiesto un incontro con il ministero dell’economia sul bilancio previsionale 2014». La prossima Finanziaria, avverte, «contiene un taglio del 50% rispetto ai 530 milioni di euro storicamente destinati alle paritarie: la previsione è di 260 milioni, -42 % rispetto all’anno precedente». Un taglio che il sottosegretario all’Istruzione definisce «impraticabile»….
Il Messaggero – 24 settembre 2013
“Adesso la vera sfida è accettare i controlli”
░ Il parere di Giorgio Israel: si diano alla Scuola gli strumenti per un processo di autovalutazione che si sviluppi progressivamente negli anni. Si aggiunga che esistono efficaci tecniche di “moderazione docimologica”
Crediamo poco alle mitologie aziendaliste dei “benchmark” quantitativi. Diane Ravitch, già consigliere del presidente Clinton e autrice della riforma basata su test e “accountability” ha scritto un libro di radicale autocritica in cui sostiene che il ricorso estensivo ai test sta distruggendo l’istruzione negli Usa. Secondo noi, Ravitch ha indicato perfettamente in che cosa consista il successo educativo e quindi l’obbiettivo da perseguire. Esso è dato dalla definizione di persona ben istruita: «Una persona bene istruita ha una mente ben fornita, formata dal leggere e dal pensare la storia, la scienza, la letteratura, le arti e la politica. Una persona ben istruita ha appreso come spiegare le idee e come ascoltare rispettosamente gli altri». Sono indicazioni quasi rivoluzionarie in un contesto in cui troppi predicano che i contenuti e le discipline non contano nulla, che leggere non è importante, ancor meno sapersi spiegare e non si fa nulla per educare all’ascolto, anzi si incentiva la chiacchiera presuntuosa. Occorre inoltre che la scuola sia un luogo in cui si lavora in modo disteso e sereno, che non è sinonimo di un clima “ludico”, che può ben essere improduttivo e isterico. Le scuole debbono impegnarsi a farsi valutare. Invece di insistere con progetti confusi e sperimentazioni di scarso successo, occorre seguire l’unica via sensata: un sistema di ispezioni incrociate da parte di commissioni composte da insegnanti esterni e ispettori. In attesa che questo sistema venga definito in dettaglio, le scuole potrebbero promuovere un processo virtuoso sottoponendosi a forme di giudizio tra pari. Ad esempio – sul modello di istituzioni estere – si potrebbe introdurre la prassi di sottoporre al giudizio di colleghi di altre scuole una scelta a campione di testi e valutazioni di compiti scritti. Questi giudizi andrebbero discussi nell’ambito di una commissione di valutazione d’istituto ponendoli a confronto con quelli dei docenti interni. Ciò determinerà forme di confronto, anche dialettico, che saranno un sicuro fattore di crescita. Un maestro che propone a raffica calcoli ripetitivi o un professore di letteratura che propone schede di lettura standardizzate avranno modo di riflettere, di difendere o rivedere le proprie scelte. Quanto all’Invalsi è bene che si limiti alla valutazione complessiva del sistema senza entrare direttamente in campo. La prova Invalsi di terza media basata sull’idea assurda di interferire sulla valutazione e poi valutarla, va cancellata. Per riqualificare la scuola italiana occorre responsabilizzarne i protagonisti e non deresponsabilizzarli riducendoli a esecutori di precetti standardizzati. Una forte parsimonia nel ricorso ai test può evitare la piaga dell’insegnamento volto al superamento dei test (“teaching to the test”) che ovviamente fa emergere gli insegnanti peggiori, quelli che anziché fare il lavoro di classe si limitano a trasmettere ricette confezionate altrove.
Il Messaggero – 25 settembre 2013
“Carrozza: il voto di maturità non deve avere valore legale. «Le valutazioni delle commissioni d’esame sono troppo soggettive»”
░ Demolendo l’attendibilità delle valutazioni dei docenti, anche la Carrozza si iscrive nella lista dei picconatori di matrice montiana.
«Sono contraria al valore legale del voto di maturità e di laurea», ha detto il ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza in occasione di un Forum organizzato dall’agenzia Ansa. Non solo: «Sono contrarissima - ha aggiunto il ministro - a dire che bisogna dare valore al voto, soprattutto se abbiamo commissioni che dipendono dalla soggettività». … Il precedente governo, guidato da Mario Monti, proprio su questo aveva lanciato una consultazione pubblica. Ora si riapre il dibattito. … Uno dei nodi dell’istruzione è nelle differenze di valutazione, dalla scuola all’università. Secondo uno studio del periodico Tuttoscuola c’è uno “spread” nella valutazione degli studenti: al Sud gli alunni hanno voti più alti alla maturità rispetto ai coetanei del Nord. Eppure al Nord hanno risultati migliori nelle valutazioni oggettive, come i test Invalsi. Segno che i professori sono più “buoni” nel meridione e viceversa più esigenti nel settentrione. E anche limitandosi ai voti degli esami di maturità dello scorso anno, i “100 e lode” sono più della metà nel Mezzogiorno. «Uno studente non deve valere per un numero scritto su un diploma da commissioni che operano con criteri estremamente diversi dalle Alpi alle Sicilie - sostiene Roberto Pellegatta, presidente della Disal (Associazione nazionale dei dirigenti scolastici) - ma per l’effettiva preparazione acquisita che porta con sé».
larepubblica.it– 25 settembre 2013
Concorsi truccati, interviene il ministro: “Negli atenei campagna per la moralità”
░ Anche il ministro dell’Istruzione e dell’Università, fa sapere, si è accorta che i concorsi d’ateneo sono una tragedia nazionale; una sua dichiarazione al forum dell’Ansa.
Maria Chiara Carrozza dice: «Il tema dei concorsi va moralizzato. Servono concorsi nazionali con commissioni nazionali e responsabilità diretta dei commissari ». Parte di questa novità (per Medicina) è già stata decretata lo scorso 9 settembre, adesso va messa a punto e anche con solerzia, visto che molti studenti- universitari temono che anche nel 2014 la prova di accesso alla scuola di specializzazione di Medicina sarà alla vecchia maniera, divisa per facoltà, pressoché inattendibile. Ha detto il ministro: «I giovani medici sono esasperati, il loro settore è quello da cui ricevo più proteste. Dalle facoltà di Matematica, per esempio, non arrivano lamentele. …. La Carrozza, riferendosi all’inchiesta di Repubblica sul concorso della scuola di specializzazione di Cardiologia dell’Umberto I di Roma e sul professor Francesco Fedele, ha detto: «È inaccettabile che un docente dica di un ricercatore: “Mi accompagnava a casa”. Dovrebbe, caso mai, essere il contrario: è un professore che deve aiutare il giovane». «Meglio tardi che mai», commenta Costantino Troise, segretario dell’Anaao, il maggiore sindacato dei medici dirigenti. «I ministri succeduti nel tempo hanno permesso la creazione di veri e propri potentati familiari. L’università nel nostro paese si sente corpo autonomo, separato dallo Stato. La politica è stata sconquassata da processi che hanno messo in luce clientelismo, il settore universitario non è stato toccato». Il ministro Carrozza ha insistito sul concetto che l’università va fatta per trovare lavoro: «Questo non significa farsi dettare da Confindustria il programma, ma il dialogo con il mondo del lavoro è fondamentale. Occorre un patto tra chi si iscrive all’università e gli atenei, i programmi dei dipartimenti devono essere connessi con il mondo del lavoro». Per una buona formazione, poi, si deve studiare bene una lingua straniera, in particolare l’inglese…
l’Unità – 26 settembre 2013
“Chi sono i lavoratori cognitivi? Cgil lancia il "censimento" on line”
░ L’indagine “Elaborazione”, di Ires Emilia Romagna, Toscana e Veneto
Il ricercatore a contratto. L'addetto stampa a partita Iva. Il docente precario. Il giornalista free lance, l'ingegnere, il disegnatore, il creativo, il gestore di pagine Social network, l'informatico. Sia che lavorino in proprio, che come dipendenti. Come si vive e come si lavora nelle attività della conoscenza? Chi sono, da dove vengono, che contratti hanno (o quali imprese aprono) e a cosa aspirano i lavoratori cognitivi e le lavoratrici cognitive, tipologie tipiche del terziario avanzato, ma ormai presenti in tutti i settori, in ogni caso difficilmente incasellabili? Scoprire tutto questo è la finalità dell'indagine “Elaborazione”, questionario promosso da Ires Emilia Romagna, Ires Toscana e Ires Veneto. Per diffondere il questionario, che si rivolge ai lavoratori della conoscenza di tutta Italia senza limiti d'età, è stato creato un sito ad hoc (www.elaborazione.org) che è già online. E' qui che in forma anonima si compila il questionario: già in centinaia lo hanno fatto. Le domande sono aperte e con scala di valutazione, e il tempo per rispondere è di circa un quarto d'ora. “Abbiamo voluto lanciare questo questionario per indagare approfonditamente le esigenze e le modalità di lavoro e di vita di un universo di lavoratori sempre più diffusi in ogni settore. Si tratta di persone in maggioranza istruite che ben conoscono le forme del precariato”, spiegano dalle tre strutture regionali di Ires…. Nella seconda fase del lavoro, le strutture di Ires lavoreranno al rapporto conclusivo, che sarà pubblicato agli inizi del 2014 e offrirà spunti di discussione per la prossima fase congressuale di Cgil. Tutto il lavoro è iniziato qualche mese fa sui tre territori tramite oltre 100 interviste, da parte dei ricercatori di Ires, a lavoratori rientranti nel target descritto per capire come strutturare le domande del questionario. A ricerca ultimata, uno scopo è anche indagare le condizioni per un'azione sindacale capace di incrociare le attese e le disponibilità dei lavoratori cognitivi.