latecnicadellascuola.it – 28 settembre 2013
“Confronto sul Snv”
░ Un incontro – lo scorso 26 settembre a Roma, tra il presidente dell’INVALSI, dott. Sestito e le OO.SS. ha lasciato queste perplesse.
Il dott. Sestito, ha avviato la riunione precisando che il confronto si intende solo sulle materie di competenza dell’Invalsi; che il lavoro di valutazione deve stimolare e sostenere i processi di miglioramento e non dare le pagelle alle scuole e che non è loro intenzione entrare nella sfera di competenza contrattuale. Ha, quindi, parlato diffusamente dei due processi fondamentali del futuro SNV: l’autovalutazione e la valutazione esterna. È stato inoltre descritto il quadro concettuale di riferimento, l’innovazione costituita dall’aggiunta a questo quadro della valutazione dei risultati a lungo termine degli alunni di ciascuna scuola e della necessità di focalizzare l’analisi sui processi. Ha riportato poi il discorso sui progetti in corso, VALES e Valutazione e miglioramento, precisando a più riprese che gli strumenti e le procedure di selezione per i valutatori esterni messe in opera per questi progetti non verranno integralmente ripetute per l’attuazione del SNV.
L'avvio del SNV è previsto dal Regolamento sul sistema nazionale di valutazione in materia di istruzione e formazione (DPR del 28 marzo 2013, n. 80, emanato in applicazione del d.l. n. 225/2010 convertito con modificazioni dalla legge n. 10/2011) ed è stato licenziato dal Governo Monti a elezioni 2013 già avvenute. Tuttavia, come è stato fatto rilevare da tutte le Organizzazioni sindacali presenti, l'avvio del SNV avviene all'insegna di molte, importanti criticità. Non è chiaro, sostiene Flc, se ci siano parametri comuni da considerare nella autovalutazione di istituto, né in base a quali indicatori verranno individuate le scuole che saranno oggetto di valutazione esterna. Sarebbe inoltre auspicabile, continua Flc-Cgil, che in questi contesti il peso dei test venisse ricalibrato in modo da uscire da quella sorta di delirio statistico cui si è assistito in questi anni in cui i test hanno costituito di fatto l'unico indicatore della valutazione. La valutazione dei Dirigenti Scolastici va espunta dal Regolamento in questione, dice ancora Flc, perché tenere insieme valutazione individuale e valutazione di sistema costituisce un elemento che distorce le dinamiche interne alla scuola e, insieme, un elemento che ostacola il pieno dispiegarsi dell'autonomia scolastica. Anche la UilScuola critica “l’assenza della Direttiva del MIUR prevista per legge e di una risposta alla richiesta unitaria di incontro con il Ministro su questa tema, mentre risulta inappropriato l’avvio di un confronto con il solo INVALSI.
La Uil ha evidenziato come lo stesso Istituto che si chiama fuori dalle questioni contrattuali, ha invece, e senza coinvolgere scuole ed insegnanti, avviato e concluso un’iniziativa di formazione del personale senza consultare le organizzazioni sindacali.
Il Messaggero – 29 settembre 2013
“Scuola, svolta sugli scatti. Dall'anzianità al merito”
░ Nel documento di economia e finanza, il Governo intenderebbe abrogare il sistema degli scatti basati sulla anzianità di servizio. Il nuovo criterio sarebbe quello del merito… Calcolato da chi ? Dall’INVALSI ?
…Dopo anni di scatti d’anzianità congelati, con gli stipendi dei docenti italiani sempre più sacrificati nel tempo, l’idea è quella di sostituire gli aumenti legati agli anni di servizio con aumenti legati alla qualità del lavoro. Nella nota di aggiornamento al Def, il documento di economia e finanza, punto programmatico con il quale si cerca di armonizzare la politica nazionale con l’Unione europea, il governo ha indicato la necessità di un nuovo sistema di aumento retributivo per i docenti. E, in effetti, in Europa il merito incide negli stipendi degli insegnanti, ma il metodo più diffuso è un sistema-misto, dove l’anzianità conserva comunque un riconoscimento. Ora le intenzioni del governo vanno nella direzione di un cambiamento netto con “un sistema di valutazione delle prestazioni professionali – si legge nella nota del Def – collegato a una progressione di carriera svincolata dalla mera anzianità di servizio”. L’obiettivo è quello di assicurare “una maggiore qualità alle istituzioni scolastiche”. Un progetto che potrebbe andare avanti comunque, anche se il governo Letta dovesse decadere. Dopo il decreto del Consiglio dei ministri del 9 settembre scorso, dove gli stipendi dei dirigenti scolastici sono stati ancorati ai risultati ottenuti, ora si sta guardando a una riforma radicale. Proprio mentre all’orizzonte si profila la nuova direttiva per il rinnovo contrattuale per gli oltre 700mila insegnanti di ruolo. Del resto lo stesso decreto prevede corsi di formazione obbligatori per i docenti i cui alunni riportano nelle prove Invalsi risultati inferiori alla media nazionale. Ma una riforma che sostituisca agli scatti d’anzianità il merito comporta almeno due grossi problemi. Il primo è quali saranno i criteri del merito. Nel Def non è indicato nulla. Il secondo, ed è il grande timore dei sindacati, è che questa riforma possa essere il cavallo di Troia per tagliare risorse destinate alla busta-paga degli insegnanti.
www.corriere.it – 29 settembre 2013
“Di nuovo a rischio la seconda rata IMU”
░ Si profila per gli italiani anche il pagamento, a metà dicembre, della seconda rata dell'Imu sulla prima casa.
Le risorse per evitare il pagamento dell'imposta sugli immobili, 2,4 miliardi di euro già conteggiati nel bilancio di quest'anno (come il miliardo che arriverà dall'aumento Iva) devono essere trovate entro il 15 ottobre, secondo l'impegno politico preso dal premier, Enrico Letta…. Potrebbero esserci problemi anche sulla prima rata dell'Imu. Il decreto che l'ha cancellata è ancora in Parlamento e potrebbe finire ostaggio della crisi politica. Se non dovesse essere convertito in legge, verrebbero a mancare, oltre al presupposto per l'abbattimento della seconda rata, anche le coperture previste per compensare lo sgravio di giugno. Salterebbero, tanto per cominciare, i 600 milioni attesi dalla sanatoria sui giochi dei Monopoli. E bisognerebbe a quel punto trovarli con altre misure di bilancio entro l'anno, il che complicherebbe non poco le cose, visto che il deficit è già fuori linea… Un'intesa politica appare molto difficile, se non impossibile, anche sulla Legge di Stabilità che il governo deve presentare entro il 15 ottobre, e che doveva essere lo strumento per il taglio del cuneo fiscale, la riforma dell'Imu e della Tares, la revisione delle aliquote Iva. Tutti interventi per i quali deve essere trovata una copertura finanziaria con tagli di spesa o nuove entrate, comunque con operazioni molto difficili dal punto di vista politico…
lapoesiaelospirito.wordpress.com – 30 settembre 2013
“I nuovi decreti sono una fabbrica di precariato”
░ Riportiamo, da un articolo di Carlo Serravalli, pubblicato su Lpels (un blog collettivo di letteratura e società, che “aspira a essere una presenza efficace nel panorama culturale italiano e possibilmente uno strumento di cambiamento e di trasformazione delle strutture di potere”).
… Il cosiddetto Decreto Scuola L’istruzione riparte, del 12 settembre (DL 104/2013). Si tratta di una sorta di minestrone, in cui è finito di tutto un po’; la parte più consistente del provvedimento risulta essere, tuttavia, un piano di assunzioni a tempo indeterminato da mettere in atto in tre anni…. Analizzando i dati, ci si rende conto che nella realtà l’iniziativa non modifica in modo determinante la situazione attuale e, inserendosi sostanzialmente in un quadro di continuità con l’attività dei precedenti esecutivi, si rivela di natura più propagandistica che fattiva. Vediamo preliminarmente le cifre relative al precariato scolastico. In primo luogo va chiarito che gli insegnanti precari attualmente iscritti nelle Graduatorie ad esaurimento (Gae) ammontano a più di 200.000; si tratta di personale abilitato… qualificato e selezionato, che da molti anni presta servizio nella scuola pubblica.
Il quadro, tuttavia, non si esaurisce qui. Infatti dall’anno accademico scorso è attivo presso le facoltà italiane il Tirocinio Formativo Attivo (Tfa), il nuovo percorso a numero chiuso per conseguire l’abilitazione all’insegnamento, che ha già concluso un primo ciclo di circa 20.000 abilitati. A questi si devono aggiungere coloro che frequenteranno i Percorsi Abilitanti Speciali (Pas), attivi da quest’anno, ai quali si può accedere avendo maturato, pur senza abilitazione, un servizio di almeno tre anni; si parla di 66.000 iscritti a questi corsi… Il Miur stipula annualmente più di 100.000 contratti a tempo determinato… ai quali vanno aggiunti gli incarichi per le supplenze brevi, stipulati durante l’anno. Veniamo ora ai numeri del decreto Carrozza. Il testo prevede l’assunzione di 69.000 insegnanti, di cui 26.634 di sostegno, e di 16.000 unità del personale Ata, da effettuare nell’arco di tre anni. Per quanto riguarda gli insegnanti quindi si tratterà di circa 23.000 assunzioni l’anno… I massicci tagli operati dalla Gelmini alla spesa per l’istruzione hanno drammaticamente ridotto le assunzioni negli anni successivi: nel 2008 sono state 25.000, soltanto 8.000 nel 2009 e 10.000 nel 2010. Esclusivamente nell’ultimo anno di Ministero Gelmini i numeri in parte sono saliti, con l’assunzione di 30.482 insegnanti (e 36.488 Ata) nel 2011. Infine con Profumo abbiamo avuto nel 2012 21.112 assunti. Gli assunti per il 2013 sono stati 11.268, ridicola cifra degna della peggiore Gelmini, con la quale il Ministero Carrozza ha esordito… Viene da chiedersi a questo punto il perché di una tale situazione. Come si è visto, nonostante i massicci tagli operati, in particolare sotto il Ministero Gelmini, il Miur continua a servirsi abbondantemente del precariato nella scuola. Se annualmente vengono fatti più di 100.000 contratti a tempo determinato, non varrebbe a questo punto la pena di stabilizzare almeno una parte consistente dei lavoratori precari? Si toglierebbe dallo stato di incertezza un certo numero di professionisti, che potrebbero finalmente avere la possibilità di esprimere a pieno le proprie potenzialità, con tutto ciò che questo comporterebbe per il miglioramento della qualità dell’offerta formativa; inoltre si garantirebbe al sistema scolastico un personale più stabile, in grado di progettare la didattica con continuità e quindi con maggiore efficacia…. Il tentativo messo in atto recentemente da Profumo di alzare l’orario di servizio dei docenti della secondaria da 18 a 24 ore a parità di retribuzione lascia anche intuire quale sarà il terreno in cui in futuro si giocherà la partita delle nuove riduzioni di spesa per l’istruzione: far lavorare di più il personale di ruolo, concedendo qualche cosa sul piano salariale, per eliminare ancora cattedre. Affinché tale progetto sia realizzabile, è necessario che una parte consistente del personale resti precario. La scuola nel nostro Paese sta vivendo un periodo di profondissima crisi, che sta minando alle radici la sua stessa ragion d’essere. L’esiguità dei fondi per il funzionamento quotidiano degli istituti, la frequente impossibilità di garantire la continuità didattica, il sovraffollamento delle classi, la carenza di personale per gli alunni diversamente abili o con disturbi di apprendimento, sono soltanto gli esempi più eclatanti di tale stato di cose…
www.palermo.repubblica.it – 30 settembre 2013
“Concorsi truccati all'Università; due docenti ai domiciliari”
░ Nuovo scossone sull'Università di Messina, da anni oggetto di inchieste e scandali legati alla corruzione dei docenti. La Guardia di finanza ha arrestato due docenti responsabili di avere pilotato un concorso.
Le ordinanze di custodia cautelare, agli arresti domiciliari… sono state eseguite nei confronti di un Direttore di Dipartimento dell'Universita' di Messina nonche' professore ordinario presso il medesimo dipartimento, e di un altro professore ordinario dello stesso Ateneo. Indagati per i medesimi fatti, altri tre docenti… Nel concorso oggetto delle indagini, nonostante l'accurata pianificazione della procedura, che avrebbe dovuto chiudersi con la nomina a ricercatore di un parente di uno degli arrestati, la presenza di un candidato con un punteggio piu' elevato aveva creato qualche problema agli indagati che, per portare a termine il piano, sarebbero giunti a costringere il concorrente meritevole a ritirarsi consentendo la proclamazione del candidato predesignato."Pacta servanda sunt". I patti vanno rispettati, così in una intercettazione telefonica i due arrestati avrebbero concordato circa la necessità che il candidato, potenziale vincitore del concorso, dovesse rispettare i patti, ovvero ritirarsi, dietro la promessa di una sua successiva sistemazione in altra procedura concorsuale per ricercatore. L'indagine e' scaturita da una denuncia per una falsa fattura utilizzata presso il Dipartimento, dove operava uno dei destinatari delle misure cautelari e ha consentito di accertare l'appropriazione di somme da parte di quest'ultimo dalla gestione del "fondo economale" del Dipartimento con il concorso di un dipendente della medesima facolta'.
www.repubblica.it – 01 ottobre 2013
“Scuola, la piaga degli abbandoni: ogni anno 700mila ragazzi lasciano”
░ La onlus Intervita, la Fondazione Giovanni Agnelli e l'associazione Bruno Trentin della Cgil indagheranno l'impatto economico e sociale del fenomeno della dispersione scolastica
Ogni anno circa 700 mila ragazzi lasciano gli studi. Due studenti su dieci non tornano tra i banchi o, se lo fanno, studiano talmente poco da non avere alcuna possibilità di superare l'anno. Partirà da questo dato la ricerca sulla dispersione scolastica condotta dalla onlus Intervita, con l'associazione Bruno Trentin della Cgil e la Fondazione Giovanni Agnelli. Lo studio, che inizierà il prossimo mese, si propone di indagare a fondo l'impatto economico e sociale del fenomeno, di identificare la tipologia e il numero dei ragazzi che abbandonano i banchi di scuola. E soprattutto di proporre soluzioni per contrastarlo. Le aree di riferimento sono le province di Milano, Roma, Napoli e Palermo. Il fenomeno dell'abbandono degli studi è stato approfondito da Istat ed Eurostat. I numeri parlano chiaro: il 17,6% dei ragazzi lasciano la scuola. Anche in questa classifica l'Italia è ultima tra i Paesi europei. Nel Vecchio continente in media l'abbandono è al 14,1%. Nei Paesi di pari sviluppo socio-economico la media è molto più bassa: in Germania si attesta al 10,5%, in Francia all'11,6%, nel Regno Unito al 13,5%. Un gap evidente, che diventa preoccupante se si considerano solo i dati del Sud Italia: il 22,3% dei ragazzi abbandona gli studi, mentre al Centro-Nord siamo intorno al 16%. Rispetto al 2000, quando erano il 25,3%, gli abbandoni sono diminuiti. L'obiettivo è raggiungere il 10% fissato dalla strategia Europa 2020.
www.tuttoscuola.com – 01 ottobre 2013
“Bullismo: Miur condannato per omessa vigilanza”
░ Pesante decisione a carico del Ministero della pubblica istruzione in tema di bullismo e danni subiti di un alunno a causa delle percosse subite dai compagni. Il danno subito dal giovane, che aveva 13 anni all’epoca dei fatti, è stato liquidato nella complessiva somma rivalutata ad oggi di 125.000 euro, oltre alle spese di lite ed interessi.
A segnalarla Giovanni D'Agata, presidente e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che ne sottolinea la rilevanza alla luce del fatto che si tratta di un fenomeno ancora troppo sottovalutato all’interno delle scuole, ma che forse con sentenze di questa portata potrà il personale docente e non docente ad una maggiore vigilanza e prevenzione. Con la sentenza 8081/2013 il Tribunale di Milano ha infatti stabilito che il Ministero deve risarcire i danni patiti dall’alunno vittima di episodi di bullismo tenuti da altri allievi dell’Istituto scolastico, consistiti in aggressioni fisiche. Per il tribunale la condotta omissiva del personale docente configura una “culpa in vigilando”: per superare la presunzione di responsabilità ex art. 2048 c.c., non è sufficiente la sola dimostrazione di non essere stati in grado di effettuare un intervento correttivo o repressivo, ma è necessario anche dimostrare di aver adottato, in via preventiva, tutte le misure disciplinari o organizzative idonee ad evitare il sorgere di situazioni pericolose. La sentenza afferma che “in tema di responsabilità dell’amministrazione scolastica ex l. n. 312 del 1980, art. 61, sul danneggiato incombe l'onere di provare soltanto che il danno è stato cagionato al minore durante il tempo in cui lo stesso era sottoposto alla vigilanza del personale scolastico; il che è sufficiente a rendere operante la presunzione di colpa per inosservanza dell'obbligo di sorveglianza, mentre spetta all'amministrazione scolastica dimostrare di aver esercitato la sorveglianza sugli allievi con diligenza idonea ad impedire il fatto”. Spetta al magistrato, una volta stabilita la responsabilità della scuola per i danni non patrimoniali subiti dallo studente, procedere a un'adeguata personalizzazione della liquidazione del danno biologico, valutando nella loro effettiva consistenza le sofferenze fisiche e psichiche patite dal soggetto leso, onde pervenire al ristoro del danno nella sua interezza. Nella fattispecie il Tribunale ha accertato che il ragazzo, divenuto nel frattempo maggiorenne, ha subìto l’insorgenza di una grave sindrome psichica: dalla malattia suddetta è derivato un danno biologico permanente nella misura del 20%, ed un danno biologico temporaneo protrattosi per diciotto mesi.
http://www.tuttoscuola.it – 03 ottobre 2013
“Studenti italiani meno internazionali dei coetanei Ue”
░ Presentata a Torino la ricerca “Generazione I…n Europa” edizione 2013 dell’Osservatorio nazionale sull’internazionalizzazione delle scuole e la mobilità studentesca, promosso da Fondazione Intercultura e Fondazione Telecom Italia (dati elaborati da Ipsos).
Dal rapporto emergono le tante difficoltà della scuola italiana nel necessario processo di internazionalizzazione. Rimangono infatti pochi gli istituti italiani che attivano almeno un’iniziativa di questo genere durante l’anno scolastico (il 53%, mentre in Germania sono il 97%); nonostante questo, vi è tuttavia una nota positiva su cui riflettere: la metà delle scuole italiane che sviluppano attività coinvolge infatti percentualmente più studenti che gli altri Paesi, ad eccezione della Germania. Tra gli interventi più immediati vi sono quelli derivanti dall’utilizzo delle nuove tecnologie che, dati alla mano, favoriscono gli istituti italiani ad intraprendere un percorso internazionale (tra le scuole italiane già attive, il 34% ha fatto ricorso alla tecnologia). Dalla ricerca emerge anche e soprattutto come via sia tanta voglia di internazionalizzazione … Da questo atteggiamento discende il giudizio complessivo sull’internazionalizzazione delle scuole molto più negativo da parte degli studenti italiani (56% degli intervistati dà voto insufficiente) rispetto alle opinioni degli studenti degli altri Paesi. In maniera trasversale su tutti i Paesi, la mobilità individuale è però apprezzata da tutti gli attori: studenti (soprattutto noi italiani con il 67%), i docenti, i presidi, i genitori; ad esempio, è favorevole il 58% degli insegnanti italiani, stessa percentuale per quelli francesi, 61% per i tedeschi e i polacchi, 64% per quelli spagnoli, 54% per quelli svedesi. Stando ai calcoli realizzati nell’indagine, un punteggio ben sotto la media europea (31,9) è quello che riescono ad ottenere i nostri studenti nell’indice di apertura all’estero (27,5).
http://interdependence.eu – 04 ottobre 2013
“Per un’economia al servizio della vita”
░ Riportiamo l’Editoriale del periodico telematico Interdipendence. Radici dell’Umanità (Newsletter n° 90); apre uno spazio su internet.
La crisi economica in corso ha profonde radici culturali e spirituali: è l’esito degli indirizzi risultati dominanti in epoca moderna. Se ne potrà davvero uscire attraverso una svolta di tipo morale, un rinnovamento nella visione stessa dell’uomo: una svolta a cui tutte le culture, che ormai fittamente interagiscono nello spazio sociale, debbono contribuire. Questo era il senso del convegno svoltosi il 13 ottobre 2012 a Torino alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, la città dell’aiuto a chi soffre che si trova nel cuore del capoluogo subalpino, meglio nota come Cottolengo…. Molto esplicito era il titolo del convegno: L’AVERE E L’ESSERE. PER UN’ECONOMIA AL SERVIZIO DELLA VITA. Voleva dire che gli assetti economici da lungo tempo vigenti contengono una fondamentale distorsione, dovuta in ultimo a un predominio dell’Avere svincolato dall’Essere. All’Essere bisogna invece tornare, per ricostruire un’economia a cui l’uomo d’oggi possa nuovamente guardare con fiducia. Annunciando quel convegno decidemmo di collegarci simbolicamente a due date: il 2 e il 4 ottobre, rispettivamente ricorrenza della nascita del Mahatma Gandhi e giorno dedicato a San Francesco. Del primo dicevamo che, guidando l’India a ritrovare, nel confronto con la Modernità, le sue radici spirituali, “non a caso per far ciò compì una scelta di povertà volontaria, rendendosi ultimo tra gli ultimi, affinché nessun privilegio indebolisse l’autorevolezza di una guida fondata sulla forza della Verità. Una forza a cui gli uomini sanno obbedire più che a ogni esteriore costrizione, perché comunica direttamente al loro cuore”. Il secondo ci appariva “colui che, all’epoca in cui la Modernità muoveva i primi passi, già con tutti i segni della sua orgogliosa opulenza, scoprì nella povertà volontaria la via per ritrovare, nell’imitazione di Cristo, un senso della vita più ricco di ogni ricchezza e più forte di ogni potere”. Un anno dopo, è ancor più chiaro che intorno all’economia si decidono questioni antropologiche. Una società mondiale formatasi attraverso un processo dapprima scandito nell’ordine dei secoli, poi con ritmo sempre più accelerato e infine oggi vorticoso, richiede un assetto in cui l’immensa dotazione di mezzi di cui dispone non travolga né mortifichi l’umanità che la popola. Parlare di economia vuol dire infatti parlare delle ferite ancora e forse più che mai aperte dell’ingiustizia, ma anche di condizioni di vita inautentiche e delle forme di sofferenza che esse generano. Vuol dire parlare della miseria in cui parte dell’umanità tuttora versa, ma insieme di un benessere che sta implodendo, della mancanza di futuro che si annida dentro l’opulenza. Per questo, intorno all’economia e a tutto ciò che essa implica… decidiamo di aprire su internet uno spazio di confronto permanente, di cui proponiamo la condivisione a tutti quanti siano animati dai nostri stessi intenti, nello spirito della pluralità delle culture e delle fedi a cui rendiamo testimonianza: lo spirito, per capirci, di Assisi. Diamo avvio all’iniziativa, pubblicando innanzitutto le videoregistrazioni del convegno, oggi 4 ottobre. Poiché i simboli valgono più di qualsiasi discorso, riempie il cuore di speranza il fatto che colui che ha assunto la guida terrena della Chiesa Cattolica porti il nome di Francesco, e che oggi, nel giorno di San Francesco, si sia recato pellegrino ad Assisi. È decisamente un buon giorno per iniziare.