Pubblichiamo alcuni articoli sulla richiesta ANIEF al CdM di raddoppiare il numero di immissioni in ruolo, visti gli oltre 100mila posti liberi.
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Qoop: Scuola, Anief: centomila posti liberi, serve raddoppiare le assunzioni
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Italpress: scuola, Anief-Confedir "100 mila posti liberi, CdM raddoppi assunzioni"
ROMA (ITALPRESS) - "Dopo il concorso a cattedra, anche il piano triennale di immissioni in ruolo che l'amministrazione scolastica si appresta a varare attraverso il Consiglio dei Ministri ha alte possibilita' di rivelarsi un flop: sia perche' il numero di docenti e Ata da assumere (44 mila) corrisponde a meno della meta' dei posti effettivamente liberi nel prossimo triennio (oltre 100mila), sia perche' ad oggi non e' prevista alcuna misura di accompagnamento necessaria a garantire un vero ricambio generazionale tra gli insegnanti". Lo afferma in una nota Anief-Confedir, ricordando che "gia' in passato abbiamo assistito a programmi di assunzioni poi clamorosamente naufragati. Come quello del 2006, deciso dal Governo Prodi, con solo una parte dei 150 mila docenti e Ata stabiliti che hanno trovato un posto stabile nella scuola per colpa delle intransigenze dei governi successivi - sottolinea il sindacato -. Assieme alle assunzioni, da aumentare, bisogna quindi permettere di collocare in pensione il personale ultra 60enne con almeno 36 anni di contributi. Che non puo' attendere ancora cinque anni per andarsene. Gia' il raffronto tra coloro che hanno lasciato un anno fa e quelli che andranno via domani, 1° settembre, a seguito dell'entrata in vigore della riforma Fornero, e' significativo: a Campobasso nel 2012 sono andati in pensione 113 docenti e Ata; quest'anno saranno appena 34. A Terni lo scorso anno hanno lasciato la scuola in 93; ora se ne andranno solo in 22. Un ultimo esempio: a Salerno gli ultimi pensionati sono stati 676; domani lasceranno il servizio in 201".
"Per rendere efficace il piano di immissioni in ruolo in approvazione probabilmente nel CdM del 9 settembre - sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - occorre prima di tutto favorire il pensionamento del personale con oltre 60 anni di eta' e 35 di contributi, catalogato come 'Quota96', ottusamente costretto a rimanere in servizio per via della riforma Fornero. Occorre poi agire sul tempo scuola, tornando alle ore di offerta formativa precedenti alla Legge 133 del 2008 voluta dai ministri Tremonti e Gelmini, e portare l'obbligo formativo a 18 anni".
"Ma anche riabilitare - continua Pacifico - il DPR 233/1998 sul dimensionamento 'ottimale', oltre che rispettare la sentenza della Consulta 147/2012, liberando dagli accorpamenti oltre 2 mila scuole primarie e secondarie di primo grado, oggi dirette da dirigenti scolastici costretti a dividersi anche su tre-quattro istituti e a gestire oltre 400 dipendenti. Gia' agendo su questi fronti, si recupererebbero una parte dei 200mila posti tagliati negli ultimi sei anni, garantendo cosi' ai vincitori di concorso di essere immessi in ruolo su quei posti liberi che in questi giorni in molte province sono risultati spariti. Ma anche di introdurre nella scuola finalmente del personale giovane, anziche' il 60% dei nuovi assunti con oltre 50 anni". Complessivamente quest'anno andranno in pensione 10.860 docenti e 3.662 tra amministrativi, tecnici ed ausiliari: si tratta di appena 14.522 lavoratori, un numero che corrisponde alla meta' di quelli del 2102: lo scorso anno furono 27.754, suddivisi tra 21.114 docenti e 5.338 Ata (a cui si aggiunsero 35 del personale educativo, 207 insegnanti di religione cattolica e 1.060 dirigenti scolastici). Ma il dato odierno diventa ancora piu' clamoroso se si va a raffrontare con le cessazioni dal servizio di qualche anno prima. Come nel 2007, quando lasciarono oltre 35 mila.
"E' evidente che la scuola italiana doveva assorbire la riforma Fornero in modo diverso. Il nostro Paese, infatti, annovera gia' da tempo i docenti piu' vecchi dell'area Ocse, con l'eta' media attorno ai 50 anni - sottolinea Anief-Confedir -. E manda in ruolo la maggior parte dei precari sempre a quella eta'. Ora, con le nuove norme che obbligano ad andare in quiescenza non prima dei 65-67 anni, ci ritroveremo con un numero altissimo di insegnanti stanchi e demotivati, costretti a trasmettere conoscenze a classi-pollaio di 30 e piu' alunni".
"Sarebbe stato sicuramente piu' opportuno - continua Pacifico - dare la possibilita' a chi ha svolto 25 anni di insegnamento di rimanere nella scuola con il ruolo di tutor dei giovani docenti: una modalita' gia' adottata in diversi Paesi. Perche' non grava sulla previdenza, da' impulso alla didattica, migliorando la formazione delle nuove leve, e favorisce il turn over". "Una volta adottate misure ad hoc per la scuola, il Miur farebbe bene anche a rivedere i conti sulle assunzioni da attuare nel triennio 2014-2016. In questo momento, infatti, vi sono oltre 14mila cattedre rimaste libere - conclude l'Anief-Confedir -. A cui vanno aggiunti 37mila posti di sostegno e circa 25 mila tra amministrativi, tecnici ed ausiliari. Considerando un minimo di altri 25mila pensionamenti nel prossimo biennio, si superano i 100mila posti. Perche', invece, il Miur si appresta a prevederne appena 44mila?".
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