Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 8 dicembre 2013

 www.latecnicadellascuola.it – 01 dicembre 2013

"Le compresenze verranno ripristinate"

░ Lo avevano annunciato Puglisi e Carrozza in campagna elettorale, poi non se n'è fatto nulla. Come nulla si è fatto sui "quota 96", sul biennio unitario e su tante altre cose. Vedremo se almeno verrà aumentata la quota per il funzionamento ordinario delle scuole. DiReginaldo Palermo.

Di tanto in tanto può essere utile mettere a confronto la dura “realtà effettuale” con le reboanti dichiarazioni di principio fatte da candidati al Parlamento in campagna elettorale o da neo-ministri nei primi giorni di incarico. Il 21 febbraio, per esempio, Francesca Puglisi e Maria Chara Carrozza, candidate per il PD al Senato e alla Camera, annunciavano senza timori: “Nella scuola primaria vogliamo rimettere in vetrina i gioielli di famiglia del sistema scolastico italiano: tempo pieno e modulo a 30 ore con le compresenze, mentre per la scuola media, punto critico per l'abbandono scolastico, dobbiamo reclutare una leva di insegnanti specializzati per preadolescenza e adolescenza, e allungare il “tempo scuola” (scuole aperte anche al pomeriggio con sport, tecnologia, studio in gruppo, laboratori, classe aperte ecc)”. Si badi bene che non si usavano né il condizionale né termini o incisi come “forse”, “se riusciremo”, “abbiamo intenzione di”…. La realtà, purtroppo, è sotto gli occhi di tutti: le compresenze nella scuola primaria sono ormai un lontanissimo ricordo e l’allungamento del tempo scuola è di là da venire. Quanto all’apertura delle scuole “fulltime” è meglio sorvolare... E che dire di questa dichiarazione? “Per il ciclo superiore, il Pd propone un primo biennio unitario, così che la scelta a quale scuola iscriversi non sia fatta in 3ª media, troppo presto, ma maturi dopo i primi due anni della secondaria”. Come si concilia con l’idea di portare a 4 anni il secondo ciclo di istruzione?....

 

l’Unità – 01 dicembre 2013

“Se la scuola non guarda lontano”

░ Di Benedetto Vertecchi. La ministro Carrozza lo avrà letto ? Ci conforta che abbia di recente chiesto collaborazione al prof.Vertecchi

 Ormai da troppo tempo, i provvedimenti che riguardano la scuola non sono il risultato di un confronto che coinvolga le forze politiche e quelle sociali interessate al miglioramento dell’istruzione, ma sono inseriti, come nel caso della legge di stabilità appena varata, in una sorta di omnibus legislativo. Non si possono determinare alla spicciolata nuovi traguardi per l’educazione, i cui effetti non si limitino a qualche aggiustamento nei conti, ma possano riscontrarsi quando i bambini e i ragazzi che ora frequentano le scuole avranno finito il loro percorso sequenziale di studio.La contraddizione che non si fa niente per risolvere è quella che oppone la rapidità dei cambiamenti che si verificano nella vita sociale e nella conoscenza con la necessità di estendere nel tempo la progettualitàeducativaLe scarse indicazioni a carattere prospettico che si ricavano dal dibattito politico e dagli interventi dell’opinione pubblica indicano una sostanziale insensibilità nei confronti della tradizione culturale italiana ed europea, che si aggiunge ad atteggiamenti subalterni nei confronti di scelte culturali che rispondono a interessi di mercato, senza tener conto di fenomeni evolutivi che non è difficile ipotizzare si manifestino nel medio e nel lungo periodo. Quando si enfatizza l’importanza dell’apprendimento dell’inglese e dell’informatica si accetta una linea di modernizzazione schiacciata sul momento. Non ci si chiede, per esempio, quale potrà essere nei prossimi anni il quadro della comunicazione linguistica nel mondo … Né ci s’interroga sulle conseguenze che potranno derivare da un uso fondamentalmente consumistico di apparecchiature digitali. Eppure, basterebbe osservare le abitudini e il comportamento di bambini e ragazzi per trovarsi di fronte a problemi che, quanto meno, richiederebbero una riflessione approfondita. Nelle scuole la mancanza di scelte e la subalternità al mercato (peraltro incoraggiate dalle politiche dei governi che dall’inizio del secolo si sono succeduti alla guida del Paese) hanno portato a una progressiva riduzione della capacità di bambini e ragazzi di operare con le cose, trasformandole secondo un progetto tramite azioni coordinate e coerenti. Sono state rapidamente abbandonate attività la cui presenza qualificava l’attività didattica, per il fatto che costituiva la congiunzione necessaria tra l’acquisizione di conoscenze slegate e la loro composizione in un quadro funzionale. Si trattava delle attività di laboratorio, nelle quali era possibile superare la scissione tra il pensare e il fare, tra la mente e le mani. Anche le scuole che disponevano di gabinetti e laboratori per le dimostrazioni scientifiche e per l’osservazione naturalistica, e che avevano nel tempo raccolto collezioni importanti di campioni minerali e biologici, hanno lasciato disperdere tale patrimonio, destinando le risorse a disposizione all’acquisto di materiale digitale. Non starò qui a ricordare altre scelte ugualmente distruttive: quante sono oggi le scuole che dispongono di un teatro, di una sala da musica, di una biblioteca? . Da qualche tempo nella stampa internazionale, sia quella specializzata, sia quella d’informazione, si legge di progetti centrati su strumentazioni tecnologiche che sono stati interrotti per gli effetti negativi che stavano producendo o, addirittura, si apprende che in alcune università americane nei luoghi di studio sono state eliminate le connessioni allarete. Un fatto è certo: nei laboratori che abbiamo evocato si acquisiva autonomia e si stabilivano rapporti positivi con la natura, mentre la realtà simulata nella quale oggi gli allievi sono immersi, se considerata come un’alternativa, produce l’effetto contrario.

 

latecnicadellascuola.it – 02 dicembre 2013

Corsi di specializzazione sostegno, tempi lunghi: finiranno ad aprile 2015 !

░ Valutazioni preoccupate di Alessandro Giuliani circa la tempistica di realizzazione dei corsi. Intanto il Miur continua a non pronunciarsi sulla validità del diploma magistrale conseguito prima dell’a.s. 2001/02.

I corsi per acquisire la specializzazione sul sostegno prenderanno il via nella prossima primavera e termineranno solo un anno dopo: nel 2015 inoltrato. La tempistica, piuttosto lunga, si evince scorrendo le FAQ pubblicate in questi giorni dalle varie università organizzatrici dei corsi specializzanti nell’insegnamento ai ragazzi disabili o con problemi diapprendimento. L’Università di Firenzecomunica che “i corsi inizieranno nel mese di maggio ….prevede di ultimare tutte le ore di docenza, di laboratorio e di TIC a settembre, mentre le ore di tirocinio diretto e indiretto termineranno nei mesi successivi. Si ipotizza la conclusione del Corso con discussione della prova finale entro aprile 2015”. Pertanto, coloro che al termine del corso acquisiranno la specializzazione potranno chiedere di essere inseriti in coda alle graduatorie d’istituto, liste speciali per il sostegno, solo a partire dall’anno scolastico 2015/16. Per la collocazione, invece, sempre in fondo, alle graduatorie ad esaurimento dovranno aspettare la primavera del 2017.Vale la pena ricordare che l’accesso ai corsi è subordinato al superamento di una serie di prove selettive di accesso (scadenze e modalità cambiano da ateneo ad ateneo): le prove di accesso consistono in un test preliminare, una prova scritta ed una prova orale. Oltre ad una valutazione di titoli professionali ed accademiciIntanto, il ministero dell’Istruzione continua a mantenere l’incertezza sulla validità di accesso ai corsi per chi ha conseguito il diploma magistrale prima dell’a.s. 2001/02. … L’Anief ha messo le mani avanti sostenendo che “risulta davvero paradossale che al Ministero dell'Istruzione non siano bastati due mesi di tempo per poter dirimere le incertezze sulla valenza abilitante del diploma magistrale conseguito prima dell’a.s. 2001/2002”. Pertanto, il sindacato invita il personale in possesso del suddetto titolo a presentare regolare domanda di partecipazione ai corsi di sostegno agli alunni con disabilità, in procinto di essere attivati sulla base del D.M. 706/13 con cui il Miur ha autorizzato le Università incaricate ad organizzare nell’anno accademico 2013/2014 i percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione. Inoltre l’Anief ribadisce, che nel caso Viale Trastevere dovesse negare la validità del titolo, avvierà ricorso presso gli organi competenti.

 

corrieredellasera.it – 03 dicembre 2013

" Sorpresa, la scuola italiana migliora"

░ La scuola italiana è in ritardo ma recupersui valori medi che i 65 Paesi dell’Ocse fanno registrare ai test PISA. Stefano Montefioriintervista il coordinatore del programma PISA.

Bocciati e promossi non sono gli allievi, ma i governi. Da quando l’Ocse ha introdotto i test PISA (Program for International StudentAssessment), nel 2001, ogni tre anni i risultati sono attesi con fiducia dai Paesi asiatici e scandinavi (quelli con i migliori sistemi educativi al mondo) e con apprensione da Usa e resto d’Europa, spesso in ritardo. Oggi verranno resi noti i dati relativi alla ricerca condotta nel 2012 per valutare le capacità di 510 mila quindicenni di 65 PaesiCinquantenne, tedesco, statistico di formazione, Schleicher è il coordinatore del programma PISA, e consulente del colosso editoriale ed educativo Pearson (partner dell’Ocse), con il quale ha sviluppato il concetto di efficacy frameworkdell’apprendimento: di un sistema scolastico si valutano non gli stanziamenti, le risorse, i fondi, ma le capacità — e non solo i saperi — che realmente riesce a trasmettere ai ragazzi.

DOMANDA. Qual è la particolarità della situazione italiana?

«Resistono molte differenze nelle performance tra Nord e Sud, ma io trovo il comportamento dell’Italia davvero incoraggiante. I primi risultati dei test Pisa erano deludenti, e non solo quanto al divario tra Settentrione e Mezzogiorno. L’Italia ha attraversato tempi difficili, molte risorse sono state tagliate, eppure è stata capace dimigliorare.

DOMANDA. Che cosa possiamo imparare da Paesi come Cina, Giappone, Corea del Sud, che sono in cima alla classifica?

«In Asia ogni genitore, ogni nonno investe nei suoi bambini, vuole che i figli e nipoti abbiamo successo. E ogni insegnante pretende il massimo da tutti, nessuno è lasciato indietro Torniamo all’Italia: nel primo test PISA, mediocre. Da allora, rapidomiglioramento.

DOMANDA. Quale consiglio dà ai Paesi europei in marcia ma ancora indietro, come l’Italia?

«La scuola non può più essere una specie di lotteria... Una grande ruota della fortuna che ha il compito di tirare fuori dal mucchio i più dotati. Dobbiamo pensare a migliorare i risultati di tutti. Pretendere successi straordinari da alunni ordinari».

 

www.orizzontescuola.it – 03 dicembre 2013

"Dati OCSE-Pisa 2012. Miglioramenti, di chi il merito? Resta un importante divario tra Nord e Sud. Si migliora nonostante i tagli"

░ Alcuni commenti (Orizzonte Scuola, Forza Italia; Gilda, Cisl, Anief) sui risultati dei test PISA 2012.

A noi la relazione"tagli = miglioramenti" non ci convince, e di conseguenza non ci convincono le argomentazioni del Presidente OCSESchleicher che ha posto alla base dei migliori risultati la "razionalizzazione" delle risorse, cioè i tagli. Se così fosse, ci chiediamo come è possibile che i miglioramenti non sono ugualmente distribuiti su tutto il territorio ?Salta subito all'occhio come il Meridione continui ad avere risultati sconfortanti, tali da far evidenziare ad un giornale come Repubblica che la Sicilia ha raggiunto risultati pari a quelli della Romania. Forse i tagli, che come sappiamo si sono concentrati soprattutto al Sud, tutto sto gran bene non ci pare abbiano fatto. E lo evidenzia bene la Gilda, quando il suo segretario afferma: “Rispetto al resto del Paese, il Sud sconta maggiormente la politica dei tagli e i risultati del rapporto Ocse-Pisa ne sono la dimostrazione scientifica. Invece di utilizzare risorse in progetti inutili, come accade troppo spesso con i fondi europei impiegati soprattutto al Sud, bisogna investire di più sugli insegnanti." L'assioma andrebbe dunque invertito, "si migliora nonostante i tagli". Ma non dovunque. Stessa lunghezza d'onda della Gilda, per l'ANIEF che denuncia l'abbandono del Sud con "tempo pieno quasi assente, tagli di risorse, mancanza di orientamento e di lotta alla dispersione". E ci fornisce la ricetta "Per cambiare il trend servono anche l’obbligo formativo fino a 18 anni e una seria riforma dell’apprendistato." “I dati Ocse-Pisa sul divario Nord-Sud ci amareggiano – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – ma purtroppo non ci sorprendono: questi numeri non fanno altro che certificare il gap di investimenti che lo Stato ha riservato alle regioni, abbandonando di fatto quelle meridionali. Per tutti vale quanto è accaduto in Sicilia nel 2012, dove la mancanza di risorse e di mense scolastiche ha fatto sì che il tempo pieno nella scuola primaria è stato attivato solo per il 3 per cento degli alunni. Mentre il tempo pieno in Lombardia è presente nel 90 per cento delle scuole primarie”. Il miglioramento c'è stato, anche se non eclatante come si vorrebbe far credere, e a qualcuno bisogna che il merito si assegni. Ci prova Elena Centemero, responsabile Forza Italia per la  scuola, "I dati Ocse rilevano che le competenze delle nostre studentesse e dei nostri studenti sono migliorate soprattutto in matematica e scienze, segno che la riforma del sistema scolastico Gelmini ha inciso positivamente sugli apprendimenti". Ed invita a puntare in quella direzioneAttenti, però, ammonisce Scrima della CISL. "Considerato che nel periodo preso in esame (2003-2012) si sono avvicendati quattro diversi governi  (il quinto, quello attuale, non entra ovviamente nella partita) va consigliata cautela a chiunque volesse intestarsi in esclusiva il merito politico di un miglioramento indubbiamente importante e significativa". "Se proprio se ne vuole indicare un artefice indiscutibile, - continua - questo è il lavoro che hanno svolto le nostre scuole, nonostante lo abbiano fatto in condizioni sempre più difficili e pesanti." Come dargli torto.Inoltre, tra il 2003 ed oggi ben 25 paesi hanno migliorato la loro prestazione,  altri 25 sono rimasti sostanzialmente stabili, mentre 14 l’hanno peggiorata. Dei paesi che hanno migliorato i risultati solo Islanda e Messico fanno compagnia all’Italia come unici paesi ad aver diminuito, in area OCSE, il proprio volume di spesa in istruzione (per noi l’8% in meno).

 

Il Messaggero – 04 dicembre 2013

" Studenti italiani più bravi, ma solo al Nord"

░ L’indagine Ocse: i nostri alunni sono migliorati in matematica e scienze ma rimangono sotto la media. Siamo trentaduesimi su sessantacinque Paesi OCSE. I risultati peggiori arrivano dal Mezzogiorno.

La ripresa c’è, almeno nella scuola. Le “pagelle” le dà l’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che valuta i progressi degli studenti ogni tre anni. E l’Italia, anche se si piazza attorno alla media come risultati complessivi nel mondo della scuola, è il Paese che dà i maggiori segnali di miglioramento. Con il merito aggiunto che questo avviene nonostante la nostra costante politica di tagli. Si chiama rapporto Pisa (Programme for InternationalStudent Assessment), vi hanno partecipato 65 nazioni, una macro area di paesi sviluppati e democratici aderenti all’Ocse: l’Italia è 32 ma come risultati complessivi. Sotto esame sono le competenze degli studenti quindicenni in matematica, lettura e scienze. I progressi: dal 2003 al 2012 i risultati ottenuti dai nostri ragazzi, stabili in lettura, nei test sono migliorati di 20 punti in matematica e di 18 in scienze. Quello che veramente preoccupa è l’Italia del doppio binario Nord-Sud. Inutile dirlo, è il settentrione che viaggia ad alta velocità. E ancora di più il Nord Est. Gli studenti di Trento, Friuli Venezia Giulia e Veneto sono tra i più bravi al mondo in matematica, con Shanghai e Singapore: in Asia la competizione in questa materia è fortissima. Dall’altra parte del Paese, i quindicenni siciliani e calabresi con la matematica sono nel fondo classifica I deludenti risultati del Sud, secondo il ministro Carrozza, obbligano a «guardare con più attenzione a queste aree, come abbiamo già iniziato a fare con il decretoIstruzione, con maggiori investimenti per la lotta alla dispersione scolastica nelle zone più a rischio».

 

larepubblica.it – 06 dicembre 2013

"Scuola, crollano i falsi miti “Classi pollaio e senza pc è qui che si impara di più”

░ Sorprese dal test Ocse-Pisa: meglio le scuole che usano intensivamente i libri meno le ITC. (di Salvo Intravaia)

L’OCSE promuove le classi-pollaio italiane e boccia il tablet che non serve a migliorare le performance degli alunni. Anche la presunta bravura delle ragazze rispetto ai compagni si scioglie di fronte all’evidenza dei numeri. Due giorni fa, l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) ha presentato i risultati del “Pisa” sulle competenze in Lettura, Matematica e Scienze degli adolescenti di 65 paesi. E, al di là del piccolo passo avanti dell’Italia rispetto al 2009, non mancano le sorprese. Crollano una serie di luoghi comuni di fronte ai dati forniti dall’istituto di Parigi. Il primo riguarda le cosiddette classi-pollaio. Incrociando i dati dei questionari sulle competenze con quelli compilati dai dirigenti scolastici, dai genitori e dagli stessi studenti sulle condizioni sociali e organizzative dei sistemi educativi, si scopre che le migliori performance si ottengono nelle scuole dove le aule sono più affollate: con 26/30 alunni per classe Anche il primato delle ragazze sui ragazzi viene messo in discussione dall’indagine. Ai voti più alti negli esami di terza media e di maturità delle ragazze non seguono analoghi exploit nei test del Pisa: in Lettura prevalgono le prime ma in Matematica e Scienze i ragazzi si rifanno. I migliori alunni sono nelle scuole pubbliche e non nelle private. Non solo. L’uso delle tecnologie per la didattica poi non sembra favorire l’apprendimento. Nelle scuole dove la maggior parte degli studenti usa internet durante le ore di lezione i risultati deludono le aspettative, laddove invece internet non si usa affatto o si usa col contagocce le cose vanno meglio. Stesso discorso per il tablet e gli e-book. «Anni fa la contea di Los Angeles — continua Vertecchi — ha messo in campo una forte informatizzazione delle scuole spendendo un miliardo di dollari. Poi si sono accorti chetablet e internet sono “armi di distrazione di massa” e hanno fatto marcia indietro ». Il trend si inverte se l’uso del computer e del web avviene per studiare a casa.

 

latecnicadella scuola.it – 07 dicembre 2013

47° Rapporto Censis: una società sciapa e infelice. Il capitolo "Processi formativi"

░ Il tema dell’istruzione, nel XXXXVII rapporto Censis Il sistema ha bisogno di istituzioni e politica. Il 21,7% della popolazione con più di 15 anni possiede la licenza elementare. Il 2% di 15-19enni, l'1,5% di 20-24enni, il 2,4% di 25-29enni e il 7,7% di 30-59enni non hanno mai conseguito un titolo di scuola secondaria di I grado. Nel 2011 alla fine del I anno aveva abbandonato gli studi l'11,4% degli studenti iscritti.

…Una società la nostra …più «sciapa»: senza fermento, circola troppa accidia, furbizia generalizzata, disabitudine al lavoro, immoralismo diffuso, crescente evasione fiscale, disinteresse per le tematiche di governo del sistema, passiva accettazione dellaimpressiva comunicazione di massa. E siamo «malcontenti», quasi infelici, perché viviamo un grande, inatteso ampliamento delle diseguaglianze sociali. … Le istituzioni sono autoreferenziali, avvitate su se stesse, condizionate dagli interessi delle categorie, avulse dalle dinamiche che dovrebbero regolare, pericolosamente politicizzate, con il conseguente declino della terzietà necessaria per gestire la dimensione intermedia fra potere e popolo… Nel confronto con l'estero, per loro il difetto più intollerabile dell'Italia è l'assenza di meritocrazia, denunciata dal 54,9%, poi il clientelismo e la bassa qualità delle classi dirigenti (per il 44,1%), la scarsa qualità dei servizi (28,7%), la ridotta attenzione per i giovani (28,2%), lo sperpero di denaro pubblico (27,4%)…. Il numero dei lavoratori (309.000, pari all'1,3% del totale) coincide con la metà di quello di Regno Unito (755.000) e Germania (670.000), ed è molto inferiore rispetto a Francia (556.000) e Spagna (409.000). Anche il valore aggiunto prodotto in Italia di 12 miliardi di euro (contro i 35 miliardi della Germania e i 26 miliardi della Francia) contribuisce solo per l'1,1% a quello totale del Paese (meno che negli altri Paesi europei). Mentre in Spagna (+14,7%), Francia (+9,2%), Germania (+4,8%) il valore aggiunto prodotto in ambito culturale è cresciuto significativamente tra il 2007 e il 2012, da noi l'incremento è stato molto debole, pari all'1%....Il 21,7% della popolazione italiana con più di 15 anni ancora oggi possiede al massimo la licenza elementare. Per quanto si tratti di un fenomeno concentrato nelle fasce d'età più anziane, un campanello d'allarme squilla per il 2% di 15-19enni, l'1,5% di 20-24enni, il 2,4% di 25-29enni e il 7,7% di 30-59enni che non hanno mai conseguito un titolo di scuola secondaria di primo grado. E anche per quel 56,2% di ultrasessantenni senza licenza media (23% tra gli occupati) i vantaggi di un "ritorno a scuola" sarebbero indiscutibili per il rafforzamento del loro kit di strumenti utili ad affrontare le sfide della complessità sociale. Inoltre, si è fermato alla licenza media il 43,1% dei 25-64enni… Il circuito vizioso tra bassi titoli di studio, problemi occupazionali e scarsa propensione all'ulteriore formazione è, infine, testimoniato: dalla significativa incidenza tra i giovani Neet di individui con al massimo la licenza media (43,7%); dalla marginale partecipazione complessiva della popolazione adulta ad attività formative, se in possesso della sola licenza elementare (0,8% del totale) o diploma di scuola secondaria di primo grado (1,9%). I percorsi triennali d'istruzione e formazione professionale costituiscono ormai una scelta concreta e sempre più perseguita al termine della scuola secondaria di primo grado. Degli appena 23.563 allievi dei primi corsi si è giunti ai 241.620 dell'anno formativo 2011/2012. Secondo l'indagine del Censis, numerose e diversificate sono le azioni intraprese dagli istituti professionali per incrementare il successo formativo degli iscritti ai percorsi triennali. Le azioni più diffuse sono quelle finalizzate a garantire il raccordo tra studio e lavoro, in primo luogo l'attivazione di stage (74,3%) o di percorsi in alternanza scuola/lavoro (72,9%). Un analogo livello di diffusione (72,2%) sembra caratterizzare la realizzazione di una didattica laboratoriale, seguita dalle attività di raccordo tra le competenze di base e le competenze professionalizzanti (64,6%).