www.orizzontescuola.it – 06 dicembre 2013
" Ritorna delega Governo su istruzione: riordino organi collegiali, semplificazione normativa. Salta carriera e reclutamento”
░ Cominciamo a prendere conoscenza di una questione che condizionerà, nel prossimoavvenire, i rapporti tra MIUR e lavoratori della Scuola.
Eccola riapparire la delega al Governo che inizialmente era apparsa come collegato alla Legge di Stabilità e della quale avevamo dato annuncio giorno 8 novembre 2013. Il testo era stato definito dal MIUR come superato, ed infatti eccolo riapparire nel decreto semplificazione, ma con modifiche. Riportiamol'articolo specifico e la parte della Relazione introduttiva specifica. Art. 2. (Delega al Governo in materia diistruzione, università e ricerca). 1. I decreti legislativi di cui all'art.1, contenenti disposizioni anche modificative della disciplina vigente, per il riordino, l'armonizzazione e il coordinamento delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di istruzione, università e ricerca, sono adottati sulla base dei princìpi e criteri direttivi di cui all'art. 1, comma 2, nonché dei seguenti princìpi e criteri direttivi specifici: a) organizzazione delle disposizioni vigenti alla data di adozione dei decreti legislativi medesimi per settori omogenei o per materie, secondo il contenuto precettivo di ciascuna di esse; b) coordinamento formale e sostanziale delle disposizioni vigenti, per garantire coerenza giuridica, logica e sistematica, nonché per assicurare il riordino e la semplificazione delle strutture, ivi compresi gli organi collegiali della scuola, e dei procedimenti; c) individuazione e indicazione delle previgenti disposizioni; d) semplificazione e riordino del regime dei controlli e delle valutazioni delle attività e dell'organizzazione delle università, ivi compresi gli organismi preposti, in conformità al principio di autonomia delle università medesime sancito dall'articolo 33 della Costituzione, attraverso la riduzione dei controlli e delle valutazioni di tipo preventivo e l'eliminazione di sovrapposizioni e duplicazioni di competenze, con esclusione delle norme in materia di contabilità.2.(omissis). 3. Dall'attuazione delle disposizioni di ciascun d.lgs di cui al presente art. non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
Dalla relazione introduttiva. L’art. 2 disciplina la delega al Governo per l’adozione, entro due anni, di decreti legislativi contenenti disposizioni anche modificative della disciplina vigente, per il riordino, l’armonizzazione e il coordinamento di tutte le norme legislative e regolamentari in materia di istruzione, università e ricerca. Vengono stabiliti i princìpi e criteri direttivi della delega: organizzazione delle disposizioni vigenti alla data di adozione dei decreti per settori omogenei o per materie, secondo il contenuto precettivo di ciascuna di esse; coordinamento, formale e sostanziale, delle disposizioni per garantire coerenza giuridica, logica e sistematica, nonché per assicurare il riordino e la semplificazione delle strutture, ivi compresi gli organi collegiali della scuola, e dei procedimenti; individuazione e indicazione delle previgenti disposizioni abrogate; semplificazione e riordino del regime dei controlli e delle valutazioni delle attività e dell’organizzazione delle università, ivi compresi gli organismi preposti, in conformità al principio di autonomia delle università medesime sancito dall’articolo 33 della Costituzione, attraverso la riduzione dei controlli e delle valutazioni di tipo preventivo e l’eliminazione di sovrapposizioni e duplicazioni di competenze, con esclusione delle norme in materia di contabilità. Il comma 2 rinvia alla procedura di adozione dei decreti legislativi disciplinata dall’articolo 1, comma 3, del disegno di legge. Il comma 3 reca disposizioni per l’invarianza finanziaria.
http://muraglia.wordpress.com – 07 dicembre 2013
"La sfida professionale delle occupazioni”
░ Una testimonianza. Riportiamo una riflessione del collega S.Vitellaro.
Ho partecipato al Collegio docenti del mio liceo che aveva un unico o.d.g. “determinazioni degli insegnanti in seguito all'occupazione dell'istituto da parte degli alunni”. Lo spettacolo è stato terribile, è uscito il peggio, anche da persone che ritengo ragionevoli e gentili. Nessun momento di riflessione, presupposto implicito: “noi siamo i buoni, loro i cattivi”. La punizione come catarsi: “quindici giorni di sospensione a tutti”. Le buone maniere inculcate a pugni in testa. Se sono stati pochi gli alunni attivi nell'occupazione, sono stati tanti quelli che hanno colto l'opportunità per scrollarsi di dosso un po' di giorni di scuola. Tuttavia in quel Collegio dei docenti nessuno ha posto domande fondamentali, elementari: perché gli alunni odiano la scuola così tanto? In quanto adulti e formatori, cosa possiamo fare? Siamo figli di una storia priva di rivoluzioni e ricca di tumulti. Si dava fuoco al palazzo delle imposte, si trucidava l'esattore, venivano impiccati i rivoltosi e tutto tornava come prima. Sia la rivolta che la repressione erano funzionali al sistema, consentivano di abbassare la pressione e continuare mantenendo lo stesso sistema di potere. Il nostro "sistema" di potere (sociale-politico-economico-culturale) nel tempo ha creato distanza e ostilità tra istituzioni e cittadino. Per conservare questo “sistema” autoritario occorre che le istituzioni non siano al servizio del cittadino e che il cittadino le veda come ostili e vessatorie. Il vandalismo che infesta le nostre strade altrimenti come si spiega? La scuola è la prima istituzione con cui i giovani vengono a contatto e subito viene a crearsi una contrapposizione così come sono contrapposti i banchi e la cattedra. L'ostilità, minima nella primaria, cresce via via che si sale nel livello degli studi e l'autonomia dei ragazzi. Le scuole superiori sono il terminale di questa contrapposizione. Parlo della contrapposizione che non scaturisce dalla fatica dell'apprendere, ma dalla mancata percezione del senso e dello scopo di quello che si fa. I ragazzi non percepiscono la scuola come il luogo della loro formazione, della loro realizzazione. Io, docente e cittadino, cosa posso fare? Io, per poco che sia, posso cambiare la mia scuola, anzi no, posso cambiare il mio modo di fare scuola, confrontandomi in modo non autoritario con i miei alunni. Dove autoritario non è la mancanza delle buone maniere o il contrario di permissivismo. Autoritario è partire da "io e il libro sappiamo, tu no", "ascolta quello che devi apprendere", "ripetimi quello che ti ho detto", "adesso manifesta le tue idee sull'argomento che io ho scelto per te". Bateson lo chiama "deuteroapprendimento". Io vorrei una scuola diversa. Democratica. Ho intrapreso questa professione negli anni Settanta quando la parola chiave che apriva un mondo diverso era “solidarietà”. Essere solidali era condividere con altri ciò che si aveva, disinteressatamente. Pensavo che avrei dovuto offrire agli altri quanto avevo appreso e maturato e ciò avrebbe reso migliore il mondo, pensavo che l’insegnamento fosse il modo più efficace e più diretto per creare un mondo futuro migliore. Pensavo che non si poteva cambiare veramente il mondo senza cambiare gli individui. Ho concepito quindi l’insegnamento come un dono di ciò che avevo. Ma via via che gli anni di insegnamento passavano, mi accorgevo che questo dono non passava ai giovani; a volte ero frustrato, a volte mi chiedevo perché approfondire e ampliare ciò che sapevo se poi questo veniva rifiutato. Poi ho capito. Non era tanto ciò che avevo ma ciò che ero che passava ai giovani, era l’esempio, era la mia umanità che veicolava il mio sapere, non c’era dono senza il donarsi, anzi il donarsi precedeva ontologicamente e gnoseologicamenteil donare. È stata una rivoluzione copernicana. Il dare si è trasformato in darsi. Ma a questo punto il donarsi era contemporaneamente un costruirsi. Essere e sapere erano un’unica cosa con il donarsi donando, con l’insegnamento. …
Il Messaggero – 08 dicembre 2013
" Apprendisti con la laurea, per battere la precarietà”
░ Un programma di formazione a ogni universitario under 25; questo è l’obbiettivo che Bruxelles indica al nostro governo.
Questa formula destinata agli universitari si chiama alto apprendistato, per distinguerlo da quello tradizionale. Ma il senso è o stesso: l’alternanza scuola-lavoro e la possibilità di una formazione che si realizza in un’azienda. È in questa direzione che vanno molte iniziative dei ministri del Lavoro, Giovannini, e dell’Istruzione, Carrozza. Quest’ultima l’ha anche inserito come principio generale nel recente decreto per scuola e università. L’apprendistato dovrebbe diventare l’arma per realizzare la Youth Guarantee, il piano per l’occupazione dei giovani della Ue; a partire da gennaio a ogni ragazzo sotto i 25 anni dovrà essere offerto una programma di formazione entro 4 mesi dal momento in cui lascia lostudio…. L’Università Roma Tre ha sottoscritto un accordo con la Regione Lazio e ha fatto 200 contratti di apprendistato di alta formazione per materie tecnico-scientifiche e ha organizzato recentemente una giornata di studio, nella quale ha messo insieme istituzioni ed esperti. Il ministero del Lavoro, attraverso il programma Fixo, sta pungolando le università e prevede contributi di 6.000 euro per ogni apprendista a tempo pieno e 4.000 per il part time. In atto ha in corso solo 278 contratti di alto apprendistati in 20 atenei.
www.corrieredellasera.it/ – 09 dicembre 2013
"Com’è difficile trovare una donna rettore”
░ Le laureate sono il 58%, le professoresse solo il 22%: la dispersione rosa; e un rettore donna è cosa rarissima. Sono dati che si leggono in una pubblicazione di Romana Frattinico-autrice con Paolo Rossi del Report sulle donne nell’università italiana (2012).
Un tubo che perde, ecco cosa sono le donne all’università: il 58 per cento dei laureati, il 52 per cento dei dottori di ricerca, il 45 per cento dei ricercatori, il 34 per cento dei professori associati, il 20 per cento degli ordinari. Un tubo che perde…. Su 100 donne iscritte all’università 22 raggiungono la laurea: nel caso dei maschi, solo 15 su 100 si laureano. Eppure, nonostante la «superiorità» delle donne nella fase della formazione, le docenti universitarie sono poco più di un terzo del totale: il 35 per cento… La difficoltà delle donne a raggiungere i più alti livelli di carriera non è certo un fenomeno circoscritto all’Italia, né tanto meno al mondo dell’Accademia. Le cause, anche in questo caso, sono diverse e articolate. A partire da una tendenza all’«autosegregazione», che spinge le donne a iscriversi in massa ai corsi di laurea umanistici (l’80 per cento) e ad autoescludersi da quelle scientifiche (31 per cento)… In Italia le donne sembrano meno «portate» anche per i ruoli dirigenziali, se su 78 rettori italiani solo 5 non sono maschi. Lida Viganoni, professore ordinario di Geografia e dal 2008 rettore all’Orientale di Napoli, è la decana di questo sparuto manipolo.
ItaliaOggi – 10 dicembre 2013
" Ora la sfida della rottamazione”
░ Alessandra Ricciardi prova a intravedere le novità possibili, nel comparto Scuola, con l’avvento dei renziani.
…Il neo segretario del Pd ieri ha comunicato la nuova segreteria: è Davide Faraone il responsabile welfare e scuola. Palermitano, capogruppo del Pd al consiglio comunale nel 2009, deputato regionale, si occupa di ambiente, Faraone oggi è deputato nazionale, componente della commissione lavoro pubblico. «Ora si cambia», ha detto Renzi in conferenza stampa. La mozione presentata per queste primarie indica come priorità il rafforzamento del prestigio sociale dei docenti, in caduta libera, il loro coinvolgimento nei processi di riforma, perché oggi «gli insegnanti sono stati sostanzialmente messi ai margini, anche dal nostro partito», che pure, dice Renzi, raccoglie consensi nella categoria (circa il 43% degli insegnanti vota democratico), «si tratta di un errore strategico, abbiamo fatto le riforme della scuola sulla testa di chi vive la scuola... il Pd che noi vogliamo costruire cambierà verso alla scuola italiana, partendo dagli insegnanti, togliendo alibi a chi si sente lasciato ai margini». Renzi ha annunciato, a partire dal prossimo gennaio, una grande campagna di ascolto che coinvolga «i docenti, gli assessori alla scuola del Pd, i ragazzi ...chiameremo il governo, il ministro, a confrontarsi sulle nostre proposte». Dei sindacati neanche l'ombra. Assenza che non stupisce viste le dichiarazioni rilasciate in campagna elettorale sul loro ruolo nei processi di riforma. Ieri l'invito: «Il sindacato deve cambiare con noi». Ancora più indicativo il programma che era stato presentato per le primarie del 2012, quelle perse contro Pierluigi Bersani: valutazione degli istituti sul modello di quella britannica (che lega i finanziamenti al rendimento); incentivi ai dirigenti scolastici basati sulle performance delle strutture; revisione complessiva della selezione dei docenti «basata sulle competenze specifiche e sull'effettiva capacità di insegnare», valutazione dei prof e premi ai migliori, sulla scorta del progetto «Valorizza», già sperimentato nel corso del 2010-2011. Capitoli incandescenti, soprattutto in un assenza di nuove risorse, che delineano un sistema profondamente diverso dall'attuale.
latecnicadellascuola.it – 11 dicembre 2013
"Programma annuale, è il solito rebus.”
░ Come sempre, le scuole non riescono a rispettare i tempi previsti dalle disposizioni in vigore perché il Ministero non comunica per tempo l'entità delle risorse a disposizione.Intanto attendiamo la Ministro alla prova dei numeri (finanziamento per le spese di funzionamento delle scuole). Di ReginaldoPalermo.
Per il Programma Annuale siamo alle solite: le disposizioni in vigore, contenute nel DI44/2001, prevedono che le istituzioni scolastiche debbano approvarlo entro il 15 dicembre, ma è da sempre che questa scadenza non viene rispettata soprattutto perché entro quella data il Ministero non è mai riuscito a comunicare alle scuole l’entità delle risorse disponibili per la redazione del documento contabile. E’ vero che le scuole potrebbero (e forse dovrebbero) approvare comunque il Programma facendo riferimento al solo avanzo di amministrazione (peraltro presunto, visto che a metà dicembre non si può neppure conoscere l’avanzo definitivo) ma è del tutto evidente che una simile procedura comporterebbe solo lavoro aggiuntivo per gli uffici e per gli stessi organici collegiali(giunta esecutiva e consiglio di istituto). Sta di fatto che a anche quest’anno la “regola” del rinvio sarà rigorosamente rispettata e quindi le scuole potranno adottare il Programma annuale entro il 15 febbraio. Dopo quella data il dirigente scolastico dovrebbe comunicare la situazione all’USR che, a sua volta, dovrebbe designare un commissario ad acta. Ma, negli ultimi anni, ci sono state deroghe anche su questa scadenza perentoria e in più di un caso le scuole hanno approvato il Programma anche nel mese di marzo e oltre. Il punto è che molto spesso le risorse disponibili per le scuole sono legate o a stanziamenti previsti nella legge finanziaria (ora detta di stabilità) o ad altri atti previsti da norme di legge o contrattuale. Per esempio l’entità dei (pochi) fondi ancora legati alla legge 440/97 sull’ampliamento dell’offerta formativa si conosce quasi sempre nelle ultime settimane dell’anno mentre i fondi contrattuali vengono definiti in accordo fra Ministero e sindacati. Peraltro quest’anno si sta verificando un ritardo poco comprensibile perché il Ministero sta legando la nota sul Programma 2014 alla definizione delle risorse del FIS e MOF, che però nulla hanno a che vedere con il documento contabile in quanto non sono più gestite all’interno del bilancio della scuola ma transitano esclusivamente attraverso il cosiddetto “cedolino unico”. Resta poi sempre irrisolto il gravissimo problema dei residui attivi delle scuole e cioè dei crediti che esse vantano nei confronti del Ministero (si parla di circa un miliardo di euro). Ogni volta che i sindacati chiedono di affrontare l’argomento, l’Amministrazione propone un ennesimo monitoraggio che senza però provvedere a restituire alle scuole le somme anticipate negli anni per il pagamento di compensi dovuti al personale. C’è comunque attesa sulla nota ministeriale perché molti sono curiosi di sapere se la “promessa” del ministro Carrozza di aumentare le risorse destinate alle spese di funzionamento verrà mantenuta o meno. Attualmente per questa voce le scuole ricevono mediamente 8 euro per alunno, il Ministro aveva annunciato che la somma andrebbe almeno triplicata. Poi, resasi conto della impossibilità di raggiungere questo obiettivo, ha parlato di un aumento del 15-20%. Vedremo se ci sarà almeno questo.
www.orizzontescuola.it - 12 dicembre 2013
"Marginalizzati i docenti di A051 e A052”
░ L’eterna sorte dei polli di Renzo. Una lettera inviata a Orizzonte Scuola, e indirizzata alla ministro Maria Chiara Carrozza.
Gent.ma Ministra Sig.ra Carrozza, siamo un gruppo di docenti abilitati nelle classi di insegnamento A051 e A052 (in sintesi lettere, latino e greco), che ormai da circa dieci anni lavorano nella scuola italiana su incarichi annuali o temporanei. Le scriviamo per segnalarle la inaccettabile marginalizzazione di cui siamo oggetto nell'assegnazione degli incarichi e nell'accesso al ruolo, a causa di una gravissima incoerenza nella normativa italiana sulle classi di insegnamento. Noi siamo gli insegnanti di lettere con l'abilitazione più ampia, eppure abbiamo sempre meno spazio per lavorare e occasione di essere stabilizzati, rispetto a colleghi con l'abilitazione inferiore. I termini della questione sono questi. In ambito letterario è stato possibile, per gli aspiranti docenti,conseguire differenti abilitazioni secondo il sistema cosiddetto 'a cascata'. Si va dall'abilitazione per la classe di concorso A043 (italiano, storia e geografia nella scuola media) a quella per la A050 (italiano egeostoria nella scuola superiore), alla A051 (italiano, geostoria e latino nella scuola superiore) e alla A052 (italiano, geostoria, latino e greco, sempre nella scuola superiore).Il conseguimento delle abilitazioni A051 e A052 era subordinato al conseguimento delle abilitazioni inferiori. Chi, dunque, è abilitato nelle classi A051 e A052 lo è necessariamente anche nelle classi A050 e A043. Non esiste alcuna specificità formativa delle classi A043 e A050, poiché esse sono incluse nelle abilitazioni superiori, che aggiungono alla geostoria e all'italiano, il latino e il greco. Tuttavia, nella scuola italiana, in tutte le scuole medie, negli istituti professionali e negli istituti tecnici sono utilizzate esclusivamente le classi di concorso A043 e A050. La motivazione sarebbe che nei curricoli di queste scuole non sono presenti le lingue classiche, dunque non sono richieste le abilitazioni A051 e A052. Paradossalmente, inoltre, la classe A050 viene ormai utilizzata anche nei licei, nei quali sono presenti lingue classiche. Sovente vengono affidate a questa abilitazione le ore di italiano e geostoria, ricorrendo alla A051 o A052 soltanto per le ore residue di latino. A causa di questo sistema le classi A051 e A052 risultano perennemente in sovrannumero. Eppure si tratta di insegnanti di lettere che aggiungono all'abilitazione ordinaria quella per il latino e il greco. Avendo conseguito un'abilitazione più ampia dovrebbero semmai avere più opportunità di lavoro. L'abilitazione per il latino e il greco non dovrebbe costituire un fattore di esclusione, poiché il possesso di quest'abilitazione non vincola il docente ad insegnare necessariamente le lingue classiche, ma semplicemente gliene dà facoltà.I docenti della A051 e della A052 possono, non debbono, insegnare le lingue classiche e dunque dovrebbero essere utilizzati al pari degli altri in tutti gli ordini di scuola e in tutti i corsi di studio…. Si tratta dunque di portare a compimento la revisione delle classi di insegnamento, sulla quale, da diversi anni, è in circolazione una bozza. Tale provvedimento deve essere adottato urgentemente, comunque prima della definizione del prossimo contingente per le immissioni in ruolo, altrimenti, qualunque sarà la portata numerica complessiva di tale contingente, i docenti A051 e A052 e cioè, lo sottolineiamo ancora una volta, i docenti di lettere più completi a disposizione della scuola italiana, ne resteranno soltanto marginalmente interessati se non del tutto esclusi.
Dazebao.org - 13 dicembre 2013
" Università la Sapienza. Proteste e scontri tra studenti e Polizia”
░ Momenti di tensione a Roma, alla Sapienza, in occasione della conferenza nazionale sulla biodiversità tenutasi nell'aula magna, in tema di green economy.
Un gruppo di studenti ha affisso striscioni e manifesti e ha fatto esplodere alcuni petardi, lanciato bottiglie e altri oggetti contro le forze dell'ordine schierate all'università. In centinaia si sono radunati fuori dall'aula magna e a un certo punto hanno scavalcato le transenne per cercare di forzare il blocco ed entrare. A quel punto sono state effettuate cariche di alleggerimento da parte della polizia per spingerli indietro. Due ragazzi sono stati fermati dalla Polizia e successivamente rilasciati intorno alle 13.00.Dopo gli scontri con le forze dell'ordine gli studenti della Sapienza si sono mossi in corteo dalla facoltà di Matematica a quella di Fisica urlando "Tutti liberi", facendo riferimento ai due fermati…. "Toglietevi i caschi con noi,così come hanno fatto davanti al movimento dei forconi, è davanti agli studenti che vi dovete togliere i caschi". … Successivamente intorno alle 13.00 è tornata la calma…. Concluso il corteo interno alla Sapienza, gli studenti universitari hanno tenuto una conferenza stampa-assemblea nel piazzale davanti a Fisica. Dal megafono le accuse degli studenti contro i politici che "oggi hanno usato la Sapienza come passerella e sono un governo illegittimo… In aula magna una studentessa durante il convegno ha preso la parola per accusare la politica di essere distante dalla realtà: "Sono tutte bellissime parole - ha detto la ragazza, alla quale è stato concesso di parlare modificando il programma degli interventi - ma c'è una frattura fra quello che avviene fuori e quello che si enuncia qua dentro. Tutti questi concetti non avranno uno sblocco concreto. La politica è lontana dalla realtà che ogni giorno viviamo e dal mercato del lavoro".
corrieredellasera.it - 14 dicembre 2013
"Carrozza: il mio Invalsi con il contributo di tutti”
░ Il ministro sfida i critici: voglio candidature di alto livello.
Presto sarà nominato il nuovo presidente dell’Invalsi. Lo dice il ministro Maria Chiara Carrozza al convegno organizzato da TreeLLLe e da Fondazione per la Scuola Compagnia di San Paolo alla Luiss sulle esperienze internazionali di valutazione dei sistemi scolastici. Sull’Invalsi non si torna indietro, insomma, non ci sono ripensamenti, c’è però, continua il ministro, la ferma intenzione di «lavorare con il coinvolgimento di tutti, della scuola e della società, per il potenziamento del sistema di valutazione… Quanto alle candidature per la presidenza dell’Invalsi, Carrozza assicura che sono «aperte a tutti, però voglio un profilo di alto livello, solo così diamo valore al sistema stesso»… Il Miur, dice ancora Carrozza, insieme con il governo elabora un sistema standard, pone gli obiettivi, ma non fa i test, non dice quando vanno fatti. «Io voglio un’agenzia di valutazione indipendente, che lavori in modo indipendente. Invece, il ministero deve fare altro, attuare il regolamento che esiste, scenderanno presto in campo i 59 ispettori, anche se a me non piace il termine ispettore, per me sono valutatori». Il sistema standard che l’Italia deve elaborare, spiega il ministro «dovrà valutare se le competenze degli studenti stanno progredendo, la valutazione deve essere uno strumento che ci consente di raggiungere tre obiettivi, cioè fare in modo che i giovani escano dal sistema della formazione nei tempi giusti, sapendo quello che vogliono fare e che cosa vanno a fare, e avendo la migliore preparazione possibile per quello che devono fare»…