www.scuolaoggi.org - 04/01/2014
“Il M.O.F. salva-scatti ovvero la fine della contrattazione?”
░ Una ricostruzione precisa e consequenziale. Di Pippo Frisone.
Ci risiamo. Il pasticcio era nell'aria prima di Natale, complici tutte le leggi che si sono accanite negli ultimi tre anni sul pubblico impiego. Il governo Letta, come il suo predecessore Monti non avevano messo in bilancio un solo euro a copertura degli automatismi di anzianità del personale della scuola. Mentre per la copertura del 2010 si era intervenuto con un apposito Decreto Interministeriale, per il 2011 col governo Monti si erano prelevati i fondi dalle risorse contrattuali destinale al MOF (Miglioramento dell'offerta formativa, di cui il Fondo d'Istituto è la parte più preponderante) con un'intesa apposita, siglata il 13.3.2013. La CGIL fu l'unica a non firmare quell'accordo, un pericoloso precedente ma che consentì comunque di pagare gli scatti di anzianità maturati nel 2011. Tuttavia rimaneva sullo sfondo il DL del 2010 voluto da Tremonti che bloccava i contratti nel P.I.e gli automatismi di anzianità fino al 31.12.2013, decreto poi ritoccato con la legge n.111 del 2011 che delegava a un apposito DPR la possibilità d'intervenire sui blocchi in atto. In assenza di tale regolamento il personale della scuola che aveva maturato nel corso del 2013 gli scatti d'anzianità maturati pur se con un anno di ritardo, stante la non validità del 2012, aveva percepito come diritto acquisito quanto dovuto o a gennaio 2013 o a settembre 2013. Col DPR n.122 del 4.9.2013 il governo Letta interviene disponendo la proroga a tutto il 2013 del blocco voluto da Tremonti, relativo ai contratti e agli automatismi stipendiali del personale della scuola. Con successiva nota NoiPa n.157 del 27.12.13 il Tesoro dava disposizione di restituire in comode rate mensili da €150 fino a concorrenza degli scatti percepiti legittimamente dai lavoratori. E tutto ciò a trattative sindacali ancora aperte con l'Aran e quel che è peggio è il carattere retroattivo delle norme, in aperta violazione dell'art.3 della L.212/00 sui diritti del contribuente. La cosa più sconvolgente è che in presenza di un accordo sulla copertura del 2012, il governo dovrebbe poi tornare a restituire il maltolto! Nelle intenzioni di NoiPa si parte con le trattenute dal mese di gennaio 2014, salvo improbabili ripensamenti da parte del Governo. Tutto si gioca ancora una volta attorno al MOF, perché è l'unico salvadanaio a portata di mano.
Vale a dire che i 350milioni che serviranno per coprire gli scatti del 2012, come è avvenuto per il 2011, è lì che si tenterà di prelevarli.
Con buona pace della contrattazione d'istituto che a quel punto risulterà, se non proprio azzerata, più che dimezzata…
www.larepubblica.it - 05/01/2014
“Lancio un referendum sul web; adesso diteci che scuola volete”
░ La Ministro Carrozza risponde a una intervista sulla Costituente della scuola. Aprirà un dibattito in tutto il Paese. E’ questo il compito dei ministri ? O, al contrario, sarebbe compito dei ministri presentare al Paese proposte di soluzione ai problemi e ottenere il consenso per esse ?
«Vorrei capire, confesso che su alcuni temi non so come gli italiani la pensino. La valutazione, per esempio. I genitori vogliono che le scuole frequentate dai loro figli siano valutate secondo standard internazionali? E con le scuole, gli insegnanti? O ritengono la valutazione una violazione della privacy, un metodo poco significativo? E l’autonomia scolastica è un bene, un’opportunità, un disastro? Da ministro ho le mie idee, ma se non capisco quelle del Paese non posso elaborare l’ultima riforma della riforma della riforma. Vorrei fare insieme agli italiani la grande e giusta riforma della scuola italiana.
Ci siamo messi al lavoro subito dopo Natale, in queste ore stiamo scegliendo i dieci temi cardine. Invieremo il questionario e chiunque, fino a maggio, potrà intervenire: risposte sul sito del ministero che resteranno anonime. A giugno renderemo pubblici i risultati, a settembre diremo quali indicazioni il ministero ha recepito… La scuola italiana è fortemente centralizzata, ma il funzionamento dei singoli istituti dipende dai singoli presidi. Se sono capaci, le loro scuole funzionano. È così, ma non saprei dire perché: le consultazioni mi aiuteranno».
Domanda. Ha letto che abbiamo gli adolescenti più pigri d’Europa? Ultimi in Europa per pratica sportiva. «Ho intenzione di dirottare fondi UE. So quanto serve, … sono stata una buona praticante: sci, tennis, basket».
Domanda. Perché le scuole italiane non sono quasi mai aperte il pomeriggio e in estate? «Sono molto favorevole all’apertura prolungata, ma il punto è il solito: trovare i soldi. Si può pensare ad aperture senza costi con affidamenti, per sport e cultura, a soggetti esterni».
Domanda. In Italia, e forse solo in Italia, si tengono aperte per 15 anni graduatorie per le classifiche degli insegnanti che devono entrare in cattedra. L’ex ministro Profumò annunciò pulizia di queste graduatorie: c’è chi si è sistemato altrove, chi non vuole più fare l’insegnante.
«Profumo aveva ragione ma il lavoro non si è fatto.Dobbiamo riprenderlo».
Domanda. Gli istituti tecnici superiori, gli Its riservati a chi ha un diploma tecnico e vuole aggiungere 2 anni di alta specializzazione, sono stati un successo: il 59 per dei diplomati ha trovato subito un lavoro.
«Vogliamo estenderli. Le autorizzazioni spettano alle Regioni ma penso che l’anno prossimo nasceranno una quindicina di Its, specie in Toscana e Lombardia. Gli istituti tecnici e professionali, superiori e no, riguardano il 40% degli studenti e durante il semestre europeo a guida italiana l’istruzione professionale sarà al centro del dibattito».
Domanda. Non c’è troppo poca storia dell’arte negli orari scolastici?
«Sì, e noi faremo un investimento sulla storia dell’arte …. I due semestri Ue, Grecia e poi Italia, rilanceranno la cultura umanistica».
Domanda. Alla fine che cosa manca alla scuola italiana? «La diffusione del digitale e un investimento su laboratori, biblioteche, palestre».
Domanda. L’università continua a perdere finanziamenti: 6,2 miliardi contro i 6,5 del 2012. «Sono tagli del governo Monti. Nel 2014 porteremo a casa 191 milioni e cambieremo il modo di distribuire le risorse. Finanziamento generale, premi, assunzioni vanno fatti a inizio a.a.».
Domanda. Il segretario del Pd, Renzi, sostiene che metà delle università italiane devono essere cancellate, servono solo ai baroni. «Io credo che non si debba cancellarne neppure una: oggi laureiamo pochi giovani. Agli atenei che usano male i soldi, fanno poca ricerca e non richiamano i professori migliori, il ministero deve togliere autonomia».
Domanda. Finanzierà ancora le università tematiche non statali? «Certo. Scienze gastronomiche di Pollenzo è stato un successo e vedrei con favore università tematiche destinate allo studio energetico e biomedicina»….
l’Unità - 06/01/2014
“La letterina alla Befana del ministro Carrozza”
░ Ancora sulla consultazione prospettata dalla ministro Carrozza.
Leggere l’ennesima intervista di un ministro della Istruzione con l’ennesima promessa di cambiamento affidata, pensate un po’, ad uno strumento democratico per eccellenza, il referendum, potrebbe sembrare aprire il cuore alla speranza… con l’ennesima mirabolante promessa. Una consultazione estesa a tutto il mondo per capire come la pensa il mondo sulla scuola ed i suoi bisogni. Maria Chiara Carrozza, ministro dell’istruzione, evidentemente non legge “Profumo di scuola”. E fin qua niente male perché non è obbligata a farlo… Nella intervista rilasciata a Corrado Zunino, in cui, con immenso candore se di quello si tratta, la Carrozza confessa:” Vorrei capire, confesso che su alcuni temi non so come gli italiani la pensino “Da ministro ho le mie idee, ma se non capisco quelle del paese non posso elaborare l’ultima riforma della riforma della riforma”. E no caro ministro. Perché i Profumi di scuola , gli articoli ad esempio di Vertecchi solo per citare l‘Unità, le tante rubriche e i “prodotti editoriali” simili, mica li scriviamo con la fantasia. Mica li scriviamo da Marte. Mica li scriviamo ignorando quello che le persone di scuola e coinvolte con la scuola dicono e pensano e fanno da tempo. Le lettere ai quotidiani, ancorché non inviate al Quirinale, ogni tanto, ma solo ogni tanto, dei guasti e dei problemi della scuola parlano. Nemmeno quindici giorni fa lei ha fatto una incursione pesante, da ministro, su l’autonomia didattica dei docenti (gli unici curiosamente assenti nell’intervista…) con la storia dei compiti a casa. Come le è stato giustamente rimproverato persino da miti pedagogisti poco inclini al dalli al Ministro lei può farci conoscere, sul tema, la sua opinione di privata cittadina ma non può dare una indicazione di quel genere alla faccia dell’art. 33 della Costituzione. Perché per fare le riforme servono i soldi ma per ridare credibilità alla scuola e a chi, quotidianamente, la fa non servono le interviste e le boutades a cui ci hanno abituato i suoi predecessori da Profumo alla Gelmini. … Oggi, dopo nemmeno quindici giorni e dopo aver sempre smentito di voler mettere mano a cambiamenti radicali per smantellare il disastro gelminiano, propone un referendum alla Grillo? Per sapere cosa? Che esistono le classi pollaio? …. Che nelle scuole,oltre alla Storia dell’Arte di cui parla nell’intervista, non si studia più il Diritto? Che nelle scuole non ci sono soldi e si fanno le riffe per pagare prima solo alcuni supplenti alla faccia dell’art. 36 della Costituzione? Che le graduatorie non sono esaurite e mai lo saranno se non si dà avvio ad una seria politica di assunzioni e di revisione degli organici? Che le “nuove classi di concorso” non lo sono ancora a quasi cinque anni dal riordino della Gelmini? Che i docenti non hanno più alcuna continuità didattica e quindi la relazione educativa è frammentata, spezzettata, ridotta a poltiglia? Che ci sono debiti che il MIUR non ha pagato e che mette a rischio prescrizione se uno non ha la forza, volontà e risorse per adire il giudice del lavoro e ripristinare così lo Stato di diritto?...Che cosa non sa e vuol sapere attraverso una consultazione che ha tutta l’aria di essere l’ennesima promessa da marinaio o l’ennesimo libro dei sogni …?
www.larepubblica.it - 06/01/2014
“Maestri con la valigia”
░ La grande stampa sembra accorgersi che l’esistenza dei 130 mila supplenti docenti della Scuola “è appesa a un filo”. Meglio tardi che mai
ma resta la sensazione che della scuola si parli a distanza di sicurezza.
Dicono che la loro è una vita ad ore, anzi una vita a punti. Graduatorie, classifiche, e il sogno di una cattedra che non arriva mai. Precari, supplenti, docenti a “cottimo” laureati e specializzati: nel grande bacino dell’incertezza sono il volto oscuro della scuola italiana, un esercito di migliaia di insegnanti malpagati, sfruttati, senza futuro… Precari con i capelli bianchi, precari da sempre, uno scandalo così grave, 130mila supplenti su settecentomila insegnanti in totale, per cui l’Italia è stata più volte richiamata dalla comunità europea. Perché ogni anno è peggio, ormai non vengono più nemmeno pagate le ferie… Storie di resistenza umana, di paghe da sopravvivenza, di docenti costretti a saettare da una scuola all’altra cercando di rastrellare più ore possibile, tra ragazzi confusi che non sanno più che faccia ha il prof.
… Nell’esercito dei supplenti le maestre pendolari (nelle primarie sono donne il 90 per cento dei docenti)«Arriviamo già stanche e affrontare una classe elementare è una prova ardua. Ho molte colleghe che si sono fermate, che ci hanno rimesso la salute. Io continuo, è la passione che mi sostiene, le lettere dei miei allievi, l’esperienza nelle scuole difficili di Tor Bella Monaca, il ricordo della ragazza rom che abbiamo portato fino alla terza media…. Voci da un mondo dove la certezza è un miraggio, e così la costruzione di una vita, poter chiedere un mutuo, comprare una casa. …
ItaliaOggi - 07/01/2014
“Registro on line, attenti all'uso”
░ Materia parecchio delicata: Alcuni presidi chiedono di sostituire il registro cartaceo con il digitale. Ecco cosa si rischia. (di Carlo Forte)
Tra gli adempimenti a cui alcuni docenti dovranno far fronte alla riapertura delle scuole c'è anche la richiesta avanzata dai presidi di sostituire il registro cartaceo, in uso da settembre, con il registro elettronico, aggiornandolo con i dati pregressi. Ma è un'operazione rischiosa, le scuole che optano per il registro elettronico potrebbero vedersi annullare scrutini ed esami dai Tar. L'introduzione del cosiddetto registro elettronico, infatti, potrà essere considerata pienamente legittima quando il ministero dell'istruzione, in attuazione delle disposizioni contenute nell'articolo 7, comma 27, del decreto legge 95/2012, provvederà ad emanare il piano per la dematerializzazione delle procedure amministrative. Tale piano avrebbe dovuto essere emanato entro 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto 95/2012 ma, a tutt'oggi, l'amministrazione centrale non ha ancora provveduto, fatta salva una nota, di carattere meramente interlocutorio, emessa il 3 ottobre 2012 (n.1682/U). Oltre tutto, ai fini della validità di qualsiasi documento amministrativo in formato informatico, è necessario che esso venga sottoscritto dal pubblico ufficiale con firma digitale. Così come previsto dall'articolo 21, comma 2, del codice dell'amministrazione digitale (decreto legislativo n.82/2005 come riformato e vigente). Il che significa, con un particolare tipo di firma elettronica avanzata, basata su un certificato qualificato e su un sistema di chiavi crittografiche, una pubblica e una privata, correlate tra loro. Che consente al titolare, tramite la chiave privata e al destinatario, tramite la chiave pubblica, rispettivamente, di rendere manifesta e di verificare la provenienza e l'integrità di un documento informatico o di un insieme di documenti informatici (si veda l'articolo 1, comma 1, lettera s) del decreto legislativo 82/2005). Solo in questo caso il documento informatico può sostituire il documento cartaceo. Giova ricordare, peraltro, che l'osservanza delle disposizioni fin qui enunciate è assolutamente necessaria anche ai fini della compilazione dei registri elettronici, a pena di nullità degli atti formati in violazione delle medesime. Ciò perché i docenti, all'atto della compilazione del registro di classe o del professore, agiscono in veste di pubblici ufficiali (si vedano le sentenze della V sezione penale della Corte di cassazione n.12726/2000 e n.714/2010). Di qui l'opportunità di evitare il più possibile l'adozione di iniziative «fai da te» che potrebbero compromettere la legittimità dei procedimenti amministrativi collegati alla documentazione dei processi didattico-apprenditivi, ad esito dei quali vengono formati gli atti relativi alla valutazione degli alunni. Quanto al costo degli strumenti informatici necessari ad implementare il piano (che il comma 32 dell'articolo7 del decreto legge 95/2012 vorrebbe senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica) esso non può che essere a totale carico dell'amministrazione scolastica. In caso contrario, l'attuazione del piano si tradurrebbe in una perdita salariale a danno dei docenti interessati, peraltro, non prevista dalle relative disposizioni. Di qui l'invalidità di eventuali accordi di segno contrario sottoscritti a livello di singola scuola con le Rsu. Fermo restando, però, che la retribuzione dei relativi adempimenti a carico degli insegnanti non può che rientrare nella retribuzione ordinaria essendo, tali adempimenti, previsti dall'articolo 29 del vigente contratto di lavoro.
Ugualmente illegittima è la prassi invalsa presso diverse istituzioni scolastiche, secondo la quale i docenti vengono costretti a ricopiare i voti contenuti nei registri cartacei in appositi spazi web, utilizzando uno o più pc della scuola oppure direttamente dal pc di casa. Che se da una parte salva la legittimità degli adempimenti cartacei, dall'altra impone ai docenti interessati un raddoppio di oneri, già di per sé non legittimo in quanto non previsto dal contratto di lavoro. Tale aggravio di oneri, peraltro, oltre ad aumentare il rischio di errori materiali, si traduce in una deroga peggiorativa delle condizioni di lavoro contrattualmente previste di per sé illegittima e, dunque, potenzialmente foriera di ulteriore contenzioso.
latecnicadellascuola.it - 08/01/2014
“Università, le telematiche chiedono le dimissioni di Carrozza: contro di noi accuse inconcepibili”
░ L’Università Niccolò Cusano replica al Ministro che aveva annunciato controlli ferrati sulle autorizzazioni: lei ha ottenuto l'idoneità all'insegnamento con concorso pubblico, all'ateneo telematico Unimarconi: come fa a non sapere che da noi insegnano docenti di ruolo?
Dura replica della Niccolò Cusano al Ministro… I docenti delle università telematiche non si sentono prof di serie B. E non lo mandano a dire al Ministro Carozza, che meno di tre settimane fa aveva espresso la volontà realizzare dei controlli più ferrati sulle autorizzazioni ministeriali rilasciate alle università on line. Terminate le vacanze natalizie, i diretti interessati hanno risposto con le rime. In particolare, l'Università telematica Niccolò Cusano. Che ha addirittura chiesto le dimissioni del Ministro Carrozza, perché ritiene "semplicemente inconcepibile che un ministro dichiari che in Italia i docenti hanno un preciso status giuridico e lo stesso deve valere per quelli delle telematiche". "Come può – continua l’ateneo - il Ministro ignorare che gli atenei telematici debbano rispettare i requisiti previsti dalle leggi e dalla stessa normativa ministeriale al pari delle Università statali e non statali? Non può, o non dovrebbe per due semplici motivi: per il ruolo che ricopre e perché lei stessa ha ottenuto l'idoneità all'insegnamento attraverso regolare concorso pubblico bandito dall'ateneo telematico Unimarconi. Ci sarebbe da ridere se non fosse una cosa seria e deprimente constatare che un Ministro dell'Istruzione, Università e Ricerca, divenuta professoressa ordinaria con un concorso bandito da un'università telematica, non sappia (o faccia finta di non sapere) che in questi atenei insegnano docenti di ruolo"….
www.larepubblica.it - 09/01/2014
“Ora l’esecutivo deve trovare 40 milioni taglierà l’offerta formativa delle scuole”
░ Niente più restituzione degli scatti salariali, per i 45mila dipendenti della Scuola minacciati per un equivoco di “comunicazione” tra ministeri.
— Retromarcia: gli scatti d’anzianità ottenuti nel 2013 dagli insegnanti non vanno restituiti. L’insurrezione di docenti, sindacati, parlamentari del Pd (suggellati dall’intervento del segretario Renzi) ha procurato, ieri mattina alle 8,30, una riunione d’urgenza di un pezzo del governo sul tema “buste paga della scuola”. Il premier Enrico Letta ha convocato i ministri dell’Economia Saccomanni e dell’Istruzione Carrozza (che ha fermato il suo viaggio a Washington) e dopo due ore è riemerso dalla riunione con il tweet atteso: Insegnanti non dovranno restituire 150 euro percepiti nel 2013 a seguito della contorta vicenda scatti. La busta paga è salva. I 45 mila tra docenti e personale amministrativo il prossimo 27 gennaio troveranno sul cedolino due voci: prelievo di 150 euro (già stampato) e contemporaneamente restituzione di 150 euro (da aggiungere).
Chiusa la riunione politica si sono aperti i tavoli tecnici alla ricerca dei soldi (35-40 milioni) ora mancanti nei bilanci di Stato. Saccomanni ha fatto notare che quel denaro andrà recuperato nei bilanci dell’Istruzione, come da legge del 2010. «Nella ricerca sono a buon punto», dicono fonti del Mef. Come da prima ipotesi, gli scatti dei docenti saranno pagati togliendo soldi all’offerta formativa delle scuole. «Carta igienica, gessetti e toner per le stampanti continueranno a essere in carico dei genitori », sottolinea il sindacato Anief.
Dopo il botta e risposta di martedì sulle responsabilità del gran pasticcio (risolto in extremis), anche ieri le versioni tra i ministri sono rimaste lontane. Maria Chiara Carrozza: «Gli uffici del Mef hanno preso una decisione senza avvertirci». Fabrizio Saccomanni: «Il 9 dicembre abbiamo mandato una nota alla quale non c’è stata risposta». Il ministro dell’Istruzione ora assicura un’analisi interna, capiremo chi ha sbagliato, e garantisce: «Rivedremo il processo decisionale, non è possibile che da una parte si decidono le cose per 800 mila insegnanti e dall’altra come e quando si pagano gli stipendi. Serve una riforma dello Stato».
tuttoscuolaNews - 10/01/2014
“Dalle parole ai fatti: a quando la nomina degli ispettori?”
░ Sei anni or sono è stato bandito un concorso per reclutare 145 nuovi dirigenti tecnici. A che punto siamo.
Nei piani di tutti i ministri, Carrozza compresa, la funzione dei dirigenti tecnici (ex ispettori scolastici) è sostanziale, tanto da essere considerata la “terza gamba” del sistema nazionale di valutazione.
Tuttavia, ai proclami non seguono i fatti, al punto che, nel giro di pochi anni, gli organici del dirigenti tecnici si sono ridotti a meno di duecento unità (erano poco più di 600 alcuni anni fa). Sei anni or sono è stato bandito un concorso per reclutare 145 nuovi dirigenti tecnici. Il concorso è andato per le lunghe, tra rinvii e ricorsi, e si è concluso soltanto nell’aprile 2013 con la pubblicazione delle graduatorie dei vincitori. Hanno superato la dura selezione solo 55 candidati, lasciando scoperti, quindi, almeno cento posti, tanto che si parla già di un nuovo concorso. Dopo tanta attesa, nomine immediate? Neanche per sogno! E i vincitori sono rimasti ad aspettare una autorizzazione alla nomina che il MEF, come per tutti i concorsi, avrebbe dovuto concedere. C’è voluta addirittura una legge (dl 104) per avviare finalmente le procedure di nomine dal 2014. Ma è arrivato il 1° gennaio e… niente. Si è parlato di nomine a fine gennaio, un termine che sembra slittare a fine febbraio e oltre. Nel frattempo, con una solerzia degna di miglior causa, il MIUR ha provveduto a nominare dirigenti amministrativi freschi di concorsi banditi a fine 2012 (per cinque posti complessivi, ma i nominati sono cinque volte di più), mentre i superstiti del concorso per dirigenti tecnici bandito nel 2008 ancora aspettano. Evidentemente la terza gamba non serve.
OrizzonteScuolaNews - 10/01/2014
“I lavori su cui puntare per il presente e per il futuro in una guida di Almalaurea”
░ Il magazine "Panorama" ha pubblicato una guida a cura di Almalaurea sui lavori promettenti per aiutare chi sta scegliendo una specializzazione o un corso di laurea. Una serie di tabelle e di profili economici spiegano al lettore quali sono i settori e le figure professionali su cui puntare.
Web marketing manager: responsabile dello sviluppo delle strategie di marketing sui nuovi media; la possibile evoluzione del ruolo è la direzione marketing. E-commerce manager: è responsabile del canale vendite online; le possibili evoluzioni del ruolo sono il country manager o posizioni con responsabilità di business unit. Seo-sem manager: è responsabile dell'area"Search" aziendale, organica o a pagamento: coordina tutte le attività per migliorare il posizionamento del sito internet sui motori di ricerca, la carriera è verso la responsabilità dell'area digitale aziendale. Community manager: è responsabile della gestione della community online dell'azienda: monitora la "Brand reputation" sui principali social network, studia le strategie per generare traffico, oltre che esercitare una forte e costante attività di blogger con gli utenti interessati; la carriera è verso la responsabilitàdell'area digital aziendale. Product specialist: gestisce promozioni e vendite di una linea di prodotti per le strutture sanitarie, occupandosi sia degli aspetti commerciali che tecnico-scientifici; può diventare product manager. Medical advisor: è responsabile di un'area terapeutica, collabora con le diverse funzioni aziendali, può diventare medical manager. Food and beverage manager: si occupa della gestione dei reparti bar, cucina, ristorante, assicurando la ricerca e l'ottimizzazione della qualità di prodotti e servizi, la soddisfazione dei clienti, il controllo dei costi operativi. Può diventare direttore di hotel. Direttore amministrazione finanza e controllo-Cfo: responsabile del bilancio di un'azienda Export area manager: responsabile di raggiungere il budget di vendita con la gestione dei Paesi di propria competenza. Retail manager: gestisce e sviluppa la rete di negozi presenti e l'apertura di nuovi punti vendita. Product manager: analizza le performance di prodotto, raccoglie le informazioni sul mercato, monitora i concorrenti. Project manager: gestisce i rapporti col cliente, identifica e pianifica gli obiettivi del progetto, definisce anche le risorse umane e finanziarie.