Il Mattino di Sicilia - Dipendenti pubblici, la Corte di giustizia europea apre le porte a 250mila precari italiani che potrebbero essere tutti stabilizzati
In Abruzzo - L’Europa boccia l’Italia sul precariato
Il Manifesto: Corte Ue, il precariato è illegittimo
Il Giornale: "Troppi precari", l'Europa mette in crisi il governo
Essere comunisti: L’Europa boccia l’Italia sul precariato
Italpress
P.A.:ANIEF "PER CORTE UE ILLEGITTIMA NORMATIVA ITALIANA SU PRECARI"
ROMA (ITALPRESS) - "E' ancora emergenza precariato:
il Governo deve trovare le risorse per sbloccare il turn-over e procedere
a un massiccio piano di immissioni in ruolo nella pubblica
amministrazione a partire proprio dalla scuola. I 67.000 posti
previsti dall'ultima legge che ha convertito il decreto legge n.
104/13 per il prossimo triennio non coprono neanche i
pensionamenti mentre altri 138.000 sono stati assunti a tempo
determinato quest'anno per far funzionare le scuole". Lo afferma
in una nota l'Anief-Confedir, che prosegue: "L'Italia non rispetta
le norme comunitarie sui dipendenti pubblici a tempo determinato.
E deve prepararsi ad assumere i 250mila precari con contratti a
termine che operano nella pubblica amministrazione - stima fornita
di recente dallo stesso ministro della Pubblica amministrazione e
semplificazione, Gianpiero D'Alia, nel corso di un'audizione alla
Camera -, di cui circa 133 mila nella scuola, 30 mila nella
sanita' e 70-80 mila tra Regioni ed Enti locali: a confermarlo e'
la Corte di Giustizia Europea, che con due provvedimenti
coordinati, del 12 dicembre scorso, ha bocciato senza appello la
legislazione italiana in materia di negazione delle tutele
effettive contro gli abusi nell'utilizzazione dei contratti a
tempo determinato alle dipendenze di pubbliche amministrazioni".
Secondo il sindacato "si tratta di due sentenze che indicano
chiaramente allo Stato italiano la necessita' impellente di
rivedere le norme e la prassi in materia. Con la prima ordinanza,
la 'Carratu'', la Corte di Lussemburgo ha bocciato la sanzione
introdotta dall'art.32, comma 5, della legge n. 183/2010 con
effetti retroattivi sui processi in corso di Poste italiane:
confermando la tesi del Tribunale di Napoli, la Corte dell'UE
sostiene che Poste e' Stato e non un'impresa privata. E che allo
Stato si applica soltanto il decreto legislativo n.368 del 2001 e
non le norme successive approvate 'abilmente' dal legislatore
italiano per aggirare la sua adozione".
"Allo stesso modo, con la seconda ordinanza, la 'Papalia', la
Corte Europea si e' espressa sulla questione sollevata dal
Tribunale di Aosta di compatibilita' comunitaria dell'art. 36,
comma 5, D.Lgs. n.165/2001, norma dichiarata in palese contrasto
con la direttiva 1999/70/CE sul lavoro a tempo determinato -
sottolinea l'Anief -: per i giudici europei, dunque, il decreto
italiano n.165/2001 rende estremamente difficile o addirittura
impossibile al lavoratore la prova del risarcimento del danno
senza costituzione del rapporto. Di conseguenza non e' misura
idonea a prevenire gli abusi nella successione dei contratti a
termine nel pubblico impiego".
"La sentenza 'Papalia' riguarda il Comune di Aosta, ma puo' per
analogia essere sicuramente estesa a tutto il territorio nazionale
- sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario
organizzativo Confedir - semplicemente perche' il caso esaminato
e' equiparabile a quello dei 250 mila dipendenti 'storici' della
pubblica amministrazione che hanno gia' svolto almeno 36 mesi di
servizio. Ad iniziare dalla scuola, dove soltanto per l'ordnario
funzionamento per quest'anno sono stati assunti a tempo
determinato almeno 137 mila supplenti".
Il sindacalista Anief-Confedir, inoltre, ricorda che "nella scorsa
estate il Governo italiano, proprio per rispondere alle pressioni
dell'UE sulla necessita' di interrompere l'abuso di utilizzo del
precariato nella PA, dopo aver vietato la stabilizzazione dei
precari della scuola e della sanita' per legge - tanto da essere
nuovamente chiamato in giudizio alla corte europea di Lussemburgo
- ha dato la possibilita' alle amministrazioni pubbliche di
bandire concorsi con riserva di posti (massimo il 50%) per chi,
alla data di pubblicazione del bando, abbia maturato almeno tre
anni di contratti a termine negli ultimi dieci anni. Ma si tratta
di un tentativo del tutto inutile di sfuggire alle perentorie
regole comunitarie, perche' e' destinato ad infrangersi di fronte
alle espressioni dei tribunali di giustizia. I quali stanno
ripetutamente confermando che le ragioni finanziarie non possono
essere assunte come giustificazioni per aggirare le norme
sovranazionali".
(ITALPRESS).
sat/com
05-Gen-14 15:15