Rassegna stampa

Rassegna stampa sul calo ulteriore degli investimenti per l'istruzione, sul pasticcio degli scatti di anzianità e sulla chiusura di alcune scuole a causa della sporcizia

Pubblichiamo alcuni articoli sul calo ulteriore degli investimenti per l'istruzione, sul pasticcio degli scatti di anzianità e sulla chiusura di alcune scuole a causa della sporcizia.

Ulteriore calo degli investimenti per l'istruzione

Articolo 21: Scuola, anche nel 2012 meno investimenti. L’Europa si allontana

Asca: Scuola: Anief, in Italia ancora in calo investimenti per istruzione

La voce sociale: Scuola, calano ancora gli investimenti

T-Mag: Scuola, Italia unico Paese che dal ’95 non ha aumentato la spesa per studente

AgenParl: Scuola: Anief, ancora in calo gli investimenti per l'istruzione (-1,2%)

Redattore Sociale: Scuola, anche nel 2012 meno investimenti. L’Europa si allontana
A rimarcarlo è un dossier “Eurydice”: tagli soprattutto su numero di insegnanti, investimenti in infrastrutture e verso Ict. Anief: “Il nostro è l’unico paese che dal 1995 non ha aumentato la spesa per studente, contro un aumento medio del 62%”.
ROMA – Nell’ultimo anno in Europa si è riscontrato aumento generalizzato di investimenti a favore dell’istruzione di oltre l’1%. L’Italia, invece, continua a segnare il passo, con una riduzione dell’1,2% rispetto al 2012. Il dato è stato pubblicato dall’agenzia “Eurydice” attraverso un dossier sugli investimenti nell’istruzione da parte dei paesi europei. Dalle notizie contenute nel documento, emerge che “una diminuzione può essere registrata in paesi come Irlanda, Croazia, Cipro (-15,8%), Malta, Regno Unito – Inghilterra, Italia (-1,2%), Finlandia”. Inoltre, “in generale, i tagli hanno riguardato soprattutto il numero di insegnanti e gli investimenti in infrastrutture e Ict (attrezzature e software )”.
A segnalare lo studio e Anief-Confedir, che ricorda che “questi risultati nazionali trovano origine anche in alcune manovre introdotte negli ultimi anni in regime di spending review. Come il blocco del turn-over, la precarizzazione del rapporto di lavoro ed il rinnovato sistema di finanziamenti delle università. In questo modo, se già nel 2000 l’Italia spendeva -2,8% della sua spesa pubblica rispetto alla media Ocse (Italia 9,8% – Ocse 12,6%), dieci anni dopo si ritrova in controtendenza sempre all’ultimo posto persino tra i Paesi G20 (32° posto) con un -4,1% (Italia 8,9% – Ocse 13,0%)”.
Il confronto con il Pil. Il saldo è negativo pure rispetto al Pil: – 0,9% nel 2000 (Italia 4,5% – Ocse 5,4%) e -1,6% nel 2010 (Italia 4,7% – Ocse 6,3%), dove siamo collocati al terzultimo posto (31°). “Complessivamente, in dieci anni la spesa pubblica italiana dedicata all’istruzione già di per sé l’80% di quella destinata dagli altri Paesi Ocse è scesa del 10% in controtendenza all’aumento, seppur modesto, del 3% registrato sempre negli altri Paesi. Così da abbassarsi al 67% rispetto a livelli intermedi”.
“Per raggiungere questi risultati – ricorda Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – lo Stato italiano ha pensato bene di andare ad intaccare risorse e organici della scuola. In particolare negli ultimi sei anni sono stati cancellati 200 mila posti, sottratti 8 miliardi di euro e dissolti 4 mila istituti a seguito del cosiddetto dimensionamento (poi ritenuto illegittimo dalla Consulta). Ora, siccome è scientificamente provato che i finanziamenti sono correlati al successo formativo, questi dati non sorprendono: più si taglia e più la dispersione e l’insuccesso scolastico aumentano”.
A tal proposito, ricorda l’Anief, “non bisogna dimenticare che l’Italia è l’unico Paese dell’Ocse che dal 1995 non ha aumentato la spesa per studente nella scuola primaria e secondaria, contro un aumento medio del 62%. Nell’ultimo anno sono persino aumentate, dal 25% al 100%, le tasse richieste dalle Università agli studenti fuori corso. E soltanto il 15% degli italiani tra i 25-64 anni ha riscontrato un livello di istruzione universitario rispetto a una media Ocse del 32%, mentre la percentuale di studenti quindicenni che spera di conseguire la laurea è scesa dal 51,1% del 2003 al 40,9% del 2009. Con il numero degli insegnanti italiani di età media over 50 che rappresentano ormai il 57% del personale”.
E a dare la “mazzata” finale al sistema scolastico, si sottolinea, “è stata la riforma di tutti i cicli introdotta durante l’ultimo Governo Berlusconi, con il ministro Gelmini a capo del Ministero di viale Trastevere: basta dire che ha introdotto la riduzione di un sesto l’orario scolastico. Tanto è vero che oggi l’Italia detiene il ‘primato’ di far svolgere ai suoi alunni della primaria 4.455 ore studio, rispetto alle 4.717 dell’Ocse. E 2.970 in quella superiore di primo grado rispetto alle 3.034 sempre dell’Ocse. Un’operazione che ha spazzato via, come ragionieristicamente calcolato dal Mef, diverse decine di migliaia di insegnanti”.
L’università. Ma il calo di interesse si è manifestato anche all’Università. Cui ormai si iscrive appena il 30% dei neo diplomati. “Anche in questo caso, stavolta a seguito della Legge 240/2010, abbiamo assistito alla progressiva riduzione del personale docente e dei corsi di laurea. Con i ricercatori che si sono sempre più eclissati. Risultato: il numero di giovani iscritti all’università che oggi raggiunge la laurea è infatti il più basso di tutti. Tanto che l’Italia si posiziona, in alcune fasce d’età, oltre 15 punti percentuali sotto la media europea”.
“Al di là dei proclami – continua Pacifico – , anziché investire seriamente nella formazione, in professionalità, in tempo scuola, in competenze, ad iniziare da quelle nell’Ict, senza dimenticare l’apprendistato, da rilanciare assieme ad artigianato, turismo e nuove tecnologie, in Italia si è continuato a considerare l’istruzione un settore quasi marginale. Portando così le scuole allo stremo, tanto che alcuni dirigenti sono arrivati a chiedere ad ogni famiglia fino a 300 euro l’anno di contributi. Mentre spendere per formare capitale umano significa credere nella capacità civilizzatrice e lavorativa dell’uomo e gettare le basi per la costruzione di una società equa e solidale. Oltre che – conclude il sindacalista Anief-Confedir – per il rilancio dell’economia”.

Tuttoscuola: Spesa per istruzione in calo: -1,2%

IMG Press: Ancora in calo gli investimenti per l’istruzione (-1,2% in un anno), l’Europa si allontana

Sardinia Post: Scuola: Anief, in Italia ancora in calo investimenti per istruzione

Italpress: Scuola: Anief "In Italia investimenti ancora in calo"

 

Pasticcio sugli scatti di anzianità

Tecnica della Scuola: Carrozza: il Miur non ha più a disposizione risorse per le emergenze

IMG Press: Scatti di anzianità, pasticcio all’italiana: personale in mobilitazione

News it 24: Scatti di anzianità, pasticcio all’italiana: personale in mobilitazione

Orizzonte Scuola: Scatti di anzianità, pasticcio all’italiana: personale in mobilitazione

Italpress: Scuola, Anief "Scatti di anzianità, pasticcio all'italiana"
ROMA (ITALPRESS) - "Sugli scatti di anzianita' al personale della scuola non e' tutto a posto, come vorrebbero far credere il ministro dell'Istruzione, Maria Chiara Carrozza, e il suoentourage ministeriale. La verita' e' che per mantenere fede agli impegni presi con i lavoratori, il Miur sta prelevando dal Mof, il miglioramento dell'offerta formativa, cifre sempre piu' consistenti. Si e' arrivati all'assurdo che per restituire al personale i 150 euro illecitamente sottratti dal Ministero dell'Economia a coloro che lo scorso anno hanno avuto un aumento automatico in busta paga, lo stesso MEF sta procedendo a un secondo maxi-prelevamento di fondi dal medesimo capitolo di spesa dedicato per legge alle esigenze formative". Lo afferma in una nota l'Anief-Confedir. "Di fatto, ai lavoratori che nel 2013 hanno fruito dello 'scatto' non verra' concessa alcuna restituzione degli scatti stipendiali. Ma, come anche rilevato dalla stampa specializzata, solo una compensazione - prosegue il sindacato -: prima si vedranno assegnato il cedolino decurtato di 150 euro, poi entro 48-72 ore riceveranno un secondo 'cedolino' che accreditera' 150 euro a compensazione della decurtazione avvenuta. E questo avverra' sempre usufruendo di centinaia di milioni di euro destinati, invece, a sostegno delle attivita' didattiche e a supporto degli studenti. Per realizzare, tra l'altro, una 'una tantum' che, ad oggi, non produce una completa progressione di carriera". "Sulla questione degli scatti - sottolinea Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - si sono dette e si stanno dicendo tante bugie: ormai siamo al gioco delle tre carte. Ma e' il momento di dire basta: come sindacato ci stiamo impegnando al massimo per impugnare, presso la CEDU, l'indebita sottrazione di fondi. E' assurdo che anziche' stanziare risorse ad hoc, si perseveri nella linea di sottrarre fondi per la formazione. Di questo passo ci ritroveremo con i soldi del Miglioramento dell'offerta formativa praticamente quasi tutti dirottati sul canale stipendi".
"D'altra parte - continua il sindacalista Anief-Confedir - il Governo non potrebbe fare molto diversamente, visto che il D.P.R. 122 ha prorogato il blocco degli scatti di anzianita'. Servirebbeu n atto legislativo che lo modificasse. Ma non e' affatto facile produrlo. Soprattutto in tempi brevi. Nel frattempo si sommano le 'voci' stipendiali che necessitano di copertura: in particolare, gli aumenti non sarebbero sostenuti nel tempo, ma solo attraverso 'toppe' annuali". "Il D.P.R. 122/2013 ha infatti disposto che dal 2011 l'aumento in busta paga non puo' essere ritenuto valido ai fini delle progressioni di carriera. E questo perche' altererebbe l'invarianza finanziaria introdotta dallo stesso blocco contrattale. Perche' servirebbero, ogni anno, nuovi soldi da stanziare nella legge di stabilita'", spiega il sindacato. "L'unico modo per uscire da questo momento di impasse - conclude Pacifico - sarebbe quello di approvare una deroga esplicita per la scuola, trovare risorse vere e finirla con le semplificazioni mediatiche". (ITALPRESS).

 

Scuole chiuse per sporcizia

Ansa: Anief, istituti sporchi costretti a chiudere
Colpa dello Stato che si è affidato a cooperative
(ANSA) - ROMA, 15 GEN - "La riduzione progressiva dei finanziamenti statali per le cooperative di ausiliari sta producendo una carenza di pulizia tale che, notizia delle ultime ore, alcuni presidi sono stati costretti a chiudere i propri istituti". La denuncia arriva dall'Anief secondo cui quello che sta accadendo è "una conseguenza della insensata politica dei tagli decisa dai nostri governanti anche su questo fronte di spesa: due anni fa, infatti, si spendevano per le pulizie cosiddette esternalizzate circa 600 milioni di euro. Nel 2013 la spesa si era ridotta già di un terzo. E il 2014 sarà ancora peggio. Tramite il decreto del 'fare', approvato nei mesi scorsi su spinta del Consiglio dei ministri, sono stati sottratti 25 milioni per l'anno in corso e altri 50 verranno risparmiati nel 2015. Arrivando così in meno di un lustro a dimezzare la spesa: tra un biennio lo stanziamento pubblico per le ditte di pulizie esterne sarà di appena 280 milioni. Ma si tratta di un'operazione di spending review che non porterà alcun beneficio: a conti fatti lo Stato sta spendendo il doppio e producendo disservizi all'utenza scolastica. Come se non bastasse, l'obiettivo del Governo di garantire, con i soldi risparmiati, le assunzioni nelle università e negli enti di ricerca, elevando tra il 20 e il 50% il turn-over rispetto all'anno precedente - osserva l'Anief - è venuto meno. E ciò a causa del successivo blocco delle assunzioni protratto fino al 2018". "Bisognerà attendere almeno cinque anni per vedere realizzata l'assunzione dei previsti 1.500 docenti ordinari e di altrettanti nuovi ricercatori", ricorda Marcello Pacifico, presidente Anief secondo il quale "tanto valeva, allora, assumere in ruolo gli 11.851 collaboratori scolastici messi da parte proprio per risparmiare i fondi destinati a fare spazio ai lavoratori socialmente utili e alle cooperative che li gestiscono. Il personale Ata della scuola avrebbe garantito un servizio migliore e anche quella sorveglianza agli alunni che i pulitori esterni non assolvono". (ANSA).

Tecnica della Scuola: Sciopero delle ditte di pulizia esterne, alcune scuole rimangono sporche e chiudono

Orizzonte Scuola: Pulizia nelle scuole, la situazione degenera: partono le denunce ai NAS. In Toscana ci "mettono una pezza"

IMG Press: Istituti sporchi costretti a chiudere: colpa dello Stato che si è affidato alle cooperative

Italpress: Scuola, Anief "Istituti sporchi colpa Stato che si affida a cooperative"