www.latecnicadellascuola.it - 01.03.2014
“Scuola: gli esclusi e i forzati di un sistema schizoide e schizzato”
░ Anna Maria Bellesia dice nel modo più efficace quale sia la condizione alla quale il personale della Scuola è ridotto a causa dell’inettitudine dei politici: I docenti giovani, formati e idonei, restano fuori; i docenti anziani sono lasciati senza “scatti” e non possono chiedere la pensione. Rilanciare l’istruzione non sarà possibile senza puntare su capitale umano più giovane e dinamiche di turn over.
Un sistema schizoide e schizzato. Con contraddizioni al limite del non senso. Da un lato ci sono i 17mila idonei all’insegnamento usciti dal concorso a cattedre, bandito da Profumo nel 2012. Concorso molto selettivo. Hanno preparazione, energia, titoli, voglia e diritto di lavorare. Aspirano all’insegnamento, protestano e reclamano il loro diritto ad essere assunti. Poi ci sono 13mila abilitati tramite Tfa ordinario, con formazione specifica e aggiornatissima. E stanno per essere “formati” altri aspiranti docenti tramite i Pas. Senza contare quelli che da lustri stanno nelle GaE, sballottati precariamente ogni anno di qua e di là, sfruttati, lasciati magari senza stipendio per mesi. Con una esperienza formativa e pratica fatta con fatica sul campo. Sono arrivati alla soglia dei quarant’anni e non intravedono ancora il traguardo del ruolo. Dall’altra parte ci sono quelli “fregati” dalla legge Fornero, tutti intorno alla sessantina senza poter andare in pensione. Mentre ex colleghi, più o meno della stessa età, sono in pensione già da qualche anno. Qualcuno da qualche lustro. Qualche ex collega ha lavorato “solo” 14 anni 6 mesi e 1 giorno, perché così allora consentiva una legge del 1973. Per pagare quei 7,5 miliardi di euro l'anno di baby pensioni (una volta e mezza l’Imu sulla prima casa, tanto per rendere l’idea), adesso bisogna stare al lavoro fino a 67 anni per salvare i conti dell’Italia. Ad essere più penalizzate sono le donne, l’80% del personale docente. Fino al 2009 la pensione di vecchiaia era fissata al compimento dei 60 anni. La categoria dei “fregati” in realtà lo è doppiamente. Sono rimasti non solo senza via d’uscita dal lavoro, ma anche senza “merito” e senza “scatti”. Più mazziati di così non si può. La Gelmini aveva promesso di accantonare il famoso 30% dei risparmi derivante dai tagli per “premiare il merito”. Invece niente. Eppure quella generazione di prof ha dato molto alla scuola, impegnandosi in ogni genere di attività richiesto dal Pof. Si è aggiornata su tutto quello in cui c’era da aggiornarsi: sviluppo delle competenze, tecnologie applicate alla didattica, gestione classi difficili (sempre più difficili), inclusione, registro elettronico. Invece di vedersi riconosciuta una parte di stipendio in più, si sono visti ridurre gli emolumenti. Quella generazione adesso è stanca e demotivata… Sono gli insegnati “più vecchi d’Europa”. Lo erano già nel 2010, ma il trend è in preoccupante aumento con divario enorme da altri Paesi. Gli over 50 sono il 47,6% nella scuola elementare (contro una media Ocse del 30,6%); il 61,0% nella scuola secondaria di primo grado (contro una media Ocse del 33,9%); il 62,5% nella scuola secondaria di secondo grado (contro una media Ocse del 37,4%)….
www.larepubblica.it - 02.03.2014
“Quei soldi pubblici alle scuole private”
░ La tesi di Nadia Urbinati: La politica scolastica punta alla graduale eguaglianza delle scuole private a quelle pubbliche.
Alcuni governi sono più energici di altri; questo parte con una straordinaria determinazione. Le prime dichiarazioni della nuova ministra della Pubblica istruzione, Stefania Giannini, sono improntate al merito e al bisogno, per usare una fortunata coppia di valori, molto frequentati negli anni ’80. Il merito dovrebbe guidare la diversificazione remunerativa degli insegnati delle scuole pubbliche: coloro che producono di più dovrebbero essere meglio retribuiti, come i dipendenti di una qualunque azienda. Il criterio per stabilire il merito nell’insegnamento medio e superiore non sarà facile da individuare, a meno che non si adottino criteri discutibili come il numero dei promossi, le ore di servizio alla scuola, o il buon gradimento da parte dei genitori o del dirigente scolastico. Ma è doveroso attendere le proposte prima di giudicare, riservandoci un angolino di scetticismo per le pratiche che vogliono applicare la logica degli incentivi economici a tutte le funzioni indifferentemente, non tenendo conto che ci sono beni di cittadinanza (come la scuola) che non possono essere giudicati con gli stessi criteri della produzione di beni destinati al mercato. Le dichiarazioni di Stefania Giannini sono invece più esplicite nella parte relativa ai rapporti dello Stato con le scuole private paritarie. Qui la ministra invoca il bisogno. E le posizioni che emergono sono molto preoccupanti benché non nuove. Nuovo è l’armamentario argomentativo, perché pensato non per convincere che le scuole private parificate meritino più finanziamenti, ma per sostenere che esse hanno bisogno dei soldi pubblici e, infine, che il sollievo dal bisogno sarà garantito dal percorso del governo che va verso l’affermazione dell’eguaglianza piena, non più della parità, delle scuole private con quelle pubbliche. Il fine è far cadere ogni barriera che distingue i due ordini di scuola allo scopo di non dover più giustificare i finanziamenti pubblici, che a quel punto sarebbero dovuti. In questa cornice si iscrive la proposta della ministra di rilanciare le scuole private paritarie. Veniamo alla giustificazione di questa marcia accelerata verso la scuola privata, che come si è detto è basata sul bisogno: in pochi anni le scuole private hanno perso studenti (in cinque anni uno su cinque), e per fermare questa emorragia lo Stato dovrebbe intervenire. E così è. I soldi pubblici sono infatti già stati accreditati alle Regioni, come ha comunicato la Compagnia delle opere (ben rappresentata nel governo): 223 milioni di euro stanziati per l’anno scolastico 2013/2014, in aggiunta a 260 milioni già previsti per lo stesso anno. In tutto, 483 milioni che tengono in piedi un settore in estrema difficoltà….
www.corrieredellasera.it - 03.03.2014
“Mario Lodi: Tutti i colori della Scuola”
░ Ricordare e celebrare questa nobile figura – un campione di esperienza e buona prassi educativa - fa bene a tutti.
…Per i ragazzi — e per chi ha conservato l’animo del ragazzo – Mario Lodi è soprattutto Cipì, la storia di quel passerotto curiosissimo di tutto quanto gli accade attorno, che, come tutti i piccoli, si muove sventatamente, incappando in buoni e cattivi incontri, imparando però a proprie spese, dalle proprie esperienze, a crescere e maturare. Un classico della narrativa per ragazzi; ma anche qualcosa di più: perché in quel racconto del 1961 era riassunto un metodo di lavoro di quel maestro elementare cremonese quasi quarantenne (era nato il 17 febbraio 1922, è morto ieri) che poneva al centro dell’educazione e dell’insegnamento l’esperienza vissuta quotidianamente dai ragazzi, protagonisti d’ogni pratica educativa. Era il principio d’un percorso d’apprendimento che, quale che fosse la materia scolastica, doveva prendere le mosse dal mondo del bambino, dalla sua quotidianità personale, familiare e sociale, dalle esperienze dei suoi stessi affetti. Un’esperienza positiva, approdata anni dopo nel celebre libro dal titolo che ha l’espressione d’un sorriso: C’è speranza se questo accade a Vho. Ossia: la speranza di crescere senza essere «costretti» dentro maglie che devono essere necessariamente uguali per tutti. Di crescere attraverso domande e ricerche, che si traducevano in inchieste, in giornalini scolastici, in possibilità di mettere nero su bianco il frutto delle proprie curiosità, di esprimersi attraverso scritti, disegni, musica, teatro, danza, gestualità…. Un lavorare «insieme» con i ragazzi affidato tra il 1964-1969 a diari di lavoro con testi e conversazioni tenute coi bambini, che nel 1970 si sarebbe concretizzato nell’altro testo pedagogicamente sconvolgente: Il Paese sbagliato. Diario di un’esperienza didattica (Premio Viareggio), nel quale quel modo stesso di lavorare veniva a suonare atto d’accusa contro una scuola vecchia, burocratizzata, autoritaria. E questo in un anno significativo, proprio perché interveniva dialogicamente con i movimenti di contestazione, mostrando la possibilità che, anziché esser distrutta, la scuola poteva invece essere trasformata in qualcosa che attuava concretamente spirito e valori di quella Costituzione italiana, di cui Lodi avrebbe approntato una edizione per bambini. Ciò che altro non era se non il logico approdo di un’esperienza non solo di maestro, ma soprattutto di uomo: di chi, dall’immediato dopoguerra, è impegnato socialmente nel processo di ricostruzione di una cosciente e convinta società democratica a partire dalla scuola, attraverso la creazione del Movimento di Cooperazione Educativa. Una società che può essere tale grazie a iniziative culturali, come la costituzione nel suo piccolo centro di una Biblioteca Popolare (ne verranno i Quaderni di Piadena) o del Gruppo Padano per la conservazione della memoria della cultura popolare, in quegli anni a rischio emarginazione per la calamitante curiosità della nascente televisione. Quella televisione con cui Lodi ha fatto i conti di continuo, soprattutto nell’ottica del rapporto con essa dei bambini: senza preventiva demonizzazione, ma attento a quanto ne poteva venire loro di positivo e di negativo. E non solo i bambini, come ricorda in A tv spenta. Diario del ritorno del 2002: nel quale sono gli adulti a esser sollecitati a riappropriarsi della quotidianità, dando libero gioco alla curiosità per una mostra, un libro, un film, una passeggiata, un incontro con gli amici. Un impegno costante, proseguito negli anni con una produzione che annovera interventi, saggi, racconti e fiabe, alcuni scritti insieme ai suoi alunni, come Bandiera, Cipì, La mongolfiera, senza dimenticare l’indagine condotta nel 1980 in Italia, raccogliendo cinquemila fiabe inventate dai bambini a dimostrazione della loro creatività in tempi di televisione, con conseguente fondazione del giornale «A&B» scritto e illustrato interamente dai bambini. Sino a quel 1989 in cui, coi soldi del Premio internazionale Lego a Drizzona, presso Piadena, crea la Casa delle Arti e del Gioco, vero laboratorio sperimentale che studia tutti i linguaggi dell’uomo, compresi i multimediali. Una vita per la scuola, quella di Mario Lodi. E coi ragazzi. Perché, come ha scritto: «Ero un maestro unico che insieme ai bambini allargava il mondo reale del Paese fino a scoprire i grandi problemi planetari come quello delle migrazioni, dell’inquinamento, della raccolta dei rifiuti. Avevo trovato tanti amici esperti dai quali imparavo tante cose».
www.scuolaoggi.org - 03.03.2014
“A volte ritornano”
░ Sbaglia chi pensa di essersi finalmente liberato di Maurizio Sacconi. Fabrizio Dacrema gli addebita i guasti della formazione-lavoro.
…L'ex ministro del lavoro è transitato nel raggruppamento di Alfano e dalla presidenza della commissione lavoro del Senato cercherà di influire sui provvedimenti del nuovo governo della cui maggioranza fa parte a pieno titolo. A questo fine ha raccolto in un disegno di legge un concentrato delle ricette ideologiche del governo Berlusconi in tema di lavoro e formazione. In materia di lavoro l'obiettivo principale è la demolizione del contratto nazionale di lavoro attraverso la sua derogabilita' anche individuale. In materia di formazione si propone il contratto di apprendistato a partire da quattordici anni e l'abrogazione della norme sul diritto all'apprendimento permanente. Il centro destra italiano ritiene sia inutile (e forse anche politicamente dannoso) innalzare il livello di istruzione del paese… perché il nostro sistema produttivo (95% di piccole imprese) domanda poche competenze alte. Anche per questo hanno tagliato oltre 8 miliardi a scuola e università e puntano a spostare fasce della popolazione scolastica verso i percorsi formativi brevi, meglio ancora se in apprendistato. Non pago di aver già abbassato l'età di accesso al lavoro a 15 anni per favorire l'adempimento dell'obbligo di istruzione attraverso l'apprendistato, ora la proposta di Sacconi è di abbassarla ulteriormente a 14 anni in modo che si possa andare a lavorare subito dopo la licenza media…. Questa idea di fare dell'apprendistato un canale alternativo alla scuola è sbagliata e perdente anche perché il sistema produttivo italiano è povero di capacità formativa. Le attività di formazione continua dei lavoratori sono infatti molto sotto la media dei paesi sviluppati (vedi anche ultimo rapporto Isfol), così come le assunzioni delle alte qualifiche e gli investimenti in ricerca e sviluppo. La realtà è questa. Queste proposte, spesso ammantate da pelosi buoni propositi di contrasto alla dispersione scolastica, non possono che tradursi nella rinuncia a priori ad assicurare a tutti i giovani l'apprendimento di quel bagaglio culturale essenziale per essere cittadini, consapevoli e lavoratori occupabili e persone capaci di apprendere lungo tutto il corso della vita.
Decisamente più intelligente, la sperimentazione dell'apprendistato in alternanza introdotta dal decreto Carrozza (art.8 bis). Già accolta in un accordo sindacale all'Enel, diventerà operativa una volata emanato il decreto ministeriale cui è affidato il compito di regolare l'esperienza. Studenti dell'ultimo biennio della scuola secondaria superiore potranno essere assunti con un contratto di apprendistato e diplomarsi attraverso un percorso formativo in alternanza in cui all'apprendimento si realizza in parte nel contesto scolastico e in parte nel contesto lavorativo….
L'altra "perla" del disegno di legge Sacconi è l'abrogazione delle norme contenute nella legge 92 … Difficile comprendere le ragioni dell'accanimento di Sacconi contro norme che con un ritardo più che decennale allineano il nostro paese, agli ultimi posti per il livello delle competenze della popolazione, alle indicazioni e alle pratiche dell'Unione Europea. Già Confindustria ne aveva chiesto lo stralcio, timorosa delle possibili ricadute contrattuali della certificazione pubblica delle competenze acquisite dai lavoratori attraverso il lavoro e/o altri percorsi di apprendimento non formali e informali. Di certo l'azzeramento delle norme sull'apprendimento permanente farebbe perdere al paese un'altra occasione per mettere in atto una delle condizioni essenziali per uscire dalla crisi e tornare a crescere. … Il sistema pubblico nazionale della certificazione delle competenze e le reti territoriali dell'apprendimento permanente - il cui compito è realizzare una programmazione integrata delle risorse, dell'offerta e dei servizi dell'apprendimento permanente - sono infatti gli strumenti indispensabili per realizzare concretamente una strategia di innalzamento delle competenze coerente con lo sviluppo dell'innovazione e dell'occupazione.
www.italiaoggi.org - 04.03.2014
“Il Ministero rischia la paralisi”
░ CNPI: il MIUR è stato sconfitto anche in appello e si allunga il rosario dei suoi problemi, non pochi nati da errori e sottovalutazioni.
Il Consiglio di Stato ha confermato la sentenza del Tar del Lazio con la quale i giudici amministrativi, accogliendo un ricorso della Flc-Cgil, avevano sanzionato il ministero dell'istruzione, obbligandolo di fatto a resuscitare il Cnpi, soppresso alla fine del 2012 dal governo Monti.
Istituito nel lontano 1974 dai decreti delegati come organismo di vertice del sistema di rappresentanza del mondo della scuola, il Consiglio nazionale della pubblica istruzione, presieduto dal ministro, è composto in gran parte da consiglieri eletti dalle varie categorie del personale scolastico; esso formula sia pareri facoltativi che obbligatori e, soprattutto, si esprime su questioni delicate e importanti come la definizione del calendario scolastico, le procedure concorsuali e di valutazione dei titoli degli insegnanti, le utilizzazioni e i trasferimenti, le attribuzioni di punteggio ai precari. Nell'ottobre scorso un ricorso di parte sindacale era stato accolto dai giudici del Tar del Lazio che avevano obbligato il Miur a ripristinare entro 60 giorni la funzionalità del Cnpi, individuando, in caso di inadempienza, nel prefetto di Roma il commissario ad acta autorizzato a ricostituire il Consiglio e a procedere ad elezioni e nomine. … La patata bollente passa ora nelle mani del nuovo ministro Stefania Giannini, che si troverà di fronte alla necessità di operare delle scelte. Per il neoministro non è possibile infatti non decidere. Da un lato potrebbe limitarsi a recepire la sentenza, tenendo in piedi un organismo vecchio, residuo di un'altra e lontana stagione politica e culturale, puntando a minimizzarne l'efficacia sul processo di controllo e tentando di limitarne l'impatto sul terreno delle scelte didattiche e ordinamentali. Ma potrebbe anche scegliere di utilizzare il pasticcio sul Cnpi come una buona occasione per svecchiare e riformare a fondo il sistema della rappresentanza nella scuola, magari avviando un confronto con tutti i soggetti interessati, per arrivare a una complessiva revisione degli organi collegiali ….
www.larepubblica.it - 05.03.2014
"Sparisca per favore". bufera sui giudizi alle abilitazioni-truffa.
░ L’abilitazione nazionale scientifica: Giudizi sprezzanti, formulati in un ambiente in cui l’età moderna sembra non essere giunta, e verbalizzati in un lessico che vorrebbe essere arguto ma che, invece, è supponente. E’ questa la dimensione abituale, nel mondo accademico. E’ Livore ? Azzardiamo un’interpretazione in chiave subliminale: chiamati ad aprire le porte dell’università italiana ai propri potenziali successori, questi accademici sono in preda a un horror della perpetuazione del vuoto.
— Quel carrozzone dell’abilitazione nazionale scientifica — la grande prova, 59 mila candidati, che sta scegliendo chi è meritevole di prendere una cattedra universitaria domani — snocciola un nuovo scandalo: i giudizi alla Bastianich. Così sono stati titolati nel mondo dell’architettura, alludendo alla perfidia gratuita di uno dei conduttori della trasmissione Masterchef, i pareri della commissione “Progettazione architettonica”. I giudizi accademici, però, non fanno audience e umiliano candidati (anche sessantenni) che l’architettura vorrebbero insegnarla in facoltà. I verbali dei cinque commissari di Progettazione, oltre a zoppicare in italiano, regalano considerazioni maligne, incisi grevi, battute sarcastiche. Non si era mai visto in un bando universitario. Gli autori dei siluri da bando sono docenti della Seconda università di Napoli, curatori del Museo Maxxi di Roma, presidi della facoltà di Architettura di Valle Giulia, ordinari della scuola politecnica di Losanna, architetti associati abituati a lavorare nel Nord Europa. Docenti qualificati, ecco. Magari, in alcuni casi, presupponenti, esteticamente naive, forse frustrati. Tutti insieme si sono divertiti — è tutto pubblico, archivio Cineca — a scrivere commenti di questo tipo: «La
candidata non è scema, ha dimestichezza con la scena internazionale e rivela curiosità». Sì, «non è scema». Ancora: «Le pubblicazioni ci offrono la possibilità di avvicinarci alla produzione progettuale del candidato (e non è una bella esperienza)... Indimenticabili i testi di Molinari e Garofalo sulle opere di Saito. Sparisca per favore». Scritto di pugno da un commissario. Diffuse le ironie. «Con il dovuto terrore per una posizione davvero poco interessata a ciò che accade attorno all’architettura il candidato è abilitabile ». Poi: «Le pubblicazioni sono interessanti e pericolose al tempo stesso soprattutto se le si pensa in mano a studenti in formazione ». Sono un po’ più di studenti, in verità, i candidati che la commissione si è trovata davanti, eppure scrivono di loro: «Candidato in via di formazione (si spera). Abilitazione: no». Oppure: «È ricercatore dal 2011 alla Sapienza. I suoi interessi variano (sbandano?) tra l’architettura romana tra le due guerre, la pianificazione e il patrimonio». Alcuni giudizi sono freddure. «Le pubblicazioni vertono in gran parte sull’argomento (non solidissimo dal punto di vista scholarly) della tesi di dottorato e sulle sue derivazioni, vale a dire “la linea di terra” (anche se non stiamo parlando di sicurezza negli impianti elettrici)». Nei verbali ci sono diverse considerazioni non richieste sull’anima dei candidati: «Ha una specializzazione molto settoriale, che sembra una sorta di condanna ad esercitare un credo a tutti i costi». E critiche esplicite al malcostume universitario: «Molte pubblicazioni sono raccolte di lavori didattici degli studenti pubblicati con contributo dell’università. Ma com’è possibile che in un paese così “povero” ci siano a disposizione nelle facoltà tanti soldi per pubblicare lavori di studenti e qualsiasi altra cosa venga in mente a un docente? Non abilitata». La commissione Masterchef ha attaccato, via concorso, anche colleghi più affermati: «Le pubblicazioni pullulano di detriti portoghesiani e subportoghesiani, la stessa candidata confessa la difficoltà di uscire dall’ombra del Maestro (cui concede la maiuscola!)». A “Progettazione architettonica” solo il venti per cento è stato abilitato. Sotto le forche caudine dei commissari battutisti sono caduti progettisti come Beccu e Raimondo autori dell’Auditorium di Firenze e del Museo dei Bronzi di Riace, poi Peluffo e Femia (Palazzo del cinema di Venezia), Alessandra Segantini (Uffici giudiziari di Venezia), Vincenzo Corvino (restauro del Pirellone di Milano). L’Associazione italiana di architettura e critica parla di una commissione sessista e maschilista, «che non rispetta la dignità delle persone giudicate e squalifica l’università italiana». Il professor Sergio Pace del Politecnico di Torino cita Bombolo e Cannavale. Una lettera plurifirmata chiede al ministro dell’Istruzione di fermare tutto.
www.orizzontescuolaNews - 06.03.2014
"Graduatorie di istituto II fascia per i diplomati magistrale e III fascia delle graduatorie ad esaurimento peri laureati in SFP. L’idea PD”.
░ Il C. di S. annulla il D.M. 62/11 nella parte in cui nega ai docenti in possesso del diploma magistrale conseguito entro l'a.s. 2001/02 l'accesso alla II fascia delle Graduatorie di istituto. Il PD auspica l’inserimento in III fascia G.E., per i laureati in Scienze della formazione primaria.
La deputata del Pd Simona Malpezzi dichiara "In questi giorni in cui ci avviamo a discutere la proposta del Pd su reclutamento e formazione iniziale… credo che, con il nuovo corso che si è aperto al MIUR, si possa avviare finalmente un canale di dialogo che consenta di sanare delle ingiustizie inaccettabili che avrebbero richiesto una soluzione da molto tempo. Le recenti sentenze giudiziarie che hanno confermano la ragionevolezza delle tesi sostenute da tempo dal Pd circa la necessità di risolvere una volta per tutte due situazioni che stanno danneggiando molti lavoratori della scuola e molti giovani laureati, impongono una forte iniziativa politica e scelte decise". L'idea… risolverebbe l'annosa questione della fascia aggiuntiva alla III nelle Graduatorie ad esaurimento, nella quale sono al momento inseriti i docenti che si sono abilitati negli anni accademici 2008/09, 2009/10 e 2010/11 a seguito della frequenza: dei corsi biennali abilitanti di secondo livello presso le Accademie di Belle Arti (COBASLID); del secondo e del terzo corso biennale di secondo livello finalizzato alla formazione dei docenti di educazione musicale (classi di concorso A031-A032) e di strumento musicale (classe di concorso A077); dei corsi di laurea in Scienze della formazione primaria….
www.europaquotidiano.it - 07/03/2014
" Giusto farsi domande, ma a Siracusa c’era allegria”
░ Quel sapore di comunità viva e fortissima che si respira dentro una scuola; le relazioni affettive fortissime che ci son dentro le scuole. Come spiegare a chi parla della Scuola ma non la conosce? Di Mila Spicola
La vicenda è nota. Renzi visita una scuola a Siracusa e Beppe Grillo scrive sul suo blog: «La scena del Venditore di Pentole che incontra i bambini delle elementari Raiti di Siracusa che lo ricevono allineati e addestrati con un coretto di benvenuto per concludere con “Matteo! Matteo! Matteo!” ricorda, in peggio e in grottesco, gli incontri di Mussolini con i figli della Lupa»…. Da ieri non si parla d’altro. A voglia dire che ben altri sono i problemi e le emergenze che si agitano sotto il cielo d’Italia, ma il circo mediatico ha le sue regole: l’argomento del giorno non lo stabilisce la gravità del fatto ma… dipendono dal “peso” dei protagonisti? … Mi ricordo una visita di Spadolini alle elementari, ci impegnammo oltre modo nella realizzazione di bandierine colorate recanti l’effige del suo faccione sorridente e poi le sventolammo al suono del Và pensiero. Pessimo gusto? Può darsi, però se me lo ricordo ancora è perché mi divertii parecchio…. E così accade ancora oggi, io insegno, so che valore ha il fare e il preparare insieme ai bambini, ai ragazzi in vista dell’arrivo di un ospite. Su tutto prevalgono il senso e l’importanza data all’accoglienza dell’ospite…
L’analisi dei fatti e le ricadute sull’opinione pubblica assume forme completamente diverse a seconda della quantità di occhi puntati addosso? Significa che soggetti portatori di enorme notorietà oggi vedono deformate azioni e giudizio in modo direttamente proporzionale all’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa e dei social? Forse.
Significa che Renzi non deve andare nelle scuole? No. Significa che le telecamere non devono entrare nelle scuole? Forse. Significa che le maestre non devono trascurare i pericoli di una sovraesposizione mediatica e predisporre per bene cosa fare e cosa non fare? Forse.
Significa che si è presentata una dimensione nuova del giudizio e del pregiudizio? Forse. Significa che siamo nell’ambito di terreni inesplorati? Forse. Significa che quelle docenti e quella dirigente si son trovate ingabbiate in un meccanismo a loro completamente sconosciuto? Forse. Prima di esprimere giudizi, condanne, o ego te absolvo, dubitiamo. Dubitiamo e dubitiamo, perché c’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria e chiari non sono i contorni. Serenamente, in modo pacato, senza polarizzazioni o strepiti. Comunque, vinca il sorriso. Io c’ero a Siracusa l’altro giorno in quella scuola e mi rimane l’allegria e il divertimento di quel bimbo che ho visto correre per il corridoio andando ad abbracciare la maestra che gli diceva «sei stato bravissimo!» e i compagni che si sono accerchiati a lui in un abbraccio manco fosse il gol di Maradona. Mi rimane il veloce rinfresco a cui le colleghe mi han coinvolto dopo che Renzi era andato via, tutto interno, tutto familiare….