Rassegna stampa

Recensioni dalla Stampa al 15 marzo 2014

 

www.scuolaoggi.org - 08/03/2014

"Che cosa può fare la scuola, per i disabili

La Scuola è al pari del servizio sanitario e di quello di polizia, la presenza dello Stato vicina alla popolazione: per la gente in difficoltà, poi (gli immigrati, in particolare e gli alunni in condizione di disagio o di handicap) è un servizio di cui tutti dobbiamo andare fieri. E ci sono, però, aspetti problematici sui quali si sofferma Franco Buccino.

I tribunali amministrativi, in seguito a ricorso dei genitori, aumentano sempre più spesso le ore di sostegno agli alunni con disabilità. Fino a farle diventare tante quante sono le ore di lezione settimanali, cioè da trenta a quaranta. Il che vuol dire che questi alunni possono arrivare ad avere, ciascuno di loro, due e più insegnanti specializzati. L’amministrazione scolastica, soccombente in quasi tutti i giudizi, cerca inutili espedienti per contrastare tali sentenze; ma anche quando ottiene dal Parlamento provvedimenti legislativi che abbattono le ore di sostegno in nome della riduzione della spesa pubblica, interviene la Corte costituzionale, che li boccia perché limitano il diritto all’inclusione scolastica. … I genitori di alunni handicappati, disabili, con disabilità, diversamente abili - quanta ipocrisia in questo fiorire di termini! -, in prima istanza non chiedono per i loro ragazzi più ore di sostegno, chiedono che la scuola li accolga e li includa nei processi formativi e didattici. Poi si rendono conto che la dignità e il rispetto per i loro figli, passa attraverso l’insegnante di sostegno, il suo ruolo e la sua dignità: se hanno l’insegnante di sostegno, sono riconosciuti e accettati; se non lo hanno, sono un peso e degli intrusi. Infine, capiscono come funziona la scuola praticamente: se è assente l’insegnante di sostegno è “meglio” tenersi a casa il figlio; così come è “opportuno” avere un orario di frequenza per i figli ridotto e flessibile, magari coincidente con le ore in cui è presente in classe l’insegnante di sostegno. Allora, più ore di sostegno per i loro figli, significa più ore a scuola. Che è la premessa per ogni inclusione scolastica, di qualsivoglia soggetto. Le scuole hanno, in genere, buone intenzioni nei confronti di alunni con disabilità: spesso li accolgono e li coccolano, a volte pensano pure a loro nella programmazione delle attività. Ma tenerli in classe senza l’insegnante di sostegno, e magari senza l’accudiente materiale fuori la porta, è complicato. Così come è complicato porre rimedio alle classi “scoperte” per l’assenza di docenti in servizio. Qualche volta si vede addirittura l’insegnante di sostegno andare in una classe scoperta con il “suo” alunno. Quando poi l’alunno con disabilità è assente, il suo insegnante di sostegno diventa il provvidenziale tappabuchi della giornata. Altro che docente di sostegno alla classe in cui è inserito un alunno disabile, come si legge nelle circolari e nei testi specialistici. Nelle scuole si vive la più grande contraddizione tra ciò che si pensa, si programma, si vuol fare, e l’organizzazione rigida, burocratica, arretrata, la scarsezza delle risorse, l’assenza di sinergie con l’esterno, una irresponsabilità ancora diffusa e impunita. In una logica ribaltata di autonomia e responsabilità educativa e didattica delle scuole, le stesse situazioni problematiche, come le classi scoperte e i disabili senza l’insegnante di sostegno, potrebbero divenire l’occasione per sperimentare moduli alternativi alle classi o per realizzare unità didattiche “inclusive”. In attuazione di alcuni provvedimenti legislativi, l’Amministrazione scolastica deve procedere alla formazione, sia iniziale che in servizio, di tutti i docenti sui temi della disabilità e sulle didattiche inclusive. Sembra la premessa perché tutti gli insegnanti, curricolari e di sostegno, possano prendere in carico l’alunno con disabilità. È una iniziativa molto interessante, almeno sulla carta. Se non fosse che alle difficoltà delle scuole a realizzare qualsivoglia innovazione e riforma, si aggiunge la proverbiale furbizia dell’Amministrazione, che conosciamo bene. Anch’essa ha da tempo in mente i docenti curricolari con competenze sul sostegno, ma solo per sostituire, eliminare gli insegnanti specialisti. … Così, tra l’altro, aggirerebbe pure le sentenze dei Tar….

 

www.larepubblica.it - 10/03/2014

"Il caso della scuola europea di Parma”

░ Polemiche su quello che sembra l’ennesimo spreco di denaro pubblico.

La storia della Scuola europea di Parma, la cui nuova sede è fin qui costata 35 milioni e ancora non è finita, rappresenta un'esemplificazione irritante dei rapporti che si sono venuti a creare tra l'Europa e noi… La Scuola europea, destinata innanzitutto ai figli dei manager che lavorano all'Autorità europea di controllo alimentare (Efsa), in queste settimane è tema caldo a Parma: l'ultima rendicontazione dedicata dice 35 milioni spesi per un manufatto fuori scala che oggi tutti… definiscono troppo grande e costoso…. La scuola europea di Parma, così come la sede dell'Autorità alimentare, sono il prodotto dello sforzo di Silvio Berlusconi per portare in Italia nel 2002 un ente di controllo dell'Unione e con lui il suo indotto economico. L'indotto non c'è stato e l'Efsa, dopo dodici anni di attività, è un'autorità contestata dalla stessa Commissione europea per i numerosi conflitti di interesse con le multinazionali alimentari e farmaceutiche. Dal 2009, dopo un periodo di morigeratezza, lo Stato italiano ha deciso di far crescere i finanziamenti alla Scuola di Parma: dieci milioni di euro a stagione, soldi necessari per mantenere 78 insegnanti madrelingua destinati a 500 alunni di venti nazionalità diverse. Quindi, per garantire lo studio ai figli dei manager e degli impiegati europei, ai figli dei ricercatori e dei dipendenti delle ditte associate, per un ciclo che va dalla scuola dell'infanzia al liceo, il nostro governo si è impegnato a costruire una struttura da 35 milioni di euro nel campus universitario di Parma. È giusto difendere un avamposto europeo nel cuore dell'Emilia, è altrettanto giusto, tuttavia, chiedersi se le somme spese sono congrue e se le modalità di gestione della Scuola per l'Europa sono state corrette negli anni della più feroce spending review sull'istruzione italiana. È di questi giorni la notizia - pubblicata dalla "Gazzetta di Parma" - che l'istituto europeo non riceverà le iscrizioni degli studenti locali per l'anno 2015: sono state tutte riservate ai figli di dipendenti dell'Efsa. … Il governo Berlusconi IV costruì un assetto giuridico e amministrativo "pienamente corrispondente al modello delle scuole europee", e soprattutto in deroga alla normativa nazionale. … C'è un ultimo argomento, infine, e qui l'irritazione cresce. Dal 2009 al 2011 il ministero dell'Istruzione solo a Parma ha tagliato 360 posti da insegnante. Francesca Bertolini della Adida dell'Emilia Romagna, associazione di docenti precari, ha spiegato: "Le scuole della nostra regione hanno maturato un debito tra i 2 e i 3 milioni di euro, con i 35 milioni spesi per la nuova sede dell'istituto europeo si sarebbero risanati i nostri istituti pubblici e quindi pagati gli stipendi a 1800 docenti fuori ruolo".

 

l’Unità  - 10/03/2014

"Per uscire dalla crisi ridisegniamo la scuola”

Le scuole devono essere capaci di orientare e sostenere nell’arco della giornata una parte consistente dell’attività di bambini e ragazzi, e di assicurare un’educazione che possa fungere da riferimento nell’età adulta, costituire condizioni favorevoli ai successivi adattamenti che comporterà la partecipazione alla vita sociale. Di Benedetto Vertecchi.

…Se chi fruisce di educazione non collega al suo impegno qualche tipo di beneficio, non tarda a manifestarsi una caduta di motivazione, che finisce con lo sfociare in uno stato di crisi. Il malessere che attraversa la maggior parte dei sistemi educativi dei Paesi europei (o, comunque di cultura europea, anche se in altre aree geografiche) è in larga misura una conseguenza dell’esaurirsi delle dinamiche che avevano consentito l’espansione, non sostituite da altri fattori motivanti ugualmente carichi di implicazioni per le condizioni di esistenza individuali e per quelle sociali. Di fronte all’incalzare di segnali della difficoltà in cui si sono venuti a trovare i sistemi educativi, ci si è per lo più accontentati di rilevare i sintomi del malessere, senza chiedersi quali ne fossero le ragioni… Si è affermato un meccanicismo interpretativo poco disponibile a considerare i fattori di sistema della crisi educativa, che si è preteso di affrontare sulla base di logiche produttivistiche di derivazione aziendale. … Nelle attuali condizioni di crisi non si può continuare a intervenire sull’educazione scolastica come si sarebbe fatto in periodi di crescita del sistema…. In altre parole, per uscire dalla crisi occorre ricollocare la funzione della scuola nella società, prendere atto dei cambiamenti intervenuti nella composizione delle famiglie, porsi il problema di assicurare un’educazione che possa fungere da riferimento nell’età adulta, costituire condizioni favorevoli ai successivi adattamenti che comporterà la partecipazione alla vita sociale negli almeno sei decenni, tre in più nel corso di un secolo che al momento costituiscono la durata della speranza di vita successiva al paio di decenni dell’adattamento iniziale. Nel ripensare l’attività delle scuole sarà necessario un cambiamento drastico dei criteri valutativi. Il limite di gran parte delle prese di posizione, dall’interno e dall’esterno del sistema educativo, che si sono avute negli ultimi mesi è consistito nel considerare il problema da un punto di vista tutto interno alle scuole. Alla base degli orientamenti espressi c’era l’dea che l’attività delle scuole, e quindi i risultati conseguiti dagli allievi, potesse essere considerata prescindendo da ciò che accade intorno alle scuole, determinando il complesso delle interazioni che ha conseguenze sul profilo cognitivo, affettivo e di relazione degli allievi… I risultati dell’educazione scolastica appaiono sempre più dipendenti dal condizionamento sociale. La scuola si trova a contrastare sia l’azione delle famiglie, sia quella di fonti di conoscenza e di trasmissione valoriale che non sempre sembrano convergere sui medesimi obiettivi. I messaggi che gli allievi ricevono dall’esterno della scuola si distinguono generalmente per una finalizzazione contingente, mentre la qualità dell’educazione scolastica dipende in massima parte dalla sua persistenza nel tempo. Ne deriva che la valutazione ha senso se non si limita a rilevare, hinc et nunc, il possesso di un certo corredo conoscitivo, ma è in grado di spiegare quanta parte della varianza che si osserva fra gli allievi possa essere riferita a fattori interni o esterni e, fra questi ultimi, a fattori prossimi (come la famiglia o il contesto di vita) o remoti (tali sono i messaggi trasferiti tramite i mezzi per la comunicazione sociale). Occorre identificare indicatori sensibili dell’incidenza dei diversi fattori, per potere comporre modelli interpretativi preliminari alla definizione di piani di intervento.

 

ItaliaOggi  - 11/03/2014

"Privati in campo per l'edilizia

Alessandra Ricciardi parla con il sottosegretario Reggi. Il Governo apre ai fondi previdenziali e colloca la regia della spesa dei fondi per l’edilizia scolastica, a Palazzo Chigi.

Una cabina di regia presso la presidenza del consiglio dei ministri per semplificare le procedure di intervento e suggerire modelli di «rigenerazione» delle stesse scuole. «Nessun accentramento però dei poteri in materia», assicura Roberto Reggi, sottosegretario all'istruzione, ex sindaco di Piacenza, tra i renziani doc del governo. «Piuttosto bisogna evitare trasferimenti farraginosi e troppi enti intermediari e responsabilizzare i sindaci, che rispondono alla comunità locale». E poi liberare i vincoli che i comuni hanno per spendere i soldi che hanno già a bilancio…. Per reperire risorse aggiuntive, si dovranno però coinvolgere anche i privati. … Quella del reperimento di ulteriori risorse è una partita parallela che andrà avanti… Per esempio un fondo previdenziale, una cassa professionale in cambio di un buon rendimento. Gli enti locali possono conferire gli edifici scolastici a un fondo immobiliare per un congruo arco temporale, in cambio si impegnano a pagare un canone. Concessioni e gestione funzionano bene. E lo stato può fare la sua parte, dando un finanziamento a fondo perduto.

 

www.ilsussidiario.net  - 13/03/2014

"Il premier muratore e le troppe domande aperte

░ Di Gianni Zen.

E alla fine, cancellato in un sol colpo l'algido e compassato stile istituzionale, tra slide e frasi ad effetto, interessato (solo?) a catturare l'immediatezza del contatto col suo "popolo", Matteo Renzi ha scelto la strada del "ghe pensi mi". In nome della "cultura del fare". I 3,7 miliardi, infatti, destinati alla scuola saranno gestiti direttamente da Palazzo Chigi, non dal Miur. Il ministero, dunque, espropriato, anche se nel comunicato del governo si parla di "collaborazione". Sarà  dunque una "cabina di regia" a gestire, per conto del premier, i contributi a favore dell'edilizia scolastica, per la messa in sicurezza ma anche per il rifinanziamento del Mof, cioè¨ del "fondo di istituto", quello che consente di finanziare le iniziative che integrano l'offerta formativa delle scuole, fondo negli ultimi anni sacrificato dagli ultimi governi per coprire altre spese, come, ad esempio, gli scatti stipendiali dei docenti. … Entrando nel merito, sembra che la cifra stanziata consenta in tutto 10mila interventi, in collaborazione con i comuni e le ex-province. E qui emerge un primo problema: le ex-province, quasi tutte commissariate, si troverebbero, d'un sol colpo, rimesse al centro della nostra struttura istituzionale… Quindi, le province, con questo intervento, non vengono più abolite. Si parla di consigli con al loro interno i rappresentanti dei comuni, come consiglieri, ecc., ma non è ancora chiaro con quali deleghe effettive, con quali risorse. Oppure verranno abolite davvero, e le scuole superiori passeranno ai comuni di riferimento, con risorse inedite? Non ci sono informazioni, a proposito…. Ci piacerebbe, poi, conoscere i criteri che la "cabina di regia" adotterà sulla gestione delle risorse, in ordine alle domande che stanno già arrivando.Tutto in fieri, perciò. Sapendo, per completare il tutto, che ad oggi sono 8 le varie fonti ministeriali di finanziamento e ben 12 le procedure previste per la realizzazione di questi interventi. Sarà la volta buona per una effettiva semplificazione burocratica?...L'edilizia scolastica è il prerequisito della vita scolastica, cioè della speranza di futuro dei nostri figli e del Paese. Un prerequisito, ma non la sostanza della scuola. Forse non dovremmo mai dimenticarlo.

 

In due brevi articoli, latecnicadellascuola.it riassume i giudizi espressi dai sindacati della scuola sugli 85 euro mensili in più.

 “Sindacati tiepidi sugli 85 euro in più promessi da Renzi”

A commentare favorevolmente l’annuncio del presidente Matteo Renzi sulla detassazione degli stipendi al di sotto dei 1.500 euro è per ora solamente la Cisl Scuola che in un comunicato fornisce anche alcuni dati interessanti. Da questa tabella, per esempio, si evince che tutto il personale Ata, ad eccezione dei DSGA, rientrerebbe nel beneficio fiscale di cui parla il Governo. Anche un buon numero docenti (soprattutto di infanzia e primaria) potrebbe avvantaggiarsene.

PERSONALE IN SERVIZIO NELLA SCUOLA STATALE

Qualifica

addetti

stipendio iniziale

stipendio
a fine carriera

Collaboratori Scolastici

136.000

1.008,25

1.243,78

Assistenti amm.vi e tecnici

64.700

1.108,20

1.409,55

Docenti primaria e infanzia

330.000

1.301,10

1.816,75

Docenti secondaria I grado

170.000

1.392,51

1.959,12

Docenti secondaria  II grado

235.000

1.392,91

2.026,55

Secondo le stime di Cisl Scuola stanno sotto i 1.500 euro la metà dei docenti di scuola primaria e dell’infanzia e oltre un terzo di quelli delle secondarie. … Per la Uil parla il segretario confederale Luigi Angeletti: “Ottimo. Finalmente, dopo 4 anni di scioperi e manifestazioni siamo riusciti a far sì che i lavoratori abbiano una consistente riduzione delle tasse…” Intanto resta del tutto irrisolta la questione delle risorse per il fondo di istituto che saranno drasticamente tagliate per evitare di chiedere la restituzione degli scatti stipendiali già pagati. La sensazione è che per il comparto scuola, a conti fatti, gli 85 euro mensili si copriranno in buona sostanza con fondi già esistenti.

Cgil e Anief: "Gli 85 euro sono un palliativo, bisogna rinnovare il contratto"

Anche Flc-Cgil esce allo scoperto sulla riduzione della pressione fiscale. “La riduzione da maggio delle tasse con limite di reddito di 25 mila euro lorde raccoglie le richieste avanzate da tempo dal sindacato per un alleggerimento della pressione fiscale sul lavoro” dichiara il segretario nazionale Mimmo Pantaleo che subito aggiunge: “Non è però più rinviabile il rinnovo del contratto nazionale in tutto il settore pubblico in assenza del quale non ci può essere il miglioramento delle condizioni salariali e professionali in tutti i comparti”. Sulla stessa lunghezza d’onda Marcello Pacifico dell’Anief secondo il quale “l’intenzione del Governo, annunciata dal premier Renzi, non cambierà di molto la posizione dell’Italia in tema di stipendi ai suoi docenti, che ci vede tra gli ultimi posti dell’area Ocde”. Anche per Pacifico la “madre di tutte le battaglie” resta il contratto: “Se si fosse firmato il contratto, invece ancora bloccato, ne sarebbero arrivati almeno il quadruplo, considerati gli arretrati per gli anni precedenti durante il blocco contrattuale a partire dal 2010”.  “Piuttosto di dare un ‘contentino’ - conclude il presidente dell’Anief - si trovino i soldi per sedersi ai tavoli per il rinnovo e si adegui l'indennità di vacanza contrattuale al costo della vita”.

http://www.orizzontescuola.it/- 14/03/2014

“Gite e riposo compensativo. Sì se nel viaggio è compresa una domenica”

di Paolo Pizzo

Il diritto del docente discende dall'Art. 2109 del CC Periodo di riposo: “Il prestatore di lavoro ha diritto ad un giorno di riposo ogni settimana, di regola in coincidenza con la domenica.” Non dimentichiamo inoltre che il docente che accompagna gli allievi nei viaggi di istruzione è considerato regolarmente in servizio con tutti i doveri che ne discendono dalla qualifica di accompagnatore (compreso quello della vigilanza). Il punto 8 della CM 291/92 recitava: “L’incarico di accompagnatore costituisce modalità di particolare prestazione di servizio per la quale spetta la corresponsione della indennità di missione nella misura prevista dalle disposizioni vigenti. Sembra superfluo rammentare che detto incarico comporta l’obbligo di una attenta ed assidua vigilanza degli alunni, con l’assunzione delle responsabilità di cui all’art. 2047 del codice civile integrato dalla norma di cui all’art. 61 della legge 11 luglio 1980, n. 312, che limita la responsabilità patrimoniale del personale della scuola ai soli casi di dolo e colpa grave. Una vigilanza così qualificata deve essere esercitata non solo a tutela dell’incolumità degli alunni, ma anche a tutela del patrimonio artistico nei cui confronti troppo spesso, purtroppo, vengono da più parti lamentati danni, anche gravi, a causa dell’irrazionale e riprovevole comportamento dei singoli alunni o di gruppi di essi.” Ora, lasciando da parte la questione relativa alle missioni (non più in vigore per un certo aspetto), resta il fatto della “particolare prestazione” del docente accompagnatore e che il giorno festivo sia stato ricompreso nel viaggio. Pertanto, il docente ha diritto di recuperare la giornata festiva passata in viaggio di istruzione.

 

l’Unità - 15/03/2014

«Caro Renzi, ecco la scuola che non va»

Famiglie e docenti da Bologna, Modena e Ferrara raccolgono l’invito a segnalare («segnalate a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. quello che non va») le criticità, lanciato dal presidente del Consiglio.

… I presidenti dei Consigli di Istituto e di Circolo della provincia di Bologna, comitati genitori, coordinamento insegnanti delle medie e associazioni di Modena, famiglie di alcuni centri in provincia di Ferrara mandano dunque un segnale, per ricordare al Miur del ministro Stefania Giannini che i problemi non si esauriscono con il grande piano di edilizia scolastica, che dovrebbe contare come ribadito ieri dal sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi su 10 mila interventi di riqualificazione… In cima alla lista dei problemi il mondo della scuola emiliano mette il nodo fondi pubblici, i «10 miliardi sottratti alla scuola negli ultimi anni» e le «risorse per il Miglioramento dell’Offerta Formativa, tagliate del 30% quest’anno rispetto al precedente». In concreto, significa che le scuole vanno avanti solo grazie ai contributi delle famiglie, «ai materiali (carta, sapone) da anni forniti dai genitori si aggiungono somme in denaro: in provincia di Bologna pressoché tutti gli istituti sono costretti a chiederli… Tutte le scuole vantano crediti da decine se non centinaia di migliaia di euro dallo Stato, soldi anticipati soprattutto per supplenze brevi. Cifre che i genitori hanno sott’occhio negli organi collegiali, e che vorrebbero vedere restituite….