larepubblica.it – 19 aprile 2014
“Scuole. Ecco le dieci che bocciano di più. Il Sud vince la classifica della dispersione"
░ Sono scuole di Napoli e di Palermo! Dice niente, al MIUR e all’INVALSI ? Sembra che, quando vagheggiano di “merito” e “valutazione di sistema”, né l’uno né l’altro abbiano chiaro il quadro complessivo dei fattori interattivi che intervengono nell’apprendimento scolastico. Un genio ha perfino proposto corsi obbligatori di aggiornamento ai quali sottoporre gli insegnanti delle scuole nelle quali gli alunni conseguono risultati modesti. Usque tandem, abutere patientia nostra ? Vedremo mai, al MIUR, un ministro con adeguata esperienza di lavoro nella Scuola ?
Ecco la classifica che le scuole temono di più: quella delle bocciature e di chi ha abbandonato le aule prima della fine dell'anno scolastico. O di coloro che a scuola non ci hanno messo piede neppure per un giorno o che hanno collezionato tante di quelle assenze da impedire ai professori di scrutinarli. Con una sola parola: dispersione. Che ovviamente vede in testa gli istituti superiori di quella parte di Napoli, come Scampia, dove i ragazzi a 14 o 15 anni sono già mezzi uomini che considerano la scuola soltanto una perdita di tempo. Quelle scuole dove i ragazzi non ne vogliono sentire di stare fermi per ore in una classe e che spesso sono l'incubo dei malcapitati supplenti costretti ad accettare quell'incarico pur di guadagnarsi la pagnotta. A stilare il ranking della dispersione scolastica in Italia è stata Skuola.net. Nella top ten, le prime cinque posizioni sono occupate da altrettanti istituti superiori di Napoli. Al Melissa Bassi, proprio nel rione noto in tutto il mondo per le famigerate Vele, nel 2012/2013 i promossi sono stati addirittura meno dei bocciati: il 45,5 per cento. Ovviamente, nel 54,5 per cento rimanente ci sono i bocciati e tantissimi dispersi che a scuola, nonostante l'obbligo, non hanno mai messo piede. Ma anche coloro che hanno gettato la spugna dopo qualche mese o qualche settimana di lezioni. Al secondo posto, con il 46,3 per cento di promossi, il tecnico economico Caracciolo, sempre di Napoli. Molti o pochi tutti questi bocciati? In Campania, la media dei promossi - per tutti gli indirizzi scolastici - è stata dell'87,1 per cento. A livello nazionale, le medie degli indirizzi interessati sono decisamente più alte. Nei professionali i promossi toccano quota 80,6 per cento che sale all'85,2 nei tecnici…. C'è poi, al settimo posto, il Rosa Luxemburg di Roma, con il 58,9 per cento di promossi e il Duca Abruzzi di Palermo che è riuscito a collezionare poco più di 60 promossi su cento: il 60,9, per la precisione. Esattamente gli stessi di un altro istituto del capoluogo siciliano: l'alberghiero Piazza. La dispersione impera quasi sempre negli istituti tecnici e professionali, come un altro alberghiero, questa volta l'Artusi della capitale con 61 promossi e 39 tra bocciati e desaparecidos su cento. Chiude la top ten meno ambita dai presidi italiani il Sassetti-Peruzzi di Firenze, con il 61,7 per cento di promossi e l'istituto professionale per l'agricoltura Paolo Balsamo, ancora di Palermo, che ha promosso il 61,8 per cento di studenti. …
corrieredellasera.it – 20 aprile 2014
“I bambini dell'asilo sanno usare i tablet ma non le costruzioni"
░ Il sindacato britannico Association of Teachers and Lecturers segnala: i bambini hanno abilità maggiore a scorrere lo schermo che nelle attività manipolative; segnala anche problemi nella socializzazione.
Sempre più piccoli, sempre più esperti. I bambini si avvicinano al cellulare di mammà con quella che sembra un’innata maestria: sbloccano gli smartphone in un attimo, sfogliano lo schermo dei tablet meglio degli adulti, imparano presto come arrivare ai loro giochi preferiti. Ma quella può sembrare un’innocua attività - peraltro propiziata proprio dai genitori che quei giochi cercano con ansia, scaricano e presentano al bambino sperando che attraggano la sua attenzione per qualche oretta - nasconde più di qualche insidia. L’allarme lo ha lanciato la Association of Teachers and Lecturers, sindacato degli educatori britannici: i bambini della «generazione smartphone» sanno usare il tablet prima ancora di parlare, ma di fronte alle «vecchie» costruzioni non sanno cosa fare.
Secondo il sindacato, l’abitudine all’uso del computer così piccoli ha effetti anche sulla concentrazione e sulla capacita di socializzare dei bimbi. Durante il congresso dell’associazione a Manchester sono stati raccolti diversi esempi di effetti deleteri dell’uso del computer. «Ho parlato con diverse maestre di scuola materna - spiega Colin Kinney, uno degli insegnanti dell’associazione, al Guardian - e sono preoccupate per il numero sempre più alto di bambini che sanno come far scorrere uno schermo ma hanno poche, se non nessuna, abilità manipolative con le costruzioni, o non sono in grado di socializzare con gli altri, ma i cui genitori parlano con orgoglio di come sanno maneggiare smartphone e tablet». Per l’associazione sindacale sarebbero necessari studi sugli effetti dei gadget elettronici su bambini così piccoli. «Gli insegnanti parlano a bambini che sono arrivati nelle loro classi dopo aver passato parte della notte a giocare con il computer - afferma Kinney -. La loro attenzione è così limitata che potrebbero tranquillamente non stare in classe». La principale associazione di pediatri britannici ha già emanato delle linee guida in cui si sconsiglia l’esposizione a smartphone, tablet, ma anche alla tv sotto i due anni, e si consiglia di limitarla a un’ora al giorno nei bimbi più grandi.
latecnicadellascuola.it – 22 aprile 2014
“TFA, II ciclo a rischio: per attivarlo bisogna sentire il CNPI che non c'è più"
░ A sostenerlo è il Consiglio di Stato; i giudici di Palazzo Spada chiedono poi il coinvolgimento di Cnam, Mef e Funzione Pubblica. Giudizio 'sospeso' pure su PAS e rinnovo graduatorie d'Istituto. Dunque, altri nodi al pettine, per il MIUR. Hanno la colla, in testa ? Nodi al pettine. Quanti se ne sarebbero evitati, al MIUR, se avessero prestato maggiore attenzione agli avvertimenti dei giovani dell’ANIEF ?
L’organismo scolastico super partes non è stato rinnovato: una bella “grana” per il Miur. …. Il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, continua a tranquillizzare i candidati al secondo ciclo di Tfa ordinario, dicendo loro che entro un periodo congruo verranno organizzate le selezioni per l’accesso ai corsi, e mentre gli abilitati del primo ciclo dei Tfa tornano a chiedere a gran voce di essere inseriti nelle GaE e maggior considerazione rispetto a chi conseguirà lo stesso titolo con i Pas, dal Consiglio di Stato arriva una bella doccia fredda: secondo i giudici di Palazzo Spada per avviarli sarebbe servito il parere del Cnpi e del Consiglio Nazionale per l’Alta Formazione Artistica e Musicale. Come anche dei Ministeri dell’Economia e della Funzione Pubblica. Tutti passaggi che, evidentemente, il Dicastero dell’Istruzione non ha attuato e non ha intenzione di attuare. E che ora potrebbero creare più di un problema per l’attivazione della seconda tornata di corsi. Soprattutto perché, nel frattempo, il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione è praticamente decaduto (anche se tecnicamente sarebbe più corretto dire non rinnovato). La questione del loro mancato coinvolgimento era arrivata in mano ai giudici dopo che alcuni ricorrenti avevano fatto ricorso contro le modifiche ai requisiti richiesti dal Miur per l’accesso riservato prima dell’inizio dei corsi, ma soprattutto per permettere agli idonei del nuovo TFA di scegliere altri atenei (con posti liberi). E anche per l'iscrizione dei nuovi abilitati in terza fascia d’istituto, nelle more dell’aggiornamento. L’Anief lo aveva denunciato fin dall’inizio: “Il mancato rinnovo del Consiglio nazionale della Pubblica Istruzione non è soltanto un elemento formale, ma sostanziale prevista dalla norma primaria, ragion per cui senza di esso non si può attivare una modifica al Regolamento su cui lo stesso organo si è espresso. A questo punto – conclude l’Anief - il Governo farebbe bene a rinnovare subito le elezioni o a rinnovare i suoi membri come nel caso del Cnam, nonché a sollecitare il parere del Ministero dell’Economia e della Funzione pubblica perché migliaia di giovani laureati in un Paese che ha il 60% del suo personale over 50 aspettano”. Ma i dubbi espressi dal Consiglio di Stato non riguardano solo il TFA: coinvolgono anche i PAS, per altro già avviati, e il prossimo rinnovo delle graduatorie d'Istituto. In quest'ultimo caso, i giudici avrebbero dovuto esprimersi a proposito della possibilità (derivante dalla modifica al D.M. 81 del 25 marzo scorso) di far inserire anche coloro che hanno conseguito il titolo dopo il 19 luglio del 2013. Sempre per la mancanza degli organismi suddetti, oltre che del MEF e della Funzione Pubblica, il CdS ha sospeso il parere.
░ Nuove disposizioni in materia di permessi per le visite mediche. Ne tratta Franco Bastianini su ItaliaOggi. Riportiamo, anche, la nota emanata che il MIUR – D.G. per le Risorse Umane del Ministero, Acquisti e Affari Generali – ha emanato con riferimento alla Circolare n.2 - 17 febbraio 2014, del Dipartimento Funzione Pubblica.
ItaliaOggi – 22 aprile 2014
“Permessi per le visite mediche, ancora nessuna risposta dal governo"
Finita la tregua pasquale, minaccia di riesplodere ancora con più virulenza la polemica in merito alle nebulose disposizioni in materia di assenze per visite, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici contenute nella circolare del dipartimento della funzione pubblica del 17 febbraio 2014 a firma dell'allora ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione Gianpiero D'Elia (si veda tra l'altro ItaliaOggi di martedì scorso). Una circolare che doveva avere l'obiettivo di assicurare l'interpretazione omogenea delle nuove disposizioni in materia di assenze per malattia dei pubblici dipendenti introdotte dall'articolo 4, comma 16 bis, del decreto legge 101/2013 entrato in vigore il 31 ottobre 2013, e contrastare il fenomeno dell'assenteismo nelle amministrazioni. E che rischia, invece, di favorirlo introducendo, nell'ipotesi di permessi, nuove formalità per giustificare di averli utilizzati per lo scopo per il quale erano stati chiesti al dirigente scolastico. É infatti richiesta una attestazione di presenza che deve essere rilasciata dal medico o dalla struttura sanitaria anche privata che hanno svolto la visita o adempiuto la prestazione e trasmessa mediante posta elettronica al datore di lavoro.
Nell'attestazione di presenza deve inoltre risultare la qualifica e la sottoscrizione del soggetto che la redige, l'indicazione del medico e/o della struttura presso cui si è svolta la visita o la prestazione, il giorno, l'orario di entrata e di uscita del dipendente dalla struttura sanitaria erogante la prestazione. Poiché l'attestazione di presenza non è sostanzialmente un certificato di malattia non deve invece recare l'indicazione della diagnosi né del tipo di prestazione somministrata. Immediato è stato il concerto di reazioni negative da parte sia dei dirigenti scolastici sui quali dovrebbe ricadere l'onere di applicazione delle nuove disposizioni, che da parte del personale, ed in particolare di quello docente, per le conseguenze negative che una applicazione letterale delle nuove disposizione potrebbe avere sulla regolarità degli obblighi di servizio. La domanda che il personale si è immediatamente posto è semplicissima: per l'espletamento delle visite mediche, delle terapie, delle prestazioni specialistiche o degli esami diagnostici deve obbligatoriamente chiedere un permesso o, previa presentazione di certificazione medica, un giorno di assenza per motivi di salute? Una domanda rimasta fino ad oggi senza una risposta. Una risposta chiara è auspicata anche dai sindacati che hanno chiesto il ritiro della circolare al ministro Marianna Madia. Quanto alle motivazioni che sarebbero alla base della volontà del legislatore (contrastare il fenomeno dell'assenteismo), concretizzatasi appunto nell'articolo 4, comma 16 bis del decreto legge 101/2013, queste non possono interessare il personale della scuola che in materia di assenteismo per motivi di salute occupa uno degli ultimi posti nella graduatoria dei dipendenti pubblici.
www.istruzione.it – 22 aprile 2014
“Decreto Legge n. 101 del 31 agosto 2013, convertito in legge n. 125 del 30 ottobre 2013 - "Disposizioni urgenti per il perseguimento di obiettivi di razionalizzazione nelle pubbliche amministrazioni" - art.4 comma 16 bis - assenze per visite, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici”.
Con circolare n. 2 del 17 febbraio 2014, registrata alla Corte dei Conti il 19 marzo, il Dipartimento della Funzione Pubblica ha fornito indirizzi applicativi sull’art. 55 septies del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, come novellato dall’art. 4, comma 16 bis, del decreto legge 101 del 31/8/2013, per quanto attiene alle assenze per visite, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici dei pubblici dipendenti.
Si trasmette pertanto la circolare in argomento, sottolineando in particolare quanto segue: 1. per l’effettuazione di visite, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici, il personale non potrà usufruire, di regola, di assenze per malattia, dovendo invece fruire dei permessi per documentati motivi personali (art. 18 CCNL 16.5.1995) o di istituti contrattuali similari o alternativi (permessi brevi di cui all’art. 20 del CCNL 16.5.1995 o riposi compensativi di cui agli artt. 26 e 27 CCNI 16.5.2001, integrativo del CCNL 16.2.1999). In assenza di ulteriori specifiche indicazioni in merito, si ritiene che, nell’ipotesi in cui l’assenza si verifichi prima dell’entrata in servizio del dipendente, il computo della durata della medesima dovrà effettuarsi riferendosi all’orario di ingresso al lavoro in ciascun ufficio, fermo restando il principio di flessibilità in entrata. 2. La giustificazione dell’assenza, nelle ipotesi in cui sia necessaria per poter usufruire dell’istituto richiesto (ad es. permessi per documentati motivi personali), deve avvenire mediante attestazione redatta dal medico o dal personale amministrativo della struttura pubblica o privata che ha erogato la prestazione (attestazione di presenza, v. p. 2 circolare Funzione Pubblica, cpv. 3 e 4). In alternativa, è possibile presentare dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà redatta, ai sensi del combinato disposto degli artt. 47 e 38 del DPR n. 445/2000, in conformità al modello inserito nella circolare ed allegato alla presente. 3. Se le visite specialistiche, terapie, prestazioni specialistiche ed esami diagnostici sono concomitanti con una situazione di incapacità lavorativa del dipendente, troveranno applicazione le ordinarie regole sulla giustificazione dell’assenza per malattia. In tali casi, il medico (individuato ai sensi dell’art. 55 septies, comma 1, del d.lgs 165/01) redigerà pertanto la relativa attestazione di malattia, comunicandola all’amministrazione secondo le consuete modalità (cfr. Circolari nn. 1 e 2 DFP/DDI 2010). In assenza di ulteriori specifiche indicazioni sulla circolare, si ritiene che la situazione di “concomitanza” possa riferirsi tanto ai casi di accertamenti diagnostici tali da compromettere la capacità lavorativa del dipendente, quanto ai casi in cui il dipendente, già in situazione di incapacità lavorativa, debba essere sottoposto a visita (ad es. visita di controllo nel periodo di convalescenza successivo ad un intervento chirurgico). La circolare prevede invece espressamente le ipotesi in cui, a causa delle patologie sofferte, il dipendente debba sottoporsi periodicamente, anche per lunghi periodi, a terapie comportanti incapacità al lavoro. In tali casi, a fini di semplificazione, per poter usufruire dell’assenza per malattia si ritiene sufficiente anche un’unica certificazione del medico curante, redatta in forma cartacea, che attesti la necessità di trattamenti sanitari ricorrenti comportanti incapacità lavorativa, secondo cicli o un calendario stabilito dal medico. Tale certificazione, da presentare prima dell’inizio delle terapie, dovrà essere integrata, di volta in volta, dalle singole attestazioni di presenza dalle quali risulti l’effettuazione delle terapie per ciascuna giornata. In tali casi, l’attestazione di presenza – redatta secondo le modalità di cui al punto 2 – dovrà contenere anche l’indicazione che la prestazione è somministrata nell’ambito del ciclo o calendario di terapia prescritto dal medico curante. Eventuali ulteriori chiarimenti interpretativi potranno essere richiesti al seguente indirizzo di posta elettronica: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Si ringrazia per la collaborazione.
Il Sole 24Ore – 23 aprile 2014
“Dietrofront del Governo sul taglio agli enti di ricerca e alle università"
░ Nell'ultima versione del decreto sul cuneo fiscale - che è stato approvato dal C.dM.,venerdì scorso ed è ancora in attesa di pubblicazione sull Gazzetta Ufficiale - scompare la riduzione di 30 milioni al Fondo di finanziamento ordinario degli atenei. Analogamente è eliminata la doppia stretta sugli enti di ricerca prevista inizialmente. Di Eugenio Bruno
Nelle bozze precedenti del provvedimento, all'articolo 50 che contiene le disposizioni finanziarie, erano contenuti 2 commi che avevano fatto sussultare il mondo accademico e della ricerca. Il primo prevedeva la riduzione dei trasferimenti dello Stato per gli enti di ricerca contenuti in una tabella allegata che non era però disponibile; il secondo imponeva agli enti di ricerca vigilati dal Miur, eccetto l'Invalsi, una riduzione del Fondo ordinario con cui assicurare il contenimento della spesa per consumi intermedi. Sempre per la stessa finalità quest'ultima norma decurtava il Fondo di finanziamento ordinario delle università (il cosiddetto Ffo) di 30 milioni nel 2014 e 45 milioni nel 2015. … Nella versione definitiva del dl che sta per essere inviata al Colle per la firma del capo dello Stato quella doppia stretta in realtà non c'è più. Dall'articolo 50 sulle coperture del decreto è sparito sia il comma con i sacrifici imposti agli enti di ricerca sia la sforbiciata al Ffo. L'unico sacrificio che il Miur è chiamato a sopportare, come tutti gli altri ministeri, riguarda invece la spesa per beni e servizi. Dei 200 milioni di decurtazioni imposte alle amministrazioni centrali dello Stato, da viale Trastevere ne dovranno arrivare 6,3 per il 2014 e 9,4 milioni per ciascuno degli anni 2015 e 2016. A esclusione, specifica il testo, delle spese per il funzionamento delle istituzioni scolastiche.
latecnicadellascuola.it – 24 aprile 2014
Dopo i “ponti" sarà tempo di scioperi università"
░ Il primo è programmato per il 28 aprile con l’astensione dal lavoro di docenti e Ata organizzata dall’Unicobas. Il 6 e 7 maggio si asterrà dalle lezioni il personale della scuola dell’infanzia e primaria per ribadire il no alle prove Invalsi (ma non solo); il 13 maggio sarà la volta di medie e superiori. Seguirà l’astensione proclamata dai Cobas, in corrispondenza delle invise prove Invalsi.
Dopo il ponte della Festa della Liberazione, che in alcuni istituti è stato “attaccato” con le festività pasquali, lunedì 28 aprile riprenderanno le lezioni nelle scuola italiane. Ma non dappertutto. “Contro la politica del Ministro Giannini”, l’Unicobas ha infatti confermato lo sciopero per l'intera giornata, sia per il personale docente che Ata, di ruolo e non, delle scuole pubbliche di ogni ordine e grado. La conferma è arrivata anche dal ministero dell'Istruzione.
Secondo il segretario nazionale Unicobas, Stefano d’Errico, lo sciopero servirà a rivendicare tanti problemi irrisolti. Ma stavolta prima di tutto a educare “il Ministro a minor protervia: abbiamo capito cosa vuole la Giannini: 1) eliminare la libertà d'insegnamento e d'apprendimento tramite 'valutazioni' discrezionali d'autorità da parte dei dirigenti collegata ai risultati dei vergognosi test Invalsi ed una gestione privatistica incardinata sul capitale privato (inteso come committenza); 2) sopprimere gli scatti d’anzianità, già ‘congelati’ e restituiti solo in parte (grazie ad un accordo-truffa sottoscritto da CISL, UIL, SNALS e Gilda) a detrimento del fondo di istituto, ormai privo di risorse; 3) fingere di non accorgersi che retribuendo al livello più basso d’Europa i docenti ed investendo meno di chiunque in percentuale di PIL destinata ad istruzione, università e ricerca, si sviluppa una ‘pedagogia sociale’ che deprime il valore della scuola e della cultura; 4) realizzare l'ultimo punto del programma della Loggia P2 rimasto ‘inevaso’: eliminare il valore legale del titolo di studio; 5) eliminare gli organi collegiali, trasformare le scuole in fondazioni e farle gestire da consigli di amministrazione presieduti dal 'dirigente', assumere il personale per chiamata diretta e discrezionale come nelle scuole private; 6) ridurre i Licei a 4 anni”. Il sindacato coglie anche l’occasione per ricordare la necessità di avere “un contratto specifico per tutta la scuola fuori dall'area del pubblico impiego (dove non è prevista certo la 'libertà di impiegamento' e dove non esistono le responsabilità penali che gravano su chi a che fare con minori) e l'istituzione di un Consiglio Superiore della Docenza adibito a garantire, così come per la Magistratura, l'autonomia e la terzietà della Scuola pubblica”. Appena qualche giorno dopo un altro lungo ponte, quello della Festa del Lavoro, il mondo della scuola sarà di nuovo in sciopero. Stavolta a proclamarlo sono stati i Cobas, in corrispondenza delle invise prove Invalsi: “A noi – ha spiegato qualche giorno fa Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas - sembra un rito distruttivo e insensato quello dei quiz Invalsi, reiterati malgrado il loro fallimento acclarato. E ora non è più solo l’opinione dei Cobas e dei docenti, anche universitari, e intellettuali che la pensano come noi: ma addirittura è l’ammissione dei nostri principali avversari in questa battaglia culturale e sindacale, e cioè la Fondazione Agnelli, finora protagonista dell’infatuazione ‘invalsiana’”. Il 6 e 7 maggio si asterrà dalle lezioni il personale della scuola dell’infanzia e primaria. Il 13 maggio sarà la volta di quello delle medie e delle superiori….
orizzonte scuola.it – 25 aprile 2014
“Licei quadriennali. Il prossimo anno altre tre sperimentazioni. Il Ministero rassicura, ne verificheremo l'affidabilità"
░ A una interrogazione parlamentare dell’on. Vacca del Movimento5stelle, il Sottosegretario Donghia ha dato assicurazioni in materia dei progetti di innovazione metodologico-didattica che attivano percorsi quadriennali di scuola secondaria di II grado sperimentali: il Governo ne verificherà l'affidabilità e la trasparenza delle procedure. Inoltre, con i decreti autorizzativi delle sperimentazioni i competenti UU.SS.RR. sono chiamati a costituire specifici comitati tecnico-scientifici che provvederanno annualmente a valutare gli esiti dei progetti di innovazione, di cui il Ministero potrà fornire puntuale documentazione. Riportiamo la trascrizione a verbale della replica con cui Gianluca Vacca si è dichiarato insoddisfatto della risposta del rappresentante del Governo.
“Rileva, infatti, come vi sia assoluta mancanza di trasparenza sulla sperimentazione in atto presso talune istituzioni scolastiche, mancando sia i relativi dati sia ulteriori elementi di valutazione come progetti o decreti attuativi, i quali non sono reperibili neppure sul sito istituzionale del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Ritiene, quindi, che il progetto di riduzione di un anno dei percorsi di studio della scuola secondaria di secondo grado sia frammentario, non avendo un quadro di riferimento nazionale certo. Reputa, inoltre, non opportuno iniziare tale sperimentazione presso gli istituti paritari, perché questa sia poi riportata alle scuole statali, in quanto la stessa sperimentazione dovrebbe essere attivata anzitutto nelle istituzioni scolastiche statali, per poi, eventualmente, essere trasferita alle scuole paritarie. Il dubbio avanzato dall'Onorevole è se dietro questo atteggiamento vi sia la volontà di attuare, al fine di reperire nuove risorse, un repentino taglio di fondi per la scuola, realizzato tramite la riduzione di un anno del corso di studi superiori. Questo reale obiettivo, che sembra confermato da quanto indicato nell'atto di indirizzo del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca del 4 febbraio 2013 che, nella priorità n. 5, punto c), connette la riduzione di un anno del corso di studi superiori «anche alla destinazione delle maggiori risorse disponibili per il miglioramento della qualità e della quantità dell'offerta formativa», sarebbe perseguito in assenza di una reale attività di sperimentazione controllabile da parte dei cittadini. Rileva, infine, come, di fronte a questa ipotesi di taglio di circa 40 mila cattedre, con un risparmio di alcune centinaia di milioni di euro, altri Stati, come gli Stati Uniti d'America, stiano sperimentando l'allungamento sino a 6 anni degli studi secondari superiori, in particolare ad indirizzo tecnico. Precisa, quindi, che ridurre di un anno il corso di studi superiori, per immettere gli studenti prima nel circuito universitario, non è utile, se poi gli stessi studenti abbandonano precocemente gli studi, come dimostrano le rilevazioni sul tasso di abbandono universitario che in Italia è il più elevato d'Europa.