www.ilsole24ore.com/art/notizie – 3 maggio 2014
“In tre anni, porte aperte a oltre 63mila nuovi docenti»"
░ Nel prossimo triennio saranno assunti circa 63mila insegnanti: il 50% dei posti sarà attribuito sulla base delle GaE (dove stazionano circa 170mila precari "storici") e il restante 50% sulla base dei concorsi. Non è quello che sarebbe giusto fare, visto il gran numero di supplenti su posti liberi, e che sarebbe possibile fare, ma ci incoraggia il fatto che con il prossimo agosto si avrà la “infornata” più numerosa, e questo non rimandare alle calende greche è una cifra di questo governo. Per gli anni a venire, si vedrà: agiremo sindacalmente dalla base; ci potrà essere un trend migliore dell’economia nazionale; potrebbe esserci un allentamento delle regole Fornero per i pensionamenti. Insomma, siamo qui al lavoro.
…. Per l'anno scolastico 2014/2015, a organico invariato, sono in programma circa 29mila immissioni in ruolo. Le prime 14mila serviranno a coprire i pensionamenti intervenuti nel frattempo… Vi rientreranno quasi sicuramente gli ultimi 7mila vincitori del concorso bandito nel 2012 dall'allora ministro Francesco Profumo (per gli altri 4mila l'ingresso in servizio è già avvenuto lo scorso anno, ndr) e 7mila nominativi scelti dalle graduatorie a esaurimento. A questi si sommeranno 15mila assunzioni sul sostegno (la seconda tranche di stabilizzazioni previste dal decreto Carrozza dell'autunno 2013). Il bottino potrebbe essere ancora più sostanzioso se il Mef darà l'ok a coprire pure i circa 8mila posti oggi esistenti, ma non autorizzati per via degli esuberi. La terza e ultima quota da 8mila docenti di sostegno (sempre previsti dal decreto Carrozza) arriverà nell'anno scolastico 2015/2016. A questi andranno aggiunti i circa 14mila "buchi" che andranno riempiti per il turn over stimato. Anche in questo caso varrà la regola del fifty fifty. Come annunciato mercoledì scorso dal ministro Stefania Giannini, 7mila posti andranno agli idonei (ma non vincitori) della scorsa selezione e 7mila ad altrettanti precari. Nel complesso il conto dei professori che entreranno di ruolo al prossimo giro (settembre 2015) sarà di 22mila unità.
www.latecnicadellascuola.it – 5 maggio 2014
“Se fosse una terapia per la scuola, l’Invalsi sarebbe un pannicello caldo”
░ Sottoscriviamo in toto, e aggiungiamo il nostro riconoscimento al prof. Giovanni Sicali per l’efficacia della presentazione dell’argomento.
… Secondo il suo Statuto - allegato al Decreto Dir. Gen. MIUR n.11/2011, GU n.229 del 1° ottobre 2011 - l’INVALSI è un Ente di ricerca dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, sottoposto alla vigilanza del MIUR (art. 17 del D.leg.vo 213/2009)…. La Direttiva MIUR n.88 del 3/10/2011 recita testualmente: “Obiettivo di sistema della valutazione esterna degli apprendimenti è quello di promuovere un generale e diffuso miglioramento della qualità degli apprendimenti nel nostro Paese, avendo riguardo, in particolare, agli apprendimenti di base. Per ciascuna scuola le rilevazioni nazionali consentiranno di acquisire i risultati nazionali di riferimento e i propri dati aggregati a livello di classe e disaggregati per ogni singolo item. Ciò con l’obiettivo di disporre della necessaria base conoscitiva per: individuare elementi di criticità in relazione ai quali realizzare piani di miglioramento dell’efficacia dell’azione educativa; evidenziare situazioni di qualità da mantenere e rafforzare; apprezzare il valore aggiunto realizzato in relazione al contesto socio-economico culturale, al fine di promuovere i processi di autovalutazione d’istituto”….. In base poi al comma 2 dell’art. 51, della Legge n. 35 del 4/4/2012 su “Disposizioni urgenti in materia di semplificazione e di sviluppo” al fine di ottenere il “Potenziamento del sistema nazionale di valutazione”, è stato stabilita l’obbligatorietà delle prove INVALSI con questa dicitura “Le istituzioni scolastiche partecipano, come attività ordinaria d’istituto, alle rilevazioni nazionali degli apprendimenti degli studenti”…… Solo però che “le istituzione scolastiche” non coincidono con i singoli docenti, soggetti responsabili che godono di pochi diritti e devono rispondere a molti doveri. Le istituzioni non sono “persone fisiche” e anche se il collegio dei docenti viene equiparato a “persone giuridiche” la giurisprudenza si è espressa in senso contrario. All’interno del mondo della scuola, le maggiori critiche all’INVALSI derivano dai sindacati, che hanno mosso obiezioni di incostituzionalità ed evidenti conflitti rispetto a norme di leggi non abrogate. Quel comma 2, sarebbe in conflitto con l’Art. 5, c.7, del D.leg.vo 297/94 (il Testo Unico) che afferma: “Negli istituti e scuole di istruzione secondaria superiore, le competenze relative alla valutazione periodica e finale degli alunni spettano al consiglio di classe con la sola presenza dei docenti.” Inoltre risulterebbe anche in conflitto con l’Art. 21, comma 9 della Legge 59/97, che assegna all’autonomia didattica degli istituti i processi di autovalutazione. L'autonomia didattica è finalizzata al perseguimento degli obiettivi generali del sistema nazionale di istruzione ma nel rispetto della libertà di insegnamento, della libertà di scelta educativa da parte delle famiglie e del diritto ad apprendere. Il D.P.R. n. 275 dell’8/3/1999: Regolamento attuativo della Legge sull'autonomia scolastica, prevede che l'autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l'esigenza di migliorare l'efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento. Infine, quel comma 2 che “obbliga” le istituzioni scolastiche a sottoporre tutti gli studenti a test standardizzati preparati dall’INVALSI, contrasta col comma 1 dell’art. 33 della Costituzione italiana: “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento” e col comma 3 dell’art. 117 che riguarda l’autonomia delle istituzioni scolastiche….
ItaliaOggi – 6 maggio 2014
“Non valuteremo i prof con i test”
░ Intervistato da Alessandra Ricciardi, il sottosegretario all'istruzione Reggi avrebbe avuto il bisogno di dire questa ovvietà: “Sostenere che lo strumento per valutare i docenti siano le prove Invalsi è una tesi, portata avanti in passato, che non ci appartiene e non ha fondamento scientifico”. Ok Reggi, ma con l’esperienza che abbiamo di certi decisori politici che non hanno competenza alcuna né esperienza di insegnamento tranquilli non siamo, perché letteralmente, non sanno quello che fanno.
Da oggi e fino al 13 maggio si svolgono le prove nazionali di italiano e matematica per testare le capacità degli alunni delle elementari e delle medie, in un clima effervescente in cui alle proteste e agli scioperi dei docenti, contro il potenziale uso strumentale dei risultati, si associano le contestazioni degli studenti contro la scuola-quiz. «I docenti stiano tranquilli, non c'è nessuna intenzione di utilizzare i dati per valutare i prof. E ai ragazzi dico di viverla con serenità, è solo un tassello di un rapporto con la scuola che è molto più ampio», dice Roberto Reggi, sottosegretario all'istruzione, con delega sulla valutazione. …. Più del 70% delle scuole utilizza efficacemente i dati di dettaglio sugli esiti delle singole classi che forniamo loro. Sono pochissimi i docenti che protestano e non collaborano. Altro discorso per chi avanza critiche costruttive su specifici aspetti: di queste teniamo sempre conto e non a caso le prove Invalsi si adattano continuamente.
D. La valutazione del rendimento degli studenti sarà elemento per valutare anche i docenti? Le dichiarazioni del ministro sembrano andare in questa direzione. R. Bisogna distinguere. Un conto è affermare, come ha fatto il ministro Giannini, che l'aumento della retribuzione dei docenti non può essere legato solo all'anzianità, e su questo anche io sono d'accordo. Un conto sostenere che lo strumento per valutare i docenti siano le prove Invalsi. Questa tesi, portata avanti in passato, non ci appartiene e non ha fondamento scientifico, dato che non possiamo dedurre dal solo uso dei dati delle prove altri aspetti che riguardano il funzionamento della scuola e tanto meno l'efficacia dell'insegnamento del singolo insegnante.
D. La valutazione potrà essere finalizzata anche a differenziare i finanziamenti alle scuole ? R. Dobbiamo intenderci: se dalle prove Invalsi scopriamo che in una determinata area geografica ci sono particolari ritardi in un determinato ambito, non trovo disdicevole concentrare le poche risorse economiche che abbiamo per l'aggiornamento dei docenti o per l'ammodernamento dei laboratori per colmare quei ritardi. Questo non vuol dire dare pagelle ai docenti, ma misurare gli andamenti per decidere come intervenire.
D. Cosa cambia con le prove di quest'anno ? R. Quest'anno le novità principali saranno tre. Si completa l'ancoraggio esplicito di tutte le domande delle prove Invalsi alle Indicazioni nazionali, fornendo così ai docenti utili strumenti di riflessione sui possibili usi didattici delle prove; non si fa la prova in prima media grazie all'affinamento del sistema informativo del ministero che consente la restituzione ai docenti delle medie dei risultati di V primaria. E poi sarà anticipata rispetto al passato la restituzione alle scuole delle prove: nel mese di settembre arriveranno i risultati, sia a livello di scuola sia di classe, per tutti. A ottobre alle sole scuole secondarie di secondo grado verranno dati riferimenti per singolo indirizzo di studio, favorendo così comparazioni più omogenee e maggiormente informative.
D. Ce la farete a far partire a settembre il più complessivo sistema nazionale di valutazione ? R. Sì, sarà così effettivamente possibile la valutazione analitica delle scuole, grazie al mix di autovalutazione, valutazione esterna e piano di miglioramento. Fino ad oggi le prove Invalsi hanno rappresentato l'unico elemento di valutazione del sistema, ma così non può essere, visto che misurano solo i risultati in matematica e lingua. Con Snv affianchiamo elementi diversi e tutti importanti e ciò renderà ancora più evidente la funzione di induzione del miglioramento che si attribuisce alla valutazione……….
D. Sull'organico funzionale il mef ha detto più volte di no. R. Stiamo lavorando perché con l'istituto dell'organico funzionale si esca da una logica emergenziale, mettendo le scuole nelle condizioni di programmare le attività. … Al Mef devono trovare la soluzione al problema finanziario, di ragionieri che si limitano a dire che non si può fare non abbiamo bisogno.
l’Unità – 7 maggio 2014
“Test Invalsi ? No, grazie”
░ Riportiamo la lezione inequivocabile dell’autorevole docimologo. A Benedetto Vertecchi, il nostro ringraziamento per il costante magistero.
In questo periodo dell’anno la scuola è dominata dalle operazioni per le rilevazioni periodiche sui livelli di apprendimento (i «test Invalsi»). Si tratta di un’operazione che richiede rilevante impegno organizzativo, perché gli allievi coinvolti sono alcuni milioni. Si tratta anche di un’operazione molto costosa, che prevede una fase preliminare di messa a punto delle prove, la loro distribuzione sul territorio, lo svolgimento da parte degli allievi, la rilevazione dei dati e il loro trattamento, la diffusione dei risultati. Tali risultati dovrebbero poi costituire il punto di partenza per interventi rivolti a migliorare la qualità dell’educazione scolastica: invece di intervenire in modo generico, sulla scorta d’impressioni più o meno condivise, si assumerebbero decisioni fondate sulla costatazione delle esigenze riscontrate. Gli argomenti a favore delle pratiche valutative che investono il sistema scolastico hanno una loro suggestione, derivante dalla semplicità dell’impianto interpretativo. È una semplicità che contrasta col carattere di «sistema» che si afferma di voler conferire alla valutazione. Un sistema rappresenta, infatti, una realtà complessa, a determinare la quale concorre un gran numero di variabili. Tali variabili assumono valori in un lungo periodo di tempo e con riferimento ai singoli contesti in cui l’educazione è praticata. Ne deriva che in un momento determinato sono molte le variabili che nel complesso orientano le caratteristiche del sistema e che esse costituiscono un reticolo che non consente di porle in successione. La valutazione che si sta praticando nelle nostre scuole suppone invece che ci si possa limitare a prendere atto di un certo numero di variabili indipendenti (alle quali si riconosce un significato causale) che identificano il profilo dei singoli allievi, di altre variabili collegabili ad alcune condizioni di processo (per esempio, le competenze degli insegnanti) e delle variabili dipendenti che danno conto dei risultati conseguiti dagli allievi. Chiunque abbia una qualche consuetudine con la ricerca educativa (non con l’assunzione di interpretazioni prese a prestito da altri settori della vita sociale, per esempio la gestione aziendale) sa bene che la conoscenza dei processi nei quali sono coinvolti bambini e ragazzi non tollera semplificazioni. Se poi dal piano sincronico (rilevazioni che si riferiscono a un breve periodo di tempo) passiamo a quello diacronico (guardando i mutamenti che interessano il succedersi delle generazioni), lo schematismo delle interpretazioni ora alla moda, e ossessivamente ripetute da moltitudini di sedicenti esperti, appare ancora meno consistente. … Le considerazioni che precedono assumono significato se le rilevazioni valutative di «sistema» presentano, almeno, il requisito della correttezza metodologica. Non mi riferisco tanto alle elaborazioni statistiche, che ormai non rappresentano più un problema perché quasi del tutto automatizzate, quanto alla consapevolezza delle implicazioni della valutazione sullo svolgimento dell’attività quotidiana delle scuole. Un segno evidente della trascuratezza con la quale si è intrapreso il percorso valutativo è che di fronte al dilagare di comportamenti di rifiuto, variamente espressi, non si sia trovato di meglio che invocare a scusante la propensione delle scuole al cheating, ovvero, in italiano corrente, all’imbroglio. Al fenomeno si è cercato di porre un argine ricorrendo a espedienti statistici, senza chiedersi se non fosse prima di tutto necessario capire la ragione che negli anni passati (e nessuno può escludere che qualcosa del genere continui ad accadere) ha spinto un numero consistente di scuole ad assumere comportamenti che avevano come conseguenza l’alterazione dei dati…. Se l’intento delle rilevazioni nazionali consiste nel migliorare la qualità delle decisioni, tale intento può essere con attendibilità maggiore conseguito compiendo rilevazioni su campione. Oltre tutto, si realizzerebbero economie consistenti, da impegnare per la messa a punto e la verifica sul campo di procedure didattiche innovative.
ltaonline.wordpress.com/ – 7 maggio 2014
“Test PISA e l’omologazione dei modelli educativi”
░ Più di cento educatori e studiosi appartenenti a diverse istituzioni educative di tutto il mondo hanno lanciato una sfida importante al Programme for International Student Assessment (PISA), e a quelle che definiscono “le conseguenze negative” delle sue note classifiche. A scrivere è Mario Pireddu, ricercatore per il Dipartimento di Scienze della Formazione dell'Università Roma Tre, membro del Laboratorio di Tecnologie Audiovisive (LTA), e docente presso la IULM di Milano. L’OCSE non ha legittimazione democratica ? Questa delle “cupole” di “soloni” è un segno dei tempi ? Se così fosse, sarebbe molto, molto pericoloso per la democrazia e per la libertà stessa sulla Terra.
I test PISA, organizzati dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE, in inglese Organisation for Economic Co-operation and Development – OECD), danno vita a indagini internazionali triennali che vengono svolte per valutare i diversi sistemi educativi del mondo e il livello di istruzione degli adolescenti (quindicenni). Nella lettera - inviata ad Andreas Schleicher, responsabile del PISA…, i firmatari sostengono che l’OECD ha assunto di fatto il potere di plasmare le politiche educative in tutto il mondo, utilizzando test “notoriamente imperfetti” e incoraggiando i governi a cercare “soluzioni a breve termine” per scalare la propria classifica. Questo tipo di approccio, sostengono i firmatari – tra i quali accademici di Cambridge, Oxford, Londra, Bristol, Stanford (California), Columbia (New York), Ballarat (Australia), Canterbury (Nuova Zelanda), Stoccolma, e nessun italiano – ha influenze tutt’altro che positive sui modelli e le idee di educazione possibile, e uccide la “gioia di imparare” trasformandola in mera “fatica”. Il sistema PISA aumenterebbe quindi notevolmente il ricorso a “misure quantitative” per classificare e etichettare alunni, insegnanti e dirigenti. I test otterrebbero l’obiettivo di ridurre l’autonomia degli insegnanti e di aumentare i livelli di stress nelle scuole, peraltro già alti. I firmatari della lettera sottolineano che l’OECD – composto da 34 paesi membri, in gran parte europei – è interessata in modo particolare al ruolo economico delle scuole nella società, ma qualsiasi riforma scolastica non può e non dovrebbe ignorare il ruolo fondamentale che le disuguaglianze socio-economiche rivestono nell’influenzare il rendimento degli allievi. Un’altra critica mossa all’OECD riguarda la sua stessa legittimità: si tratta infatti di una organizzazione che – al contrario di altre agenzie come Unesco e Unicef, per esempio – non ha nessun mandato democratico in ambito educativo. La sua influenza sarebbe quindi l’influenza di un “club” chiuso i cui membri sono tali soltanto su invito.
www.latecnicadellascuola.it – 7 maggio 2014
“Partono i TFA: il 9 maggio esce il bando”
░ Di Alessandro Giuliani.
In palio 22.450 posti per l'insegnamento nella secondaria: come titolo di accesso serve la laurea attinente alla disciplina prescelta. Altri 6.630 posti saranno riservati a docenti già abilitati che vogliono specializzarsi sul sostegno. I candidati avranno tempo fino al 10 giugno per presentare la domanda di partecipazione al test preliminare (tre step) che si svolgerà a luglio: sarà identico su tutto il territorio nazionale per ciascuna classe di abilitazione. Possibile partecipare alla preselezione per più materie. Servono almeno 21 punti su 30 per passare allo scritto che si svolgerà nel mese di ottobre. Anche qui sono necessari almeno 21 punti su 30 per passare all'orale che viene superato con un voto minimo di 15 su 20. I corsi partiranno a novembre e saranno tenuti dalle Università già accreditate dall'Anvur…. l'Agenzia di valutazione del sistema universitario, per il primo ciclo Tfa. Nessun posto bandito - assicura il ministero - andrà perso: la copertura sarà garantita anche con l'eventuale mobilità di coloro che supereranno le prove di selezione (test preliminare, scritto e orale) fino a esaurimento delle disponibilità”…. Le attività formative prenderanno il via nel mese di novembre. Sempre il Miur ha specificato che quest'anno saranno ammessi in soprannumero ai Tfa, senza dover fare alcuna prova, sia i cosiddetti 'congelati' Ssis (aspiranti docenti che si erano iscritti ai vecchi corsi abilitanti poi sospesi prima che potessero conseguire l'abilitazione), sia tutti coloro che hanno superato nel 2013 la procedura selettiva per entrare nei Tfa ma sono rimasti fuori, benché idonei, perché non c'erano posti a sufficienza negli atenei dove hanno sostenuto la selezione. Saranno iscritti in soprannumero anche coloro che nel 2013 hanno superato la selezione per l'ingresso in più corsi, ma hanno potuto scegliere solo un percorso abilitante.
la Repubblica – 8 maggio 2014
“Scuola, due decreti ministeriali nel ginepraio delle graduatorie”
░ Ieri il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini ha firmato due decreti importanti per dare ordine a questioni complicate della Scuola: le graduatorie di merito e di anzianità (scuola per scuola) per diventare insegnanti e, secondo decreto, le tappe per lo svolgimento del nuovo TFA per l’insegnamento secondario. Di un avvilito Corrado Zunino. Ha ragione.
Ieri il ministro dell'Istruzione Stefania Giannini ha firmato due decreti ministeriali importanti per dare ordine alla questione più complicata che oggi c'è nella scuola italiana: le graduatorie di merito e di anzianità (scuola per scuola) per diventare insegnanti e, secondo decreto, le tappe per lo svolgimento delle prove che consentiranno l'ingresso nelle scuole secondarie superiori a nuovi docenti. … Innanzitutto, le graduatorie di istituto, utilizzate dalle ottomila scuole presenti sul territorio per l'assegnazione delle supplenze. Bene, il ministero fa sapere che lì dentro ci sono 500 mila aspiranti prof, ed è un numero impressionante. C'è un bacino di italiani, largo mezzo milione di persone, che chiede un lavoro alla scuola italiana, almeno per un anno. Le graduatorie di istituto affiancano le graduatorie a esaurimento (le storiche Gae provinciali), ma servono a gestire a livello di istituto le supplenze anno per anno. Quelle ad esaurimento, invece, regolano l'accesso in ruolo, l'assunzione definitiva e solo a inizio anno si incrociano con le graduatorie d'istituto per le supplenze, poi gestite dai singoli presidi. Le graduatorie a esaurimento ospitano "aspiranti prof" anche da dieci, venti anni: c'è chi ha trovato un altro impiego eppure non si toglie dal listone perché vorrebbe davvero fare l'insegnante o perché aspira a uno stipendio certo (anche se basso), alle ferie, alla malattia pagata…. L'aggiornamento delle graduatorie di istituto prevede punteggi per i titoli di abilitazione conseguiti negli ultimi anni dalle nuove leve dell'insegnamento attraverso percorsi di laurea specifici e tirocini di formazione particolarmente selettivi. Per valorizzare i diversi percorsi abilitanti, sia rispetto alla loro durata che alla selettività nell'accesso, vengono attribuiti specifici punteggi ai docenti. I laureati in Scienze della formazione primaria avranno fra i 48 e i 60 punti sulla base della durata del percorso di laurea (vecchio e nuovo ordinamento) e 12 punti legati alla selettività dell'accesso al percorso. Gli abilitati all'insegnamento nella scuola secondaria attraverso i Tfa, i Tirocini formativi attivi, avranno 12 punti sulla base della durata del percorso e 30 sulla base della selettività dell'accesso al percorso di abilitazione. Con l'aggiornamento di quest'anno vengono inseriti nella seconda fascia delle graduatorie di istituto, fra gli abilitati, 55.000 diplomati magistrali a cui fino ad oggi non era stato dato questo riconoscimento. Il Miur dà seguito, così, a una recente sentenza del Consiglio di Stato. Le graduatorie di istituto continueranno ad essere aggiornate ogni tre anni per tutti gli iscritti. Nel frattempo, però, il decreto prevede che ogni anno si aprano due "finestre", una a giugno e l'altra a dicembre, per l'inserimento nella seconda fascia delle Gae (quella riservata a chi è abilitato) di chi ha acquisito nel frattempo l'abilitazione attraverso i Tfa, i Percorsi abilitanti speciali (Pas) riservati a chi aveva già alcuni anni di servizio alle spalle, i corsi di laurea in Scienze della formazione primaria. In attesa di una delle due finestre i nuovi abilitati restano in terza fascia Gae (non abilitati) con un distinguo: a seguito dell'abilitazione viene loro riservata la precedenza assoluta nell'attribuzione delle supplenze…. Riassumendo, la prima fascia delle graduatorie di istituto (i docenti chiamati dai presidi per le supplenze) è riservata ai docenti inseriti nella terza fascia delle Gae, la seconda fascia delle graduatorie di istituto è riservata a tutti i docenti in possesso di un'abilitazione esclusi dalle Gae, la terza fascia ai laureati. Secondo il sindacato Anief centomila aspiranti, già abilitati o con in corso una procedura abilitante, avrebbero diritto a inserirsi almeno nella fascia aggiuntiva delle Gae per poter aspirare a una supplenza annuale o al termine delle attività didattiche o all'immissione in ruolo una volta esaurite le graduatorie di terza fascia. È pronto, per loro, visto che il decreto ministeriale non prevede questa soluzione, il milionesimo ricorso al Tar del Lazio. Nel secondo decreto il ministero dell'Istruzione ricorda che andranno inviate entro il prossimo 10 giugno le domande per partecipare alla preselezione per l'accesso al secondo ciclo del Tfa, il Tirocinio formativo attivo che serve per abilitarsi all'insegnamento nella scuola secondaria. Il ministro Giannini ha firmato il bando da 22.450 posti che apre le porte dell'insegnamento ai concorsi a cattedra ad altrettanti laureati. Altri 6.630 posti saranno riservati a docenti già abilitati che vogliono specializzarsi sul sostegno. Il test preliminare per l'ingresso nei Tfa sarà identico su tutto il territorio nazionale per ciascuna classe di abilitazione, la prova si svolgerà a luglio. I corsi partiranno a novembre e saranno tenuti dalle università già accreditate dall'Anvur, l'Agenzia di valutazione del sistema universitario, per il primo ciclo Tfa. Nessun posto bandito andrà perso: la copertura sarà garantita con l'eventuale mobilità di coloro che supereranno le prove di selezione (test preliminare, scritto e orale) fino a esaurimento delle disponibilità. Le domande andranno presentate per via telematica entro il prossimo 10 giugno all'Ufficio scolastico regionale di riferimento. Si può partecipare alla preselezione per più classi di abilitazione. La prova di accesso si compone di un test preliminare, una prova scritta, una prova orale. La prova preselettiva, che verifica le conoscenze disciplinari sulla materia che si vuole insegnare, si svolgerà entro luglio. Servono almeno 21 punti su 30 per passare allo scritto che si svolgerà a ottobre. Anche qui sono necessari almeno 21 punti su 30 per passare all'orale che viene superato con un voto minimo di 15 su 20. I corsi saranno attivati a novembre. Quest'anno saranno ammessi in soprannumero ai Tfa, senza dover fare alcuna prova, sia i cosiddetti "congelati" Ssis (aspiranti docenti che si erano iscritti ai vecchi corsi abilitanti poi sospesi prima che potessero conseguire l'abilitazione), sia tutti coloro che hanno superato nel 2013 la procedura selettiva per entrare nei Tfa, ma sono rimasti fuori, benché idonei, perché non c'erano posti a sufficienza negli atenei dove hanno sostenuto la selezione. Saranno iscritti in soprannumero anche coloro che nel 2013 hanno superato la selezione per l'ingresso in più corsi abilitanti e ne hanno potuto scegliere solo uno. Anche qui, contestazioni dei sindacati. "Penalizzati i 65.000 docenti che frequenteranno i Pas dopo aver svolto tre anni di servizio come insegnanti. Premiata la selezione ai corsi Tfa senza supporto normativo. Esclusi i 7.000 idonei dell'ultimo concorso". Non c'è via d'uscita: è necessario far ripartire la macchina delle assunzioni in ruolo o temporanee e poi non legiferare né normare più. Almeno per i prossimi dieci anni. Il ministero dovrà solo garantire che chiamate e corsi avvengano in maniera regolare e che le benedette graduatorie - o liste d'attesa - si esauriscano davvero.