larepubblica.it – 24 maggio 2014
"Chi ha tradito l'antico patto tra padri e figli”
░ Se lo chiede Gustavo Zagrebelsky. A parer nostro, lo ha tradito chi non ha fatto spazio ai giovani avvinghiandosi a più poltrone. I giovani se le stanno prendendo.
… A lungo abbiamo osservato e deplorato l’immobile gerontocrazia che ha dominato nel nostro Paese. Ora, i rapporti si stanno rovesciando, se già non sono rovesciati. La gioventù è portatrice d’un carisma che l’autorizza a rivendicare la guida della società. È fresca, spregiudicata, disinibita. Ha occhi ridenti e fuggitivi, soprattutto rapidi. Gli anziani sono conservatori, appesantiti dalle tante cose che hanno visto e vissuto, legati a idee che vengono da lontano, incompatibili con il mondo che cambia…. Sono chiamati in causa i rapporti tra le generazioni. Tutti noi sappiamo che sono rapporti conflittuali, a partire da quelli tra genitori e figli. Prima d’essere genitori siamo stati figli e bene sappiamo che la nostra crescita si è svolta attraverso quel conflitto che poi, generalmente, acquisita la maturità e la sicurezza di sé, si ricompone in un equilibrio in cui né gli uni né gli altri sono più quelli che erano prima. … Dalla piccola dimensione, i rapporti intergenerazionali si proiettano sulla scala vasta della vita sociale. Diventano scontro di culture politiche. … Tra innovazione e tradizione c’è e deve esserci tensione, nella quale alla prima spetta tagliare i rami secchi e alla seconda conservare quelli vitali. Ma, oggi s’è diffuso un sentimento d’impazienza e d’insofferenza generale. Il lascito dei padri appare fallimentare ed è rifiutato dai figli. Si voleva una società dove regnasse pace, giustizia e solidarietà e abbiamo violenze, ingiustizie ed egoismi. Tabula rasa allora, per poter ricominciare senza vincoli e pregiudizi. Per quanto sia dettata dai migliori sentimenti, questa è un’illusione infantile, perché nessuno ricomincia mai davvero da capo. Ogni svolta storica non velleitaria e non catastrofica si radica in energie morali e materiali che sono venute accumulandosi nel tempo e chiedono di farsi spazio… È giusta la critica nei confronti di chi ha concepito la politica al di fuori o contro le aspettative e le speranze dei molti e giusta sarebbe anche l’autocritica. Ma la validità delle aspettative e delle speranze non è affatto travolta perché qualcuno tra la generazione dei padri le ha tradite. Anzi, il tradimento le rafforza. Valori e fatti sono cose diverse. Il giovanilismo è espressione del dominio dei fatti, dell’effettività. Ma i fatti non hanno alcun valore. Quando si dice che si deve “cambiare l’Italia”, che occorrono “riforme”, che bisogna “cambiare verso”, o si usano altre simili espressioni di per sé prive di contenuto, si indulge per l’appunto all’attivismo, alla cultura del fare per il fare. A questo fine, il giovanilismo è sufficiente. Se, invece, il fare si vuol inserire in un disegno che valga per l’oggi, apra una strada per il futuro e trovi le sue basi in ciò che di valido viene dal passato, il giovanilismo non basta più. Non è più questione di vecchi e giovani.
l’Unità – 25 maggio 2014
"Giannini, all'ultimo tuffo: Dentro altri 17mila precari”
░ Il ministro interviene a modificare le regole stabilite da Profumo e decide l’assunzione degli «idonei» 2012: colpiti gli iscritti alle G.E.
Contrordine, sul reclutamento dei docenti si cambia. Ed è subito «guerra tra poveri». Dopo aver già agitato le acque con l’annuncio di un nuovo concorsone nel 2015, il Miur guidato da Stefania Giannini getta un altro sasso nello stagno: il 23 maggio (con le graduatorie provinciali chiuse il 17 maggio) il ministro decreta l’assunzione a tempo indeterminato dal 2014/15 per i cosiddetti «idonei» del concorso 2012 («in subordine ai vincitori»). Ben 17 mila persone, che pur avendo superato il punteggio minimo richiesto erano risultate in sovrannumero rispetto agli 11.500 posti banditi. Una scelta che scatena fortissime reazioni in rete da parte dei precari “storici”, inseriti nella graduatorie a esaurimento… Le regole del Concorsone 2012 stese dall’ex ministro Profumo prevedevano infatti l’assunzione solo nella misura dei posti disponibili,e nemmeno l’abilitazione per chi pure avesse un punteggio utile… Se in teoria ai precari storici viene garantito il50% delle future immissioni in ruolo (il restante andrebbe appunto ai vincitori di futuri concorsi), l’assunzione di queste 17 mila persone riduce il numero di supplenze disponibili per i precari che ora temono di avere ancora minori chances di lavoro… Ci sono poi questioni pratiche. Difficile pensare che possano essere assunti tutti e 17 mila, il posto potrebbe arrivare magari per meno della metà di loro; che fine faranno gli altri? Si creerà una nuova graduatoria per loro? …
Orizzonte Scuola – 26 maggio 2014
"Nuovo concorso a Dirigente. Su quali contenuti verterà? Rischio deriva burocratica”
░ Se la conversione in legge del DL 58/2014 manterrà l'emendamento del Partito Democratico, entro la fine del 2014 si dovrà bandire un nuovo concorso per diventare Dirigenti scolastici.
Quale formazione si richiederà ai candidati per superare il concorso? Si tratta di un punto estremamente delicato che avrà una forte influenza su quella che sarà la futura impostazione del ruolo del Dirigente. Ricordiamo, infatti, che l'avvio di questo concorso coincide con una rivisitazione delle regole volute dalle legge 128/2013. Regole in via, ancora, di declinazione. Si sta giocando una battaglia tra chi punta ad una formazione prettamente organizzativa dei Dirigenti e coloro che, invece, difendono un ruolo con specificità che si legano anche ad interventi nei processi educativi. Il timore, per i difensori del ruolo che volto anche all'aspetto educativo e non solo organizzativo, sorge dall'analisi delle aree formative destinate ai dirigenti vincitori di concorso banditi dalle pubbliche amministrazioni, tra le quali anche il pacchetto per dirigenti tecnici neo-assunti in corso di svolgimento in questo periodo, elaborato dalla Scuola nazionale dell'amministrazione che dovrà occuparsi anche del concorso per la scuola. L'analisi ha condotto alla rilevazione degli aspetti prettamente organizzativi e amministrativi, temendo per i Dirigenti scolastici un cammino verso una figura che abbandona gli aspetti educativi e accentua quelli esclusivamente manageriali. Timori che dovranno essere sciolti nei prossimi mesi, man mano che sarà declinato il pacchetto che costituirà il nuovo concorso. C'è da dire, però, che, se è vero che la legge 128/2013 modifica le modalità d'esame, è anche vero che resta immutato l'articolo 25 del D.L.vo che indica le specificità della Dirigenza, comprendendo anche i processi riguardanti interventi di educazione, istruzione e formazione.
ItaliaOggi – 27 maggio 2014
"Pontecorvo: per anticipare servono più docenti e una diversa didattica”
░ Alessandra Ricciardi intervista la nota psicopedagogista Clotilde Pontecorvo, sul tema tornato di grande attualità: è ragionevole avviare i bambini fin dall’età di cinque anni all’”Obbligo scolastico” decennale (e, come sostiene l’ANIEF, all’”0bbligo scolastico e formativo” di 13 anni scolastici)?
Clotilde Pontecorvo, professore emerito di Psicologia evolutiva alla Sapienza, tra i maggiori esperti di psicopedagogia, ha condotto una ricerca sulla continuità educativa con bambini di 4-8 anni. E ha un'idea ben precisa di quali siano le opportunità e le difficoltà di un anticipo dell'inizio della scuola. «Servono condizioni organizzative puntuali, competenza da parte dei docenti, oltre che la disponibilità dei bimbi».
Domanda. Iniziamo dalle condizioni organizzative.
Risposta. La più importante è che, quando nella classe entrano bimbi più piccoli, oltre all'insegnante della primaria sia presente anche quello dell'infanzia. Questo perché il bambino più piccolo ha bisogno di muoversi, non si può pensare a lezioni frontali, sarebbe assurdo. Anche l'insegnamento della lettura e della scrittura vanno calibrati sull'autonomia e creatività dei bambini. E, inutile dirlo, servono anche spazi adeguati, una classe con file di banchi è improponibile.
D. Che cosa significa modificare l'insegnamento di lettura e scrittura ?
R. Non si comincia con l'alfabetario e l'insegnamento formale. Il lavoro va svolto a piccoli gruppi in classe, con grande possibilità di comunicazione tra i bambini. Che vanno lasciati liberi di produrre le parole nel modo in cui loro le sentono, è molto importante il livello sonoro nella scoperta della scrittura e della lettura.
D. I docenti della scuola dell'infanzia e primaria sono preparati per lavorare in questo modo?
R. In termini generalizzati direi di no. Ci sono molti insegnanti sperimentatori nel nostro Paese disponibili a farlo, ma non direi che c'è la competenza diffusa. C'è anche una certa resistenza da superare, perché l'insegnante che non conosce l'idea vuole fare come si è sempre fatto.
D. Oggi è anche vero che i bambini arrivano a scuola con competenze che vent'anni fa non i loro genitori non avevano.
R. Hanno spesso già una certa padronanza dello scrivere e del leggere, ma hanno comunque necessità di tempi e di modalità di apprendimento giusti. Una scuola elementare che costringe a 5 anni a stare fermo in un banco non fa il bene del bambino.
D. C'è il sospetto che voler anticipare di un anno possa essere una mossa per ridurre il personale.
R. Questo modello di scuola richiede presenze professionali doppie a valenza diversa nei primi anni della scolarità elementare. Un diverso impiego dei docenti, ma non è che si elimina la scuola dell'infanzia.
D. I bambini che iniziano prima a scuola hanno rendimenti più alti ?
R. Non c'è relazione tra l'età di inizio della scolarità e il rendimento. Io ho visto che la possibilità di andare a scuola prima, anni fa era prerogativa di famiglie di alto livello sociale, desiderose di introdurre i bambini a leggere e scrivere prima, ora invece è più richiesta dalle famiglie più modeste. Non so quanto il ministro sia consapevole che la richiesta a volte risponde a esigenze pratiche.
D. La sperimentazione che risultati ha avuto?
R. Risultati positivi, perché i bambini più piccoli messi con quelli più grandi hanno livelli di sviluppo più alti. Ma generalizzare non si può, serve molta flessibilità.
D. Lei è favorevole o contraria a un anticipo dell'inizio della primaria?
R. Non lo sosterrei in modo generalizzato quando le nostre scuole mancano di molte condizioni accettabili. Vorrei prima che i bambini stessero bene a scuola a qualsiasi età. E che non vivessero condizioni che possano produrre fallimenti. Io proporrei di procedere con molta prudenza e dopo aver ben ponderato, con esperti, i pro e i contro. Anticipare di un anno solo per consentire l'uscita anticipata a 18 anni, come negli altri stati europei, non è una buona ragione dal punto di vista psico-pedagogico.
Orizzonte Scuola – 28 maggio - 2014
"Graduatorie ad esaurimento restano chiuse ai nuovi abilitati". Più supplenze con organico funzionale.... e il concorso 2015 ?
░ La Sen. Laura Bignami chiede al Ministro se intenda riaprire le G.E., per i nuovi abilitati. Riportiamo la risposta del Ministero (in Commissione Istruzione del Senato, il 29 maggio 2014) e il commento di Orizzonte Scuola.
[...] occorre evidenziare che la riapertura delle graduatorie ad esaurimento può essere operata solamente attraverso un intervento legislativo. La normativa vigente ha disposto infatti all'art. 1, comma 605 lett.c) della legge n. 296/2006, la trasformazione delle graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento, dalle quali è escluso ogni successivo ed eventuale inserimento. Il Ministero ricorda quindi la costituzione, in via del tutto eccezionale, della IV fascia aggiuntiva, per determinate categorie di personale in possesso di abilitazione conseguita fino all'anno accademico 2010/11. Tutto ciò posto, si ricorda che il Ministro, nelle sue linee programmatiche "ha sottolineato la necessità di predisporre misure nei confronti dei precari all'interno di "organici funzionali" che permettano una migliore gestione delle supplenze e un aumento dell'offerta formativa. Si valuteranno in tale ambito le soluzioni più idonee per tutelare le aspettative dei docenti che hanno ottenuto e che otterranno l'abilitazione attraverso i percorsi formativi previsti dalla normativa vigente."
Con questa risposta però il Ministero elude il nocciolo della questione: come/quando potranno essere assunti a tempo indeterminato i docenti abilitati con le nuove procedure (TFA ordinario, PAS, Laurea in Scienze della formazione primaria, diploma accademico di II livello + TFA per strumento musicale, e in seguito al parere del Consiglio di Stato del 5 giugno 2013 i docenti in possesso di diploma magistrale conseguito entro l'a.s. 2001/02)? Stupisce infatti che la risposta sia orientata verso una gestione migliore del precariato con l'organico funzionale e sostanzialmente viene sottinteso anche un aumento delle supplenze in corrispondenza dell'ampliamento dell'offerta formativa…. Forse potrebbe arrivare prima la risposta da parte dei tribunali, ai quali i docenti si sono rivolti avanzando la stessa richiesta di inserimento in graduatoria ad esaurimento.
http://www.scuolaoggi.org/ – 28 maggio 2014
"L’inclusione negli asili nido”
░ Riportiamo da un articolo di Salvatore Nocera.
Così, più di quarant’anni fa, la Legge 1044 del 1971 aveva definito gli asili nido: «L’assistenza negli asili-nido ai bambini di età fino a tre anni, nel quadro di una politica per la famiglia, costituisce un servizio sociale di interesse pubblico». Quella norma sembrava poggiare l’attenzione soprattutto sul sollievo della famiglia, e in particolare delle madri, dal peso della gestione quotidiana dei figli piccoli, al fine di consentir loro l’attività lavorativa. Proprio a tale scopo, infatti, furono anche stanziati dei fondi a favore dei Comuni. Con il passare del tempo, però, a quell’obiettivo originario se n’è affiancato un altro, sempre più emergente, e cioè quello dell’educazione e della socializzazione dei bambini, prima dell’ingresso nella scuola dell’infanzia. Per tale motivo, ad assumere un maggiore peso educativo fu via via l’articolo 6, comma 1, punto 3 di quella norma, che recitava: «[gli asili-nido debbono] essere dotati di personale qualificato, sufficiente ed idoneo a garantire l’assistenza sanitaria e psicopedagogica del bambino». La formazione psicopedagogica degli operatori, in sostanza, venne acquistando sempre più importanza. Quando poi nel 1992 fu approvata la Legge Quadro 104 sulla disabilità, essa, pur occupandosi per lo più di scuola, all’articolo 12, comma 1 stabiliva che al bambino da 0 a 3 anni con disabilità fosse «garantito l’inserimento negli asili nido». Qui l’espressione «garantito» significa chiaramente che la legge riconosce un diritto e che tale diritto è rafforzato dall’articolo 3, comma 3 della medesima Legge, laddove si dice che per gli alunni in situazione di disabilità grave l’accesso ai servizi previsti «assume connotazione di priorità». Ciò significa che i bimbi con certificazione di disabilità ai sensi dell’articolo 3, comma 3 della Legge 104/92 hanno diritto di priorità di accesso agli asili nido, in caso di eccesso di domande di iscrizione. Questo, ovviamente, purché si tratti di asili nido attivati dal Comune di residenza del bimbo; in quelli, invece, di altri Comuni, il bambino con disabilità, anche grave, deve rispettare le graduatorie, secondo i criteri fissati localmente. A riprova della prevalente funzione educativa di tali servizi, va ricordato poi che sempre la Legge 104, all’articolo 13, comma 2, prevede che i Comuni possano adeguare «l’organizzazione e il funzionamento degli asili-nido» alle esigenze dei bambini con disabilità, «al fine di avviarne precocemente il recupero, la socializzazione e l’integrazione, nonché l’assegnazione di personale docente specializzato e di operatori ed assistenti specializzati»…. Pertanto, alla luce di tutto ciò, le famiglie possono chiedere ai Comuni la costituzione di asili nido propri o il convenzionamento con asili nido privati che abbiano i requisiti richiesti dai Comuni stessi, anche sulla base delle rispettive Leggi Regionali in materia….
www.tuttoscuola.com – 29 maggio 2014
"Garanzia giovani: se la montagna non va dal profeta…”
░ La Garanzia Giovani (Youth Guarantee) è il Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile, che prevede finanziamenti per i Paesi membri con tassi di disoccupazione superiori al 25%, da investire in politiche di orientamento, formazione e inserimento al lavoro, a sostegno dei giovani che non sono impegnati in un'attività lavorativa, né inseriti in un percorso scolastico o formativo.
Sul sito del Governo (www.governo.it), nell’ampia informativa esposta, si apprende che i giovani tra i 15 e i 29 anni, non impegnati in un’attività lavorativa né inseriti in un corso scolastico o formativo (cosiddetti Neet - Not in Education, Employment or Training) hanno tempo fino al 31 dicembre 2015 per registrarsi al sito www.garanziagiovani.gov.it, on line dal 1° maggio 2014. La regione scelta, dopo l'adesione, "prenderà in carico" la persona attraverso i Servizi per l'Impiego, o le Agenzie private accreditate. In base al profilo e alle disponibilità territoriali, i giovani stipuleranno con gli operatori competenti un "Patto di servizio" e, entro i quattro mesi successivi, riceveranno una o più opportunità tra: - Inserimento al lavoro; - Apprendistato; - Tirocinio; - Istruzione e Formazione; - Autoimprenditorialità; - Servizio civile. Possono registrarsi al sito i giovani residenti in Italia – cittadini comunitari o stranieri extra UE, regolarmente soggiornanti nel nostro Paese. All’8 maggio (cioè tre settimane fa) avevano aderito a Garanzia Giovani oltre 29.936 giovani; 21.189 lo hanno fatto attraverso il portale nazionale e 8.747 attraverso i portali regionali. Secondo il recentissimo Rapporto annuale dell’Istat i giovani neet sono attualmente 2,4milioni. Quei 30 mila iscritti a ‘Garanzia Giovani’ sono meno di una goccia d’acqua nell’oceano. Se ad oggi quel numero fosse anche raddoppiato, sarebbe sempre un nulla rispetto ai 2 milioni e 400 mila giovani neet. Anziché aspettare che quell’esercito si muova da solo, non sarebbe meglio andare a cercarli, informarli, orientarli?...