www.scuolaoggi.org - 12 giugno 2014
"Terza media, l'esame fuori tempo. Il test Invalsi slegato rispetto alla valutazione dei docenti”
░ Riportiamo un’articolata, approfondita riflessione del prof. Tiriticco. I nostri lettori noteranno i numerosi punti di convergenza tra la posizione dell’ANIEF e l’insegnamento dell’eminente pedagogista.Questa convergenza dovrebbe aprire gli occhi ai decisori della politica della scuola: gli argomenti a critica non escono dalla testa di focosi giovani inesperti di Scuola ma da uno che vi ha avuto responsabilità altissime, specifiche proprio nell’ambito della valutazione di sistema.
Com’è noto, nel 2007 con il dm 139, l’obbligo di istruzione è stato innalzato di due anni. Si è trattato di una iniziativa largamente attesa, perché in una società ad alto sviluppo otto anni di istruzione obbligatoria erano veramente pochi, stante l’incremento di quelle competenze di base estremamente necessarie per qualsiasi processo lavorativo. In effetti nella “società della conoscenza” la tradizionale separatezza tra lavoro manuale e lavoro intellettuale si sta attenuando sempre più rapidamente, e non c’è attività che non richieda anche conoscenze di base di alto profilo. In seguito al citato dm, ci si aspettava che il tradizionale diaframma tra scuola media e istruzione secondaria superiore si andasse via viaattenuando e che la verifica delle competenze di cittadinanza e delle competenze culturali acquisite dagli studenti, puntualmente definite nel citato dm e debitamente coordinate con quanto richiesto dall’Unione europea a tutti i sistemi scolastici degli Stati membri, costituisse il vero momento terminale di dieci anni di studi obbligatori. Ma questa attesa non si è mai realizzata. Le ragioni di tale insuccesso sono almeno tre: a) le difficoltà che hanno incontrato le istituzioni scolastiche di secondo grado nel progettate i percorsi del primo biennio di studi obbligatori assicurando quella “equivalenza formativa” prevista dal citato dm, la quale avrebbe dovuto permettere di superare la tradizionale diversità dei tre ordini; b) il fatto che sono state indicate modalità per la procedura certificativa molto approssimate; c) il fatto che la certificazione stessa viene rilasciata solo a domanda dell’interessato. Sarebbe stato opportuno rivedere la normativa relativa all’esame di Stato conclusivo della scuola media, in quanto questa non costituisce più il momento terminale dell’obbligo di istruzione. E’ opportuno rilevare che la Costituzione prevede che al termine di un ciclo di istruzione vi sia un esame di Stato. Però, a tutt’oggi il primo ciclo di istruzione, per norma, non si conclude a 16 anni di età, cioè a conclusione dell’obbligo di istruzione, come sembrerebbe opportuno, ma ancora al termine della scuola media. … In questi giorni gli alunni della scuola media continuano ad affrontare un esame lungo e complesso ! Si tratta di ben cinque prove scritte disciplinari e di un colloquio pluridisciplinare. Tra le prove scritte figura quella nazionale proposta dall’Invalsi, che “fa media” con le altre. Il profilo dell’esame è, quindi, eccessivo rispetto al fatto che il diploma di terza media oggi non ha più alcun effetto legale, stante l’avvenuto innalzamento dell’obbligo di istruzione. La prova Invalsi riguarda due discipline, l’italiano e la matematica. E qui sorge un interrogativo: non sono sufficienti le prove di italiano e di matematica amministrate dalle scuole? Un alunno potrebbe superare la prova della scuola e non quella dell’Invalsi o viceversa. Non costituisce quindi questa prova un doppione e una invasione di campo? Forse lo Stato non si fida delle sue istituzioni scolastiche? Alle quali, però, ha riconosciuto l’autonomi, didattica, organizzativa, di ricerca, sperimentazione e sviluppo. E sono le medesime istituzioni che “individuano inoltre le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale” (dpr 275/99, art. 4, c. 4)…. Ci troviamo di fronte a un profondo divario: da un lato c’è un Invalsi che, in materia di valutazione, interviene a gamba tesa su tutte le nostre scuole, perfino a modificare gli esiti di un esame di Stato, le cui commissioni sono di fatto sottoposte ad una sorta di regime di vigilanza; dall’altro ci sono le nostre scuole che in materia di valutazione ancora si cimentano con prove e criteri valutativi lontani anni luce dalle proposte imposte dall’Invalsi. Ora si prospetta anche l’eventualità che la terza prova pluridisciplinare degli esami di Stato conclusivi del secondo ciclo di istruzione sia affidata all’Invalsi. In tal caso le commissioni di esame gestirebbero “in proprio” solo il colloquio. E’ noto che, tra le sei tipologie proposte alle commissioni per la confezione della terza prova, queste scelgono la prima e la seconda, considerate “più facili” rispetto alle altre. Anche in questo caso va sottolineato il fatto che confezionare una terza prova… ben fatta, non è affatto una cosa semplice, e richiede tempi e competenze che a volte le commissioni non hanno. Anche in questo caso, a mio avviso, il problema non è intervenire pesantemente a sottrarre compiti agli insegnanti commissari, ma “attrezzarli” perché possano produrre una terza prova con quella competenza che essa richiede ed esige….
orizzontescuola.it - 12 giugno 2014
"Terremoto su graduatorie ad esaurimento. Anief: ai 150mila abilitati SSIS e assimilati spetta bonus 6 punti”
░ Il Consiglio di Stato dà ragione all’Anief: il bonus di 6 punti nelle graduatorie ad esaurimento dei docenti spetta esclusivamente agli abilitati SSIS e assimilati. Respinti in via definitiva gli appelli del Miur, le sentenze ottenute dal sindacato ANIEF diventano definitive. Il Presidente Marcello Pacifico è ovviamente a buona ragione incontenibile,pronto a chiedere il commissariamento del ministero se le sentenze non saranno immediatamente eseguite. E il MIUR sa che Pacifico non transige: già una volta ha ottenuto che commissari sostituissero i funzionari periferici per dare attuazione alla sentenza sulla questione ‘pettine-coda’; in quella circostanza, fu la Gelmini a subire l’onta ma il trattamento sarebbe identico nei confronti del governo Renzi.
Clamoroso e definitivo epilogo quello deciso dai giudici del Consiglio di Stato, che scrivono la parola ‘fine’ su un contenzioso durato anni e confermano la tesi dell’Anief e dei suoi legali, avv.ti Fabio Ganci e Walter Miceli: il bonus di 6 punti nelle graduatorie a esaurimento spetta esclusivamente ai 154.394 docenti in possesso di titolo SSIS (Scuole di specializzazione all’insegnamento nella Secondaria) o assimilato (Scienze Formazione Primaria, Afam, Cobaslid). Nel 2004, però, questo bonus di 6 punti era stato esteso anche a tutte le altre abilitazioni, di fatto annullandone il valore premiale riservato solo a coloro che si erano sobbarcati l’onere di un corso di specializzazione pluriennale per diventare insegnanti. Per questo motivo, l’Anief ha patrocinato in questi anni i ricorsi di migliaia di “sissini” che chiedevano il ripristino del bonus di 6 punti. Oggi la decisione definitiva dei giudici di Palazzo Spada che si sono definitivamente pronunciati contro il Ministero, sancendo in modo perentorio l’esclusività del diritto al bonus di 6 punti per i soli abilitati SSIS e assimilati. “Abbiamo chiesto al Miur in diverse occasioni – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativoConfedir – di cambiare la tabella di valutazione titoli delle graduatorie ad esaurimento. Ma dal ministero hanno sempre preferito fare orecchie da mercante. Adesso il tempo degli appelli è finito: le sentenze sono arrivate e chiudono la questione in modo definitivo. Per questo – conclude Pacifico – adesso chiederemo al TAR di far eseguire le sentenze immediatamente, perché non si perda altro tempo prezioso.” L’applicazione delle sentenze, infatti, riguarda tutti gli abilitati SSIS, SFP, Afam e Cobalid, che abbiano o meno fatto ricorso in questi anni. L’Anief, pertanto, patrocinerà il ricorso sia per i ricorrenti direttamente interessati dai pronunciamenti odierni, che – attraverso un intervento ad adiuvandum – per tutti coloro che avevano proposto ricorso (con Anief o altri sindacati o legali) ma sono ancora in attesa di una sentenza o della sua applicazione. Allo stesso modo, possono aderire al ricorso per l’ottemperanza anche tutti coloro che non lo hanno fatto finora. “Il giudizio di ottemperanza che stiamo per chiedere al TAR – aggiunge Pacifico – è un passaggio fondamentale. Solo l’adesione massiccia degli interessati, cioè di tutti gli abilitati SSIS,Afam, Cobaslid, SFP, non importa se già ricorrenti o meno, garantirà l’applicazione delle sentenze in tutte le province e per tutte le classi di concorso. E se in Viale Trastevere si volesse ancora fare ‘melina’ – conclude il presidente Anief – siamo anche pronti a chiedere il commissariamento del ministero. AlMiur sanno che non scherziamo…
www.flcgil.it - 13 giugno 2014
"Organici scuola 2014/2015: docenti, la FLC impugna la circolare”
░ La FLC CGIL ha notificato al Tar Lazio il ricorso contro la circolare n. 34/2014 del Miurrelativa alla determinazione dell’organico del personale docente per l’a.s. 2014/15. Non si può continuare a bloccare gli organici del personale docente, a prescindere dal fabbisogno.
Secondo la FLC CGIL la circolare del Miur è illegittima, lesiva dei diritti dei lavoratori e, più in generale, del diritto all’istruzione costituzionalmente garantito. È illegittima perché detta circolare è stata adottata sulla base di un atto normativo -lo schema di Decreto Interministeriale- ad oggi ancora inesistente o non pubblicato e pertanto da ritenersi privo di efficacia dal punto di vista giuridico. Ciò comporta la nullità della stessa circolare sugli organici che si basa sui contenuti dello schema interministeriale. È lesiva del diritto dei lavoratori e del diritto all’istruzione degli alunni perché, a fronte di un forte incremento delle iscrizioni previsto dallo stesso ministero per il prossimo anno scolastico (+33.997 unità), il Miur impone la stessa determinazione di organico relativa all’a.s. 2011-12, ovvero risalente a tre anni fa!... Questi provvedimenti normativi riducono e penalizzano l’offerta formativa pubblica e pertanto sono palesemente illegittimi perché comprimono la funzione istituzionale dell’istruzione pubblica così come prevista dalla Costituzione. Per la sua rilevanza costituzionale l’istruzione pubblica non può essere condizionata da meri “obiettivi finanziari di risparmio” come ripetutamente afferma la circolare del Miur ma deve essere comunque garantita a tutti e ciascuno. Per tutti questi motivi la FLC CGIL ha impugnato gli atti del Miur chiedendo al Tar di annullarli ….
Latecnicadella scuola.it - 14 giugno 2014
"Riforma PA, tremano docenti, dirigenti e Atain soprannumero: rischiano il trasferimento?”
░ di Alessandro Giuliani.
I dipendenti della scuola – docenti, dirigenti, educatori, Dsga, Ata - fanno parte dell’amministrazione pubblica: quindi rientrano anche loro nel trasferimento obbligatorio in un altro comparto che detiene posti vacanti? A domandarselo sono in tanti, sicuramente i migliaia di soprannumerari, soprattutto insegnanti (quest’anno se ne contavano più di 8mila), che qualora non venissero ricollocati potrebbero rientrare in questa norma inserita il 13 giugno dal CdM nel decreto di riforma della Pubblica Amministrazione. Per il momento, dobbiamo accontentarci delle informazioni certe: il trasferimento avverrà nello stesso Comune di residenza oppure in un raggio di 50 chilometri, con l’entità dello stipendio che verrà garantito anche nel nuovo comparto. E di quanto contenuto nel “freddo” comunicato del Consiglio dei ministri, dove si parla di “nuove disposizioni perché le amministrazioni possano ricoprire posti vacanti in organico mediante passaggio diretto di dipendenti in servizio presso altre amministrazioni”… Scuola inclusa o meno, la norma (che nei prossimi giorni, come tutte le altre che compongono la riforma della PA, sarà al vaglio dei due rami del Parlamento), non sembra piacere ai sindacati…In attesa di prendere visione del provvedimento definitivo approvato dal CdM, Anief-Confedir ha dato mandato ai propri legali di valutare la possibilità di ricorrere in tribunale per valutare l’entità del contrasto contro le norme comunitarie sui trasferimenti da un settore pubblico all’altro”….
latecnicadellascuola.it - 16 giugno 2014
"I precari della scuola rispondono alla Ministra Giannini”
░ Un documento inviato dal “Coordinamento Precari Scuola Bologna”, e pubblicato nella rubrica: I lettori ci scrivono. Riportiamo.
È così assurdo chiedere l’assunzione per tutti i precari della scuola?! È normale, invece,...1) Che il Miur preveda un piano di assunzioni annuale di soli 14000 docenti nonostante ammetta che la massa indistinta di “aventi titolo” (cioè che avrebbero il diritto ad essere assunti in ruolo) conti in ben 500.000 precari? 2) Che ogni anno ci siano più di 120000 precari assunti con contratto annuale dal Ministero + decine di migliaia assunti per le supplenze brevi? 3) Che lo Stato italiano preferisca pagare multe all’Unione Europea invece di assumere questi precari che sfrutta da anni? 4) Che il Miur riduca il numero di docenti e di classi mentre la popolazione degli studenti aumenta? 5) Che in Italia il diritto all’Istruzione Pubblica sia tenuto sotto scacco dal Ministero dell’Economia e delle Finanze? 6) Che il Miur e i vari governi, a seconda dell’opportunità politica, cambino continuamente le regole del “gioco” a partita iniziata, infischiandosene di travolgere i progetti di vita di migliaia di persone? 7) Che il MIur abbia bandito un concorso (2012) quando ci sono graduatorie colme di docenti formati e con il diritto acquisito all'assunzione? 8) Che il Miur abbia bandito un concorso (2012) che escludeva dalla sua partecipazione – per questione di tempo - i nuovi abilitati TFA, ma che ammetteva chi non aveva mai avuto contatti col mondo scolastico (laureati 2001/2002)? 9) Che il Miur, dopo il blocco di 4 anni di tutti i corsi abilitanti, non si sia preoccupato di abilitare prima chi da anni lavora già nella scuola? 10) Che il Miur abiliti con dispendiosi percorsi a pagamento (es. SSIS, TFA e PAS) senza garantire alcun posto di lavoro?11) Che i corsi di abilitazione siano organizzati infischiandosene sia della necessità di lavorare dei partecipanti, sia del regolare funzionamento dell’Istituzione scolastica ai danni degli alunni? 12) Che ilMiur istituisca i percorsi formativi per l’insegnamento non secondo il reale fabbisogno, ma per creare concorrenti e procurare risorse ai bilanci delle Università?. Nell’ottica del Ministero tutto ciò è normale amministrazione che serve a dispensare speranze e delusioni con le quali continua a gestire la progressiva riduzione di risorse e diritti della scuola e dei suoi lavoratori.
Inoltre, noi continuiamo a formarci a nostre spese, mentre lo Stato – a seconda delle varie retoriche che di volta in volta vuole proporre – gioca con il nostro diritto a lavorare e ad essere assunti in ruolo.
In questo contesto, qualsiasi logica del merito va respinta al mittente: abbiamo tutti acquisito il pieno diritto alla nostra assunzione! Piuttosto, lo Stato dovrebbe prima sanare la situazione attuale con una assunzione di massa di tutto il personale che sta sfruttando per il normale funzionamento della sua scuola statale. E così, finalmente, si verrebbe a costituire un organico ampio che sarebbe in grado di dare risposta alla richiesta di più tempo-scuola emersa dalla società e di affrontare le principali necessità aggiuntive rispetto al normale insegnamento di cattedra, come i corsi di recupero e potenziamento, il tempo pieno, la progettazione didattica, le compresenze, la sostituzione di colleghi, eccetera In futuro, dovrà finire questa doppia faccia del Miur che da un lato seleziona e abilita pretendendo soldi e energie, e dall'altro riduce i posti di lavoro e finge di non aver mai avuto bisogno dei suoi lavoratori precari. Vogliamo che la precarietà finisca? Il Miur assuma stabilmente i futuri docenti che ha selezionato e poi li formi a sue spese. Solo così si garantisce dignità lavorativa a coloro i quali hanno deciso di investire la propria vita nella Scuola Pubblica; solo così si può manifestare la reale volontà politica di migliorare l’esistente. Il resto è fuffa. Buone ferie coatte e buona disoccupazione a tutti/e
ItaliaOggi - 17 giugno 2014
"Il governo cala l'asso del part-time”
░ Gli insegnanti giunti agli ultimi anni di carriera che, potendolo, accettassero il contratto part time rinunciando a metà stipendio darebbero un contributo alla staffetta generazionale e al ringiovanimento degli organici; rispetto ai colleghi che questo passo lo hanno fatto fino a ieri, avrebbero il vantaggio dell’integrazione contributiva a carico dello Stato, perché «All'atto del collocamento a riposo, il dipendente ha diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che gli sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio a tempo pieno nell'ultimo quinquennio». L’ANIEF, il sindacato creato dai precari, attende con molto interesse gli sviluppi di questa iniziativa del governo.
Nulla di obbligatorio per i lavoratori. Ma una possibilità generalizzata di accedere al part-time negli ultimi 5 anni di lavoro. Se lo stipendio sarà dimezzato o quasi, la pensione, a differenza di quanto accade oggi, sarà piena. Una sorta di prepensionamento quello che potrà scattare per docenti e personale ausiliario, tecnico e amministrativo, fuori i dirigenti, con il disegno di legge delega di semplificazione approvato venerdì scorso dal consiglio dei ministri. Un'apertura che potrebbe interessare, secondo le prime stime, circa 80 mila docenti e 10 mila Ata su un contingente di circa 900mila unità. Liberando sulla carta 45 mila posti pieni, un contributo reale all'annunciata staffetta generazionale. Sulla carta, perché rinunciare a metà stipendio non è scelta da poco e poi perché, tra spezzoni ed esuberi, fare una stima delle cattedre liberabili diventa difficile. «Nel quinquennio antecedente alla data di collocamento a riposo, la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale con una prestazione lavorativa al 50% è riconosciuta al personale non dirigente delle pubbliche amministrazioni». Si tratta di un diritto del lavoratore, non subordinato, a differenza di quanto avviene oggi, alla valutazione discrezionale dell'amministrazione che potrà solo posticiparlo al massimo per tre mesi nei casi in cui ci sia il rischio di un «grave pregiudizio alla funzionalità» dei servizi. Nella legislazione vigente, invece, l'amministrazione deve tra l'altro rispettare un tetto pari al 25 per cento della dotazione organica complessiva del personale a tempo pieno in ciascuna classe di concorso a cattedre o posti di ciascun ruolo e, comunque, i limiti di spesa massima annua prevista per la dotazione organica. Tutti limiti superati per chi si ritrova ad essere a 5 anni dalla pensione e ricade nella nuova normativa. «All'atto del collocamento a riposo il dipendente ha diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che gli sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio a tempo pieno nell'ultimo quinquennio». Visto che tutti vanno in pensione in regime contributivo questo significa che lo stato pagherà le spese per le contribuzioni mancanti. Una novità che potrebbe rendere interessante la norma, soprattutto a quanti hanno necessità personali che li inducono a lasciare prima e invece con la riforma Fornero, in primis le donne, sono rimasti bloccati.
Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati -18 giugno 2014
"Esami di Stato: il Ministero fa autogol”
░ Riceviamo da Ilaria Francalanci, della GIGA, e pubblichiamo.
Oggi si è conclusa la prima prova dell’Esame di Stato. Niente di nuovo: infatti, come gli anni passati, su sette tracce, il corretto svolgimento di cinque di esse richiedeva la conoscenza approfondita di alcune tematiche che vengono trattate da una disciplina messa al bando dallo stesso Ministero dell’Istruzione: la geografia economica. Sì, perché la teoriamalthusiana, le politiche di contenimento demografico, lo sviluppo delle città, la fragilità del paesaggio, la non violenza o la dottrina della Silicon Valley sono argomenti di cui si può scrivere solo se dotati di una approfondita conoscenza, soprattutto, quando il corretto svolgimento della traccia richiede espressamente “di articolare in modo motivato le personali considerazioni e convinzioni”. Ecco che allora sorgono serie perplessità sulla scelta del Ministero che, miope, va ostinatamente a scontrarsi con se stesso: non solo ha tolto la geografia economica dal triennio degli Istituti Tecnici Commerciali ma perpetua l’assenza di tale disciplina dai trienni di qualsiasi altro ordine della secondaria di secondo grado per poi chiedere a mezzo milione di ragazzi alla fine di un percorso scolastico durato cinque anni una riflessione sulle “nuove responsabilità”, suscitando perciò un dilemma di tipo shakespeariano: essere o avere? Non può essere di certo l’imbarazzante sintesi di geostoriadel biennio dei licei a far comprendere tematiche complesse come quelle richieste dalle tracce dell’Esame di Stato e non possono essere i docenti di altre materie a spiegare una disciplina che analizza, interpreta e sintetizza, nei suoi molteplici e complessi aspetti, il rapporto tra ambiente naturale e uomo. Sarebbe come dire che un esame di anatomia autorizza a svolgere la professione di medico e affidare la geografia economico-politica a chi di geografia non possiede le competenze per insegnarla costituisce un vero e proprio condono all’abusivismo intellettuale. Sull’onda dell’entusiasmo di riforme che dovrebbero rilanciare l’Italia, resta la speranza che la geografia politico-economica, come sostenuto da tempo dal Gruppo Insegnanti di Geografia Autorganizzati, trovi una nuova e adeguata collocazione tra le materie insegnate nelle scuole superiori e che a farlo siano docenti in possesso delle specifiche competenze che la complessità della disciplina richiede. Con tracce di questo tipo, a chiederlo al Ministero, è il Ministero stesso.
Il Messaggero - 19 giugno 2014
"Maturità. Sorpresa Quasimodo. Vince il tema sulla tecnologia”
░ Un ritorno alla qualità; siamo d’accordo conil prof. Giorgio Israel.
Dopo tanti anni di ripetute delusioni i temi di italiano per la prova di maturità del 2014 costituiscono una piacevole e positiva sorpresa, un ritorno alla qualità e al buon senso. Ciò fa sperare che, commentandoli, non stiamo ripetendo uno stanco rito attorno a una realtà agonizzante ma stiamo salutando l’inizio della riqualificazione di un esame che è tutt’altro che invecchiato. E, per dirla con il ministro Giannini, rappresenta lo spartiacque tra la fine della scuola e l’inizio di una nuova vita proiettata verso il lavoro. Poco vi è da dire sul brano proposto per l’analisi del testo, che non è il temuto brano pseudo-letterario ma una bellissima poesia di Salvatore Quasimodo, uno dei nostri migliori poeti contemporanei; così come sono quasi tutti indovinati i brani che offrono materia per il saggio breve sul tema “il dono”. Non siamo d’accordo con chi ha trovato generici i temi di ordine generale ispirati rispettivamente alla frase di Renzo Piano sul «rammendo delle periferie» di un Paese «straordinario e bellissimo, ma allo stesso tempo molto fragile», e alle differenze tra l’Europa del 1914 e l’Europa del 2014. Si è temuto che la loro indubbia difficoltà potesse aver aperto la strada alla chiacchiera generica. Ma il tema “libero” – non dispiaccia a chi lo proscrive a priori – ha proprio questa virtù quando è ben formulato, e cioè di mostrare se il candidato possiede un retroterra di conoscenze e una capacità riflessiva atte a riempire pagine piene di contenuti e non di logorrea evasiva. Va apprezzato il fatto che è stata evitata la caduta banale sull’attualità per trasferire la riflessione sullo stato attuale della costruzione europea entro un rigoroso confronto storiografico basato su temi precisi: forme istituzionali, stratificazione sociale, rapporti tra cittadini e istituzioni e tra stati, ecc. È altresì chiaro che sviluppare una riflessione su cosa può concretamente significare un «rammendo delle periferie» è tutt’altro che facile ma chiama allo sforzo di dire qualcosa di concreto e soprattutto di costruttivo e positivo: è facile immaginare quale diluvio di chiacchiere puramente negative avrebbe prodotto un tema sul «degrado delle periferie» (ecco l’esempio di un cattivo tema libero). Troviamo apprezzabile anche la scelta degli argomenti dei saggi brevi in ambito tecnico scientifico (“Tecnologia pervasiva”), socio economico (“Le nuove responsabilità”), storico-politico (“Violenza e non violenza: due volti del Novecento”); e tuttavia con due riserve. Soprattutto gli ultimi due erano effettivamente un po’ troppo generici e si prestavano alla divagazione inconcludente. Tuttavia, mentre la buona scelta dei testi relativi al tema sulla violenza e non violenza (Mosse, Benjamin, Arendt, Ghandi, King) era tale da contenere tale possibile deriva, i testi scelti per gli altri due temi erano francamente molto al di sotto di quel che può offrire la saggistica in materia. Su un argomento complesso e controverso come la portata sociale e culturale delle nuove tecnologie sono disponibili riflessioni ben più profonde e atte a sviluppare lo spirito critico dei brani modesti che sono stati proposti ai candidati.
latecnicadellascuola.it - 20 giugno 2014
"Storia dell'arte in tutti i livelli dei licei al costo di 25 milioni”
░ Lo ha annunciato la ministra dell'Istruzione, Stefania Giannini, agli Stati Generali della Cultura organizzati dal Sole 24 Ore a Roma.
"Non è pensabile che oggi solo chi sceglie il liceo classico o nasce in una famiglia che ha una biblioteca familiare con centinaia o migliaia di volumi possa arrivare in età adulta ad avere una sensibilità per l'arte: per questo introdurremo lo studio della storia dell'arte , in tutti i livelli dei licei, a partire dal biennio, naturalmente con un dosaggio di ore proporzionato al curriculum, e quindi di ore settimanali a crescere, per il triennio sia delle scienze umane sia nell'istituto turistico".
"Ci costerà più o meno 25 milioni di euro all'anno. Sapete a quanto ammonta il budget del Ministero dell'Università? 51 miliardi all'anno. Ce la faremo? Sì, dobbiamo farcela".L'intervento della Giannini, scrive ancora Il Sole, ha puntato pure a ristabilire l'unione tra due ministeri, quello dei beni Culturali e quello dell'Istruzione, spesso insensatamente separati: "Da noi è successo che ci si è occupati dei prodotti, cioè i beni tangibili, i monumenti, la tutela, la valorizzazione, di cui si è parlato oggi, ma non tanto fino a oggi, soprattutto la conservazione del patrimonio monumentale. E, invece, la sensibilità culturale da diffondere attraverso la scuola, attraverso l'introduzione e il potenziamento di certe materie, il miglior collegamento tra una formazione teorica e l'acquisizione di competenze pratiche, tutto questo è rimasto ai margini dell'agenda". Oltre allo studio della storia dell'arte, che rimane una prima risposta al bisogno di cultura insieme alla concretezza della sua implementazione, la ministra ha pure assicurato che volgerà la sua attenzione anche nei confronti della musica, sostenendo che "nella patria di Puccini e Verdi deve tornare a essere protagonista formativa e di prodotto sulla scena internazionale". E ha fortemente sostenuto la necessità , oltre che di una convergenza di politiche, di un contatto costante tra tre mondi "evidenti e ben identificabili: scuola e istituti professionali di settore, università, centri di ricerca e Soprintendenze o musei"….