Anief torna a spronare il Ministero: deve dare risposte immediate alle tante questioni irrisolte. Ad iniziare dalla pubblicazione definitiva dei corsi attivati, dei programmi delle lezioni e dei corsisti accolti. Servono risposte per i percorsi formativi che nessuno vuole organizzare, come quello per la scuola dell’infanzia e primaria. Ma soprattutto serve finalmente lungimiranza sulla spendibilità del titolo: chi si è abilitato con i Pas, ma anche attraverso i Tfa ordinari, deve essere inserito già a luglio nella seconda fascia delle graduatorie d’istituto. E contemporaneamente nella terza fascia delle GaE. Essere formati per fare gli insegnanti, ma poi rimanere per strada non ha alcun senso.
A due settimane dalla denuncia pubblica dell’Anief sul caos organizzativo che sta caratterizzando l’avvio dei Percorsi Abilitanti Speciali, il sindacato è costretto a inviare un altro altolà al Miur: si fa infatti sempre più urgente la necessità di dare immediata risposta alle tante questioni irrisolte. Ad iniziare dalla pubblicazione definitiva da parte degli atenei dei corsi che effettivamente verranno attivati, al fine di permettere ai tanti candidati ai PAS, una volta acquisita la certezza della mancata attivazione del corso richiesto, di poter avviare la richiesta formale del nulla osta utile allo spostamento in un'altra regione.
Va poi data la possibilità a tutti i corsisti PAS di poter fruire dei permessi per il diritto allo studio, anche per un numero inferiore alle 150 previste dal C.C.N.L., vanno sollecitati tutti gli atenei a pubblicare il programma delle lezioni e l’elenco degli ammessi ai corsi. Va valutato per intero il servizio svolto nei Centri di formazione professionale. E va risolto una volta per tutte il problema della mancata organizzazione dei PAS indirizzati ai docenti della scuola dell’infanzia e primaria: evidentemente, non basta aver genericamente fornito la possibilità alle Facoltà di Scienze della formazione primaria di attivare i corsi.
Ma, una volta superati questi aspetti organizzativi, il nodo più difficile da sciogliere rimane sicuramente quello della spendibilità del titolo: premesso che gli atenei organizzatori dovranno ottemperare all’indicazione del Miur di assegnare i titoli di abilitazione entro la fine del prossimo mese di luglio: ciò permetterebbe l’immediato inserimento dei neo-abilitati nella seconda fascia delle graduatorie d’Istituto, la cui “finestra” di aggiornamento dovrebbe chiudersi più o meno in quei giorni.
Ma soprattutto, il Ministro Carrozza colga l’occasione per inserire i prossimi abilitati tramite i Pas, come attraverso i Tfa ordinari, all’interno delle graduatorie permanenti, da qualche anno ribattezzate “ad esaurimento”, perché rappresentano l’unico canale di assunzione, per il 50% dei posti vacanti, destinato al personale abilitato attraverso i corsi universitari. Mantenere in vita una norme astrusa, come quella introdotta con la Legge 296 del dicembre 2006, significa perpetrare nell’errore di formare di docenti e poi precludergli la possibilità di essere stabilizzati. Senza un intervento del Ministro, infatti, quasi 100mila precari, tra abilitati Pas e Tfa, verranno collocati in una graduatoria fuori fascia, che non avrà valenza ai fini dell’assunzione in ruolo. Mentre tutti i corsi abilitanti attivati dal 1999 ad oggi hanno sempre consentito l’inserimento nella terza fascia delle GaE.
“Quel che devono comprendere al Ministero dell’Istruzione – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è che coloro che sono stati selezionati per fare gli insegnanti hanno il diritto di essere inseriti nella terza fascia di quelle graduatorie, le GaE, dove sono stati collocati i loro colleghi abilitati in precedenza allo stesso modo: tramite le università. E lo Stato ha il dovere di dare seguito a questa legittima richiesta. Perché il bivio che l’amministrazione scolastica ha artificiosamente creato negli ultimi anni non si sarebbe dovuto mai creare. Anche se con ritardo, è giunto il momento di rimuoverlo. Altrimenti – conclude il sindacalista Anief-Confedir – sarà compito delle aule di tribunale permettere a questi docenti di fare quello per cui sono stati formati: insegnare”.
Per approfondimenti:
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