Sta accadendo, invece, che chi ha tanti anni di supplenze alle spalle è costretto a svolgere i corsi abilitanti tra uno o due anni. Mentre i precari con poco servizio usufruiscono della precedenza. Il Miur deve intervenire con urgenza per sanare questa situazione. Così come per le altre questioni ancora irrisolte.
Ad una settimana dall'ultimo appello rivolto al Ministero dell'Istruzione da parte dell'Anief sulla necessità di intervenire con urgenza per garantire il corretto avvio dei Percorsi abilitanti speciali, dobbiamo purtroppo rilevare che permangono diverse situazioni di criticità. Anzi, negli ultimi giorni ne sono subentrate delle nuove. Una di queste riguarda la pubblicazione, da parte degli Usr, degli elenchi degli ammessi ai PAS: laddove, a causa dell'alto numero di candidati, è stato reso necessario attuare uno scaglionamento dei corsi abilitanti su più anni scolastici, numerosi docenti lamentano di essere stati inseriti negli elenchi per l’a.s. 2015/16 pur avendo svolto molti anni di supplenza. Anche oltre 10 anni. Mentre dei candidati con meno anni, in certi casi solo 3, potranno svolgere il PAS sin da subito, senza dover attendere uno o addirittura due anni.
Ciò è avvenuto perché i supplenti con meno servizio non sono in possesso di altra abilitazione. La presenza del certificato di abilitazione viene infatti considerata dal Miur una discriminante, che basta per far posticipare l'avvio del corso. Non importa se il candidato si sia poi, in effetti, mai avvalso di quella abilitazione. Il problema è che così facendo il Miur è incorso in errore: sta accadendo, infatti, che il collega con 3 anni di servizio, senza altra abilitazione si abilita a giugno 2014; mentre quello con 10 anni e oltre di servizio ma con altra abilitazione “inutilizzata”, potrà abilitarsi soltanto nel 2016. Con tutte le conseguenze negative che ne deriveranno.
Anief chiede pertanto al MIUR di intervenire, indicando agli USR di rivedere gli scaglionamenti in base agli anni di servizio svolti nella classe di concorso per cui si accede al PAS. Evitando così che chi è in possesso di una maggiore anzianità di servizio non possa essere scavalcato da colleghi con meno esperienza lavorativa.
Il giovane sindacato coglie l'occasione per tornare a chiedere allo stesso Miur come mai vi siano ancora tanti percorsi formativi che nessun ateneo vuole organizzare, ad iniziare da quelli per la scuola dell’infanzia e primaria. Va poi data la possibilità a tutti i corsisti PAS di poter fruire dei permessi per il diritto allo studio, anche per un numero inferiore alle 150 previste dal C.C.N.L.: ciò permetterebbe di prevenire quei licenziamenti che diversi precari stanno presentando ai propri dirigenti perché impossibilitati a svolgere i corsi PAS e contemporaneamente continuare ad insegnare. Non erano questi gli accordi: il Miur metta nelle condizioni tutti i candidati di poter svolgere i corsi e di continuare a fare le supplenze.
Rimane poi da superare il problema della spendibilità del titolo. E su questo punto ci rivolgiamo al Ministro Carrozza: colga finalmente l’occasione per inserire i prossimi abilitati tramite i Pas, come attraverso i Tfa ordinari, all’interno delle graduatorie permanenti, oggi chiamate “ad esaurimento”, perché rappresentano l’unico canale di assunzione, per il 50% dei posti vacanti, destinato al personale abilitato attraverso i corsi universitari. Mantenere in vita una norma astrusa, come quella introdotta con la Legge 296 del dicembre 2006, significa perseverare nell’errore di formare i docenti e poi precludergli la possibilità di essere stabilizzati. Senza un intervento del Ministro, infatti, quasi 100mila precari, tra abilitati Pas e Tfa, verranno collocati in una graduatoria fuori fascia. Che non avrà valenza ai fini dell’assunzione in ruolo. Lasciandoli, così, senza alcuna prospettiva professionale.