Lo ha ricordato oggi ad Atene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, durante l’ultimo dei 380 seminari tenuti dal giovane sindacato nel 2014 sulla bozza di riforma “La Buona Scuola”: i tagli derivanti dalla spending review hanno ridotto il numero di corsi e di docenti fuori dall’Italia, penalizzando l’alta domanda e l’allargamento dell’identità culturale italiana in tutti i continenti. Il nostro Paese si contraddistingue, invece, per l’assegnazione di stipendi ai docenti sempre più miseri: a fine carriera, in Francia percepiscono il 25% in più, in Germania quasi il 50% e in Lussemburgo il doppio.
In Europa le scuole e sezioni italiane sono 150, quelle in tutto il mondo sfiorano quota 300: istituti scolastici, dall’infanzia alle superiori, frequentati da oltre 30mila alunni, con 350 docenti e 500 insegnanti esperti di corsi di lingua e cultura italiana che vi operano. La loro caratteristica è quella di rivolgersi ad una utenza “mista”, composta da alunni italiani e stranieri, e di proporre le lezioni sia in lingua italiana sia nella lingua locale. A fare il punto della situazione sulle scuole italiane all’estero è stato oggi ad AteneMarcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, durante l’ultimo dei 380 seminari tenuti dal giovane sindacato, a partire dal settembre, sulla bozza di riforma “La Buona Scuola”.
Nell’Istituto comprensivo statale di Atene, Pacifico si è soffermato sul ruolo delle scuole italiane nel mondo e del loro apporto per l’allargamento dell’identità culturale italiana in tutti i Continenti: “anche perché la lingua italiana figura tra le prime 20 più parlate al mondo e al quarto posto tra quelle più richieste”, ha sottolineato il rappresentante Anief-Confedir. Che ha poi ricordato l’errore fatto due anni fa dal premier Mario Monti, “includendo, all’interno di una spending review forzata, anche i tagli ai corsi e alle docenze all’estero. Per superare questa riduzione di offerta formativa, sarebbe importante introdurre una norma che permetta almeno agli istituti di Cultura di organizzare dei corsi scolastici on line di lingua e cultura italiana rivolti ai nostri connazionali all`estero, ma anche a coloro che sono interessati ad imparare l’italiano”.
Pacifico ha quindi sollecitato il personale presente a svolgere una riflessione razionale sulle linee guida della riforma della scuola proposte dall’attuale Governo: dopo aver sottolineato il mancato diretto coinvolgimento delle 300 scuole e sezioni italiane all’estero all’interno del documento “La Buona Scuola”, il sindacalista Anief-Confedir ha ribadito la necessità di risollevare la scuola italiana attraverso investimenti veri.
“Il Governo – ha detto - dovrebbe ripristinare le compresenze, il tempo pieno e il docente specializzato alla primaria; un organico funzionale alla didattica e non a coprire le supplenze; incrementare l’organico nelle aree dove c’è più dispersione; migliorare l’orientamento; potenziare le ore di lezione in tutti i cicli (la riforma Gelmini ci ha ‘regalato’ meno tempo scuola di tutti) e gli stage alle superiori; portare da 16 a 18 anni l’obbligo formativo. E per fare questo non bastano le buone intenzione, ma occorrono almeno 3 miliardi di euro”.
Pacifico ha quindi ricordato che coloro che operano nelle nostre scuole hanno ormai il contratto bloccato da cinque anni e perennemente sotto l’inflazione. “Questo lento e inesorabile depauperarsi delle buste paga dei docenti italiani – ha proseguito il sindacalista – ha ancora più acuito la discrasia tra i loro gli stipendi e quelli dei colleghi degli altri Paesi moderni”.
Il presidente dell’Anief ha quindi fornito degli esempi per comprendere come la forbice si stia sempre più allargando. Oggi un insegnante tedesco delle superiori può arrivare a uno stipendio lordo massimo di 63.985 euro all’anno. Un docente del Lussemburgo fino a 125.671 euro. In Italia, invece, ai nostri docenti viene assegnato non solo un compenso annuo irrisorio, ma anche uno stipendio massimo troppo vicino a quello minimo.
“Sono esemplari – ha detto Pacifico - gli incrementi cui hanno diritto gli insegnanti delle superiori, che appena assunti percepiscono 24.669 euro, mentre a ridosso della pensione si vedono assegnare al massimo 38,745 euro. Il collega francese, che tra l’altro può andare in pensione a 62 anni con l’assegno ‘pieno’, ha lo stipendio iniziale pari a 25.228 euro e a fine carriera può arrivare a 47.477 euro, che corrispondono a circa 9mila euro in più rispetto agli italiani. Che poi sono quelli che mancano al nostro corpo docente per allinearsi alla media Ocse: è da questo punto, dal dare dignità professionale agli insegnanti italiani, – ha concluso il sindacalista – che passa la vera riforma della Scuola”.
Per approfondimenti:
Il Governo si appresta a tagliare più di un miliardo, la ‘Buona Scuola’ è un bluff
L’elenco completo dei seminari Anief svolti da settembre ad oggi sulla “Buona Scuola”