Proprio oggi sono stati pubblicati i dati aggiornati sui giovani sotto i 29 anni che in Italia non studiano e non lavorano: sono 1 milione e 700mila, solo al Sud quasi 700mila, pari al 38,6% del totale. Ma anche quelli confortanti relativi ai 2 miliardi di fondi europei Pon Istruzione, attribuiti alle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia: se si investe il tasso di abbandono si normalizza.
Intanto però il numero di abbandoni precoci dei banchi rimane fermo al 17,6%, cinque punti percentuali sopra la media Ue: negli ultimi 15 anni si sono persi per strada 2 milioni e 900mila giovani delle superiori.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): oltre a maggiori fondi servono però anche organici maggiorati nelle aree a rischio, investire sull’orientamento, aumentare di due anni il percorso scolastico obbligatorio.
È forte il richiamo fatto oggi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso alle Camere: “garantire la Costituzione significa garantire il diritto allo studio dei nostri ragazzi in una scuola moderna in ambienti sicuri, garantire il loro diritto al futuro”, ha detto il nuovo Capo dello Stato. Che si è anche soffermato sul “lavoro che manca per tanti giovani, specialmente nel Mezzogiorno”, sulle “difficoltà che si incontrano nel garantire diritti e servizi sociali fondamentali”, sui “giovani che coltivano i propri talenti e che vorrebbero vedere riconosciuto il merito”.
“Queste affermazioni – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – rappresentano un chiaro monito a tutte le istituzioni coinvolte nel rilancio della scuola, da attuare però non attraverso slogan o riforme salva-conti. Parlando per la prima volta ai parlamentari e alla nazione da Capo dello Stato, Mattarella ha puntato il dito sull’ancora troppo alto numero di giovani che lasciano i banchi di scuola, senza aver conseguito alcun diploma, per andare ad ingrossare le fila dei Neet”.
Proprio oggi sono stati pubblicati i dati aggiornati dei giovani sotto i 29 anni che in Italia non studiano e non lavorano: sono 1 milione e 700mila, solo al Sud quasi 700mila, pari al 38,6% del totale. Per contrastare questa piaga occorre mettere in atto un piano concreto. Ad iniziare dallo stanziamento di risorse ad hoc. Sempre oggi sono stati resi noti i risultati sui 2 miliardi del Pon Istruzione attribuiti alle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia: il capo dipartimento per la Programmazione e le risorse umane del Miur, riporta la rivista specializzata Orizzonte Scuola, ha spiegato “che il tasso di abbandono del secondo anno delle scuole superiori è sceso dal 4,8% al 2,6% mentre il divario tra Nord e Sud nell’abbandono scolastico è stato del tutto abbattuto. In queste 4 Regioni Convergenza la programmazione 2007/2013 ha interessato il 95% delle scuole finanziando 15.470 progetti che riguardavano laboratori multimediali. Sono state circa 500 le sedi scolastiche in via di riqualificazione e di messa in sicurezza”.
“Tali risultati dimostrano che laddove si investa nel Sud, attraverso adeguati interventi, il numero di giovani destinati a rimanere senza studio e lavoro si abbatte”, dice ancora Pacifico, il sindacalista Anief-Confedir. “Assieme allo stanziamento di risorse europee, come i Pon, i Fondi Strutturali gestiti dalla Commissione Europea per rafforzare la coesione economica, sociale e territoriale riducendo il divario fra le regioni più avanzate e quelle più in ritardo, va innalzato il prima possibile l’obbligo scolastico da 16 a 18 anni. Come va potenziato l’orientamento scolastico, approvata una seria riforma dell’apprendistato, con i giovani degli ultimi tre anni delle superiori da introdurre con efficacia nelle realtà aziendali. Prevedendo sia un monte orario di stage e tirocini più corposo dell’attuale, sia una quota di retribuzione da assegnare allo studente per il periodo passato in azienda”.
“Allo stesso modo, è fondamentale riportare il tempo scuola a quello precedente alle riforme Gelmini, che lo hanno cancellato di oltre 15 per cento. Ma occorre anche introdurre delle quote di organico di personale maggiorate da destinare proprio nelle aree dove la percentuale di alunni che lasciano la scuola prematuramente è più alta. Il contrario, tanto per capirci, di quello che è accaduto quest’anno, con il Miur che ha sottratto docenti alle regioni del Sud, a partire dalla Sicilia, che detiene punte provinciale di abbandono superiori al 40 per cento, continuando ad associare gli organici esclusivamente al numero degli iscritti; continuando incredibilmente ad ignorare le condizioni del territorio e al grado di difficoltà di apprendimento”.
Se l’Italia sul fronte della dispersione è ferma al 17,6 per cento, mentre l’UE chiede di portare entro 6 anni al 10 per cento il tasso di abbandono dei banchi di scuola, i motivi vanno ricondotti soprattutto all’abbandono del Sud ed in particolare della mancanza di strutture scolastiche adeguate a livello di scuola superiore: secondo la rivista specializzataTutto Scuola, gli alunni che non arrivano al diploma di maturità sono il 35% in Sardegna e Sicilia, con Caltanissetta che ha fatto registrare un 41,7% di dispersione al termine del quinquennio 2009/2014. Segue Palermo con il 40,1%, quindi Catania con il 38%. Complessivamente, a livello nazionale, negli ultimi 15 anni si sono persi per strada 2 milioni e 900mila giovani delle superiori.
Per approfondimenti:
Abbandoni record, in Italia lascia i banchi il triplo dei giovani iscritti nelle scuole dell’Est