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Corsi per diventare insegnanti: al via tra caos organizzativo e costi esorbitanti

Il Miur fornisce deleghe eccessive agli atenei organizzatori dei corsi specializzazione sul sostegno per quasi 6.400 docenti già abilitati. In arrivo test selettivi esosi (200 euro a domanda) ed eterogenei: mancando una graduatoria unica nazionale, con lo stesso punteggio si verrà promossi in un ateneo ma non in un altro. Brutte notizie anche sui PAS riservati ai precari: il Miur ritarda i chiarimenti sui servizi d’accesso e non garantisce l’attivazione dei corsi per tutte le discipline.

I corsi di accesso alla professione insegnante partono con il piede sbagliato. Alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che dà avvio ai corsi di sostegno per selezionare quasi 6.400 docenti specializzati, ha fatto immediato seguito il bando di una delle Università di Roma cui sono stati assegnati 500 posti da suddividere tra tutti gli ordini scolastici: l’Anief ha appreso con stupore che ai candidati ai corsi di specializzazione verranno chiesti ben 200 euro per ogni test selettivo cui faranno domanda di accesso. E per coloro che saranno ammessi ai corsi si parla di almeno altri 2mila euro per la frequenza.

Oltre alle spese esorbitanti che i candidati dovranno affrontare, considerando anche che molti di loro tenteranno l’accesso in più atenei e per diversi tipi di insegnamento, c’è il problema dalla disomogeneità di valutazione delle prove: ogni ateneo è stato autorizzato dal Miur, attraverso il Decreto Ministeriale del 30 settembre 2011, a predisporre autonomamente la propria prova di accesso. La mancanza di uniformità sui 60 quesiti a risposta multipla, con cinque opzioni di risposta, e di una graduatoria unica nazionale, introdotta invece dallo stesso Ministero dell’Istruzione per l’accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso, sta già determinando tra i candidati i timori di una disparità di trattamento: le critiche si moltiplicano perché i gradi di difficoltà potrebbero cambiare e con lo stesso punteggio si potrebbe essere promossi in un ateneo ma non in un altro.

Nelle ultime ore la mancanza di attenzione alle esigenze dei lavoratori, in particolare di quelli precari, si è inoltre evidenziata nella sempre più discutibile gestione dei Percorsi abilitanti speciali (Pas): dal quadro riassuntivo delle domande inoltrate al Miur, tramite la piattaforma Istanze on line, risulta che centinaia di raggruppamenti di classi di concorso delle scuola medie e superiori, a causa del basso numero di candidati (meno di 10), rischiano ora di non essere attivati.

Questa grave decisione, che andrebbe a penalizzare tanti precari da anni impegnati in prima linea nella scuola, è già prevista dal D.M. n. 58 del 25 luglio 2013, nel quale viene riportato che “di norma non possono essere attivati corsi con un numero di iscritti inferiore a 10. Deroghe in diminuzione sono consentite, previe intese fra Atenei, Istituzioni AFAM e Direttori regionali interessati, qualora si renda possibile la partecipazione dei corsi ad attività didattiche comuni e trasversali a più corsi, anche a distanza”. Ciò significa che tanti docenti precari (in particolare di materie tecniche, gli Itp, gli insegnanti di strumento musicale, di tedesco, di discipline pittoriche e geometriche, scienze degli alimenti, storia e filosofia, fisica) potrebbero non abilitarsi perché per lo Stato insegnano una disciplina troppo specifica.

Inoltre, come se non bastasse, ad oggi mancano chiarimenti sui requisiti di servizio necessari per l'ammissione ai corsi: anche se la “finestra” per presentare regolare domanda ai Pas è terminata da due settimane, il Miur non ha ancora indicato agli Uffici scolastici le indicazioni complete sulla validità dei servizi svolti e su come avviare, in modo uniforme, le verifiche delle domande per accedere ai corsi abilitanti.

“È assurdo che con i corsi ormai imminenti – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – i candidati alla specializzazione sul sostegno e all’abilitazione all’insegnamento curricolare siano ancora lasciati in balia dell’incertezza: servono indicazioni chiare. Ad iniziare, nel caso dei Pas, dalla garanzia di attivazione di tutte le classi di concorso. Ma anche, nel caso del sostegno, sull’uniformità dei contenuti e delle valutazioni delle prove di accesso. E per finire sui costi della quota di iscrizione ai test, che – conclude Pacifico - dovrebbe costare dieci volte meno”.