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Il ministro Carrozza fa bene a minacciare le dimissioni

Ad un mese dalla sua nomina a capo del Miur, si è reso conto che negli ultimi sei anni l’istruzione è stata massacrata da tagli a risorse, personale e scuole: allora, se non si cambia registro è meglio che torni a fare il rettore o il ricercatore.

“Ha fatto bene il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, a dire che se non ci sono margini per un reinvestimento nella scuola pubblica sarà costretta dimettersi dall’incarico: sono parole coerenti, pronunciate da chi si è reso conto che è impossibile guidare la macchina formativa italiana, da cui dipendono le sorti di otto milioni di alunni, se si vogliono continuare a tagliare risorse, personale e scuole”. Così commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per la scuola, le dichiarazioni rilasciate oggi dal ministro Carrozza a proposito della necessità estrema di tornare ad investire nell’istruzione.

“È bastato un mese alla dottoressa Carrozza – continua Pacifico – per capire che occorre abbandonare la politica dei tagli ed allinearsi a quanto avviene nei paesi più sviluppati. In caso contrario, se non ci sarà un rilancio della cultura e della formazione, è meglio lasciare l’incarico di Ministro tornare a fare il rettore o il ricercatore. Sa bene che pesa come un macigno quella differenza di almeno un punto percentuale di Pil in meno, per investimenti sul settore dell'istruzione, dell'università e della ricerca, rispetto alla media dell’area Ocse”.

Anief e Confedir hanno più volte denunciato che non si poteva andare avanti come è stato fatto negli ultimi cinque-sei anni, quando si è cancellato qualcosa come 200mila posti e quasi 4mila scuole autonome. Oltre che il tempo scuola in tutti i tipi di corsi. E che dire del rapporto alunni-docenti, che ha portato alla formazione di tante classi ‘pollaio’? Tutto questo non è più tollerabile. Ora anche il Ministro lo dice.

“A questo punto – prosegue il rappresentante Anief-Confedir – Carrozza farebbe bene a chiedere la cancellazione di tutte le riforme Gelmini, perché è dal loro fallimento che sono derivati i numeri decadenti sulla formazione dell’ultimo periodo, anche a livello universitario e di occupazione. Per non parlare dello scorretto utilizzo dei fondi Cipe, con obiettivo regionale, che sono stati dirottati in altre aree del Paese. O dell’abolizione e del ridimensionamento delle province, che gestiscono anche la manutenzione dell’edilizia delle scuole superiori: a Catania, è notizia di questi giorni, il commissario ha minacciato di tagliare per il prossimo anno scolastico i riscaldamenti in tutte le ore in cui non vi è attività didattica”.

Fa bene, infine, il Ministro a chiedere maggiore sicurezza per i nostri alunni. A tal proposito va ricordato che la recente normativa sulla frequenza obbligatoria di tutto il personale, in particolare dei docenti, che sono anche dei ‘preposti’, dei corsi sulla sicurezza nei luoghi di lavoro non ha ancora trovato applicazione nella maggior parte degli istituti. È ora di cambiare. Tornando ad investire nella conoscenza. Anche il nuovo Ministro l’ha capito. Altrimenti è meglio andarsene.