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Rapporto Invalsi 2013: alte discrepanze di risultati, il Miur la finisca di collegarli al merito dei docenti

ANIEF: si utilizzino gli esiti delle risposte per comprendere dove potenziare l'offerta formativa, non per abbandonare al loro destino le scuole più svantaggiate.

L'alta disomogeneità territoriale dei risultati riconducibili alle prove Invalsi svolte nel 2013, presentati oggi a Roma, conferma che l'amministrazione scolastica deve rivedere con urgenza le finalità cui conducono queste prove standard: le rilevazioni sugli apprendimenti condotte nel mesi di maggio e giugno hanno fatto emergere una differenziazione degli apprendimenti che va ben oltre il tradizionale divario Nord-Sud (con Trento, Bolzano, Friuli, Veneto, Piemonte e Marche che ottengono le performance migliori), ma si caratterizza per un'alta diversità di risultati tra comuni della stessa provincia. In molti casi anche tra scuole limitrofe, poche centinaia di metri l'una dell'altra, si sono riscontrati risultati ben diversi.

Anief ribadisce che si tratta di verifiche tutte da rivedere, perché per come sono predisposte e somministrate non servono, non aiutano gli alunni e non sono da stimolo per le scuole a migliorarsi. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, "i risultati ottenuti dai test predisposti dall'Invalsi non sono frutto solo delle conoscenze, capacità e competenze acquisite in classe, ma derivano da elementi endogeni alla scuola. Sul loro rendimento influiscono tantissimo, infatti, le capacità culturali, valoriali ed economiche delle famiglie, dei servizi sociali, dell'entourage territoriale".

Il sindacato reputa, quindi, che prima di valutare un alunno è indispensabile registrare sempre il suo punto di partenza riguardante, oltre alle conoscenze scolastiche, anche gli strumenti operativi a sua disposizione, il gruppo classe di cui fa parte, la famiglia di provenienza, il territorio in cui vive. Calare dall'alto delle domande uguali per tutti deve prevedere tutto questo. Altrimenti si rischia di imporre un modello uniforme a degli "attori" fortemente diversi uno dall'altro.

"Speriamo che il Miur colga queste evidenti indicazioni - continua Pacifico - utilizzando finalmente le indicazioni provenienti dal rapporto Invalsi per scollegare una volta per tutte i risultati degli studenti dal merito dei docenti e dei dirigenti scolastici. Per utilizzarli, invece, ai fini di una più mirata assegnazione delle risorse a sostegno dei progetti di potenziamento dell'offerta formativa statale su contesti specifici particolarmente svantaggiati: le aree territoriali, le zone a rischio e gli istituti scolastici più in difficoltà non hanno bisogno di essere giudicati. Ma di avere maggiore sostegno".