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Dati Ocse-Isfol allarmanti, ora servono fatti: obbligo istruzione a 18 anni, più ore in classe e riforma apprendistato

Pacifico (Anief-Confedir): mentre gli altri Paesi evolvono, la scuola italiana continua a retrocedere.

I dati Ocse sulle competenze culturali minime degli italiani, diffusi oggi dall’Isfol, sono a dir poco allarmanti: per quelle alfabetiche siamo ultimi, nelle matematiche penultimi e i neet stanno ormai diventando un fenomeno di massa. Ormai non ci si può più nascondere dietro la scusa della crisi economica internazionale, la realtà è che occorrono subito fatti. Ad iniziare dall’innalzamento dell’obbligo scolastico, a causa del quale ogni anno perdiamo 700mila alunni, passando per una maggiorazione del tempo scuola, incautamente ridotto del 10% a seguito delle riforme Gelmini, e per l’attivazione di un collegamento capillare del mondo formativo con le aziende.

“La clamorosa bocciatura emersa oggi dal rapporto Ocse-Isfol – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – conferma quello che il sindacato sostiene da tempo: occorre prima di tutto agire con urgenza per rendere obbligatoria la frequenza della scuola sino alla fine delle superiori. Poi è indispensabile restituire ai nostri allievi quel 10% di tempo scuola sottratto nell’ultimo quinquennio con le riforme Gelmini”.

“La terza operazione – continua il sindacalista Anief-Confedir – è finalizzata a dare un’inversione di tendenza alla ‘piaga’ dei neet, quei 2 milioni e mezzo di giovani, quantificati solo alcuni giorni fa dal Cnel, che vivono le loro giornate senza studiare né lavorare: è giunto il momento di avviare una seria riforma dell’apprendistato, prendendo come modello la Germania, dove il collegamento con le aziende e reale e proficuo. Se, invece, continuiamo a portare avanti la politica degli annunci – conclude Pacifico – mentre gli altri paesi evolvono, l’Italia per competenze culturali rimane destinata a rimanere vergognosamente in fondo alla classifica Ocse”.