In 5 regioni l'elenco ufficiale delle sedi scolastiche non è ancora pronto: allievi e famiglie costrette ad attendere che tutte le Giunte definiscano il nuovo piano di dimensionamento. Marcello Pacifico (Anief-Confedir): ma oltre che in ritardo saranno pure iscrizioni illegittime, perché essendo naufragato l'accordo in Conferenza Stato-Regioni per stabilire i nuovi parametri minimi, per mantenere in vita gli istituti bisognava tornare ai vecchi parametri numerici: 600 alunni nelle aree urbane e 400 alunni in quelle montane. Come, del resto, stabilito dalla Consulta. E così ripristinare 2mila scuole soppresse negli ultimi due anni.
Altro che procedura da avviare in anticipo: circa un milione e mezzo di alunni, oggi iscritti alla quinta classe primaria e alla terza media, dovranno attendere almeno i primi di febbraio per poter scegliere il nuovo istituto a cui iscriversi il prossimo anno scolastico. Al contrario di quanto aveva fatto intendere il Ministero dell'Istruzione appena qualche settimana fa, annunciando una conclusione anticipata delle operazioni rispetto alle consuete scadenze di inizio febbraio, oggi la stampa specializzata ha rivelato che "a conti fatti si entrerà nel vivo non prima del 4-5 febbraio e, dovendo lasciare alle famiglie un certo periodo di tempo per effettuare l’iscrizione, la conclusione di tutta la procedura è prevista, a questo punto, per la fine di febbraio nella migliore delle ipotesi".
Il ritardo è dovuto al fatto che la procedura informatica centralizzata delle operazioni, a livello ministeriale, prevede che tutte le regioni debbano avere completato il proprio piano di dimensionamento. E anche se la scadenza era stata fissata al 31 dicembre, "pochi giorni fa mancavano ancora all’appello 5 regioni: Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania". E così anche nelle regioni in cui il piano era stato approvato in tempo, in certi casi anche prima delle vacanze di Natale, bisognerà attendere che quelle in ritardo presentino finalmente il nuovo elenco di scuole.
Stavolta però il Miur non ha colpe. Attraverso la nota prot. n. 3 del 7 gennaio 2014 il Ministero ha predisposto tutte le operazioni propedeutiche all’iscrizione degli alunni al prossimo anno scolastico: le scuole avranno tempo fino al 24 di questo mese per personalizzare i moduli di iscrizione disponibili nel sito ministeriale. Successivamente, tra il 27 e il 31 gennaio, gli uffici di Viale Trastevere dovranno verificare che i moduli siano corretti e, in caso contrario, modificarli. Solo dopo le famiglie potranno registrarsi. E successivamente, entro la prima decade di febbraio, se va bene, potranno avere inizio le vere iscrizioni on line. L'incombenza riguarda, tra l'altro, solo gli alunni che escono da primarie e medie statali: negli istituti paritari la scelta di adottare le iscrizioni via internet rimane facoltativa. Mentre per le scuole d'infanzia la domanda continuerà a essere cartacea.
"Il vero problema - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir - è che nel 2013 è clamorosamente naufragato l'accordo in Conferenza Stato-Regioni per stabilire i nuovi parametri minimi per mantenere in vita gli istituti. Ma siccome il comma 5 dell’art. 19 della Legge n.111 del 2011, quello che prevedeva l'innalzamento sensibile del numero di alunni per istituto, è decaduto (perché aveva efficacia solo fino all'anno scolastico in corso) non bisognava fare altro che tornare ai vecchi parametri numerici minimi: 600 alunni nelle aree urbane e 400 alunni in quelle montane. Come, del resto, stabilito dalla Corte Costituzionale attraverso la sentenza n. 147 del 2012".
"Le regioni quindi - continua il sindacalista Anief-Confedir - farebbero bene a utilizzare questo periodo per pubblicare un piano di dimensionamento adeguato alla normativa vigente. E non alle imposizioni dell'amministrazione centrale. Mostrino coraggio, ripristinando, da subito, le 2mila scuole autonome soppresse negli ultimi due anni a seguito della Legge 111 del 2011. Altrimenti - conclude Pacifico - le iscrizioni non si concretizzeranno solo in ritardo. Ma anche in modo illegittimo".