Per colpa delle buste trasparente, dei commissari nominati in conflitto di interessi e della presenza di un numero imprecisato di quesiti errati, anche il Tar toscano, dopo quelli di Lombardia, Lazio e Calabria, si arrende all’evidenza e annulla le prove dallo scritto: altri 100 e più nuovi capi d’istituto rischiano ora di tornare a fare i docenti, piuttosto che prendere servizio nel ruolo superiore. In vista del prossimo anno, una scuola su tre rischia di rimanere senza dirigenza. Per il sindacato l’unica soluzione di buon senso è quella di assegnare comunque i posti agli idonei e dare la possibilità ai ricorrenti di essere finalmente valutati in modo corretto.
Commissioni e verbali illegittimi, buste trasparenti, una valanga di quesiti errati o inesatti, probabili danni erariali: il concorso per diventare dirigente nella scuola pubblica italiana si conferma ogni giorno che passa il più brutto degli ultimi due decenni. Dopo il Tar della Lombardia e del Lazio, dove le prove sono state annullate, e della Calabria, dove a causa del dimensionamento sono spariti i posti disponibili, anche il tribunale di primo grado della Toscana si arrende all’evidenza e annulla le procedure concorsuali successive alle prove preliminari svolte nell’ottobre del 2011.
Aveva dunque ragione l’Anief a chiedere pubblicamente, ormai da oltre un anno, di salvaguardare il merito raggiunto dagli idonei ai concorsi, ma, nello stesso tempo, di dare la possibilità a chi ha vinto il ricorso per esser stato ingiustamente escluso di partecipare ad una selezione equa. Vale la pena ricordare, a tal proposito, che su questa vicenda dell’esclusione viziata da una serie di errori formali c’è un ricorso dell’Anief pendente per oltre 2mila ricorrenti che attendono giustizia.
“Gli ultimi accadimenti nei tribunali – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief – indicano la necessità di trovare una soluzione politica. Che tuteli vincitori e ricorrenti. E che nel caso della Toscana, l’ultimo in ordine cronologico con un epilogo favorevole ai ricorrenti, mantenga comunque gli oltre 100 vincitori del concorso. Solo in tal caso si ridurrebbero gli effetti negativi di questa pessima procedura concorsuale, nata male e finita peggio. Con decine di migliaia di candidati costretti a subire le conseguenze di una selezione dimostratasi davvero disorganizzata, per certi versi addirittura improvvisata. E su cui pende anche il giudizio della Corte di Conti”.
Anief confida a questo punto nell’opera della magistratura, anche per sottolineare che nel corso degli ultimi sei anni il numero delle dirigenze si è ingiustamente ridotto, passando da circa 12mila ad 8mila: “quello che è ancora più grave – commenta ancora Pacifico – è che la riduzione di circa un terzo del numero totale dei dirigenti di tutta Italia è stata attuata nella totale indifferenza dei sindacati di settore. Un taglio che ha tra l’altro come origine l’opera di dimensionamento delle scuole: migliaia di istituti venuti meno per puri calcoli ragionieristici, ignorando la loro funzionalità formativa e sociale. Meno male – conclude il presidente Anief – che proprio di recente la Consulta ha reputato incostituzionale questa decisione, perché decisa a livello centrale bypassando il ruolo imprescindibile degli enti locali”.