Confedir

Pubblica Amministrazione: crollo dei corsi di formazione del personale, in un anno -30% con punte di -60%

Pacifico (Anief-Confedir): i lavoratori pubblici destinati a segnare il passo rispetto ai colleghi del privato, dove l’aggiornamento professionale rimane alla base della competitività. Il Governo faccia chiarezza: che fine hanno fatto i fondi nazionali finalizzati e quelli di provenienza comunitaria?

Dopo il taglio di 300 mila posti in sei anni ed il reiterato blocco dei contratti, i dipendenti pubblici accusano un altro duro colpo: stavolta ad essere penalizzati sono i lavoratori di ruolo, per la cui formazione ed aggiornamento professionale l’amministrazione spende sempre meno soldi. A rilevarlo è il rapporto annuale della Scuola superiore della Pa (Sspa), secondo cui a partire da un dl del 2010 si è assistito ad una progressiva riduzione dei fondi dedicati alle attività formative. Nel solo ultimo anno la contrazione media nella PA è stata del 30%, con punte di oltre il 50% in meno per i lavoratori che operano nelle Camere di commercio (-60,1%), nelle Province (-62,9%) e nei Comuni (-56,7%).

Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per le alte professionalità, “con il passare dei mesi il processo peggiorativo delle condizioni lavorative dei dipendenti pubblici diventa sempre più evidente: anziché puntare su azioni di rafforzamento di educazione permanente e di aggiornamento ‘in progress’, come da tempo indica anche l’Unione europea, l’Italia si mette in evidenza per la mancata formazione dei suoi lavoratori statali. Una ‘performance’ che si va ad aggiungere, tra l’altro, al sostanzioso taglio agli organici, in particolare nella scuola dove in pochi anni sono stati cancellati 200 mila posti tra docenti e Ata, ed al congelamento dei contratti avviato a partire dal 2010”.

Anief e Confedir non possono che condannare questo modo di procedere: alla lunga porterà ad un peggioramento della qualità dei servizi pubblici. Considerati dallo Stato sempre più un “salvadanaio” e non una preziosa risorsa da valorizzare e mettere a disposizione della cittadinanza. Con un inevitabile allargamento della forbice rispetto al comparto privato, dove invece la formazione e l’aggiornamento del personale rimangono essenziali per lo sviluppo e la crescita aziendale.

“C’è un’ultima considerazione da fare: poiché rispetto al 2011 il debito pubblico è aumentato del 10% - continua Pacifico – , viene da chiedersi dove sono finiti i fondi che annualmente lo Stato dovrebbe spendere per la pubblica amministrazione. E lo stesso vale per i finanziamenti di provenienza comunitaria annualmente stanziati per questo preciso obiettivo. Il nuovo Governo faccia chiarezza al più presto: ci sono oltre 3 milioni di dipendenti pubblici che meritano risposte”.