La sentenza n. 4706/2016 ha accolto le ragioni di 43 alunni, di cui 5 diversamente abili, che erano stati smistati in sole due classi. Per questioni di sicurezza, trattandosi di un istituto collocato in un’area ad elevata possibilità sismica, il giudice ha disposto un numero inferiore anche ai 20 alunni previsti dalla legge vigente in materia. Secondo Anief, non occorreva arrivare al Tar: sarebbe bastato che il Ds avesse adottato il comma 84 della Legge 107/2015, secondo cui il capo d’istituto, nell'ambito dell'organico dell'autonomia assegnato e delle risorse disponibili, anche logistiche, riduce il numero di alunni e di studenti per classe rispetto a quanto previsto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, allo scopo di migliorare la qualità didattica.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): a un Dirigente scolastico conviene avvalersi di questa facoltà, anziché farsi carico di responsabilità enormi, mantenendo gruppi-classi con troppi allievi. La presenza di più disabili, inoltre, in classi già numerose è fuori da qualsiasi logica: dobbiamo nuovamente constatare che le necessità di risparmio pubblico prevalgono sul diritto allo studio e pure sull’handicap per il quale, a livello nazionale, non è garantito neppure il rapporto minimo nazionale di un docente ogni due studenti.
È ancora baraonda nel mondo della scuola. Stavolta, ad andare oltre ogni limite logico normativo è una scuola partenopea: presso quest’ultima, 43 alunni, di cui cinque con disabilità, sono stati smistati, contro la normativa, in sole due classi dall’inizio di quest’anno. Per far valere i diritti dei propri figli, un gruppo di genitori degli studenti si è, dunque, rivolto al Tar di Napoli che ha dato loro ragione: con la sentenza n. 4706/2016, i giudici hanno constatato che la soglia di 20 alunni non può essere alzata dall’amministrazione, poiché rappresenta “un presidio dell’adeguatezza dell’offerta formativa, nonché una forma di garanzia del loro diritto costituzionale all’istruzione”.
Inoltre, per questioni di sicurezza, quando la scuola è inserita in un’area ad alto rischio sismico, come nella provincia di Napoli, il Tar ha disposto che le classi non possano contenere più di 17 alunni ciascuna. Determinante nella soluzione del caso, riportato dalla rivista on line Orizzonte Scuola, è stato il ruolo dei genitori degli studenti, che hanno “impugnato la decisione dell’amministrazione sostenendo che l’atto dell’USR non rispettava la norma sulla tutela dei disabili che indica nel numero di 20 il tetto massimo di studenti per classi. Inoltre, la decisione è stata contestata anche per violazione della normativa sulla prevenzione dei rischi sismici sui luoghi di lavoro che indica in 1,80 mq a disposizione per alunno”.
Il sindacato Anief, che si batte da tempo per sconfiggere questo problema, non può che tornare a sottolineare che su questo fronte c’è ancora molto da fare. L’assurdo è che ciò che manca, non di rado, è la corretta adozione delle norme esistenti: nel caso della scuola di Napoli, sarebbe bastato applicare il comma 84 delle Legge 107/2015, secondo cui “il Dirigente scolastico, nell'ambito dell'organico dell'autonomia assegnato e delle risorse, anche logistiche, disponibili, riduce il numero di alunni e di studenti per classe rispetto a quanto previsto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 81, allo scopo di migliorare la qualità didattica”.
Anche il comma 7 della stessa “Buona Scuola” dà, poi, pieni poteri ai presidi perché possano procedere alla “riduzione del numero di alunni e di studenti per classe o per articolazioni di gruppi di classi, anche con potenziamento del tempo scolastico o rimodulazione del monte orario”. Il Dirigente scolastico, dunque, ha pieno diritto nonché il dovere, di sdoppiare le classi: offrendo, in questo modo, la possibilità ad allievi e docenti di adempiere meglio al proprio ruolo di discenti e formatori nonché tutelare maggiormente la loro incolumità in caso di sisma. Secondo l’articolo 5, comma 2 dello stesso DPR 81/09, le classi che accolgono alunni con disabilità non grave possono accogliere al massimo 25 alunni complessivi; tuttavia, se è presente un alunno disabile grave, il “tetto” scende a 20 alunni.
Si registrano, poi, almeno altri due motivi per dividere classi eccessivamente numerose: sempre il decreto n. 81/09 prevedeva che Miur e Mef avrebbero dovuto affrontare una fase di riqualificazione dell’edilizia scolastica, in realtà mai completata, mettendo in condizioni di maggiore pericolo il gruppo-classe numeroso, per mancata verifica di sicurezza. A livello di docenti, inoltre, è vero che in Italia il rapporto tra studenti e insegnanti è fermo a 12 unità, due in meno alla media Ocse (14), ma si tratta di un dato su cui pesano, nel computo, i 120mila insegnanti di sostegno, a fronte di oltre 240mila alunni disabili (2,5% del totale), e oltre 30mila insegnanti di religione. Tutta questa situazione non aiuta certo i docenti, alle prese con classi sempre più affollate e stipendi bloccati dal 2009. L'Italia, purtroppo, in quasi tutti gli studi internazionali riguardanti l'istruzione, viene relegata in fondo alle classifiche.
Secondo Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, “la Legge 107/15 ha fornito l’opportunità alle scuole autonome di superare le classi con troppi alunni: a un Dirigente scolastico conviene, pertanto, avvalersi di tale facoltà anziché farsi carico di responsabilità enormi, mantenendo gruppi troppo numerosi. Garantire la sicurezza e il diritto allo studio costituiscono una priorità. La presenza di più disabili, inoltre, in aule con un già alto numero di allievi, è fuori da qualsiasi logica. Va, pure, al di là delle norme”.
“Ancora una volta, dobbiamo constatare che le necessità di risparmio pubblico prevalgono sul diritto allo studio: e pure sull’handicap per il quale, a livello nazionale, non è garantito neppure il rapporto minimo nazionale di un docente ogni due studenti. Tutti sanno che un’efficace didattica speciale necessita di un clima adeguato tra i banchi”, conclude il presidente del giovane sindacato.
Anief ricorda che, anche quest’anno, è stata avviata l'iniziativa “Sostegno: non un'ora di meno!”: l’obiettivo è garantire l'immediata attivazione, con ricorsi d’urgenza, di nuovi posti di sostegno in organico e il recupero delle ore negate agli alunni con disabilità riconosciuta ai sensi dell'art. 3, comma 3 della Legge 104/92. Il sindacato invita le famiglie e gli operatori della Scuola a vigilare sulle ore negate o non richieste, ma spettanti in base alla normativa vigente, scrivendo a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. L’immediata adesione permetterà attraverso i tribunali il rispetto del diritto allo studio.
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