A due mesi dall'inizio dell'anno scolastico e dalla ripresa delle lezioni in presenza, non trova soluzione il problema delle cattedre scoperte: diverse migliaia sono le cattedre ancora da coprire. Solo a Milano ve ne sono oltre 800: alcuni presidi, che continuano a convocare, ma con risposte modeste e tante rinunce a stipulare il contratto, hanno proposto l'attivazione di misure d'emergenza, come il richiamo dei docenti in pensione. Dalle loro testimonianze si coglie in pieno la gravità della situazione. A sostenerlo è il sindacato Anief il quale aggiunge di non stupirsi: "non è certo accordando ai docenti inseriti in GPS di presentare la domanda di messa a disposizione - dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief - che si potevano risolvere i problemi. Noi lo sapevamo che sarebbe finita così: sono infatti rimasti in vita i paletti inutili per l'inserimento nelle Gps e sulla loro spendibilità. Come non si è voluto tenere conto delle graduatorie d'istituto per le immissioni in ruolo. Abbiamo avuto così circa metà delle oltre 100mila cattedre perse e che invece dovevano andare al ruolo. Poi ci sono quasi 70mila posti in deroga che continuano ad andare su sostegno. Per non parlare del fatto che certe cattedre non risultano appetibili, perché un ingegnere non può percepire 1.400 euro per otto anni. Il peccato originale - conclude Pacifico - rimane comunque quello di avere negato il doppio canale di reclutamento". Nonostante l'esigenza di personale, con poco meno di 200mila supplenze annuali che anche quest'anno devono essere portate a termine, nelle scuole si sta rivivendo il paradosso della forte difficoltà nel coprire le cattedre libere. Dopo i tentativi a vuoto degli uffici scolastici, che hanno potuto contare su un algoritmo ministeriale non proprio impeccabile, la "pratica" è passata ai presidi. (ANSA).
Il nuovo protocollo sulla gestione delle quarantene che mira a evitare la didattica a distanza a scuola, a meno che in una classe non ci siano almeno tre positivi, suscita le ire dei sindacati non solo per i contenuti - troppe responsabilità scaricate sulle scuole e sui presidi - ma anche per il metodo scelto dal governo. "Parlano di condivisione ma il testo che è girato in questi giorni non ci è stato dato, abbiamo appreso i contenuti del nuovo documento oggi da alcune slide, non è questo il modo di fare informativa sindacale", attacca Graziamaria Pistorino, della Flc Cgil. "Vorremmo più dialogo da parte del ministero dell'Istruzione", lamenta anche Maddalena Gissi della Cisl. "Non siamo stati coinvolti e siamo stati messi di fronte a decisioni unilaterali", sostiene Pino Turi della Uil. Il testo - che entrerà in vigore nelle prossime ore - è frutto del lavoro dell'Istituto Superiore di Sanità, dei ministeri della Salute e dell'Istruzione con il contributo delle Regioni e rimane comunque quello circolato in questi giorni: niente dad se c'è un solo positivo, se sono due quarantena "selettiva" a seconda si sia vaccinati o meno, e si resta tutti a casa se i casi sono almeno tre. Per salvaguardare il più possibile l'anno scolastico in presenza, in caso di contagi, il ricorso alla didattica a distanza verrà calibrato, e si darà peso a test e tracciamento: valgono il molecolare, quello rapido, o con prelievo salivare e analisi molecolare. Andranno effettuati il prima possibile e dopo cinque giorni, oltre che al termine dell'eventuale quarantena. A non piacere ai sindacati è il fatto che una serie di decisioni siano, a loro dire, scaricate sulle scuole, in particolare sulle figure del dirigente scolastico e del responsabile covid. Per placare le loro ire - il confronto di oggi pomeriggio, durato quasi tre ore, a quanto si apprende è stato a tratti incandescente - il ministero dell'Istruzione ha garantito l'emanazione, a brevissimo, di una circolare che dovrà spiegare in dettaglio i compiti delle scuole e dei dirigenti scolastici nel caso di casi di covid tra gli alunni o tra il personale. I sindacati hanno chiesto che venga scritto nero su bianco che i dirigenti scolastici non sostituiranno le Asl nei loro compiti. "Ancora una volta si scaricano sulla scuola attività improprie, che dovrebbero essere fatte dall'autorità sanitaria. Il lavoro istruttorio, infatti, dovrebbero farlo le scuole senza averne esperienza nè competenza. Condividiamo solo l'obiettivo di evitare la dad ma ribadiamo che servirebbero i presidi sanitari negli istituti: il tracciamento è stato abbandonato e va ripreso, nè puo' farlo il personale della scuola", dice Turi. Mentre il sindacato Anief sostiene che i contagi sono in aumento nelle scuole, che i dati non vengono volutamente diffusi e con l'arrivo del freddo intenso sono alte le possibilità che anche l'Italia si ritrovi ad essere costretta ad una stretta sulle condizioni di svolgimento delle lezioni in classe. (ANSA).
"Anche in Italia c'è un sostanziale aumento di casi da Covid19, solo che quelli delle scuole continuano volutamente a non essere diffusi: è assodato, comunque, che la politica del ritorno in classe senza distanziamento sta producendo quella recrudescenza di casi che avevamo annunciato solo noi e pochi altri. Fare cadere la distanza minima di un metro tra gli alunni, mantenendo gli stessi locali scolastici e senza sdoppiare il numero degli allievi presenti, ci sta portando dove temevamo. Avere imposto l'illegittimo e discriminante Green Pass, che noi continuiamo a contrastare nei tribunali, è stato solo uno specchietto per le allodole: tutta l'attenzione mediatica si è spostata sul possesso del certificato verde, senza riflettere sul fatto che su dieci milioni di individui presenti a scuola, ben oltre la metà, considerando soprattutto tutti gli alunni fino 12 anni, non si sarebbero mai potuti vaccinare". A dirlo è dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief sul ritorno all'uso delle mascherine in alcuni Paesi europei. "La verità è che all'estero sono ripartiti con la didattica in presenza predisponendo misure organizzative poco rigorose, come in Francia, dove si è tornati a lezione senza nemmeno l'obbligo di indossare la mascherina, adesso devono correre ai ripari. Speriamo di sbagliarci, ma - conclude Pacifico - con l'arrivo del freddo secondo noi sono alte le possibilità che anche l'Italia si ritrovi ad essere costretta ad una stretta sulle condizioni di svolgimento delle lezioni a scuola". (ANSA).