Mentre la Funzione Pubblica rema contro, l’on. Manuela Ghizzoni, della VII Commissione Cultura, chiede garanzie per le tante migliaia di formatori dei Comuni nella fascia 0 – 6 anni. Perché sino ad oggi gli enti locali – che offrono servizi basilari per la cittadinanza a livello di nido e scuola materna - anziché allinearsi ai paesi dell’UE, alle sentenze della curia di Lussemburgo e rispettare la direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999, stanno prendendo tempo e minacciano di mettere alla porta il personale precario di lunga data.
Giustamente, rileva Ghizzoni, “a causa dei limiti imposti in materia di assunzioni e per i vincoli di bilancio collegati al Patto di stabilità, i Comuni sono sempre più in difficoltà a garantire la costante erogazione di un servizio pubblico essenziale come i nidi e le scuole d’infanzia. Ogni anno devono ricorrere a contratti di lavoro a tempo determinato con un aggravio di costi e nell’impossibilità di assicurare continuità educativa. Come già accaduto per le scuole statali, occorre garantire un organico di personale stabile” e almeno la conferma delle supplenze annuali.
Marcello Pacifico (Anief-Cisal): è inammissibile che un educatore, che ha svolto per tanto tempo la sua professione assicurando un servizio alla cittadinanza, possa di punto in bianco trovarsi disoccupato: creare artificialmente delle norme per togliere del lavoro a del personale precario, anziché assicurarglielo, è palesemente incostituzionale e ci allontana sempre di più dalle direttive europee. Inoltre, al pari del personale statale, anche questi docenti hanno pieno diritto al riconoscimento degli scatti di anzianità e al pagamento degli stipendi estivi. La decisione del Senato di procedere all’immissione in ruolo dei docenti precari idonei all’ultimo concorso a cattedra della scuola dell’infanzia è solo l’inizio. Perché ci sono anche i colleghi precari delle GaE, come tutto il personale precario abilitato degli altri livelli scolastici. E i precari ‘dimenticati’, che non hanno certezze sulla loro stabilizzazione, come gli educatori ed il personale Ata.
Anche dal Parlamento italiano cominciano ad arrivare segnali positivi per l’assorbimento di decine di migliaia di precari, con alle spalle almeno 36 mesi di supplenze: a produrre un documento ufficiale in questo senso, è stato l’on. Manuela Ghizzoni, membro della VII Commissione Cultura alla Camera, che ha presentato una risoluzione che preveda un piano straordinario di assunzione di educatori e insegnanti comunali che e, nel frattempo, si applichi la possibilità di reiterare i contratti di lavoro a tempo determinato in attesa di attivare il nuovo piano e le nuove procedure concorsuali.
Dare seguito alla risoluzione è necessario, perché sino ad oggi i Comuni – che offrono servizi basilari per la cittadinanza a livello di nido e scuola materna - anziché allinearsi ai paesi dell’UE, come indicato dalla Corte di Giustizia europea con la sentenza del 26 novembre 2014, e rispettare la direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato, stanno prendendo tempo e minacciano di mettere alla porta, anziché stabilizzare, il personale precario di lunga data.
A dare manforte ai Comuni ci si è messa la la Funzione Pubblica, che ha preso le distanze dalle indicazioni della curia di Lussemburgo e dalle direttive europee sulla materia. E addirittura da quanto indicato dalla Legge 107/2015, dove al comma 131, si indica che “a decorrere dal 1 settembre 2016, i contratti di lavoro a tempo determinato stipulati, con il personale docente, educativo, amministrativo, tecnico e ausiliario presso le istituzioni scolastiche ed educative statali, per la copertura di posti vacanti e disponibili, non possono superare la durata complessiva di trentasei mesi, anche non continuativi”.
Il ministro a capo della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, attraverso la Circolare n. 3/15, indirizzata proprio ai Comuni, ha autorizzato sì, in presenza di "ragioni oggettive" e "improcrastinabili legate all'inizio del presente anno scolastico", di reiterare i contratti a tempo determinato anche oltre i 36 mesi di servizio svolto, per poi però sostenere che che “essa (la Legge 107/15) fa riferimento al solo personale delle istituzioni scolastiche ed educative statali”, che “se il legislatore avesse voluto estenderla al personale diverso da quello statale, non avrebbe inserito la parola ‘statali’” e che, in conclusione, “eventuali condanne” riguardano solo “la finanza statale”.
Una visione di questo genere non trova però accoglimento in tutto il Partito Democratico. Visto che l’on. Ghizzoni ha spiegato, nella recente risoluzione, che “lo Stato deve consentire un piano straordinario di assunzioni nei nidi e nelle scuole dell’infanzia a gestione diretta dei Comuni. A causa dei limiti imposti in materia di assunzioni e per i vincoli di bilancio collegati al Patto di stabilità, i Comuni sono sempre più in difficoltà a garantire la costante erogazione di un servizio pubblico essenziale come i nidi e le scuole d’infanzia. Ogni anno devono ricorrere a contratti di lavoro a tempo determinato con un aggravio di costi e nell’impossibilità di assicurare continuità educativa. Come già accaduto per le scuole statali, occorre garantire un organico di personale stabile”.
La risoluzione presentata impegna quindi il Governo “ad assumere – nelle debite forme – iniziative anche normative che consentano ai Comuni di elaborare e realizzare un piano di azione per la salvaguardia e lo sviluppo dei servizi educativi e scolastici per l’infanzia da 0 a 6 anni nel quadro del sistema integrato di educazione e di istruzione previsto dalla legge n. 107 del 2015; di predisporre e realizzare un piano straordinario di assunzioni di educatrici, educatori e insegnanti attingendo dalle graduatorie permanenti e dalle graduatorie concorsuali aperte; di prorogare per il prossimo triennio la facoltà per i Comuni, così come previsto per la scuola statale, di reiterare i contratti di lavoro a tempo determinato per consentire loro di procedere all’attuazione del predetto piano straordinario di assunzioni e all’attivazione di nuove procedure concorsuali”.
“Le richieste dell’on. Ghizzoni – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario organizzativo Confedir – sono sacrosante e confermano che il trattamento indicato dai giudici di Lussemburgo sui precari storici, non riguarda solamente i dipendenti della scuola: a beneficiarne debbono essere tutti dipendenti del pubblico impiego, enti locali compresi, dei vari Stati membri. Inoltre, per quanto riguarda l’Italia, non dimentichiamo che la Commissione europea ha aperto più di un fascicolo per le infrazioni, in particolare la 2124/10, con potenziali esborsi miliardari dello Stato italiano proprio come modalità di risarcimento per l’abuso di precariato. A tal proposito, siamo in attesa di conoscere il parere della Consulta, che proprio in settimana ha preso in esame la questione per esprimersi in modo definitivo”.
“L’Anief - continua Pacifico - ritiene inammissibile, stabilizzazione a parte, che un educatore che ha svolto per tanto tempo la sua professione, assicurando un servizio alla cittadinanza, venga di punto in bianco messo alla porta: creare artificialmente delle norme per togliere del lavoro a del personale precario, anziché assicurarglielo, è palesemente incostituzionale e ci allontana sempre di più dalle direttive europee. Pertanto, il nostro sindacato ribadisce che tutti gli educatori e i maestri comunali con 36 mesi di servizio svolto, vanno stabilizzati e assunti a tempo indeterminato”.
“Inoltre, al pari del personale statale, anche questi docenti hanno pieno diritto al riconoscimento degli scatti di anzianità e al pagamento degli stipendi estivi, laddove incaricati su posto vacante. Anief si dice pertanto d’accordo con la risoluzione presentata dall’on. Manuela Ghizzoni e chiede di allargarla al personale docente della scuola statale, dove vi sono decine di migliaia di posti vacanti: la decisione del Senato di procedere all’immissione in ruolo dei docenti precari risultati idonei all’ultimo concorso a cattedra della scuola dell’infanzia è solo l’inizio. Perché ci sono i supplenti colleghi delle GaE, che alla pari del personale precario abilitato degli altri livelli scolastici hanno pieno diritto all’assunzione. E lo stesso vale per i lavoratori precari ‘dimenticati’, che operano nella scuola pubblica senza avere certezze di stabilizzazione: come gli educatori ed il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, per il quale sono ormai quasi due anni che non si effettuano immissioni in ruolo”, conclude il presidente Anief.
Per approfondimenti:
Mobilità, non si possono trasferire i docenti con regole che mutano in base all’anno di assunzione
Mobilità docenti: i sindacati rappresentativi sentono il dovere di difendersi
Ghizzoni, per infanzia serve piano straordinario di assunzioni (Orizzonte Scuola del 21 maggio 2016)