L’annuncio del giovane sindacato arriva all’indomani della pubblicazione delle “indicazioni operative per l'individuazione dei docenti trasferiti o assegnati agli ambiti territoriali e il conferimento degli incarichi nelle istituzioni scolastiche”. Per il sindacato, il problema è nella filosofia di un impianto normativo (completamente sganciato dall’anzianità servizio adottata egregiamente per decenni) assolutamente inapplicabile a qualsiasi amministrazione dello Stato. Ancora di più perché dovrà assolversi in tempi contingentati e condotto da segreterie ridotte ai minimi termini a causa dei 50mila tagli agli Ata degli ultimi anni.
Marcello Pacifico (presidente Anief): prima il Governo e ora il Miur hanno voluto fare di testa loro, non ascoltando i nostri consigli espressi in più sedi istituzionali. Ora dovranno giustificare in tribunale la legittimità di scegliere i docenti della scuola pubblica in modo discrezionale. Siamo convinti della bontà della nostra battaglia legale: la scuola pubblica non può essere gestita come un’azienda privata e il dirigente scolastico non è stato assunto per fare l’amministratore delegato.
“Sulla chiamata diretta, prima il Governo e ora il Miur hanno voluto fare di testa propria, non ascoltando i nostri pareri motivati espressi in più sedi istituzionali: ora dovranno giustificare in tribunale la legittimità di scegliere i docenti della scuola pubblica in modo discrezionale”: a dirlo è Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief e segretario confederale Cisal, all’indomani della pubblicazione, da parte dell’amministrazione scolastica centrale, delle “Indicazioni operative per l'individuazione dei docenti trasferiti o assegnati agli ambiti territoriali e il conferimento degli incarichi nelle istituzioni scolastiche”.
Anief aveva espresso da tempo il suo parere giuridico contro il comma 79 della Legge 107/2015, più quelli a seguire, in base ai quali, da settembre 2016, “per la copertura dei posti dell'istituzione scolastica, il dirigente scolastico propone gli incarichi ai docenti di ruolo assegnati all'ambito territoriale di riferimento” utilizzando anche “docenti in classi di concorso diverse da quelle per le quali sono abilitati”, formulando “la proposta di incarico in coerenza con il piano triennale dell'offerta formativa” esaminando però in modo soggettivo “il curriculum, le esperienze e le competenze professionali”, anche attraverso “colloqui”. Nella Buona Scuola, inoltre, è stato previsto che qualora questa procedura non si concretizzi nell’assegnazione del posto, viene dato mandato all’Ufficio scolastico regionale per conferire in modo unilaterale, d’ufficio, gli “incarichi ai docenti che non abbiano ricevuto o accettato proposte e comunque in caso di inerzia del dirigente scolastico”.
Partendo da questo quadro generale, il giovane sindacato ha più volte ricordato, nelle ultime settimane, che il problema da risolvere non era la quantità di titoli e requisiti da chiedere ai docenti candidati per l’assegnazione del posto, bensì la filosofia di un impianto normativo (completamente sganciato dall’anzianità servizio adottata egregiamente per decenni) assolutamente inapplicabile a qualsiasi amministrazione dello Stato, quindi anche alle istituzioni scolastiche pubbliche. Ancora di più perché dovrà assolversi in tempi contingentati (entro il 26 agosto per tutti gli assunti fino al 2015/16 e fino al 15 settembre per i pochi neo immessi in ruolo a seguito dell’esito positivo del concorso a cattedra del 2016), con i quali ora dovranno fare i conti le segreterie, ridotte ai minimi termini dai 50mila tagli agli Ata degli ultimi anni e dagli ulteriori 2.020 tagli agli amministrativi, tecnici e ausiliari voluti dal governo Renzi.
“Sui rilievi incostituzionali della chiamata diretta – ricorda il presidente Pacifico – si è già espressa la Consulta nel 2012, quando cassò il tentativo della Lombardia di introdurla nella sua regione. Ora Anief ha intenzione di seguire quella strada, portando il caso al Tribunale amministrativo regionale, a cui si chiederà di far intervenire anche stavolta la Corte Costituzionale. Siamo convinti della fondatezza della nostra battaglia legale: la scuola pubblica non può essere gestita come un’azienda privata e il dirigente scolastico non è stato assunto per fare l’amministratore delegato”.
Sono interessati al ricorso contro la chiamata diretta i seguenti docenti di ruolo coinvolti dalle procedure di assegnazione nell'ambito territoriale. Si tratta delle fasi B1/B2 se soddisfatti dal secondo ambito in poi; B3 - assegnazione ambito definitivo nella provincia di assunzione dei docenti assunti nell'a.s. 2015/16 nelle fasi B e C del piano di assunzioni da Concorso (titolarità solo su ambito); C - docenti neo assunti al 1/9/2015 da GAE nelle fasi B e C del piano di assunzioni; D - I docenti neo assunti al 1/9/2015 da GAE e da CONCORSO nelle fasi 0 e A e i docenti assunti da fase B e C dal concorso del piano di assunzioni. Hanno potuto richiedere trasferimento interprovinciale (in deroga al vincolo triennale), ma se otterranno il movimento richiesto avranno titolarità su ambito territoriale. Infine, tutti gli insegnanti che saranno immessi in ruolo a settembre 2016 da Graduatorie ad esaurimento residue, o da concorso (sia per le assunzioni da GM 2012 che da nuove Graduatorie di merito 2016).
Tutti gli interessati al ricorso, possono chiedere informazioni e aderire al ricorso (entro il 15 settembre) cliccando su questo link.
Per approfondimenti:
Giannini: «In tre anni la “supplentite” sarà curata» (Il Sole 24 Ore del 9 giugno 2016)
(Orizzonte Scuola del 13 luglio 2016)
Chiamata diretta, l’accordo Miur-sindacati in crisi nera prima ancora di essere sottoscritto
Chiamata diretta: trattativa fallita (Tuttoscuola del 14 luglio 2016)
Chiamata diretta, pieni poteri al dirigente. Tempi stretti per curriculum e accettazione scuola. Super lavoro per le segreterie. Forse slittamento date mobilità (Orizzonte Scuola del 20 luglio 2016)