Le assunzioni a tempo indeterminato sono state disposte dal Tribunale, a seguito dei ricorsi presentati dall’Anief nel 2011 e su cui è stata determinante la sentenza della Corte di Giustizia europea sulla reiterazione dei contratti a termine nel territorio italiano emessa lo scorso novembre, sempre in attesa di quella della Corte Costituzionale prevista per il prossimo 23 giugno. Attese per i prossimi giorni altre sentenze analoghe.
Marcello Pacifico (Anief-Confedir): lo avevamo detto, i precari hanno diritto all’assunzione, a percepire gli scatti di anzianità, al pagamento delle mensilità estive, al riconoscimento pieno del periodo pre-ruolo anche ai fini della mobilità. E sono sempre più i giudici che a seguito della sentenza chiara e lapidaria emessa il 26 novembre scorso a Lussemburgo dalla Corte europea, la pensano così, adeguandosi alla giurisprudenza comunitaria procedendo alla stabilizzazione e alla ricostruzione di carriera di personale precario con anche più di 10 anni di contratti a tempo determinato alle spalle.
Dopo i giudici Antonietta Chirone La Notte del Tribunale di Trani e Paolo Coppola, appartenente al Tribunale di Napoli, stavolta è toccato al giudice Greco di Crotone ordinare l’immissione in ruolo a tempo indeterminato di tre docenti precarie di lungo corso, dando quindi ragione al ricorso presentato dall’avvocato Francesco Lista dell’Anief, su contenzioso nazionale dei legali Ganci e Miceli. La tesi del giovane sindacato è stata accolta su tutta la linea: immissione in ruolo con acclusa ricostruzione di carriera.
Con le sentenze 116, 117 e 118 del 2015, il giudice calabrese ha infatti deciso di assumere i precari con effetto retroattivo dal 2005, ordinando la ricostruzione per intero della carriera, della liquidazione e delle mensilità estive non corrisposte. Condannando anche il Miur alle spese.
Il giudice, si legge in una delle tre sentenze analoghe, “condanna il Ministero convenuto al pagamento in favore della ricorrente delle retribuzioni contrattualmente dovute per i periodi di interruzione del rapporto di lavoro intercorsi dal 14.9.2005 al momento della effettiva immissione in ruolo; condanna il Ministero convenuto a ricostruire la carriera della ricorrente con il conteggio, ai fini economici e normativi, dell’anzianità di servizio per il periodo pre-ruolo in maniera integrale; condanna il Ministero convenuto al pagamento delle spese di lite, che si liquidano in euro 3.000,00 oltre al rimborso forfettario del 15% e oneri fiscali e previdenziali come per legge, con distrazione a favore del difensore costituito ai sensi dell’art. 93 c.p.c.”.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, “è ormai un dato di fatto che sono sempre più i giudici che a seguito della sentenza chiara e lapidaria emessa il 26 novembre scorso a Lussemburgo dalla Corte europea, si adeguano alla giurisprudenza comunitaria procedendo alla stabilizzazione e alla ricostruzione di carriera di personale precario con anche più di 10 anni di contratti a tempo determinato alle spalle. Per l’Anief è un’evidente conquista, che arriva a distanza di cinque anni da quando l’Anief denunciò il danno prodotto ai precari italiani, costituendosi in Corte Costituzionale, cui seguirono migliaia di ricorsi presentati nei tribunali del lavoro italiani, che si vanno a sommare alla miriade di denunce pervenute alla Commissione Europea, proprio per l’incompatibilità della normativa nazionale rispetto alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 relativa all'accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a termine”.
“Quella stessa sentenza europea ha spinto il nostro Governo – continua Pacifico – ad approvare un piano di assunzioni straordinario, pari a quasi 150mila immissioni in ruolo, che tuttavia non sana completamente il contenzioso in atto a livello nazionale: rimangono infatti fuori delle assunzioni, ad oggi, decine di migliaia di precari abilitati ma rimasti fuori dalle GaE non certo per loro colpa”.
“È evidente che anche loro, come tutti gli altri precari con almeno 36 mesi di servizio su posti vacanti e i titoli necessari, hanno diritto all’assunzione. Come del conteggio totale della carriera, oggi invece negato da una norma sottoscritta pure dai sindacati più rappresentativi. Gli stessi che hanno penalizzato i neo assunti, facendogli cancellare il primo gradone stipendiale e condannandoli a 10 anni di lavoro di ruolo allo stesso stipendio. Non basta aver ammesso l’errore nella Buona Scuola, differendo organico di diritto e di fatto, ma occorre corrispondere loro quanto stabilito dal giudice di Crotone, come quelli di Trani e Napoli, attribuendo loro anche le mensilità estive non corrisposte”.
A tal fine, Anief ricorda che per ottenere tali diritti occorre sempre ricorrere al giudice. Così come per il pagamento degli scatti di anzianità a partire dal terzo anno di servizio precario o non di ruolo. A tal proposito, se il giovane sindacato diventerà rappresentativo a seguito delle elezioni imminenti delle Rsu della scuola, punterà prima di tutto a rinnovare un contratto di lavoro senza più alcuna differenziazione tra il personale di ruolo e precario. A chi sottoscrive un contratto a tempo determinato, infatti, spettano gli stessi diritti del personale assunto a tempo indeterminato, compresi i permessi per motivi di salute, sindacale e il numero di giorni di ferie.
“Non è più possibile pensare che un lavoratore precario – conclude Pacifico – debba essere penalizzato, ma è giunta l’ora di determinare i diritti in base alla effettiva prestazione di lavoro: è per introdurre questo concetto che invitiamo tutto il personale della scuola a votare i candidati dell’Anief i primi di marzo quando si rinnoveranno i loro rappresentanti. Per dare forza ad un sindacato sano e in crescita, per fare in modo che anche tutti gli assunti negli ultimi anni possano recuperare quei soldi sottratti da norme ingiuste e illegittime. È giunta l’ora di dare forza ad un sindacato forte, giusto e vincente”.
Approfondimenti:
Il Governo decide di assumere 150mila docenti precari per non essere condannato dall’Europa