Anief-Confedir: dipendenti e dirigenti pubblici sempre più poveri, sopratutto quelli della scuola che non hanno alcuna possibilità di carriera. Basta con questa vessazione, ricorreremo in Tribunale.
Il Consiglio di Stato, attraverso la sezione per gli atti normativi, ha dato parere favorevole alla proroga sino al 31 dicembre 2013, con effetto sull'anno 2014, dei blocchi degli scatti di anzianità dei dipendenti pubblici. In particolare, dei 'gradoni' stipendiali e delle indennità di vacanza contrattuale introdotti dall'art. 9, comma 23, del decreto legge n. 78 del 2010, riguardanti il personale docente, educativo ed Ata della scuola. L'espressione dei giudici di Palazzo Spada, arrivata attraverso il parere n. 1832/2013, è basata sul fatto che il blocco rispetterebbe quanto stabilito dal Governo Monti con l'art. 16 del decreto legge n. 98 del 2011, attraverso il quale si é delegata la disciplina in materia direttamente all'esecutivo in carica.
Il decreto, che per diventare esecutivo dovrà nei prossimi giorni essere controfirmato dal premier Enrico Letta e poi dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, riguarda tutti i dipendenti dello Stato. Ma in particolare quelli della scuola, che nel 99 per cento dei casi non potendo attuare alcun tipo di carriera professionale vengono in qualche modo compensati proprio da quegli scatti e 'gradoni' stipendiali che dal 2010 il Governo ha deciso di sottrargli per far quadrare i conti pubblici.
Eliminare questi aumenti rappresenta però una operazione incostituzionale. E l'espressione del Consiglio di Stato non ci fa cambiare idea. L’Anief e Confedir ricordano, infatti, che qualsiasi atto che prevede un blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici rimane sempre in contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale 223/2012, la quale ha dato ragione a quei magistrati che avevano rivendicato il diritto allo stipendio equo. Ora, poiché è stato appurato che l’irrecuperabilità stipendiale è lesiva degli articoli 1, 36 e 39 della Costituzione, tale principio può essere sicuramente allargato a tutte le professionalità che operano nel comparto pubblico. Ad iniziare da tutti i docenti, amministrativi, tecnici, ausiliari e Dsga.
"A rigor di logica - spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e delegato Confedir per il contenzioso - l'indirizzo che la Consulta ha dato per i magistrati deve necessariamente valere anche per tutti gli altri dipendenti dello Stato. Ma non solo: se l'Italia è ancora una Repubblica fondata sul lavoro, allora i contratti vanno rispettati. È siccome lo Stato, che li ha sottoscritti attraverso l'Aran, si è impegnato a riconoscere il merito dei suoi dipendenti, questi patti formali non possono essere disattesi in itinere".
"Ancora di più se si tratta dei dipendenti pubblici dell'Italia - continua Pacifico - dove il costo della vita ha da alcuni anni avuto una sensibile impennata, mentre i salari degli statali, in proporzione, sono rimasti quelli di quasi 25 anni fa". Un fenomeno che non ha eguali in altri Paesi dell'Europa a 27, dove la crisi si è fatta sentire ma senza che i Governi abbiano mai pensato di vessare sistematicamente chi opera per la pubblica amministrazione.
"Giunti a questo punto - spiega ancora il sindacalista Anief-Confedir - non è più possibile accettare che il Governo italiano continui a vestire contemporaneamente i panni del datore di lavoro e del legislatore. Ma si assuma, piuttosto, le sue responsabilità. Portando fino in fondo gli impegni sottoscritti nero su bianco. Visto che le cose non stanno così, per i nostri sindacati sarà inevitabile aprire una nuova stagione di contenziosi. Che riguarderà tutti coloro che hanno subìto un danno economico per la mancata assegnazione degli incrementi stipendiali tra il 2010 e il 2014. Lo faremo già a maggio, non appena si completerà l'iter di approvazione del DPR che toglie una porzione di stipendio a tre milioni e mezzo di dipendenti".