Quest’anno alle scuole arriverà solo un terzo del fondo d’istituto utile a sovvenzionare progetti e attività condotte dal personale a completamento della didattica: presto non ci sarà nemmeno quello. Rimarranno pochi fondi, derivanti dallo stesso comparto, destinati a introdurre la logica aziendale delle performance di livello.
Continua il processo di impoverimento dei dipendenti della scuola italiana. Alle intenzioni del Governo di sopprimere gli scatti di anzianità, si aggiunge ora la volontà dell’amministrazione scolastica di procedere, nel periodo che ci divide dal rinnovo contrattuale, con il progressivo azzeramento del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa: in pratica, tutti i fondi destinati sino ad oggi a sovvenzionare progetti, potenziamento delle conoscenze, funzioni aggiuntive e strumentali, visite culturali e tutte le attività a completamento della didattica, vengono man mano assottigliati sino a far scomparire tutto.
Con il risultato che il gap rispetto agli altri dipendenti della scuola non italiani diventerà sempre maggiore: già oggi (dati Ocde-Ocse) a fine carriera un nostre docente percepisce quasi 10mila euro in meno rispetto alla media internazionale. Secondo quanto riportato dalla rivista specializzata “Orizzonte Scuola”, a breve verrà avviata la contrattazione per finanziare gli scatti in busta paga del 2012. Non è possibile prevederne gli esiti, ma sin d’ora su un punto non vi sono dubbi: gli oltre 350 milioni di euro necessari per finanziare l’operazione verranno prelevati dal fondo d’istituto, tanto è vero che la cifra destinata alle scuole sarà al momento limitata ad un terzo del budget iniziale.
“È evidente – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – che per un milione di docenti e Ata si stanno facendo le prove generali per attuare sulla loro ‘pelle’ quanto previsto dal decreto legislativo 150/09, promosso dall’ex ministro Renato Brunetta: un decreto che lega gli incrementi in busta paga con il livello delle performance professionali, in perfetto stile aziendale, e che ha posto le basi per l’accordo interconfederale del 4 febbraio 2011 (non firmato da Flc-Cgil e Confedir), per l’atto di indirizzo successivo all’ARAN del 15 febbraio 2011 e per le sciagurate scelte contenute nel DEF 2013”.
Nel documento del DEF viene esplicitato che “la valorizzazione del personale docente passa per la definizione di nuove modalità di sviluppo di carriera dei docenti stessi, con l’avvio di un sistema di valutazione delle prestazioni professionali collegato ad una progressione di carriera, svincolata dalla mera anzianità di servizio”. Ma anche nel Decreto Legge 104/2013, in via di conversione, si conferma la volontà di congelare l’anzianità di servizio maturata dai neo-assunti per realizzare gli obiettivi di invarianza finanziaria.
“Appare ormai una certezza – continua Pacifico – anche la decisione dell’amministrazione di sovvenzionare il merito di docenti e Ata utilizzando risorse comunque provenienti dello stesso settore della scuola. Ma in attesa che questa intenzione venga normata, con il beneplacito degli altri sindacati in occasione del prossimo rinnovo contrattuale, continuiamo ad assistere allo svuotamento delle casse destinate alle prestazioni extra del personale scolastico: nel 2010 fu sottratto il 30% dei risparmi, inizialmente da assegnare ai più meritevoli; l’anno successivo si cominciò a sottrarre una quota minima del Mof, attorno al 15-20%; per il 2012 se ne ‘prenotano’ i due terzi”.
“L’aspetto paradossale – conclude il rappresentante Anief-Condedir - è che nel decreto di proroga del blocco dei contratti sino alla fine del 2014, approvato dal Consiglio dei Ministri e in procinto di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, è previsto che eventuali aumenti stipendiali attuati "a decorrere dall’anno 2011" non avranno effetti sulla ricostruzione di carriera. È fondato, quindi, il rischio che questi aumenti debbano trasformarsi in una sorta di ‘una tantum’, con le annualità a partire dal 2010 – conclude Pacifico - non più recuperabili ai fini della progressione della carriera”.
L’Anief proseguirà l’iter dei ricorsi al tribunale del lavoro, al fine di ottenere dalla Consulta, probabilmente nel mese di novembre, la declaratoria di incostituzionalità. Il precedente sul blocco degli automatismi di carriera dei magistrati, la sentenza n. 223/12, fa ben sperare: i giudici hanno spiegato che i sacrifici stipendiali chiesti ai lavoratori dello Stato possono essere attuati, ma a condizione che siano “transeunti, consentanei allo scopo ed eccezionali”. Tutti caratteri che non appartengono al decreto di proroga del blocco degli stipendi dei dipendenti pubblici.
Scatti stipendiali: il danno e la beffa