Anief-Confedir: anche la Ragioneria dello Stato rileva che il blocco degli stipendi per cinque anni comincia a farsi sentire, con le buste paga del 2012 addirittura ridotte dello 0,9% sul 2011. I dipendenti pubblici sperano ora nella Corte costituzionale, la stessa che lo scorso anno ripristinò gli scatti dei giudici della Repubblica.
Dalla Ragioneria dello Stato giunge conferma della sempre più triste condizione cui i nostri governanti hanno “condannato” i dipendenti pubblici. A causa del blocco dei contratti (prorogato fino a tutto il 2014) e delle indennità di vacanza contrattuale (slittata almeno fino al 2015) imposte dagli ultimi governi, tra il 2009 e il 2012 le retribuzioni di chi è in servizio nella PA sono rimaste sostanzialmente ferme: se si considera l’inflazione, nel 2012 si sono addirittura ridotte dello 0,9% sul 2011, fissandosi a 34.576 euro (erano a 34.521 nel 2009).
Tuttavia non tutti i comparti hanno “tirato la cinghia”: i magistrati (che non hanno contratto ma retribuzioni stabilite con legge), sempre nel 2012, hanno fatto riscontrare un aumento dell'8% rispetto all’anno precedente, raggiungendo una retribuzione media di 141.746 euro. Confrontando questo stipendio medio con quello del 2007, sempre i magistrati hanno incassato un avanzamento retributivo del 17,9%, contro un aumento complessivo delle retribuzioni dei dipendenti della PA del 9,2%.
E per i giudici gli stipendi sono destinati ad aumentare ulteriormente: attraverso la sentenza n. 223/12 della Corte costituzionale, che ha annullato l’art. 9, c. 21 della L. 122/2010, i magistrati della Repubblica hanno infatti ottenuto la cancellazione del blocco degli automatismi di carriera previsti per tutti i dipendenti pubblici e ottenuto gli aumenti a partire dal mese di novembre 2012.
La maglia nera della PA è invece indossata dai docenti e dagli Ata della scuola. Che con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 251 del D.P.R. n. 122 del 4 settembre 2013, sono diventati gli unici dipendenti pubblici a ritrovarsi con lo stipendio bloccato per 5 anni consecutivi (a partire dal 2010, mentre per gli altri statali il blocco è arrivato l’anno successivo e quindi varrà “solo” per un quadriennio). E a ben poco sono valsi gli accordi stipulati da alcuni sindacati con i responsabili del Mef, finalizzati a recuperare il blocco degli scatti per il triennio 2010-2012: i trionfalismi per essere riusciti a dirottare parte del risparmio dovuto al taglio di 50.000 posti di lavoro per “coprire” i mancati aumenti, si sono presto spenti davanti al bisogno impellente del governo di turno di fare cassa.
Attraverso la legge di stabilità 2014, l’attuale Esecutivo ha di fatto annullato, a regime, gli effetti di quegli incrementi di stipendio seppur concordati e certificati: aumenti e arretrati, in pratica, vanno considerati mere indennità per coprire il blocco 2010-2012, poi prorogato dall’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti. Tra l’altro, per pagare questa ‘una tantum’ si sottrarranno 400 milioni destinati al miglioramento dell’offerta formativa; privando quindi i nostri alunni di diverse attività a completamento della didattica, come i progetti culturali, le attività motorie, linguistiche, informatiche e i fondi per le aree a rischio.
Come se non bastasse, la legge di stabilità approvata al Senato prevede la proroga dell’indennità di vacanza contrattuale sino al 2015, con la prospettiva di proroga al 2017: considerando che si fa riferimento al comma 17 dell’art. 9 della Legge 122/2010, anche in questo caso i valori stipendiali del personale della scuola, da adeguare all’inflazione, si terranno di fatto fermi addirittura al 2009. Senza dimenticare che la vera intenzione della parte pubblica è arrivare a sostituire gli scatti di stipendio con il sistema premiale della performance individuale. Peraltro, sempre a patto che siano reperite risorse aggiuntive derivate da nuovi risparmi. Il tutto, facendo finta di non considerare che i docenti italiani hanno lo stipendio più basso dopo la Grecia, con quasi 8mila euro in meno a fine carriera rispetto alla media europea.
Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, ricorda tuttavia che “tanti dipendenti della scuola, al pari dei magistrati, non sono rimasti a guardare: anche per loro – sottolinea il sindacalista – presto si pronuncerà quella stessa Corte costituzionale che lo scorso anno ha già annullato il blocco degli scatti dei giudici. E siccome un blocco non può essere incostituzionale solo per alcuni dipendenti, viene da sé che anche la proroga fino a tutto il 2014 è illegittima. Anche perché ridurre ai minimi termini gli stipendi dei dipendenti pubblici, tenendoli fermi a poco più di 1.200 euro netti al mese di media, al di sotto del potere d’inflazione, rappresenta un’operazione illegittima. Oltre che fortemente ingiusta”.
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